Il cessate il fuoco in Siria (che in realtà non è un cessate il fuoco, ma piuttosto una “focalizzazione delle operazioni belliche”) sta tenendo sorprendentemente bene. Ciò si deve sopratutto all’iniziativa assai brillante di costringere ogni formazione belligerante in Siria ad autodefinirsi o “buona e moderata”, mettendosi così in sicurezza, o “cattiva e terrorista”, diventando automaticamente un legittimo bersaglio per chiunque voglia colpirla. Secondo la legge, i soli che possono legalmente attaccare tutti i gruppi presenti in Siria, sono unicamente i Russi e i Siriani stessi, tutti gli altri, compresa la coalizione guidata dagli Stati Uniti, si trovano nella zona in condizione di totale illegalità, anche se, di fatto, l’ultimo accordo riconosce il diritto di tutte le parti in causa ad attaccare i “terroristi cattivi”. Costringendo ogni formazione ad autodefinirsi, i Russi hanno tolto completamente ogni credibilità all’accusa, piuttosto ridicola, di stare bombardando i “terroristi buoni”, dal momento che quest’ultima categoria di combattenti è praticamente sparita dal conflitto. E, per dirla in modo giusto e senza peli sulla lingua, gli Stati Uniti sono stati costretti ad accettare la definizione russa di terrorista, che è “chiunque combatta contro il governo siriano”. Certo, lo so, questa non è l’esatta definizione su cui si sono messi d’accordo, ma, dal momento che, fino ad ora, tutti i combattenti venivano suddivisi in “buona” e “cattiva” opposizione al governo siriano, e che ora solo “l’opposizione buona” accetta la tregua (o cessate il fuoco), significa che tutti quelli che impugnano le armi contro le forze governative sono, di fatto, “cattivi”. Perciò, chiunque combatta contro il governo siriano è “cattivo” e, di conseguenza, un legittimo bersaglio da distruggere completamente. CVD.
La cosa peggiore per gli Americani è che hanno dovuto cacciarsi in questa trappola diplomatica sapendo benissimo quello che facevano, senza però poterlo evitare. Si rendevano conto che la loro unica possibilità di evitare un’umiliante sconfitta militare sul campo era quella di trasformarla in un “cessate il fuoco”, seguito da qualche non meglio definita “transizione”. Certo, odiano questo risultato, ma l’alternativa era anche peggiore. Inoltre, alcune personalità si sono indubbiamente accorte che la politica americana in Siria era completamente folle, ai limiti della dissociazione patologica d’identità, dove le diverse agenzie non sapevano quello che stavano facendo le altre e, in alcuni casi, combattevano letteralmente fra di loro sul terreno. Continuare con questo modo di fare assolutamente demenziale voleva dire rischiare una guerra totale con la Russia, cosa questa che né gli europei, né una grossa parte del deep-state americano (dei non-Neoconservatori) volevano veramente. Così, se possiamo tranquillamente biasimare l’Amministrazione Obama per l’imbecillità della sua politica siriana, dobbiamo però ricordarci sempre che avrebbe potuto andare molto peggio (basta immaginarsi Hillary alla Casa Bianca!). Facendo un passo indietro prima che fosse troppo tardi, gli Stati Uniti hanno fatto la cosa giusta.
Ma nemmeno dovremmo scoppiare di gratitudine nei loro confronti. Tanto per incominciare, questo pasticcio lo hanno creato gli Stati Uniti e, in secondo luogo, non è che adesso siano completamente rinsaviti. Non solo gli Americani stanno sbavando per essere stati umiliati dai Russi, ma ora alcuni Neoconservatori particolarmente tosti vorrebbero mettere sotto processo Assad, la Russia e l’Iran per “crimini di guerra” in Siria! Questa assurdità è il risultato del caratteristico miscuglio americano di delirio e di rabbia impotente nei confronti della Russia, e, in realtà, del mondo intero. Come un bambino che rompe un giocattolo che sa di non poter avere. Anche se considero sempre la possibilità che gli Stati Uniti possano comportarsi in modo incosciente, il pericolo maggiore, oggi come ieri, non viene dagli USA ma dall’accoppiata tossica ed esplosiva Turchia+Arabia Saudita.
Ci sono tutti i segnali che Ankara e Riyad non stiano preparando nulla di buono. Non solo la loro retorica rimane bellicosa, ma si sono anche lanciati in una serie di giochi di guerra molto pericolosi: con una dimostrazione di totale irresponsabilità e sventatezza l’Arabia Saudita afferma di aver coinvolto 150.000 uomini in quella che i Sauditi definiscono come “la seconda più grande mobilitazione militare dopo Desert Storm“. Altre fonti (qui e qui) parlano di 350.000 uomini (a queste manovre adesso partecipano ufficialmente 20 paesi). I Sauditi hanno anche spostato 4 F-15S alla base aerea turca di Incirlik. Questo non è molto, ma potrebbe però trattarsi di una forza di pronto impiego che, se attaccata, potrebbe giustificare il dispiegamento di tutto il resto della più o meno moderna aviazione saudita (grosso modo 300 caccia, 5 AWACS e 5 aerei-cisterna da rifornimento in volo). Metteteci poi l’aviazione turca (circa 250 caccia, 4 AWACS e 7 aerei cisterna) e capirete che la minaccia per il piccolo contingente delle Forze Aerospaziali Russe (50 aerei da combattimento) è molto reale, anche se i piloti russi e i loro aerei sono nettamente superiori a tutto quello che possono avere i Turchi e i Sauditi. Anche gli Iraniani si sentono minacciati, e mettono in guardia contro un’invasione della Siria.
Ma di che entità è, veramente, la minaccia turco-saudita?
In realtà dipende dalle vostre considerazioni di base.
Se pensate che i Turchi e i Sauditi siano dei protagonisti razionali, allora non si tratta poi di una minaccia così grave. Infatti, anche se questa “coalizione Wahabita” può mettere in campo una poderosa forza aerea, le sue truppe di terra, anche se consistenti, sono molto lontane dalla zona del conflitto e non hanno i mezzi per avere la meglio sulle forze in campo, Siriani, Iraniani ed Hezbollah. Dal momento che con la sola aviazione non si vincono le guerre, le sole truppe di terra su cui potrebbero far conto Turchi e Sauditi sono quelle del Daesh. Non certo una buona scelta, né militarmente, né politicamente.
Comunque, se pensate che Turchi e Sauditi “siano andati fuori di testa” e che stiano agitandosi per la frustrazione di non essere riusciti a rovesciare Assad e ad assumere il controllo della Siria, allora è praticamente certo che riusciranno ad entrare in conflitto diretto con la Russia: dal momento che il suo limitato contingente militare non ha la possibilità di difendersi da solo contro avversari così numerosi, alla Russia non rimarrebbe nessun’altra opzione se non quella di far pesare nello scontro le potenzialità della sua aviazione a lungo raggio (Forze Aerospaziali, missili balistici e da crociera). Cosa ancora più importante, la Russia si troverebbe costretta a dover colpire Turchi e Sauditi direttamente nelle loro basi operative, che condividono con gli Stati Uniti (CENTCOM) e con la NATO in Turchia ed Arabia Saudita. Inoltre, nel caso di un attacco turco-saudita così sfrontato, mi aspetto sicuramente una risposta della Russia, che potrebbe usare i suoi Mig-31 per ingaggiare i velivoli nemici partendo dalle basi in Iran. Per farla breve, né l’Iran, né la Russia permetteranno mai ai Wahabiti di rovesciare la Siria e pertanto, Turchi e Sauditi devono chiedersi se veramente vogliono una guerra con Russia, Iran, Siria ed Hezbollah, una guerra poi in cui Russia e Iran possono (e sicuramente lo faranno) colpire le forze e le infrastrutture di supporto turco-saudite direttamente a casa loro.
Una ipotesi molto più plausibile è quella che Stati Uniti, Turchia ed Arabia Saudita stiano cercando di trovare il modo per salvare il Daesh e ritagliargli una specie di “Wahabistan siriano” che potrebbe essere usato per mantenere la Siria in uno stato di debolezza estrema per un tempo indefinito. Questa è chiaramente anche l’opzione preferita da Israele: spaccare di fatto la Siria in un Kurdistan siriano a nord, un Wahabistan all’est e una repubblica secolare siriana lungo la costa mediterranea. Il fatto che questa soluzione sia in totale contraddizione con le decisioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, sembra non preoccupare minimamente tutti quelli che hanno a cuore questa opzione.
Sembra che questa sia la proverbiale “calma prima della tempesta” e che la guerra in Siria sia destinata a rinfocolarsi a breve, con la possibilità di una escalation anche maggiore.
The Saker
PS: Pare che il Primo Ministro turco Ahmet Davutoglu si sia recato a Theran per parlare con la sua controparte iraniana. Voglia Dio che gli Iraniani possano mettere un po’ di sale nella zucca dei governanti turchi.
*****
Pubblicato da Thesaker.is il 6 Marzo 2016
Tradotto in Italiano da Mario per SakerItalia.it
delle 3 opzioni.
1. razionale… inutile spendere parole.
2. la seconda è certa…ma paradossalmente dopo la terza, ossia, prima tentano il tutto per tutto: un Piano b di spartizione della Siria, esplicita o mascherata, una federalizzazione dello stato, ossia la stessa cosa, ovvero comprare lo spazio daesh rinunciando in cambio in via benevola e solenne a continuare a far la guerra; sì, ma:
a. la guerra contro chi? I Curdi? Gli Sciiti? L’Iran non accetterebbe, il pericolo di invasione contro Irak e Iran sarebbe solo procrastinato nel tempo;
b. la Russia non acceterebbe, ma allora tutto il tesoretto diplomatico splendido (per non dire di quello militare) descritto nella prima parte dell’articolo verrebbe letteralmente buttato dalla finestra in cambio di che? L’America rialzerebbe la testa potendolo allora sì davvero di nuovo ben farlo! E’ questo che vuole Mosca? La minorazione ufficiale definitiva dopo tanta splendida fatica della integrità dello Stato siriano e del ritorno del pieno esercizio della sovranità statale sul proprio teriitorio? Putin e Lavrov si metterebbero da soli il cappio al collo, non avendo più il potere decisionale sull’apertura della botola.
3. Solo dopo questo estremo tentativo ipocrita diplomatico di USA-Ankara-Saudia che accuseranno mosca e teheran di rigidità e mire imperialistiche sul M.O. avverrà l’inevitabile azione di riscatto dall’umiliazione subita attraverso la seconda opzione descritta nell’articolo.
4. Scrivo la mia opinione con chiarezza: ci sarà la guerra.
La distruzione istantanea del contingente russo, 50 aerei e qualche elicottero e tutti gli uomini e aggiungo le navi della base siriana, è l’unica strada militare per ottenere un vantaggio iniziale forte, e intimidatorio su Putin.
Non c’è altra strada.
La reazione russa dovrebbe essere sproporzionata e definitiva non in Siria ma sulla Turchia e Saudia.
I concetti di Vittoria/Sconfitta non sono assoluti, ma relativi, alla attualità storica, alla situazione specifica, ai soggetti. Ad esempio: per la guerriglia, Vittoria significa non essere annientati, ossia sopravvivere; ma per un esercito regolare vincere a metà o non essere sconfitto è una sconfitta.
Oggi, in Siria, l’unica discriminante fra Vittoria e Sconfitta per la Russia è: la scelta del Campo di Battaglia.
Se scegliesse una risposta proporzionata in Siria, sprofonderebbe nella agonia lunghissima ed esasperante della palude dando all’Impero ogni giorno il via ad una mirandola di iniziative diplomatiche che la imbriglierebbero.
Faccio riferimento al bombardamento della Serbia ordinato da Clinton. in 6 giorni un paese venne riportato alla condizione pre-industriale del primo ‘900. Tutte le centrali elettriche colpite con bombe alla grafite, tutti le centrali di acqua delle città, tutti i ponti, anche i ponticelli dei viottoli di campagna, tutte le stazioni ferroviarie, tutti i nodi ferroviari, persino gli incroci stradali, tutto ciò che sembrava un capannone industriale persino i capannoni per l’allevamento dei maiali, tutto fu distrutto in 6 giorni di bombardamento… la Serbia cedette, e Milosevic si dimise.
Una risposta proporzionata, misurata, decisa ma moderata per “far capire”… comunica un messaggio di indeterminatezza morale, di debolezza che equivarrebbe solo ad agitare una bistecca insanguinata davanti a cani ringhiosi che acquisterebbero determinazione e sfrontatezza.
Io ho grossi dubbi sulla guerra: nonostante si mostrino i muscoli, nessuno vuole un conflitto su larga scala perchè non interessa a nessuno e perchè non ci sarebbero ne vincitori ne vinti: ma non perchè si debbano usare armi non convenzionali, ma perchè oggi le guerre, con la moderna tecnologia, non le vince nessuno a meno che non si opti per la classica invasione e massacri varii. Improbabile direi.
Come la vedo io? Qualcosa di vicino ad uno strato wahabita ma senza arrivare a nulla di concreto. In sintesi una guerriglia a lungo termine che sfianchi Assad ed il suo esercito: insomma, raggiungere l’obiettivo è impossibile per via della presenza russa, ma almeno in un modo o nell’altro gli Usa, i turchi ed i sauditi otterrebbero lo stesso risultato. Ci sarà allora solo da vedere quanto tempo Putin resisterà in termini di pazienza e, soprattutto, di spesa.
In tutto questo scenario ci può però essere la solita incognita imprevedibile che può cambiare tutto: il fattaccio tipo l’abbattimento dell’aereo russo. Ecco, un altro episodio analogo, o qualcosa di similmente grave da una parte o l’altra, potrebbe scatenare qualcosa che oggi non possiamo prevedere. Salvo comunque imprevisti, prevedo uno scenario di turbolenza continua ma non di tempesta.