Stanno emergendo rapporti di un diffuso conflitto armato tra i militanti curdi e le forze siriane, concentrato all’interno e nei dintorni della Siria orientale e della città di Hasaka, e i rapporti indicano che le forze siriane potrebbero essere sul punto di ritirarsi completamente.

L’offensiva curda è sostenuta dalle forze statunitensi che includono forze aeree e personale per operazioni speciali sul terreno. I tentativi siriani di utilizzare la propria forza aerea per contrastare la diffusione del conflitto sembrano bloccati da quella che è essenzialmente una zona [in inglese] interdetta al volo, de facto creata dagli Stati Uniti sulla Siria orientale.

La Reuters, nel suo reportage [in inglese] “Curdi Siriani vincono la battaglia contro il governo, la Turchia si mobilita contro di loro”, afferma:

Martedì le forze curde siriane hanno preso il controllo quasi totale  della città di Hasaka, dopo che un cessate il fuoco ha concluso una settimana di lotte contro il governo e ha consolidato la presa dei Curdi sul nord-est della Siria, proprio mentre la Turchia ha aumentato i suoi sforzi per frenarne la influenza.

La milizia curda YPG, una parte fondamentale della campagna sostenuta dagli USA contro lo Stato Islamico, controlla già fasce della Siria settentrionale, in cui i gruppi curdi hanno stabilito un’autonomia di fatto fin dallinizio della guerra in Siria nel 2011.

Analisti e simpatizzanti per la causa curda, considerato il loro ruolo nel combattere contro le organizzazioni terroristiche in Siria tra cui l’autoproclamato “Stato Islamico” (ISIS), vedono questo come uno sviluppo positivo verso un più grande e indipendente “Kurdistan”.

Tuttavia, i fatti sul terreno sembrano suggerire un molto più probabile e sfortunato futuro.

Una versione curda di Israele

Il Washington Post nel suo articolo [in inglese] “Fra le forze  combattenti curde: le truppe di terra per procura degli Stati Uniti nella guerra contro l’ISIS”, afferma:

Anche se le forze statunitensi nelle aree controllate dai Curdi si sono rifiutate di essere intervistate, ci sono prove ovunque della loro presenza e della loro convergenza verso Mosul. Gli Stati Uniti, sia in Iraq che in Siria, si sono affidati a forze terrestri per procura, sostenute da forze aeree, per la lotta contro lo Stato Islamico. Si tratta di una politica che ha registrato un recente successo con la riconquista di Ramadi da parte delle forze irachene, ma Mosul, uno dei primi importanti obiettivi a cadere nelle mani dello Stato Islamico, fornirà un test significativo sia per gli Iracheni che per i Curdi. E i funzionari statunitensi dicono che potrebbero volerci molti mesi prima che le forze locali abbiano laddestramento e lequipaggiamento necessari per muoversi contro una città in cui i militanti hanno rafforzato le difese.

Ma, alla luce dei recenti scontri tra i militanti curdi appoggiati dagli USA e le forze siriane, e del quasi scontro diretto tra le forze aeree siriane e quelle americane, è chiaro che l’ISIS non è il bersaglio designato.

Gli Stati Uniti si sono di fatto affidati a “forze terrestri per procura” in Siria, ma molto prima che lISIS si trasformasse in un marchio geopolitico, e lo hanno fatto per rovesciare il governo siriano, non certo per ripulire la Siria dai terroristi che gli stessi Stati Uniti hanno aiutato a dispiegarsi sul campo di battaglia.

È in questo contesto che si può capire che i Curdi verranno prima utilizzati per distruggere la Siria e poi essi stessi saranno messi luno contro l’altro e, chiunque saranno i loro vicini, finiranno per essere un “semi-stato” povero perennemente dipendente, usato come cuneo e sfruttato da Washington, Londra e Bruxelles nel prossimo futuro.

Le forze curde che hanno permesso di farsi usare dagli interessi occidentali sono state utilizzate come uno dei diversi componenti – gli altri coinvolgono estremisti settari tra cui Al-Qaeda – per dividere e distruggere lIraq, e ora vengono utilizzate contro la Siria, presto lo saranno contro lIran.

Il rapporto [in inglese] della Stratfor intitolato “I Curdi iraniani tornano alle armi”, fornisce alcune informazioni iniziali su quello che in un prossimo futuro evolverà senza dubbio in un conflitto iraniano molto più ampio, nella eventualità che gli obiettivi degli Stati Uniti in Siria orientale vengano raggiunti e ampliati.

Luso dei Curdi da parte degli interessi occidentali è un esempio moderno del classico imperiale divide et impera in azione. Ciò per il cui i Curdi “pensano” di combattere è assolutamente irrilevante rispetto a quello per il quale in realtà sono armati, organizzati e utilizzati dagli interessi occidentali.

Lo scenario più probabile – nel caso la maggior parte dei gruppi armati curdi mantenesse il corso attuale – prevede che essi vengano usati per dividere e distruggere la Siria, creando un caos duraturo al quale anche loro saranno esposti.

E la necessità di sopravvivere in quel caos porterà ad una forte dipendenza dal sostegno esterno, il quale condurrà, a tutti gli effetti, alla creazione di una versione curda di Israele – un  finto stato rachitico, perennemente dipendente dal sostegno dell’Occidente e da esso dominato mediante regimi fantoccio corrotti e non rappresentativi delle persone sulle quali pretendono di governare. Si tratta di un futuro di guerra perpetua con la Turchia e con ciò che rimane di Siria e Iraq, e di un conflitto crescente con lIran guidato non da sincere aspirazioni o interessi curdi, ma sfruttato dalle ambizioni ideologiche al servizio dei progetti occidentali per minare e rovesciare la potenza e le istituzioni iraniane, riaffermando così legemonia occidentale in tutta la regione.

La storia curda non è ancora del tutto finita

Nonostante le sinistre prospettive che attendono i gruppi curdi che hanno permesso di farsi usare dagli interessi occidentali per creare quel caos in cui essi stessi in futuro si troveranno – ciò non è ancora inevitabile.

Russia e Iran hanno ancora una notevole influenza tra le fazioni curde nella regione, e potrebbero contribuire a mitigare i danni che farà un tentativo guidato dagli Stati Uniti di smembrare la Siria tramite i sicari curdi. In ultima analisi, anche se questo potrebbe comportare delle concessioni da parte della Siria in termini di livelli di autonomia curda, si potrebbe porre fine agli ormai diversi anni di continuo conflitto che hanno consumato il Medio Oriente e il Nord Africa.

Inoltre, se le mosse della Siria e dei suoi alleati cambiassero bruscamente le dinamiche sul terreno in Siria, incluse le mosse dalla Turchia nel caso si allontanasse davvero dallinfluenza della NATO, questo potrebbe effettivamente porre fine o almeno ridurre al minimo le operazioni degli Stati Uniti in Siria orientale, e lasciare i militanti curdi dipendenti dal sostegno americano isolati e più disposti a negoziare.

Anche se queste possibilità esistono, ci vorranno immensi sforzi diplomatici, politici, economici e militari affinché diventino realtà.

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Articolo di Tony Cartalucci pubblicato su Land Destroyer e New Eastern Outlook il 29 agosto 2016.

Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia

[Le note in questo formato sono del traduttore] 

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