Questa settimana è stata chiaramente dominata da due eventi principali: l’attacco terroristico a Parigi e la dichiarazione ufficiale russa sul fatto che il Volo Kogalymavia 9268 è veramente precipitato a causa di una bomba.
Primo, vorrei far notare che, contrariamente a tutte le previsioni sul fatto che Russi, Egiziani e tutte quante le nazioni coinvolte avrebbero mentito e cercato di insabbiare questo attacco, ciò non è successo. Russi ed Egiziani sono stati entrambi aperti ed onesti riguardo a questo attentato, fin dal primo giorno. Qui c’è qualcosa da imparare: anche se alcuni politici hanno chiaramente perso la capacità di dire la verità, anche volendolo fare, per altri non è così. Mentre mentire è il modo standard di procedere per la maggior parte (tutti?) degli Stati (colonie dell’Impero) “occidentali”, questa non è ancora la regola ovunque. E’ semplicemente sbagliato assumere che la Russia sia una qualche specie di “anti-USA” e che il Cremlino abbia una politica di sistematica disonestà come la Casa Bianca. Se si vuole veramente considerare la Russia come “anti-Stati Uniti”, allora bisognerebbe tirare in ballo tutta un’altra serie di motivazioni e metodi.
Secondo, e questo potrebbe sembrare assai contro-intuitivo, non si può negare che il Daesh abbia fatto tutto quello che poteva per invitare alla rappresaglia: non solo il Daesh ha immediatamente dichiarato di aver fatto esplodere il Volo 9268, ma ha anche rivendicato gli attacchi di Parigi, minacciando poi di compierne ancora, anche contro gli Stati Uniti. Ancora, e questo potrebbe apparire decisamente bizzarro, sembra che il Daesh faccia tutto ciò che è in suo potere per creare una grande coalizione multinazionale che lo distrugga. Questo dobbiamo tenerlo bene a mente tutte le volte che prendiamo in considerazione le azioni di ritorsione da parte di Russia, Francia ed altri (vedere sotto).
Terzo, anche se è troppo presto per definire i recenti attacchi in Francia un “false flag”, è logico considerare questa prospettiva come probabile, o anche altamente probabile. Personalmente non mi piacciono le conclusioni dettate dall’istinto e preferirei aspettare che emergano altri fatti. Ma a questo punto, che sia stato un “vero” attacco o un “false flag”, non fa di certo alcuna differenza. Perchè? Perchè se lo “Stato nello Stato” francese è complice o colpevole, o se la colpa è del regime totalmente incompetente, “l’azione è nella reazione”, per dire che ormai i Francesi sono comunque coinvolti nelle operazioni militari in Siria e lo faranno coordinandosi con i Russi. A questo punto direi di focalizzarci su questo.
Ma prima guardiamo ai veri importanti sviluppi della settimana.
La Russia incrementa notevolmente le sue azioni contro il Daesh
Mentre potete leggere le mie valutazioni iniziali qui, il notevole aumento degli attacchi contro il Daesh è abbastanza importante per meritare un’analisi più dettagliata.
Primo, in termini puramente militari, quello che ha fatto la Russia era prevedibile (e io lo avevo esattamente previsto alcune settimane fa) ed è stato molto significativo. Il piccolo contingente russo nella base aerea di Khmeimin a Latakia era, anche se incredibilmente preparato e decisamente eroico, semplicemente troppo ridotto per danneggiare seriamente il Daesh. Ricordiamoci che la Russia non ha le capacità di proiezione di forza che hanno gli Stati Uniti e che, nonostante questo svantaggio, i Russi hanno approntato in tempo record un aeroporto pienamente operativo, in grado di garantire l’operatività di circa 50 aerei, giorno e notte, 7 giorni su 7. E tutto questo senza che l’Impero riuscisse ad avere le informazioni giuste su quello che i Russi stavano facendo. Nel momento in cui l’Impero ha capito quello che i Russi avevano fatto, era ormai troppo tardi per fermarli. In termini organizzativi e logistici, questa è stata un’operazione assolutamente brillante e coloro che l’hanno organizzata meritano certamente una medaglia e una promozione. Questo lo dico ora, perché probabilmente era semplicemente impossibile farvi arrivare un contingente maggiore. Anche adesso la base aerea di Khmeimin è sovra-saturata di voli e anche un solo aereo in più non farebbe che peggiorare una situazione già difficile. Questo è il motivo per cui avevo previsto che sarebbe stata tirata in ballo l’aviazione a lungo raggio, almeno come misura tampone fino a che non fosse stato costruito un secondo aereoporto (“Khmeimin2”) presso Latakia o si fosse resa disponibile un’altra base (magari più d’una), probabilmente in Iran. In conclusione, se i Russi vogliono bombardare, non hanno altra scelta che far intervenire l’aviazione a lungo raggio. Qui c’è un video interessante su un paio di Su-30M che scortano un Tu-160 durante un attacco con missili da crociera.
Secondo, e questo è importante, i Russi hanno chiaramente deciso di avvantaggiarsi del fatto che l’aviazione a lungo raggio non è limitata da nessun problema logistico: il contingente che hanno messo in campo questa volta è grosso e formidabile, non solo ci saranno ora altri 37 aerei che si aggiungeranno al contingente russo in Siria (compreso l’eccezionale Su-34; ai 4 già presenti in Siria se ne affiancheranno altri 8, portando il totale della forza a 12), ma anche 25 bombardieri a lunga autonomia vengono ora dedicati esclusivamente alle operazioni russe, compresi i Tu-33M3, i Tu-95MC e i Tu-160. E questo è “il grosso randello”. Anche i “vecchi” Tu-95MC e Tu-22M3 sono versioni modernizzate di cellule eccellenti che possono trasportare grossi carichi di munizionamento, potente e assai preciso, in ogni condizione di tempo, comprese bombe a caduta e missili da crociera strategici. In altre parole, la Russia ha almeno raddoppiato le capacità offensive della sua base siriana, molto più che raddoppiate se consideriamo i bombardieri a lungo raggio con base in Russia. Da quella che era una piccola forza, il contingente dell’aviazione russa è ora diventato un gigante, sia rispetto a quello che potranno portare i Francesi con la loro portaerei Charles de Gaulle e sia rispetto a quello che l’Impero ha utilizzato fino ad ora. Possiamo aspettarci adesso che la logistica, le comunicazioni e le infrastrutture del Daesh subiscano veramente grossi danni. E per esseri sicuri che faccia male dove conta, i Russi hanno iniziato i loro interventi da lunga distanza con attacchi alle reti di trasformazione e distribuzione del petrolio, compresi depositi, autocisterne, centri di rifornimento ecc. I bombardieri a lungo raggio russi non avranno molto effetto sui combattenti di prima linea del Daesh, ma i loro attacchi alle infrastrutture del Daesh renderanno finalmente disponibili gli elicotteri russi e i Su-25 per il supporto aereo ravvicinato alle truppe siriane (fino ad ora questo compito era a carico dell’aviazione siriana, che non può volare di notte). Credo anche che all’attuale contingente di Su-24 e Su-34 verranno affidate molte più missioni di attacco di prima linea, per fornire ai Siriani la maggior potenza di fuoco di cui abbisognano. In conclusione: i Russi hanno portato il “randello grosso” e questa volta al Daesh farà veramente male. Ma ricordate, questo è esattamente ciò che vuole il Daesh (vedere sopra).
Terzo, il Kremlino ha fatto un eccellente lavoro per “vendere” questo enorme aumento di frequenza e intensità delle operazioni russe in Siria. I sondaggi mostrano come la maggior parte dei Russi concordi pienamente. Comunque, so da contatti personali in Russia che la gente approva, ma è sempre più a disagio. Non si può negare che la Russia sia ora di fronte a quello che io chiamo “uno sviluppo inatteso”: dall’essere andata ad aiutare i Siriani e a combattere quegli squilibrati di Takfiri lontano da casa, piuttosto che in patria, la Russia sta ora promettendo vendetta per l’uccisione dei suoi concittadini. Putin lo ha fatto capire chiaramente quando ha detto che l’esercito e i servizi speciali saranno usati per dare la caccia ai colpevoli di questa atrocità. Ha detto:
Troveremo e puniremo questi criminali. Lo faremo senza nessuna limitazione temporale. Scopriremo tutti i loro nomi. Daremo loro la caccia dovunque, indipendentemente da dove si nascondano. Li troveremo ovunque sulla Terra e li puniremo (…)
Ha aggiunto anche un ammonimento in stile “Dubya” [George Bush, nel discorso dopo l’11 settembre, NdT] sul fatto che chiunque li aiuti o li protegga sarà totalmente responsabile delle proprie azioni
Tutti quelli che potrebbero tentare di dare assistenza a questi criminali devono sapere che le conseguenze di un tale sostegno ricadranno interamente su di loro.
Tenete a mente che l’ultima volta che Putin ha formulato una minaccia simile è stato nel 1999, quando ha promesso che la Russia avrebbe dato la caccia ai terroristi Wahabiti ceceni dappertutto, anche nei gabinetti, e li avrebbe eliminati tutti. In quell’occasione Putin fece uso di una colorita espressione gergale russa “мочить”, che può essere grosso modo tradotta con “farli fuori tutti” (o anche “fotterli tutti”). Quello che si ricorda meno è che i Russi hanno fatto proprio così: hanno ucciso ogni singolo capo ribelle Takfiro, compreso Baraev, Dudaev, Maskhadov, Iandarbiev, Hattab, Raduev, Basaev e molti, molti altri. Alcune di queste esecuzioni sono state pasticciate (Iandarbiev), ma alcune sono state superbe (Dudaev, Hattab). Ma Putin li ha eliminati tutti. Tutti quanti. Putin ha appena proferito la stessa minaccia, anche se con modi molto più diplomatici. E, anche se la maggior parte dei Russi è d’accordo con Putin e sa che lui non minaccia a vuoto, si rende anche conto che improvvisamente un’operazione militare piccola e limitata si è trasformata in una potenziale caccia ai terroristi su scala mondiale. Considerando tutto quello che di sbagliato hanno fatto gli Stati Uniti dopo l’11 settembre, ci sono un sacco di buone ragioni per essere preoccupati. Voglio però aggiungere subito che la maggior parte dei Russi sa che Putin e Dubya giocano in campi completamente diversi e che, mentre gli Stati Uniti sembrano essere cronicamente incapaci di fare qualcosa di buono, “la Russia non incomincia le guerre, le finisce” (come si dice in Russia). In conclusione: credo che i Russi non ripeteranno gli errori fatti da quegli incapaci dei Neocons americani e che la caccia ai capi del Daesh sia in pieno svolgimento.
Quarto, in questo c’è un’inusuale dimensione politica, di cui francamente non saprei cosa pensare. Tutti in Russia sanno che è il Qatar il principale sponsor del terrorismo in Siria e in Egitto. Come possa riuscire il Cremlino a conciliare questo fatto con la promessa pubblica di punire ogni persona colpevole dell’assassinio di 224 cittadini russi, è una cosa che tutti si chiedono. Dal momento che il Qatar è praticamente un’unica, enorme base americana, non c’è modo di colpire il Qatar senza colpire anche il CENTCOM. In alternativa i Russi potrebbero decidere di rintracciare ed eliminare singole personalità qatariote per mezzo di vari “incidenti”. Quello che è certo è che il servizio di intelligence estera russo (SVR) ha squadre in grado di portare a termine tali azioni (Zaslon, Vympel), così come il Direttorato Generale per l’Informazione dello Stato Maggiore (GRU), che dispone di unità Spetsnaz GRU e di forze per le operazioni speciali (SSO) in grado di farlo. Per una miglior negabilità (ammesso che questo sia l’obbiettivo), i Russi potrebbero usare anche i loro stretti legami con i rappresentanti della malavita russa (alcuni di questi sono ex agenti dei servizi segreti, sopratutto quadri intermedi) per “subappaltare” un’operazione del genere. Qualunque sia l’opzione scelta dal Cremlino, io non dormirei affatto tranquillo se fossi una personalità qatarariota coinvolta in questa atrocità. In conclusione: Putin ne ha fatto pubblicamente un punto d’onore personale, di arrivare fino all’ultimo dei bastardi responsabili, indipendentemente da chi siano e dove si trovino; sono convinto che manterrà questa promessa.
Quinto. Ci sono altre nazioni, oltre al Qatar, che sponsorizzano in modo altrettanto massiccio il Daesh. Queste sono la Turchia (e per estensione la NATO), l’Arabia Saudita (KSA) e anche l’Ucraina (guardate qui e qui). Potenzialmente tutte queste nazioni sono possibili bersagli per la rappresaglia russa (in qualunque forma essa si presenti). Infine ci sono tutte le istituzioni finanziarie occidentali che forniscono servizi essenziali al Daesh, comprese tutte quelle coinvolte nel contrabbando di petrolio dal territorio controllato dal Daesh e nell’importazione di armamenti moderni (sopratutto made in USA) nel territorio del Daesh. La lista è lunga e il fatto che i Russi abbiano ora minacciato pubblicamente un gran numero di queste potenti entità rappresenta un notevole aumento del coinvolgimento russo in questa guerra.
Sesto. Come in ogni escalation, ora per la Russia la posta in gioco e i rischi sono di gran lunga maggiori. La finestra temporale è adesso ufficialmente cambiata, da “circa tre mesi” a “fin tanto che ce ne sarà bisogno”, la dimensione e il tipo di forza impegnata ora mette completamente in gioco il prestigio politico russo e tutto questo rende la Russia un bersaglio privilegiato per la ritorsione del Daesh, sia dentro che fuori i confini. Adesso che Putin ha dichiarato ufficialmente che i servizi speciali russi sono stati incaricati dell’eliminazione dei responsabili dell’attentato all’aereo russo, l’uso di qualche genere di “scarpone sul terreno” diventa sempre più probabile, anche se si tratterà “scarponi speciali”. Per uno come me, che è sempre stato molto riluttante all’uso della forza militare, è preoccupante vedere quanto rapidamente la Russia si faccia trascinare in una guerra in Siria, senza una strategia d’uscita che io riesca a vedere, almeno nel prossimo futuro. Personalmente non credo che i Russi manderanno truppe, ma non posso dire di esserne assolutamente certo. Eventi attualmente imprevedibili potrebbero costringerli a farlo.
Gli attacchi di Parigi
Ho bisogno di chiedere a quelli che hanno creato questa situazione: vi rendete almeno conto di quello che avete fatto? Ma ho paura che questa domanda rimarrà senza risposta, perchè non hanno mai abbandonato la loro politica che si basa sull’arroganza, sul eccezionalismo e sull’impunità, (…). Infatti, lo stesso Stato Islamico non è sbucato dal nulla. E’ stato inizialmente sviluppato come arma contro i regimi secolari indesiderati (…). La situazione è estremamente pericolosa. In queste circostanze è da ipocriti e da irresponsabili fare dichiarazioni sulla minaccia del terrorismo e allo stesso tempo chiudere un occhio sui canali usati per finanziare e sostenere i terroristi, compreso il ricavato dal traffico della droga, dal contrabbando del petrolio e da quello delle armi. E’ allo stesso modo da irresponsabili manipolare gruppi di estremisti e usarli per raggiungere i propri fini politici, sperando di trovare poi un modo per liberarsi di loro o il sistema per eliminarli. Vorrei chiedere a tutti quelli che si sono dedicati a questo: Signori, le persone con cui state trattando sono crudeli, ma non sono stupide. Sono furbe quanto voi. E allora ecco la bella domanda: chi si fa gioco di chi, in questa situazione? Il recente episodio, in cui il gruppo di opposizione più “moderato” ha consegnato le sue armi ai terroristi, è un fulgido esempio di ciò. Noi pensiamo che ogni tentativo di flirtare con i terroristi, non parliamo poi di armarli, sia miope ed estremamente pericoloso. Questo può aggravare molto la minaccia terroristica mondiale, diffondendola su nuove zone del pianeta, sopratutto perché vi sono combattenti che provengono da diverse nazioni, comprese quelle europee, che fanno esperienza di combattimento con lo Stato Islamico. Sfortunatamente la Russia non fa eccezione. Adesso che questi criminali hanno sentito il gusto del sangue, non possiamo permettere loro di ritornare a casa e continuare con le loro attività criminali. Nessuno lo vuole, vero?
Parole profetiche davvero quelle di Putin. Dal momento però che gli Anglo-Sionisti hanno una lunga ed “onorevole” tradizione nell’uso di squadroni della morte, crudeli dittature e, naturalmente, terroristi, la parole di Putin sono state ignorate. Diamine, anche dopo l’attacco di Parigi l’Occidente sta ancora sostenendo i nazisti in Ucraina! Suppongo che ci vorrà qualche altra strage a Londra, Varsavia o Monaco per far capire all’opinione pubblica dell’Occidente, ormai zombificata, la semplice verità: che sponsorizzare e usare il terrorismo è una politica sempre pericolosa. Altrimenti l’Occidente continuerà il ciclo infinito del sostegno al terrorismo e del lutto collettivo più e più volte.
[Nota: vengo spesso criticato perché sostengo che la Russia non è parte dell’Occidente, non lo è mai stata e mai lo sarà. Se pensate che mi sbagli, fatevi una semplice domanda: perché le vittime russe di attentati (compresi quelli sponsorizzati dall’Occidente!) vengono trattate come lo sarebbero i Neri o i Mulatti e non come i cosiddetti Bianchi “civilizzati”? CVD]
Come mi piacerebbe che la maggior parte delle persone in Occidente potessero comprendere il russo, leggere i giornali russi, guardare i dibattiti alla TV russa o ascoltare qualche conferenza russa! Vedrebbero qualcosa che sono stati condizionati a credere impossibile: ben lontani dal temere l’Occidente, la maggior parte dei Russi lo ritiene storpiato da un becero consumismo, privo di reali valori etici o morali, fantasticamente ignorante e provinciale e affetto da infantilismo terminale. Anche l’esigua minoranza filo-occidentale ha ormai rinunciato a difendere l’Occidente e al massimo si ripara dal classico tsunami di argomentazioni anti-occidentali con frasi tipo “e noi, non siamo forse meglio?” o anche “non cadiamo al loro livello!”. E’ abbastanza stupefacente vedere quello che sta succedendo in una nazione che solo 20 o 30 anni fa adorava qualsiasi cosa venisse dall’Occidente. Dovrei aggiungere che, se la nazione più disprezzata e ridicolizzata è, naturalmente, la Polonia, la Francia non è molto indietro nella lista delle “più patetiche”. Per quanto riguarda gli USA, essi sono l’avversario meno disprezzato, semplicemente perché la maggior parte dei Russi rispetta gli Stati Uniti, che stanno difendendo quello che loro ritengono essere il proprio interesse nazionale e che hanno fatto dell’Europa la loro “puttana”. I Russi dicono sempre che per fare le cose bisogna parlare con l’America e perdere tempo con la sua colonia europea.
Se guardiamo oltre questa dimostrazione, abbastanza vergognosa, di narcisistica autocommiserazione, la vera domanda è: come si comporterà la Francia? Di nuovo, ci sono due livelli di analisi:
Primo, in termini puramente militari, la Francia ora utilizzerà la Charles de Gaulle, con la sua squadriglia di Rafale per colpire il Daesh. Bene, ma in confronto a quello che i Russi stanno portando in combattimento, la cosa è irrilevante.
Secondo, in termini esclusivamente politici, i Francesi potrebbero fare qualcosa di veramente interessante: apparentemente si sono accordati con i Russi sul fatto che sarà l’aeronautica russa in Siria a fornire copertura a quella francese. Non ho ancora capito bene perché un Rafale avrebbe bisogno di “copertura” ma, sia come sia, quello che importa è che, di fatto, la Francia ha stretto un’alleanza con la Russia per quel che riguarda la Siria e la cosa potrebbe, a sua volta, aprire la strada ad altre nazioni occidentali. In altre parole potremmo (finalmente!) vedere un’alleanza multi-nazionale a guida russa impegnarsi nella lotta contro il Daesh, e questo vuol dire che tutte queste nazioni si troverebbero, di fatto, alleate con Damasco. Se l’Europa del Nord cammina al passo con lo Zio Sam, le nazioni dell’Europa meridionale (Italia? Grecia?) potrebbero decidere di aiutare la Russia, come potrebbero anche farlo l’Egitto o la Giordania. Non sono sicuro se una tale coalizione si attuerà, ma adesso almeno la cosa è possibile, e già questo è uno sviluppo interessante. Detto ciò, Hollande sta per incontrare Obama negli Stati Uniti e gli verrà certamente detto, in termini chiari e precisi, di non “giocare ad allearsi” con la Russia. Considerando in che modo abbietto Hollande si è sottomesso agli Stati Uniti, non sono per nulla ottimista sul fatto che la Francia unisca concretamente le forze con la Russia.
Terzo, io non ne ho alcun dubbio, anche se altri potrebbero essere in disaccordo, che il regime sionista al potere a Parigi userà al massimo questi eventi per istigare un’isteria anti-mussulmana in Francia. E non sto parlando della stupidità di continuare a servire un pasto non-halal, con vino, ad un leader iraniano che è anche un ecclesiastico, o anche delle “vecchie” molestie anti-hijab nelle scuole francesi. Sto parlando del concetto, liberamente espresso, che l’Islam tradizionale sia incompatibile con la Repubblica Francese di orientamento laico, e che perciò rappresenti un pericolo per la società. Per contro, l’unica forma “buona” di islamismo sarebbe quella del becero collaborazionismo con il regime sionista, rappresentato dall’infame Hassen Chalghoumi, Imam della moschea di Drancy. Il messaggio è chiaro: l’unico “mussulmano buono” è il mussulmano sionista. Tutti gli altri sono terroristi, di fatto o potenziali, e come tali dovranno essere trattati. Per contro, questo facilita ai reclutatori Takfiri il compito di trovare nuovi volontari per le operazioni terroristiche, che, a loro volta, fanno sì che il regime possa far passare leggi ancora più draconiane, comprese quelle contro la libertà di parola o di Internet. Essere un vero mussulmano, religioso e praticante diventerà sempre molto, molto più difficile in Francia nel prossimo futuro. Mi sembra che gli ammonimenti dello Sceicco Imran Hosein si stiano avverando.
Lo sconosciuto “punto di rottura” del Daesh
Dopo sei settimane di combattimenti molto duri, la Russia ha messo in campo il randello grosso, ma tutti quelli che si aspettavano il crollo del Daesh sotto i bombardamenti russi non dovrebbero cantar vittoria troppo presto. Per spezzare il Daesh ci vorrà probabilmente uno sforzo ancora più grosso. Lasciatemi spiegare perché dico “probabilmente”.
Per la prima volta da settimane e mesi il Daesh si trova in una situazione veramente difficile, non ancora disperata, ma difficile. A meno che non cambi qualcosa nella dinamica degli eventi, il tempo lavora ora contro il Daesh. In ogni caso, nelle attuali circostanze è praticamente impossibile prevedere la capacità di resistenza del Daesh, almeno senza delle buone informazioni dalla linea del fronte, e questo è qualcosa che la maggior parte degli analisti, compreso il sottoscritto, non ha. Quando una forza militare viene messa sotto pressione nel modo in cui lo è il Daesh, ci si può aspettare che, dopo un certo tempo, venga raggiunto il punto di rottura, dopodiché il collasso della suddetta forza sarà abbastanza rapido. Il problema è che è veramente difficile stimare quanto avanti nel futuro possa essere questo (completamente ipotetico) punto di rottura, perché esso dipende sopratutto dal morale e dalla determinazione dei combattenti del Daesh sul terreno. Tutto quello che possiamo dire ora è che un tale punto di rottura esiste e speriamo possa essere raggiunto presto. Dobbiamo però renderci conto che questo potrebbe anche non succedere affatto. Non solo, ma dobbiamo anche considerare seriamente l’argomento più sconcertante di tutti: perché il Daesh si è deliberatamente messo in una tale situazione. Qui ci sono alcune ipotesi che ho preso in considerazione:
1) I leaders del Daesh sono pazzi lunatici. Hanno una tale fretta di andare in paradiso che tutto quello che vogliono è morire in combattimento contro gli infedeli. In alternativa, sono così convinti della loro forza che pensano di riuscire a combattere contro l’intero pianeta e vincere. Anche se non posso scartare completamente questa ipotesi, la trovo assai improbabile, semplicemente perché, anche se la truppa Takfita è ignorante come un guardacapre, i comandanti di medio e alto livello sono chiaramente sofisticati e ben scolarizzati.
2) L’utilità del Daesh è andata ben oltre quello che serviva all’Impero Anglo-Sionista ed ora viene mandato a combattere una battaglia che non può vincere, ma che servirà ad eliminare qualche migliaio di sociopatici mangiafegato ormai inutili. Può essere. Ma non so dove si possa trovare qualche prova a sostegno di questa ipotesi, ma almeno questa teoria ha un po’ di senso.
3) Il vero scopo del Daesh è sempre stato lo stesso: far talmente tanti danni all’intero Medio Oriente che, al confronto, un’occupazione israeliana sembrerebbe una liberazione ai pochi “fortunati” sopravvissuti agli orrori medioevali perpetrati quotidianamente dal Daesh in tutti i territori sotto il suo controllo. Così, più largo e sanguinoso è lo scontro, tanto meglio è per gli Israeliani, che hanno preso uno Stato abbastanza forte, controllato da leaders Bahatisti abbastanza saldi (Assad, padre e figlio) e lo hanno trasformato in un cumulo di macerie fumanti. Il punto debole di questa teoria è che, salvo mutamenti imprevedibili, il Daesh non vincerà, ma perderà la guerra; e Assad non ne uscirà più debole, ma rafforzato. E non menzionerò il fatto che la Siria ora dispone di un esercito piccolo, ma con una grande esperienza sul campo, mentre il cosiddetto “invincibile” Tsahal può vantarsi solo di sparare a civili disarmati. Se questo era un piano israeliano per la preparazione di un futuro “Grande Israele” , allora è stato veramente controproducente.
Francamente, non riesco a trovare nessuna di queste ipotesi assolutamente convincente e la cosa mi rende nervoso. La domanda che si pongono sempre tutti gli analisti è: “che cosa mi sono perso?” e in questo caso me la pongo anch’io. Onestamente non riesco ad immaginare che i capi del Daesh credano veramente di poter vincere quella “guerra contro tutti” che apparentemente sono decisi a combattere. Spererei che qualcuno, con una miglior conoscenza del Daesh, che conosca l’Arabo e la letteratura Takfira possa dare una risposta a questa domanda, a prima vista semplice: Che cosa vuole veramente il Daesh? Ammetto di non averne la più pallida idea. E la cosa mi preoccupa molto.
La Resistenza e le sue opzioni
Sette settimane dall’intervento russo e la Resistenza all’Impero se la sta cavando bene e ha tutto il potenziale per intensificare la lotta. Primo e sopratutto, quello che serve maggiormente, a questo punto sono più uomini sul terreno. Continuo ad essere dell’opinione che i Russi non manderanno loro truppe in Siria. Credo anche che gli Hezbollah siano quasi arrivati al punto di massimo sfruttamento. A meno che non mi sia perso qualcosa, questo significa che l’unico partecipante in grado di fornire più combattenti sul terreno è l’Iran. Per ora la linea ufficiale di Mosca è che lo scopo dell’intervento russo è quello di far guadagnare ai Siriani abbastanza tempo per permettere loro di riorganizzarsi e ricostituire l’esercito. Può essere. Spero che possano farlo abbastanza in fretta per utilizzare al meglio l’accelerazione impressa dall’intervento russo.
Per quanto riguarda i Russi, sono anch’essi vicini al punto di massimo sfruttamento. In termini di forza aerea, avrebbero potuto dispiegare molti più velivoli, ma non lo hanno fatto semplicemente perché sanno che c’è un limite a quello che l’aviazione può fare, quando interviene in una guerra civile. Comunque, questa volta i Russi ci si sono messi d’impegno: secondo dati recenti, gli ultimi attacchi russi sono stati formidabili: 10 navi, dal Mar Caspio e dal Mediterraneo hanno lanciato un attacco coordinato con missili da crociera contro obbiettivi del Daesh. 18 missili sono stati lanciati unicamente da 4 navi della flotta del Caspio, guardate il filmato.
Secondo i dati ufficiali, in soli quattro giorni, l’aviazione russa ha condotto 533 missioni, utilizzando più di 100 missili da crociera e 1400 tonnellate di bombe di vario tipo. Un unico missile da crociera a Deir er-Zor ha eliminato più di 600 terroristi. E’ chiaro che il Daesh sta prendendo una sonora batosta ( i “pretesi bombardamenti” della “pretesa coalizione” guidata dagli Stati Uniti, probabilmente li avevano tenuti all’oscuro su quello che può veramente fare una superpotenza imbestialita, quando decide di farlo).
Sono abbastanza sicuro che i Russi possano mantenere ancora a lungo questo ritmo operativo: anche se sembra che i quantitativi dei più moderni “Kalibr-NK” siano bassi, la Russia sta ora usando una parte del suo immenso arsenale risalente alla Guerra Fredda, dove missili da crociera e bombe a caduta ce ne sono in abbondanza. La Russia finirà i bersagli ben prima di rimanere a corto di queste armi strategiche. Questa non è una battuta: non ha senso lanciare missili da crociera del valore di milioni di rubli contro bersagli non redditizi, di secondaria importanza o magari anche solo tattici. La situazione è migliore per le più economiche bombe a caduta, ma il problema maggiore è che, alla fine, i bersagli del Daesh si potranno dividere in due categorie: quelli distrutti e quelli ben nascosti. A questo punto l’intervento russo non sarà completamente inutile, ma avrà raggiunto il punto di minimo ritorno in termini di efficacia, sia finanziaria che strategica. Questo è accaduto anche agli USA e alla NATO in Kosovo e agli Israeliani in Libano. Naturalmente, gli Anglo-Sionisti hanno poi rivolto la loro attenzione alla distruzione dei bersagli che loro chiamano “infrastrutture” o “supporto”, ma che in pratica rappresentano attacchi terroristici contro la popolazione civile. I Russi non si butteranno in questa politica di continui crimini di guerra, per cui il bombardamento a tappeto di Raqqa è qualcosa che non vedremo mai fare dai Russi (gli Americani probabilmente lo farebbero). Ci rimane da parlare ora solo della componente navale che fa parte del contingente russo.
Il compito principale della squadra navale russa è quello di proteggere le vie di rifornimento e assicurare la protezione aerea alla nuova base aerea presso Latakia. Sembrerebbe, anche se i Russi lo negano, che a Khmeimim ci siano gli S-400, ma se così non fosse, possiamo dare per scontato che ci siano gli S-300. E così il ruolo della forza navale russa è passato dalla difesa antiaerea al supporto logistico, e mi aspetto che quest’ultimo non solo continui, ma incrementi molto. Questo è il campo dove la Russia può fare di più e dove non ha ancora dato il massimo: aiutare i Siriani a riequipaggiarsi, riassemblarsi, riorganizzarsi, riaddestrarsi e finalmente fornire loro armamenti relativamente moderni (almeno alla pari con quelli in dotazione al Daesh). Credo che dopo 4 anni di guerra, ai Siriani manchi praticamente tutto, e qui è dove la Russia può avere un ruolo chiave.
L’attuale forza navale dislocata in Siria è tutt’altro che insignificante, guardate voi stessi:
(per un file a piena risoluzione, cliccate qui)
Questa non è assolutamente una forza piccola. Si è anche ipotizzato che la portaerei russa Ammiraglio Kuznetsov possa raggiungere la squadra navale al largo delle coste siriane. Questo lo trovo abbastanza improbabile. A differenza delle portaerei americane, la Kuznetsov è stata progettata fin dall’inizio per il ruolo di piattaforma antiaerea (sopratutto per la protezione delle basi dei sottomarini russi) e non come portaerei per attacchi al suolo. I Russi stanno attualmente riconsiderando questo ruolo, ma per adesso la capacità di attacchi terrestri della Kuznetsov è molto limitata. Naturalmente, se ve ne fosse necessità, la Kuznetov potrebbe essere usata per rafforzare le difese antiaeree siriane o del contingente russo in Siria, ma questo non è qualcosa che potrebbe avere un’influenza diretta sul Daesh. Comunque non farei conto sulla Kuznetov perchè, secondo le ultime informazioni, è stata inviata a pattugliare le acque al largo della Penisola di Kola, anche se questo non è scolpito nella roccia.
In termini di supporto con attacchi diretti, una possibile opzione per i Russi sarebbe quella di usare i missili da crociera dislocati sui sommergibili, ma con 25 bombardieri strategici già allocati a questo scopo, la cosa non farebbe comunque molta differenza. La mia sensazione è che i Russi stiano facendo ora tutto il possibile. L’unica altra loro possibilità sarebbe quella di aumentare l’invio in Siria di armi moderne e fornire il personale tecnico per l’addestramento dei Siriani. Credo che questo, insieme ad una energica campagna politica per costringere l’Occidente ad accettare il fatto compiuto, sia la strategia russa più probabile per il prossimo futuro: ricostruire l’esercito siriano e “coinvolgere” i “partners” occidentali della Russia.
Sinceramente, devo dire che trovo questa strategia russa militarmente sensata e moralmente corretta. La Russia non può vincere questa guerra “per” i Siriani. La cosa migliore che può fare la Russia è fornire aiuto in modo cospicuo, e questo è proprio quello che sta facendo.
Con gli Hezbollah probabilmente già utilizzati al massimo, la grossa incognita è l’Iran: oseranno gli Iraniani far affluire un maggior numero di uomini per allentare la pressione sui Siriani? Spero di no, perchè ciò vorrebbe dire che i Siriani riescono a cavarsela da soli, anche senza tale aiuto, ma in ogni caso considero molto probabile un aumento dell’impegno iraniano.
Per quanto riguarda i Siriani, Assad ha appena detto che non abbandonerà il potere prima della sconfitta del Daesh. In altre parole, Assad ha veramente ribaltato le carte in faccia all’Occidente e ha dichiarato che la “dipartita” (eliminazione) del Daesh è ora la pre-condizione per la sua dipartita. Solo il tempo potrà dire se questa è solo voler mettersi in mostra o vera sicurezza.
E che cosa dire della “Nazione Indispensabile”?
Credo che dare addosso agli USA sia una pratica sempre molto popolare ma, pur con tutta la mia ostilità nei confronti dell’Impero Anglo-Sionista, devo anche ammettere che gli Stati Uniti sono in una posizione molto brutta e complicata: hanno creato un macello sanguinoso (alla lettera), si sono ficcati in un vicolo cieco e tutti i loro cosiddetti “alleati regionali” si sono rivelati tendenzialmente sleali e perseguono i loro interessi particolari. Se si guardano alle relazioni fra Stati Uniti da una parte e nazioni come la Turchia il Qatar, l’Arabia Saudita o Israele dall’altra, è veramente arduo capire chi sta usando chi e se quello che stiamo vedendo non è altro che la coda che fa scodinzolare il cane. Prendete il Qatar: non c’è dubbio che la presenza del CENTCOM in Qatar dia ai Qatarioti un forte senso di impunità che a sua volta porta all’arroganza e magari all’irresponsabilità. I Qatarioti volevano “Assad fuori”, per poter portare il loro gas fino al Mediterraneo, ma ora si ritrovano direttamente coinvolti nell’attentato all’aereo russo. E il loro tanto agognato gasdotto, adesso se lo possono scordare per almeno una decina di anni. E’ stata una mossa furba? Cosa più importante: è il Qatar un buon alleato degli Stati Uniti? E che cosa dire della Turchia, che sta attivamente sostenendo, finanziando, equipaggiando e addestrando il Daesh (e al-Qaeda, sai che differenza!) sotto la conveniente protezione della NATO. Sembra che non riescano a decidersi su chi è peggio: Assad o i Curdi e, dal momento che li temono entrambi, vanno a letto con i pazzi mangiafegato. E’ questo un buon alleato per gli Stati Uniti? Di Israele non voglio neanche parlare, sappiamo che è l’AIPAC a mandare avanti il Congresso, e che sono i Neocons a comandare alla Casa Bianca. Nè l’uno nè l’altra suscita però grande amore o lealtà negli Israeliani, che prendono sempre in considerazione “l’opzione russa” (gli accordi con la Russia) per mettere le cose a posto nel Medio Oriente. Inoltre, siccome il genocidio al rallentatore dei Palestinesi, da parte di quei pazzi di Sionisti attualmente al potere, sta tutt’ora continuando, ritrovarsi alleati di Israele significa essere odiati da tutti. Comunque, a differenza degli altri “alleati regionali” degli Stati Uniti, il regime israeliano è intrinsecamente stabile, abbastanza prevedibile e in grado di scatenare una violenza senza pari. In confronto ai Sauditi, gli Israeliani sono sicuramente assai più attraenti. In ogni caso, alla fine della fiera, gli Stati Uniti devono far di tutto per tirarsi fuori da questo pasticcio senza alienarsi troppo i propri alleati, ma anche senza essere manipolati da loro.
Alcuni sembrano credere che la corretta politica per gli USA sarebbe quella di lavorare insieme alla Russia. Mentre questo sarebbe assolutamente sensato per gli Stati Uniti intesi come nazione, non avrebbe invece alcun senso per gli Stati Uniti intesi come Impero. Per l’Impero (Anglo-Sionista) Americano e per lo “Stato nello Stato” che lo governa, la Russia è veramente un pericolo enorme, perché minaccia direttamente lo status imperiale dell’America. Gli Stati Uniti possono essere la “Nazione Indispensabile”, egemone mondiale, o uno “Stato normale”, parte di un mondo multipolare e civile, basato sul rispetto della legge. Non possono essere (o fare) entrambe le cose. Così, quando lo “Stato nello Stato” americano rifiuta categoricamente di compiere qualcosa di significativo insieme alla Russia, agisce in modo logico, almeno dal suo punto di vista. Come ogni altro impero, gli Stati Uniti considerano i rapporti con ogni rivale (vero o presunto) come un gioco a somma zero, in cui tutto quello che è buono per la Russia non va bene per l’America e vice-versa. Certo, questo è un comportamento da squilibrati e sociopatici, ma è così che funziona l’Impero. Da qui deriva l’attuale politica americana: l’unica coalizione buona è quella guidata dagli americani, chiunque si opponga alla Russia deve essere aiutato, non ci devono essere negoziati con la Russia, solo richieste ed ultimatum, ecc. Aggiungete a questo l’apparente totale assenza di diplomatici competenti e ben preparati (gli Americani sono stato massacrati in tutti i negoziati che hanno avuto con i Russi) e capirete perchè gli Stati Uniti sono così contrari anche solo all’idea di non essere ostili e conflittuali nei confronti della Russia.
Gli Stati Uniti d’America sono in un terribile pasticcio, le prossime elezioni stanno solo peggiorando le cose, e questo rende gli USA assai imprevedibili. Suppongo ci sia una piccola possibilità che la Francia possa costituire un precedente collaborando con la Russia, ma non ci faccio molto conto. Magari se ci fosse qualche altro massacro in Europa, specialmente in Germania, ma qui andiamo veramente troppo oltre. Ci sono comunque stati casi nella storia di schiavi che hanno saputo dare buoni consigli ai loro padroni e magari questo capiterà di nuovo. Io lo spero.
Addendum: mi ero sbagliato nelle mie previsioni sull’intervento russo in Siria?
Penso che sia il momento giusto per rispondere a chi mi aveva accusato di essermi sbagliato riguardo all’intervento russo in Siria. Avrei potuto replicare nel momento stesso in cui venivano formulate le accuse, ma ho ritenuto che il farlo fra lo sventolio di bandiere e le grida di “vai, Russia, vai!” fosse un esercizio assolutamente inutile. Allora molti erano sicuri che questa fosse la “resa dei conti del secolo” (nientemeno), un “rovesciamento dei giochi” e che per il Daesh fosse “tutto finito”. Sette settimane dall’inizio di questo intervento militare e voglio fare una ripassata di quello che avevo veramente detto.
Primo, non ho mai asserito che non ci sarebbe stato nessun intervento militare. Infatti, ho ripetuto più volte di non essere in grado di fornire una prova negativa e che un intervento avrebbe potuto anche verificarsi, ne avevo anche ipotizzato uno (limitato al supporto di intelligence, addestramento e fornitura di armi). Tutto quello che ho detto è stato che il tipo di intervento di cui si era parlato 7-8 settimane fa non avrebbe avuto luogo: niente fanteria russa, niente Mig-31, niente truppe a Damasco, niente SSBN russi o forze aviotrasportate, ecc. E, comunque, questo tipo di intervento non c’è stato. Inoltre avevo ridicolizzato l’idea che la Russia potesse proteggere la Siria dalla NATO. E sono ancora di questo parere. C’è qualcuno che crede seriamente che il contingente russo in Siria abbia questo tipo di capacità? Se è così, mandatemelo che ho un ponte da vendere. Ammetto però di non aver pensato che Putin optasse per quella che io ritengo un’opzione estremamente audace e rischiosa: mandare in Siria un piccolo contingente, una forza appena sufficiente per dare (forse) abbastanza respiro ai Siriani e permettere loro di riorganizzarsi e contrattaccare. Questo, in verità, non l’avevo previsto. Come non lo avevano fatto anche tutti quelli che immaginavano un intervento russo molto più in grande (con i Mig-31 e tutte le altre sciocchezze). Ammetto di essere rimasto stupito dal fatto che i Russi, che solitamente sono contrari agli interventi e ai rischi inutili, abbiano fatto una mossa così azzardata e sono meravigliato per il modo superbo con cui hanno eseguito la loro operazione. La maniera in cui l’hanno effettivamente portata a termine è qualcosa che nessuno aveva previsto.
Secondo, sono stato anche criticato per aver messo in guardia sulle limitate capacità delle operazioni aeree in generale e, in modo particolare, di quella russa, tutto sommato abbastanza piccola. Ora che i Russi hanno dovuto usare i loro missili da crociera e la loro aviazione strategica (che, in ogni caso, avevo previsto) c’è qualcuno che ha il coraggio di negare che avevo ragione quando parlavo dei limiti dell’aviazione per combattere il Daesh, specialmente con i pochi aerei impiegati inizialmente?
Terzo, ho evidenziato come la legislazione russa e l’opinione pubblica siano estremamente contrari ad interventi esterni. Questo è sempre vero e tutt’ora limita le opzioni del Cremlino. Ecco perchè le autorità fanno di tutto per ribadire che l’intervento russo in Siria serve sopratutto al proprio interesse nazionale.
Questo vorrei dirlo una volta per tutte, non perchè mi sia impermalosito o sia stato ferito il mio ego, ma perchè sono stufo e stanco di dover rispondere ad una pletora di accuse inventate e previsioni sciovinistiche. Battere il cinque, sventolare le bandiere, dare pacche sulle spalle, vanno tutte bene fino a quando non siete voi a dover andare in battaglia. Poi diventa tutto osceno.
C’è anche qualcuno (pochi in verità) che mi accusa di “pessimismo” e di scrivere analisi “disfattiste” quando invece c’è bisogno di scritti “ottimistici” e “ispiratori”. Se questa è la critica, allora mi dichiaro “colpevole di tutte le accuse”. Ma aggiungo di ritenere che questo debba essere il mio ruolo. Il mio compito è quello di scrivere analisi oneste e veritiere indipendentemente dal fatto che possano essere considerate “edificanti” o “pessimiste”. Di blog “edificanti” e “pessimisti” ce n’è in abbondanza, e se questo è quello che volete, sapete dove trovarli.
Per finire, sono stato criticato per aver detto all’inizio che bisognerebbe aspettare di conoscere i fatti prima di trarre conclusioni su ciò che è successo al Volo 9268, e che la mia personale ipotesi di lavoro era quella della bomba. Poi sono stato accusato di essere ingenuo quando ho detto di non credere che i Russi avrebbero mentito riguardo a ciò. Lo so, c’è anche gente che crede che siano stati gli Israeliani a farlo o che sia stata qualche arma ad alta energia. Sia come sia. Non c’è mai stato un briciolo di evidenza a favore di una qualsiasi di queste ipotesi e dubito molto che ce ne saranno in futuro. A questo punto ci risponderanno che “la mancanza della prova non è la prova della mancanza”. Di nuovo, sia come sia. E’ anche possibile che sia stata colpa di uno sciame di UFO subatomici. Il “possibile” è uno standard molto basso, dal momento che tutto è possibile. Ma “probabile” e “plausibile”? Appena “l’asticella probatoria” viene alzata appena sopra il livello del “possibile”, allora tutte queste teorie crollano immediatamente. Ancora una volta, se chi vuole esplorare tutti i tipi di “possibili” ipotesi è il benvenuto, io personalmente mi fermo a quelle che sono “almeno probabili”.
Alla fine della fiera, siete voi, lettori, che dovete scegliere quello che più vi piace. Qui fuori c’è una blogosfera estesa e diversificata, e questa è una cosa molto positiva. Io cerco di fornire analisi basate su logica e fatti e non sto cercando di vincere un concorso di popolarità o di “ispirarvi” (a meno che voi non troviate ispiratrici le analisi basate su logica e fatti).
Detto questo, non lo ripeterò più la prossima volta che sarò accusato di avere scritto quello che non ho mai scritto o di non essere riuscito a fare il tifo per i buoni.
The Saker
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Pubblicato su Thesaker.is il 20 novembre 2015
Tradotto in Italiano da Mario per Sakeritalia.it
articolo splendido.
Spero che l’Autore nel prossimo articolo dia anche un’interpretazione del ruolo che il regno unito ha nella faccenda anche considerando che Cameron insista perché la camera dei Comuni gli dia mano libera e considerando anche l’uso che farà della sua base militare a Cipro.
Se posso avanzare un’ipotesi che ho intravisto nell’articolo è che la Francia di Hollande si caccerà in un pasticcio letale quando nella prossima visita ad Obama verrà minacciato pesantemente per aver preso l’iniziativa di “convergere” con Putin per un’azione militare congiunta contro il Califfato in Mediterraneo.
Sono certo che i Russi si attendano un voltafaccia del tipo ” mi sono sbagliato ma non era questa la soluzione che cercavo etc”.
I russi intanto vedranno da vicino quanto vale la Francia operativa sul campo e se i militari sono così fedeli al loro piccolo Napoleone IV.