UNZ reviewRecentemente sono accaduti una serie di eventi indicanti la possibilità che qualcosa stia fermentando nel conflitto siriano.

Per prime, ci sono state innanzitutto le scuse di Erdogan alla Russia, veramente molto più che scuse. I Turchi hanno steso la mano alla Russia e la loro offerta include ufficialmente non solo il ritorno dei turisti russi o la vendita delle verdure turche in Russia, ma una forte collaborazione fra i due paesi contro il terrorismo [NdT:in inglese] e perfino operazioni militari in comune. I Turchi hanno pure suggerito la loro volontà di offrire alla Russia l’uso della base aerea di Incirlik agli aerei russi coinvolti nelle operazioni aeree contro Daesh & Company [NdT:in inglese]. Poi i Turchi l’hanno negato [NdT:in inglese], il che è abbastanza giusto e sembra essere per loro il modo normale di fare le cose. Comunque sia, i Russi hanno educatamente rifiutato [NdT:in inglese] (ritorneremo in seguito sull’argomento).

Secondo, proprio due settimane dopo un altro “rilascio” sui 51 diplomatici statunitensi che chiedevano ad Obama di autorizzare i raid aerei contro le forze governative in Siria [NdT:in inglese], il Washington Post “rilascia” la notizia che gli USA stavano offrendo ai Russi una nuova “collaborazione militare” in Siria [NdT:in inglese] solo per denunciare con veemenza questo piano appena un paio di giorni dopo [NdT:in inglese]. Immediatamente, e correttamente, Moon Of Alabama ha etichettato questa offerta come “sciocchezza” [NdT:in italiano].

Terzo, mentre l’avanzata dei Siriani verso Raqqa è incappata chiaramente in qualche importante difficoltà, ci sono segnali indicanti che la città di Aleppo possa essere presto completamente accerchiata dalle forze governative [NdT:in russo].

Quarto, i militari russi hanno confermato che l’incrociatore lanciamissili pesante portaerei Admiral Kuznetsov [NdT:in inglese] possa essere presto dispiegato nel Mediterraneo.

Quinto, il Ministro della Difesa Shoigu ha annunciato di promuovere l’attuale comandante della task force russa in Siria, il generale Alexander Dvornikov, al posto di Comandante del Distretto Militare Meridionale [NdT:in inglese].

Allora, tutto ciò che significa?

Riguardo al primo punto, è degno di nota che, mentre Erdogan è personalmente detestato in Russia, tutti gli esperti russi di affari militari e di relazioni internazionali sono d’accordo che la Russia dovrebbe, e lo farà, riprendere la collaborazione con la Turchia. In Russia c’è una acuta consapevolezza che, piaccia o no, la Turchia è un giocatore chiave nella regione e che la Russia deve perciò relazionarsi con qualsiasi leader turco. Inoltre i Russi avvertono di essere in una posizione di forza molto vantaggiosa e che adesso è il momento di premere sulla Turchia per ottenere qualche cambio reale. In cima alla lista dei desideri della Russia c’è l’obiettivo di portare la Turchia a chiudere “veramente” il confine turco-siriano e a terminare il finanziamento di Daesh mediante la chiusura del traffico illegale di petrolio. Poi, molti specialisti turchi sono dell’opinione che le bombe ad Istanbul sono state, in realtà, un avvertimento di Daesh ad Erdogan e che ciò mostra il grosso rischio di cui si è fatto carico Erdogan a fare pace con la Russia, la quale deve ora dargli qualcosa di tangibile per sostenerlo in quella sua terribile posizione. Ancora, questa fra il Cremlino ed Ankara non sarà una festa di amore ma un caso di pura Realpolitik in cui i Russi avvertono di dover mettere da parte le loro sensazioni di sfiducia, perfino disgusto, e giocare con cura la carta “Erdogan”. Come minimo, i Russi chiederanno la fine del sostegno turco ai terroristi in Caucaso ed Asia Centrale e qualche segno di tangibile e reale collaborazione turca contro Daesh. In contraccambio, i Russi hanno ventilato di essere disponibili a riprendere la collaborazione energetica (gas, petrolio, impianti nucleari) ed economica (costruzioni, trasporti).

La Russia non ha bisogno né interesse alla base aerea di Incirlik. Non soltanto essa è gestita praticamente dagli USA, ma gli aerei russi hanno, ove richiesto, il raggio sufficiente a colpire ogni obiettivo in Siria.

Quel che sta accadendo correntemente negli USA può essere descritto solo come caos totale. Quando un gran numero di diplomatici ammettono che la loro astuta diplomazia è inutile e quando la sola cosa che raccomandano è il completamente illegale e, aggiungerei, irresponsabile uso della forza contro uno stato sovrano (Siria) che è alleato con, ed ospitante le forze di, una superpotenza nucleare, capisci che stai parlando di una inetta ed incompetente banda di dilettanti. Questo è anche un segnale sulla perdita di controllo degli USA (o perfino della illusione del controllo) e sull’inizio dell’inevitabile lotta intestina. Questa è una gran brutta notizia perché rende gli USA ancor più imprevedibili e proni alle “soluzioni veloci” (che, nel caso degli USA, vogliono sempre dire incremento militare ed uso della forza). Mentre sono d’accordo con Moon Of Alabama che l’offerta statunitense sia morta sul nascere, io la intravedo anche come una possibile manovra diversiva di quelli che negli USA vogliono prevenire i pazzi Neocon dall’accendere un confronto diretto con la Russia. Se questo è il caso, alcune vaghe promesse di collaborazione da parte della Russia dovrebbero essere sufficienti, almeno temporaneamente, a zittire i pazzi e sperare che venga eletto Trump.

Finora, quel che sappiamo è che Obama e Putin si sono telefonati e che, secondo una dichiarazione russa:

Durante la discussione sulla situazione in Siria, Vladimir Putin ha esortato Barack Obama a facilitare prima possibile la separazione delle forze moderate di opposizione siriana dai gruppi terroristici Jabhat al-Nusra e dagli altri estremisti che non rientrano nel regime del cessate il fuoco. Entrambi hanno riaffermato di essere pronti ad aumentare la coordinazione delle azioni militari americane e russe in Siria, ed hanno enfatizzato l’importanza di riprendere i negoziati fra i siriani sotto l’egida dell’ONU per raggiungere un accordo politico.

Rimane da vedere se una qualche reale “coordinazione” si concretizzi veramente.

Nel frattempo, i Siriani necessitano chiaramente di più aiuto e, pur facendo apparentemente progressi intorno ad Aleppo, dalle altre parti stanno incontrando problemi. Secondo alcune voci, le forze iraniane hanno recentemente preso dei brutti colpi. Alcuni esperti russi dicono che ciò dipenda dalla decisione, presa dagli Hezbollah, di considerare la presa di Aleppo come il singolo punto più importante, per cui soldati d’assalto Hezbollah sono stati ritirati da altri fronti per essere concentrati attorno ad Aleppo. Quale che sia il caso, la provincia di Raqqa sembra ancora essere sotto il controllo di Daesh. Ciò potrebbe cambiare se gli Stati Uniti riescono, in qualche modo, a convincere i Curdi ad avanzare verso Raqqa, specie se i Turchi tagliano le linee di rifornimento settentrionali di Daesh ed i Russi aiutano i Siriani. Suppongo che questo possa accadere, non fosse altro che tutto può accadere, ma ci crederò quando lo vedrò. Sarà incredibilmente difficile convincere i Curdi, che stanno essenzialmente combattendo una guerra civile in Turchia, a spostare risorse a sud e ad est per combattere Daesh. La soluzione ovvia è quella di mandare stivali statunitensi sul terreno, ma questo è molto difficile politicamente per Obama che ha promesso più volte di non farlo. Ovviamente la soluzione “reale” sarebbe quella di accordarsi con la Russia e con Assad e, insieme, schiacciare Daesh, ma ciò sarebbe estremamente umiliante per gli Stati Uniti. Probabilmente, giusto adesso, ci sarà chi spinge per una di queste opzioni ed io neanche cerco di indovinare chi vincerà.

Mentre è vero che i Russi hanno confermato il futuro dispiegamento della Admiral Kuznetsov nel Mediterraneo, sciocche voci si sono ricorse, ancora, sul “contrastare la NATO”. La verità è che la Admiral Kuznetsov, pur essendo effettivamente una nave formidabile [NdT:in inglese], è anche un “fossile” della Guerra Fredda, progettata originalmente per estendere il raggio della difesa aerea a protezione dei bastioni dei sottomarini [NdT:in inglese] della Marina Sovietica. A proposito, la corretta classificazione per questo tipo di nave non è “portaerei” ma “incrociatore lanciamissili pesante portaerei” (тяжёлый авианесущий крейсер) il che vuol dire che a differenza, diciamo, delle portaerei della Marina Statunitense, l’armamento primario della Admiral Kuznetsov sono i suoi potenti missili anti-nave disegnati per affondare le portaerei statunitensi.

 

Sulla Admiral Kuznetsov i missili sono nascosti sotto la pista di atterraggio.

Sulla Admiral Kuznetsov i missili sono nascosti sotto la pista di atterraggio.

 

La sua dotazione di aeromobili, ad ala fissa e ad ala rotante, sono una capacità secondaria che serve ad estendere il raggio dei sensori e alla protezione. Questo è probabile che cambi nel futuro [NdT:in inglese], ma nella attuale configurazione la Admiral Kuznetsov è una strana nave: i suoi missili anti-nave sono inutili contro Daesh. I suoi aeromobili ad ala fissa e rotante sono stati modernizzati e sono molto versatili, ma sono anche molto limitati in numero [NdT:in inglese]: 15 fra SU-33 e MiG29K/KUB e più di dieci Ka-52K, Ka-27 e Ka-31. Quindi, al massimo, ci saranno forse 10 moderni Mig-29 K/KBU in versione marina che possono costituire una reale minaccia a Daesh, più qualche Ka-52K. Il SU-33 è un intercettore aria-aria puro, sebbene capace di lanciare bombe “idiote” (non guidate) mentre il Ka-27 ed il Ka-31 sono elicotteri SAR [Search and Rescue, Salvataggio e Ricerca, NdR] e EW [Electronic Warfare, Guerra Elettronica, NdR] rispettivamente. Riassumendo, in termini di lotta a Daesh, la Admiral Kuznetsov porta poco più. Quello che invece porta è una capacità di difesa aerea di classe mondiale ed un sistema avanzato di comando, controllo e comunicazione. In altre parole, la Admiral Kuznetsov è un posto di comando ideale per la task force. Quello, insieme alla combinazione di SU-33 e MiG-29K, può aumentare considerevolmente la capacità russa di avere una avanzata stazione aria-aria per le missioni aeree. Ma, ricordatevi, Daesh non ha una forza aerea, quindi tirate voi le vostre conclusioni 🙂

 

Un intercettore Sukhoi-33 si prepara al decollo.

Un intercettore Sukhoi-33 si prepara al decollo.

 

Qui vorrei fare un collegamento alla promozione del generale Dvornikov, un uomo che conosce estremamente bene l’ambiente operativo siriano, al Distretto Militare Meridionale, il distretto che, se le cose in Siria dovessero peggiorare, sarebbe quello che sosterrebbe tutti gli sforzi russi in Siria e da cui la task force russa dipenderebbe per tutto. Quale migliore scelta ci potrebbe essere per la task force russa in Siria che quella di avere il suo ex comandante in carica adesso del supporto dalla madrepatria?

Non ho modo di sapere cosa stiano discutendo a porte chiuse i Russi ed i Turchi oppure i Russi e gli Americani per cui neanche pretendo di saperlo. Ma quello che vedo è la Russia che, ancora una volta, adotta misure che sarebbero da attendersele se il Cremlino fosse giunto alla conclusione che sia probabile un altro riscaldamento della situazione in Siria. Oh certo, può essere che Dvornikov sia stato promosso ad una posizione di responsabilità solo perché un uomo come lui fosse necessario nel molto delicato Distretto Militare Meridionale e che la Admiral Kuznetsov stia per partire per le coste siriane per una qualche, diciamo, “realistica esercitazione”. Ma io ho la sensazione che i Russi stiano massimizzando le loro opzioni mentre gli Americani stanno chiaramente lottando per definire addirittura quale sia la loro linea di condotta attuale.

E per fare le cose ancor più complicate, ci sono alcune differenze semi-ufficiali fra i Russi e gli Iraniani che vogliono un più grande intervento russo e che non credono al processo di pace iniziato da Putin. Infine, dalle dichiarazioni russe, finora non è del tutto chiaro se essi, come ritiene Assad, siano impegnati a continuare il loro intervento fino alla morte dell’ultimo militante Daesh. Perciò, mentre Russia, Iran, Hezbollah e Siria hanno trovato un grande insieme di interessi comuni, la Russia non è nella posizione di agire come una mini-USA e dare quindi ordini a tutti gli altri. Ci sono differenze reali di opinione fra queste forze vagamente alleate ed ognuna conserva una grande libertà di manovra.

La logica politica del periodo pre-elettorale statunitense suggerirebbe che i conflitti generati dagli Stati Uniti come quelli in Ucraina ed in Siria rimangano limitati a mosse minori finché la nuova amministrazione non sia stata eletta ed entrata in carica. Questo può ancora accadere in Siria, ma un sacco di segnali stanno puntando verso una possibile accelerazione degli eventi sul terreno.

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Articolo di The Saker pubblicato da TheSaker.is e Unz Review il 9 luglio 2016
Traduzione in italiano di Fabio_San per SakerItalia.it

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