È risaputo che la cooperazione militare e tecnica è un segno della grande fiducia e dei forti legami tra le due sfere e, secondariamente, è un modo per rafforzare ulteriormente i legami bilaterali. Il lato economico della cooperazione è solo una parte, ma è importante perché il commercio di armi è un settore ad alta tecnologia dell’economia, che porta profitti significativi per le persone coinvolte. C’è anche un aspetto strategico del partenariato per la Difesa: un paese che acquista armi e attrezzature militari, da un altro difficilmente si rivolterà contro il proprio fornitore e si cimenterà contro di lui.
Secondo alcune fonti, i paesi esportatori di armi a volte producono deliberatamente modelli di esportazione di qualità leggermente inferiore rispetto alle armi che producono per loro stessi, il che riduce anche le probabilità di vittoria del paese importatore in caso di conflitto tra di loro. Inoltre, le moderne armi ad alta tecnologia – sistemi di combattimento antiaereo, una varietà di “missili intelligenti”, ecc. – sono specificamente programmate in modo che a volte è semplicemente impossibile mettere il paese esportatore nel mirino. Va anche notato che sono state avanzate varie teorie fantasiose che affermano che il produttore può utilizzare un software speciale per continuare a controllare a distanza le apparecchiature che sono già state consegnate all’acquirente.
È una storia incredibile, ma questi sono i tipi di sospetti che hanno sostenuto una campagna monumentale che ha guadagnato slancio nel 2018. Gli Stati Uniti e i loro alleati – Regno Unito, Canada, Australia, Nuova Zelanda e Giappone – si sono uniti contro le società cinesi Huawei e ZTE, i maggiori fornitori al mondo di apparecchiature per telecomunicazioni. L’Occidente ha annunciato che l’uso di apparecchiature cinesi nelle sue reti di comunicazione rappresenterebbe una minaccia per la sicurezza nazionale, aprendo la porta all’intelligence cinese. Questo è stato seguito da un divieto di importazione e installazione di apparecchiature Huawei e ZTE sul territorio di questi paesi occidentali, e di quelli dei loro alleati.
In ogni caso, la firma di un accordo bilaterale per l’acquisto di armi è un modo unico per garantire il mantenimento di relazioni amichevoli. In un certo senso, i fornitori stabiliscono una sfera di influenza nei paesi importatori di armi. Questo è esattamente il motivo per cui gli stati con un’industria delle armi sviluppata mirano sempre all’autosufficienza, producendo le proprie armi e attrezzature militari, ed è esattamente il motivo per cui i due maggiori produttori ed esportatori di armi – USA e Russia – stanno investendo molta energia nella competizione per mercati in altri paesi, e sono molto interessati a firmare accordi con stati che sono in qualche modo collegati ai loro interessi strategici. La Russia si assicura che gli stati che hanno un ruolo da svolgere nel garantire la sicurezza dei propri confini, come la Cina e i paesi dell’Asia centrale, comprino armi russe. Fin dal periodo della Guerra Fredda tra Unione Sovietica e Stati Uniti, le armi russe sono state fornite anche nelle regioni in cui c’era una competizione tra Russia e America: il Medio Oriente, il Sudest asiatico, l’America Latina e l’Africa. Un totale di circa 50 paesi acquistano le loro attrezzature militari dalla Russia.
L’unica agenzia di intermediazione statale della Russia impegnata nella vendita di armi all’estero – Rosoboronexport – ha fatto bene negli ultimi tempi. Secondo i rapporti disponibili, dall’inizio di novembre 2018, Rosoboronexport ha firmato più di mille contratti per un valore di circa 20 miliardi di dollari. Le operazioni di maggior rilievo includevano un contratto da cinque miliardi con l’India nell’ottobre 2018 per la fornitura di un lotto di sistemi missilistici per la difesa aerea S-400, nonché accordi per la consegna degli stessi sistemi missilistici a Cina e Turchia, rispettivamente nel 2015 e nel 2017. Vale la pena notare che tutti questi accordi si sono svolti senza temere la minaccia delle sanzioni americane.
Per tutto il 2018, gli Stati Uniti hanno ripetutamente affermato che è possibile agire contro i paesi che acquistano sistemi missilistici S-400 in conformità con il loro Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act, adottato nell’agosto 2017. Mentre Washington sta ancora cercando di ostacolare la Turchia e l’India, che sono considerate alleate americane, mentre sono state imposte sanzioni contro la Cina nel settembre 2018, che ora è bloccata in una guerra commerciale con l’America. Gli Stati Uniti hanno impedito al Dipartimento di Sviluppo degli Equipaggiamenti della Commissione Militare Centrale cinese di richiedere licenze di esportazione nelle giurisdizioni statunitensi, gli hanno negato la fornitura di attrezzature americane e hanno privato l’organizzazione dell’accesso al sistema finanziario statunitense. Nonostante tutto ciò, Cina, India e Turchia hanno acquisito i sistemi missilistici S-400 e intendono continuare la loro collaborazione con la Russia. Ciò non solo suggerirebbe che il sistema missilistico russo per la difesa aerea sia di alta qualità e con caratteristiche sofisticate, ma in considerazione di come si sono svolti gli accordi, indica anche il particolare allineamento che i tre stati hanno sulla politica estera. Mentre la Cina è stata per anni uno dei principali concorrenti degli Stati Uniti, la Turchia solo recentemente ha inasprito le relazioni con Washington, cercando di uscire dalla custodia del suo partner della NATO. L’India, nel frattempo, mantiene relazioni sia con la Russia che con gli Stati Uniti e acquista armi da entrambi i paesi, ma nel 2018 si è verificato un notevole spostamento verso la Russia.
Nel dicembre 2018, la Cina ha condotto i suoi primi test sui sistemi S-400 ricevuti dalla Russia, ed è soddisfatta dei risultati; la Cina ha dichiarato che il complesso è pienamente coerente con tutte le caratteristiche elencate nel materiale promozionale.
All’inizio del 2019 le tecnologie di difesa russe hanno continuato a prendere d’assalto il mercato della Difesa globale. Le delegazioni dalla Russia hanno fatto un passo positivo per la tecnologia d’avanguardia dell’industria della difesa in diverse fiere internazionali. A gennaio, specialisti di Rosoboronexport e del Servizio Federale di Cooperazione Tecnico-Militare della Russia hanno visitato l’International Security and Defense Exhibition Shield Africa 2019 (Abidjan, Costa d’Avorio). Questa non è la mostra più grande o costosa, ma gli esperti possono vedere il suo notevole potenziale. Dato che alcuni stati africani si stanno sviluppando ad un ritmo rapido per affrontare la crescente minaccia rappresentata dal terrorismo, gli eserciti africani potrebbero presto aver bisogno di una maggiore quantità di armi di qualità superiore, e i fornitori di armi di tutto il mondo non vorranno perdere la possibilità di rifornirli.
Tuttavia, gli eventi che si sono dimostrati veramente significativi sono stati l’IDEX 2019 International Defence Exhibition & Conference (Abu Dhabi, Emirati Arabi Uniti) e Aero India 2019 (Bangalore, India). Entrambe le mostre hanno fornito importanti piattaforme per la firma di importanti accordi, in cui i maggiori produttori di prodotti per la difesa potevano competere tra loro. Le mostre si sono svolte quasi contemporaneamente: 17-21 febbraio e 20-24 febbraio 2019, rispettivamente. I rappresentanti dell’industria russa della Difesa e le relative strutture economiche hanno partecipato ad entrambi gli eventi come forti competitori di mercato.
I prodotti russi più interessanti all’IDEX 2019 sono stati il carro armato T-90MS, la serie AK-200 dei Kalashnikov (AK-12), i sistemi missilistici BUK-M3 Viking e Pantsir-ME (“Proiettile”) e il drone kamikaze KYB (“Cubo”) della Kalashnikov. Dopo la mostra, la Russia e gli Emirati Arabi Uniti hanno firmato contratti per un valore di 5,5 miliardi di dollari.
La Russia si è assicurata una serie di contratti del valore di circa 1 miliardo di dollari con aziende indiane all’Aero India 2019 – la mostra che si concentra principalmente sugli aerei militari – per localizzare la produzione di elicotteri russi in India. La data di inizio della produzione degli elicotteri rimane sconosciuta, ma all’inizio di marzo è stata aperta una fabbrica in India, dove verrà prodotta la mitragliatrice AK-200, che è stata presentata per la prima volta all’IDEX 2019.
Così, il 2019 ha avuto un avvio molto positivo per l’industria della Difesa russa e le esportazioni di armi. Tuttavia, l’industria russa non ha intenzione di riposare sugli allori: è ora impegnata a preparare il LIMA 2019, una delle più grandi fiere marittime e aerospaziali dell’Asia Pacifica, che si terrà in Malesia a fine marzo.
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Articolo di Dmitrij Bokarev pubblicato su New Eastern Outlook il 26 marzo 2019.
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.
Trovo significativo che a simboleggiare l’industria della difesa russa sia l’intramontabile BM-21 prodotto dal complesso militare industriale sovietico. Quel complesso, anche scientifico ed accademico, che la Russia post sovietica ha quasi totalmente perso, mandato a rotoli e ceduto anche a gruppi privati (chissà dove hanno preso i soldi i suddetti privati per comprare tali industrie…). Da quel che si può vedere sembrano molto abili dal punto di vista commerciale ma, a differenza degli USA che abbinano SEMPRE alle vendite un forte orientamento ai propri interessi strategici selezionando molto ACCURATAMENTE a chi vendere cosa la Russia liberista in preda alla più privata delle avidità non ha filtri di quel genere. Senza contare che in pratica qualsiasi sistema d’arma russo in un modo o nell’altro è stato acquisito e di conseguenza studiato dai suoi avversari cosa che però non è avvenuta al contrario. Per esempio i vari caccia MiG e Sukhoi (con elettronica e missili al seguito) sono nella disponibilità degli Occidentali che su alcuni addirittura ci volano ma, al contrario, la Russia non dispone certo nè di F-15, F-16 per non parlare di F-22 o F-35. La stessa cosa per i missili come per esempio i famosi S-400 allegramente forniti a Turchia ed Arabia Saudita o i motori dei missili venduti agli americani. E chissà cosa, in omaggio al mercato e al liberismo, vendono o hanno venduto all’Occidente ad ogni livello. Gli affari sono affari…probabilmente è per questo che ad Occidente non sembrano temerli molto.
beh, il filo del ragionamento potrebbe anche risultare giusto ma io non credo che i sistemi russi (che ormai anche i nemici considerano superiori) che vengono venduti fuori dalla Russia siano uguali in tutte le loro caratteristiche a quelli usati internamente dall’esercito russo.
Tutto mi fa invece pensare che nel caso dell’Ukronazia quei sistemi (seppur datati) siano invece uguali a quelli dell’esercito russo. E proprio da lì che potremmo avere qualche preoccupazione.
Inoltre sono sicuro che i sistemi venduti siano in qualche modo controllabili e forse anche disattivabili “da remoto” in caso vengano diretti verso la Russia.
A suo tempo l’URSS cedeva armamenti SOLO a Paesi amici o non allineati cioè non ostili e li cedeva in VERSIONI APPOSITE per l’estero che non mettessero a repentaglio la sicurezza dei sistemi analoghi utilizzati dalla FFAA sovietiche. In ogni caso non esportava MAI sistemi considerati di punta. L’unico criterio era quello della utilità strategica o diplomatica. Nel caso della attuale Russia che, non dimentichiamo, ha un impianto liberista come in Occidente pare vigano criteri diversi così si hanno esportazioni di sistemi avanzati anche in Paesi NATO come Turchia e Grecia o stretti alleati degli USA come l’Arabia Saudita. Ma gli stessi sistemi non vengono esportati in Paesi considerati “alleati” come la Siria o l’Iran. Inoltre per almeno un decennio abbondante dal crollo dell’URSS, ma forse anche dopo, la Russia come stato dissolto e conquistato consentiva libero accesso agli Occidentali a qualsiasi struttura ed impianto. Erano gli anni in cui il patrimonio industriale e statale veniva privatizzato cioè regalato agli Occidentali o agli amichetti degli Occidentali con annessa eliminazione di chi non era allineato col nuovo corso.
Visto quanto sopra e considerato che la classe dirigente eltsinana, liberista filo occidentale impiantata in quegli anni anche a bassi livelli non risulta mai essere stata sostituita c’è da pensare che l’Occidente conosca tutto quello che c’è da sapere in materia e ne sia costantemente e perfettamente aggiornato. In ogni caso vista la singolare politica che sta conducendo si può supporre ciò non interessi affatto alla Russia affaccendata in altre cose.
Al momento della dissoluzione dell’URSS e della separazione in Stati Indipendenti i nuovi stati avevano in dotazione le stesse armi delle FFAA Sovietiche (a parte i sistemi strategici che rimasero assegnati alla Russia) però poi negli anni successivi alcuni di questi Stati (principalmente Russia, Ucraina e Bielorussia) li hanno aggiornati quindi ora entro certi limiti hanno capacità diverse.