Prefazione a cura di Saker: Kakaouskia è stato un collaboratore costante di questo blog e, quando ho capito che aveva esperienza diretta dei blindati occidentali e russi (in quanto ufficiale di carriera), gli ho chiesto di scrivere un breve “messa a confronto” fra i progetti di queste due scuole molto diverse di progettazione ed uso dei mezzi corazzati. Spero che troverete interessante questa iniziativa e, se così fosse, potrei cercare di pubblicare altre analisi comparative, magari per aerei da combattimento e sommergibili (essendo queste due categorie di mezzi, secondo me, quelle dove le differenze dei concetti progettuali sono più marcate). Fatemi sapere se la cosa vi interessa.
Un grosso GRAZIE a Kakaousia per il suo tempo e il suo lavoro.
The Saker
Saluti alla comunità del Saker e ai suoi lettori.
Come richiestomi dal Saker, vi farò omaggio di un breve confronto fra i mezzi corazzati russi ed occidentali. L’articolo si focalizzerà sulle due più importanti scuole di progettazione di carri armati e veicoli blindati: quelle russa e quella occidentale (di quest’ultima i due principali esponenti sono Germania e Stati Uniti). Non entrerò in gran dettaglio tecnico, dal momento che le comparazioni metallurgiche da sole basterebbero come argomento per un articolo. Non prenderò in considerazione nemmeno la famiglia dei T-14 Armata, dal momento che, per ora, di questi veicoli si conosce molto poco.
Che cos’è un carro armato da combattimento (MBT) e che cos’è un veicolo da combattimento della fanteria (IFV)?
Per dirla in breve, un MBT e un IFV sono sistemi d’arma a diverso grado di complessità. La ragione per cui uso le parole “sistemi d’arma” è dovuta al fatto che, affinché questi mezzi possano funzionare al meglio, occorre che tutto un insieme di uomini e componentistica lavori in stretta coordinazione, di solito in operazioni combinate (è come confrontare un fucile d’assalto con una pistola).
Lo scopo principale di un MBT è quello di fornire potenza di fuoco e supporto alla fanteria a medio raggio (circa 5 km), con tiro diretto. Lo scopo di un IFV è quello di trasportare la fanteria in modo protetto e rimanere sul posto per sostenerla nel combattimento. Infatti gli MBT non dovrebbero MAI entrare nelle città a meno che non sia assolutamente necessario e SEMPRE col supporto della fanteria: ricordate che cosa è successo alle colonne corazzate russe a Grozny.
Il video sottostante, girato in Siria, vi fa vedere la follia di muoversi in un contesto urbano senza copertura:
Filosofia della battaglia
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e la formazione della NATO e del Patto di Varsavia, furono sviluppate due distinte filosofie sull’impiego dei mezzi corazzati. Queste filosofie hanno giocato un ruolo fondamentale sulla progettazione degli MBT e degli IFV fino all’inizio del 2000 e dopo la Seconda Guerra del Golfo.
La dottrina della NATO era quella di dover difendere la linea del fronte contro forze numericamente superiori, per cui fu data maggiore importanza alla corazzatura e all’ergonomia. La NATO riteneva che MBT e IFV avrebbero operato sotto pesante copertura aerea e di artiglieria, con il probabile uso di atomiche tattiche lanciate allo scopo di assottigliare le fila dei Sovietici. Si supponeva di utilizzare le riserve per riempire i vuoti o approfittare di possibili brecce per un contrattacco.
Dall’altra parte, la filosofia sovietica era quella di “spianare in campo di battaglia di almeno 3 miglia usando l’artiglieria, e poi scatenare centinaia di mezzi corazzati nelle pianure dell’Europa Orientale e non fermarsi per nessuna ragione”, come dicevano con molta eloquenza tutti gli ufficiali russi con cui avevo modo di parlare. L’idea era quella di scavalcare velocemente le difese della NATO e arrivare subito in prossimità delle sue linee per ridurre l’efficacia del supporto aereo; a questo proposito le riserve avrebbero dovuto essere usate per sostenere le unità che fossero riuscite a sfondare, e non quelle in fase di stallo (la dottrina militare russa accetta il fatto che non ci può essere una guerra senza perdite).
Le due scuole di progettazione di mezzi corazzati
Queste due filosofie sono per l’appunto visibili nei progetti dell’epoca: l’M-48, l’M-60, l’M-1 sono carri armati enormi, tanto quanto gli IFV M2/M3. (IFV e MBT devono essere similari, dal momento che devono operare insieme e devono stare al passo l’uno con l’altro). I Tedeschi con i loro MBT Leopard 1 e Leopard 2 e l’IFV Marder, tenendo in maggior considerazione la mobilità, si collocano nel mezzo; in ogni caso anche questi mezzi sono troppo pesanti.
Le caratteristiche generali di tutti quelli sopramenzionati sono: grande peso (necessità di maggior corazzatura), pezzo da 105mm. (i primi modelli) fino a 120mm. (gli ultimi modelli), mitragliatrice principale (25mm. – 30mm. per gli IFV), con rispettivamente 12.7mm. e 7.62mm. mitragliatrici secondarie. Infatti l’M-48 e sopratutto l’M-60 sono così alti che è difficile nasconderli dietro i rilievi del terreno (anche se l’M-1 è un po’ più affusolato). L’equipaggio standard è di 4 uomini per gli MBT (pilota, comandante, cannoniere e caricatore) e di 3 per gli IFV (pilota, comandante, cannoniere). Nella progettazione della torretta dei carri occidentali si è passati dalla bolla ovale (M-48, M-60) agli angoli acuti (M1, Leopard 2).
Per contro, i carri russi sono più piccoli in tutte le dimensioni e questo è dovuto alla maggior richiesta di mobilità e al fatto che tutti sono dotati di caricamento automatico. Questo riduce l’equipaggio a 3 persone (pilota, comandante e cannoniere). Dal T-64 in poi, l’armamento dei carri russi è rimasto grosso modo lo stesso: pezzo principale da 125mm., mitragliatrici NSVT da 12.5 mm. e PKT da 7.62mm.; ogni generazione con migliorie rispetto alla precedente. Le torrette sono passate dalla forma circolare semplice (T-62) alla forma circolare a bordo affilato (T-90), fino ad arrivare a quella ad angoli acuti (T-14).
L’M1A2 confrontato con il T-80. Per le loro ridotte, dimensioni, i carri russi utilizzano meglio la copertura ambientale.
Carri sauditi contro gli Houthi nello Yemen. Guardate come è facile localizzare sullo sfondo un M-60 mentre “si nasconde” e, di nuovo, la follia di operare senza la fanteria. L’altro carro nel video è un AMX30B2 di costruzione francese, usato dai sauditi.
T-90 versus Leopard 2, versus Abrams. Notate la differenza nella progettazione delle torrette
FONTE
Comparazione frontale di MBT moderni. Dal Leopard 2A5 in poi la torretta è stata completamente ridisegnata.
FONTE
Specifiche dei moderni MBT
FONTE
Contrariamente alle loro controparti occidentali, i BMP (IFV sovietici) hanno come armamento principale mitragliere di calibro maggiore (arrivano fino a 100mm. sui BMP3) con le 7.62mm. e 30mm. come armamento secondario. La maggior potenza di fuoco è dovuta al fatto che questi IFV dovrebbero combattere assieme alla fanteria; infatti l’BMP3 è unico nel suo genere perché l’insieme delle sue armi può sparare con un’elevazione di +60°. Questo per poter ingaggiare qualcuno con un RPG in mano che dovesse improvvisamente affacciarsi da un balcone sopra di voi. Il lato negativo di avere armi di grosso calibro è che c’è bisogno approvvigionare un quantitativo extra di munizioni.
E allora, qual’è il migliore?
C’è un modo di dire alla scuola per carristi: il carrarmato migliore è quello con l’equipaggio migliore. Questo è stato dimostrato più volte in battaglia. Consiglio i lettori di fare una veloce ricerca su Michael Wittman e su quello che successe nella battaglia di Villers-Bocage, il 13 giugno 1944. Questo giorno è conosciuto dai carristi come “il giorno del Tigre”. La Russia organizza tutti gli anni una gara di biathlon per carriarmati chè dà una buona indicazione sul livello di preparazione dell’equipaggio in alcune aree di competenza, come pilotaggio, procedure di caricamento ecc. (ma non riparazioni sul campo, p.e.). Inoltre può mostrare le differenti tattiche usate nei comuni “problemi” carristici (p.e. lo sparare da fermi, che aumenta l’accuratezza del tiro ma rende il carro un facile bersaglio, contro i vantaggi del tiro in movimento).
Generalmente, parlando di vulnerabilità, è il retro del veicolo la parte più debole, subito dopo viene la parte superiore della torretta (da qui l’esistenza degli A-10 e dei SU-25), poi i lati e infine la parte frontale. Un altro detto della scuola per carristi: non mostrare il culo al nemico o sei fregato.
Gli MTB occidentali hanno una protezione appena migliore e, fino all’introduzione del visore a infrarossi Catherine FC della Thales nel T-90 (che può essere montato anche sul T-80), avevano goduto di una capacità di combattimento notturna decisamente superiore. Per ragioni sconosciute, fino a che la Russia non cooperò con la Francia per la realizzazione delle termocamere della serie Catherine, combattere di notte in un carro russo era considerato un suicidio.
In termini di munizionamento, entrambe le parti sono più o meno sullo stesso piano, con proiettili che, allo stato dell’arte, a 5km. garantiscono al 100% la neutralizzazione del bersaglio. I proiettili russi da 125mm. sono in due parti (propellente e granata) mentre quelli NATO da 120mm. sono in pezzo unico in modo che il caricatore possa lavorare più in fretta. I carri russi qui hanno un piccolo vantaggio, dal momento che l’autocaricatore può sostenere un rateo costante di fuoco, mentre un caricatore umano a un certo punto comincerà a sentire la fatica. I progettisti russi hanno anche inventato una modifica per le loro cartucce da 7.62mm. e 12.7mm. Dal momento che questi calibri vengono usati sia dalla NATO che dalla Russia, le mitragliatrici russe possono usare il munizionamento NATO, mentre, grazie a questa particolare modifica, le mitragliatrici NATO non possono usare quello russo, dando così un piccolo vantaggio logistico alle forze corazzate russe.
I cannoni russi possono sparare anche missili guidati, anche se la loro reale utilità sul campo di battaglia è ancora dibattuta, dal momento che il veicolo lanciante deve mantenere il bersaglio agganciato (e quindi rimanere immobile) fino all’impatto del missile. Anche se in teoria un BMP3 potrebbe distruggere un Leopard 2, in pratica è difficile che questo succeda. Considerate che il più avanzato ATGM (missile anticarro guidato) che può sparare un BPM3 è il 9M117M1, che ha una gittata massima di 5,5 km. Comunque l’acquisizione del bersaglio si fa di solito a 5 km. e, per poter sparare un missile a guida laser (SACLOS, semi-automatic command to line of sight, guida semi-automatica in linea visuale), bisogna essere fermi e avere una chiara visuale del bersaglio e questo significa che si può essere visti anche dal nemico. Ora, gli ATGM sono veloci, ma anche il più veloce ha bisogno di almeno 10 secondi per arrivare alla massima distanza. D’altro canto, un proiettile perforante (APFSDS) sparato da un L44 (il cannone usato negli M1 e nei Leopard 2) o da un L55 (il cannone riammodernato del Leopard 2) viaggia a qualcosa come 1500/2000 m/s (dipende dalla temperatura, dal vento, dal tipo di cannone e da un sacco di altri fattori). Perciò il cannoniere del carro, se localizza il BMP3 abbastanza in fretta, può acquisire il bersaglio (1,5 secondi) e sparare un colpo che avrà bisogno di soli 3 secondi per arrivare a segno. Anche se l’energia cinetica del proiettile diminuisce con la distanza, la corazzatura del BMP3 non basta a fermare un proiettile perforante moderno. I missili a guida laser hanno poi la caratteristica di mancare il bersaglio se l’aggancio del laser viene perso anche per un solo secondo (la stessa cosa vale per i missili filoguidati come il MILAN e il TOW, danneggia o taglia il filo, e sono persi).
D’altro canto, i cannoni da 25mm. e 30mm. montati sui Bradley e sui Marder non hanno nessuna speranza di distruggere un T-80 o un T-90, per non parlare di un T-14 Armata, in uno scontro frontale e questo è il motivo per cui sono dotati di lanciamissili, che però hanno le stesse limitazioni di quelli dei BMP3. Di solito i cannoni di questi IFV sono usati per cercare di colpire i gruppi ottici dei sistemi di puntamento, nel tentativo di accecare il carro nemico (senza ottiche di mira non si spara) durante la fuga. In teoria, un fuoco di sbarramento da 30mm. potrebbe distruggere un carro, però solo se diretto contro le parti più vulnerabili (quelle posteriori) a distanza ravvicinata (meno di 1 km.). Questa è una cosa che nessun comandante di IFV sano di mente farebbe mai.
Dal momento che l’BPM3 può resistere ai proiettili da 30mm. solo nel lato anteriore, la Russia ha rafforzato i T-15 e i Kurganet-25 rimpiazzando il cannone da 100mm. con il lanciatore Kornet-EM, che si dice abbia una gittata di 8 km., dando così la possibilità di ingaggiare anche carriarmati.
Il ogni caso gli ATGM sono un’arma potente nelle mani della fanteria, dal momento che il lanciatore è un bersaglio molto più piccolo di un veicolo e si può nascondere molto più facilmente. Con una preparazione adeguata, che insegni sopratutto quando sparare, a che cosa e in che punto del bersaglio mirare, una squadra con gli ATGM può essere devastante, come è stato sperimentato dai Merkava IV in Libano. Si dice che gli Stati Uniti abbiano perso un certo numero di M1 in Iraq a causa di soldati armati con i classici lanciatori-RPG, equipaggiati però con missili anticarro cinesi di ultima generazione. Si pensa che i miliziani si avvicinassero agli M1 sfruttando le caratteristiche del terreno e poi sparassero da distanza ravvicinata (meno di 150 m.) nella parte posteriore dell’Abrams per metterlo fuori combattimento.
Attualmente, all’interno della torretta, i carri NATO sono generalmente più ergonomici e hanno più elettronica di quelli russi. Si potrebbe quasi dire, a confronto, che la torretta del T-80 è spartana. Una volta che il sistema di controllo del fuoco si è attivato, il cannoniere del T-80 può manovrare la torretta, caricare i proiettili e fare fuoco con ogni arma usando in totale 2 leve e 5 pulsanti.
Dal momento che i Russi erano ben consci che la NATO non avrebbe esitato ad usare le atomiche tattiche nell’Europa dell’est, i loro carri sono progettati per poter operare in un ambiente altamente radioattivo e in presenza di interferenze elettromagnetiche. Il sistema di navigazione del T-80 ha infatti esattamente ZERO componenti elettronici. Un’altra differenza interna è il meccanismo di sparo. I carri occidentali di solito usano un sistema elettrico per lo sparo del cannone principale (non sono sicuro per l’M1AX e il Leopard 2), mentre quelli russi utilizzano due sistemi diversi, uno elettrico e uno meccanico come riserva. Dalle esperienze fatte, un cannoniere esperto impiega circa un secondo per passare dal sistema elettrico a quello meccanico.
I Russi hanno anche la capacità di paracadutare i loro IFV. Mentre un Bradley pesa 27.6 tonnellate e un Marder 1A5 37.4 tonnellate, un BMP3 ne pesa solo 18.7. Questo consente la tattica altamente rischiosa (ma efficace se eseguita correttamente) di paracadutare i BMP3 con la fanteria all’interno del veicolo. Inoltre, tutti gli IFV russi hanno la capacità di attraversare laghi e fiumi con poca o nessuna preparazione preliminare (per fare questo il BMP3 usa gli idrogetti).
Un vantaggio decisivo per i MBT russi è costituito dall’uso dei sistemi di protezione attiva, a partire dal T-80. Il primo di questi sistemi è stato lo Shtora, montato per la prima volta sul T-80. E’ costituito da una combinazione di sensori, disturbatori e fumogeni speciali che hanno la funzione di confondere e deviare i missili anticarro in arrivo (come il MILAN e il TOW) o far perdere al cannoniere/lanciatore nemico la vista del bersaglio quel tanto che basta per sfuggire. Il sistema però richiede un addestramento approfondito per essere efficace. Sistemi più moderni hanno un grado maggiore di automazione e possono utilizzare sistemi di distruzione effettiva dei missili in arrivo. Anche se le nazioni occidentali hanno sviluppato sistemi simili, il loro uso è praticamente sconosciuto nei carri della NATO.
Per quanto riguarda la propulsione, la maggior parte dei carri russi e NATO impiega, giustamente, motori diesel e tutti hanno un range di prestazioni più o meno similare. Le uniche eccezioni sono il T-80 e l’M1 che usano turbine a gas multi-combustibile (piccoli motori jet). Dal mio punto di vista questo è un errore perché questi motori hanno una manutenzione molto più complicata e i meccanici devono pensare in termini di ore di utilizzo piuttosto che di chilometraggio. Inoltre i motori a turbina hanno un consumo maggiore quando girano al minimo e, in un campo di battaglia, il combustibile avio Jet-A1 è molto più difficile da reperire rispetto al gasolio. Certo, questo è un motore multi-combustibile ma l’esperienza del T-80 ha dimostrato che ci possono essere molti problemi se il carburante è sporco. Così il T-90 e l’Armata usano motori diesel. Infine, se un MBT deve prestare servizio per 20 o 30 anni, è logico pensare che dovrà subire delle modifiche alla corazzatura o altri interventi che ne aumenteranno il peso. Ne consegue che il motore deve essere in grado di essere modificato insieme a tutto il resto, in modo che vengano mantenute le caratteristiche cinematiche del mezzo (anche se più peso vuol dire maggior potenza da parte del motore, quindi una nuova scatola del cambio per gestire la potenza e a questo punto è arrivato il momento di progettare un carro nuovo).
Video:Un T-72 siriano intrappolato in una via cittadina. Interessante il numero di colpi che questo T-72 riesce ad incassare.
Video: un raro e interessante documentario di materiale russo in combattimento con sottotitoli in inglese. Dal min. 3,55 in poi c’è un’intervista ad un carrista russo durante i combattimenti a Grozny nel 1996.
*****
Articolo di Kakaouskia pubblicato su Thesaker.is il 20 ottobre 2015
Tradotto in italiano da Mario per Sakeritaia.it
Caspita se interessano questi articoli!
Spero vivamente di poter leggere quanto prima altri tipi di comparazione.
Grazie.
magari poterne leggere più spesso di articoli così!
Grazie per la spiegazione! Non me ne intendo di armi ma trovo, specialmente di questi tempo , almeno conoscere cosa c’è in campo! Spero che i russi siano superiori agli yankee e agli europei…la nostra libertà e sopravvivenza dipende da loro, a par mio…l’ occidente sta per venira distrutto dalla massoneri a sionista americana.
Grazie, spero di leggerti ancora!!
Beniamino
Allora,ben venga una iniziativa del genere,sono totalmente d’accordo in quanto essendo appassionato dell’argomento storia militare,strategia militare e storia e tecnica degli armamenti,da almeno 50 anni,ne sarei entusiasta,però visto che a >pensar male si fa peccato ma ci si azzecca quasi sempre>vorrei essere sicuro dell’imparzialità degli autori degli articoli in divenire,quindi si potrebbe usare il metodo dei testi librari più seri,usando ovviamente l’anonimato degli autori se lo desiderano:
1)Mettendo in principio le qualifiche ed il background dell’autore(ovviamente x evitare equivoci o cadute di stile o peggio propaganda spicciola)
2)mettendo anche le fonti dalle quali sono tratte sia le notizie che i dati descritti negli articoli,ovviamente se
pubblicamente disponibili,se no sarebbe sufficiente mettere fonte riservata od ignota,con dato da verificare.
un saluto
Alexfaro