L’alleanza militare USA-NATO non è esattamente una barzelletta. È fin troppo costosa e disastrosamente inefficiente per essere vista come qualcosa del genere. Ma le anomalie e le assurdità di questo raggruppamento incredibilmente imperfetto sono tali da attrarre di tanto in tanto una smorfia di astiosa ilarità.

La spesa per la gestione della macchina USA-NATO è colossale. Non solo di recente ha aperto il suo nuovo enorme e scintillante palazzo di lusso a Bruxelles (molto in sordina, perché non voleva attirare l’attenzione sull’enorme sforamento sui costi di 1,5 miliardi di dollari), ma impone enormi tributi annuali alle sue 28 nazioni membro. Certamente gli USA ne pagano di gran lunga la maggior parte, ma tutti e 26 i paesi europei (anche il Canada paga troppo, ovviamente) possono a malapena permettersi quello che devono pagare. Non c’è dubbio che la NATO debba ballare al ritmo imposto dall’America, perché la sua intera esistenza dipende da quello che l’America fornisce in termini di denaro – la maggior parte del quale viene restituito con gli interessi grazie all’acquisto dei paesi NATO di armamentario americano.

L’alleanza USA-NATO ha fallito miseramente nella sua guerra in Afghanistan. Come afferma il suo sito web“La sua missione era permettere alle autorità afghane di fornire effettiva sicurezza in tutto il paese e assicurare che non sarebbe mai più diventato un porto sicuro per i terroristi”. Nel 2011, all’apice dei suoi balletti militari in quello sfortunato paese, aveva 140.000 soldati che combattevano contro poche migliaia di militanti. E ora, nel 2016, con l’“effettiva sicurezza” ormai lontana, viene riportato da Medici senza Frontiere (MSF; un’ammirevole organizzazione medica di beneficenza) che “La sicurezza per il popolo afghano si è inoltre deteriorata in grandi parti del paese, complicando ulteriormente la risposta umanitaria. I civili afghani sono più a rischio oggi che in qualsiasi periodo dall’inizio del dominio Talebano”.

Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU afferma che “La situazione della sicurezza in Afghanistan rimane in bilico, con i Talebani che hanno eseguito una gran quantità di attacchi a Kabul e in altre parti del paese ad inizio 2016, causando grandi perdite ai civili e alle forze di sicurezza”.

Una delle persone che hanno criticato la guerra della NATO, il Tenente Colonnello americano Daniel Davis, ha scritto che le sue possenti forze che si opponevano ai Talebani avevano:

“Carri armati; artiglieria, mortai, razzi avanzati, missili guidati di precisione e lanciarazzi trasportabili… una forza aerea assolutamente incontrastata composta dagli aerei da attacco al suolo più avanzati della NATO, caccia, bombardieri, aerei AWACS [Ovvero dotati di un sistema radar per la sorveglianza aerea e terrestre, NdT], aerei spia, aerei per l’intercettazione dei segnali, bombardieri B-1, elicotteri d’attacco, ed enormi aerei da trasporto per trasferire i nostri soldati e rifornimenti cruciali dove erano necessari… migliaia di droni senza pilota sia per la raccolta di informazioni che per il lancio di missili…”

E, come fa notare Davis, non riuscirono a battere “un mucchio di tizi vestiti con lenzuola e infradito” che non avevano un singolo bombardiere o drone o carro armato.

Poi arrivò l’altrettanto abissale caos in Libia, quando il 19 Marzo 2011, gli Stati Uniti condussero i paesi NATO in un blitz con attacchi aerei e missilistici contro il governo del Presidente Mu’ammar Gheddafi. Sottoposero la Libia a 9658 attacchi aerei e la ridussero ad una rovina economica. Poi, dopo l’omicidio del Presidente Gheddafi il 20 Ottobre 2011 (come disse divertita Hillary Clinton “Venimmo; vedemmo; morì”.), ci furono i festeggiamenti e gli USA e la NATO cessarono i loro bombardamenti.

Dopo il loro anno felice, il Sign. Ivo Daalder, il Rappresentante americano del Consiglio della NATO dal 2009 al 2013, e l’Ammiraglio James G. (“Zorbas”) Stavridis, il Comandante Supremo Alleato americano per l’Europa (ovvero il comandante militare della NATO), nello stesso periodo scrissero su Foreign Affairs nel 2012 che “L’operazione della NATO in Libia è stata giustamente acclamata come un intervento modello. L’alleanza ha risposto rapidamente ad una situazione in deterioramento che minacciava centinaia di migliaia di civili che si ribellavano contro un regime oppressivo. È riuscita a proteggere quei civili e, fondamentalmente, a fornire il tempo e lo spazio necessario affinché le forze locali rovesciassero Mu’ammar Gheddafi”. Quindi tutto sarebbe andato a meraviglia in Libia dopo l’“intervento modello” USA-NATO che ha permesso ai ribelli di rovesciare e uccidere il Presidente.

Ma nel Febbraio 2016 l’ONU ha segnalato che in Libia “dal conflitto armato del 2011, migliaia di individui rimangono in carcere, la grande maggioranza senza che venga fatto alcun esame adatto del loro caso… i difensori dei diritti umani sono finiti nel mirino attraverso assassinii, tentati omicidi, rapimenti, minacce, messa sotto sorveglianza e assalti alle loro case e ai loro uffici… I giornalisti sono stati soggetti a uccisioni, minacce di morte, incarcerazioni arbitrarie e rapimenti”.

Come riporta Human Rights Watch, “I continui scontri armati hanno prodotto centinaia di migliaia di sfollati e hanno interrotto l’accesso ai servizi di base, inclusi carburante ed energia elettrica. Le forze impegnate nel conflitto sono colpevoli di detenzione arbitraria, tortura, uccisioni illegali… Inoltre, anche i gruppi che hanno giurato fedeltà al gruppo estremista Stato Islamico stanno uccidendo persone sommariamente nelle aree sotto il loro controllo”. E poi la crisi dei migranti in Europa è causata, come ci informa MSNBC, “dal grandissimo flusso dei moderni percorsi migratori africani attraverso un singolo paese – la Libia. Arrivando da sud, i migranti fuggono dalle vestigia di guerre che hanno lasciato in rovina intere nazioni… Alcuni arrivano per scelta, altri con la forza. Ma la Libia è il purgatorio dove la maggior parte dei migranti si prepara ad affrontare la mortale distesa del Mar Mediterraneo”. Grazie, USA e NATO, per il vostro “intervento modello”.

Il messaggio è che le azioni USA-NATO finiscono in un disastro militare, politico e sociale. In questi ultimi quindici anni non hanno raggiunto nulla se non la catastrofe nei paesi abbastanza sfortunati da aver ricevuto la loro attenzione militare.

Ma USA e NATO sono sempre pronti a cercare nuovi nemici, per giustificare la loro costosa esistenza, e la nazione sulla quale i loro leader ripongono le loro speranze è la Russia.

Il Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, parla di “intimidazioni russe verso i suoi vicini” e ha sollecitato la risposta della NATO alla minaccia inesistente con “il rafforzamento difensivo più intenso dal periodo della Guerra Fredda”. Dichiara che “Non cerchiamo il confronto con la Russia. Non cerchiamo una nuova Guerra Fredda” – ma poi appoggia le massicce manovre militari a comando USA lungo i confini della Russia. Aumenta il numero di truppe da basare permanentemente in paesi vicini ai confini della Russia perché si fa campione dell’intensificazione della “nostra presenza avanzata nella parte orientale della nostra alleanza”.

“Presenza avanzata”? – La definizione ufficiale americana di “presenza avanzata” è “il mantenimento di forze dispiegate o stazionate in profondità oltreoceano per dimostrare la risolutezza nazionale, rafforzare le alleanze, dissuadere potenziali avversari, e migliorare la capacità di rispondere rapidamente alle eventualità”. In altre parole – la preparazione alla guerra.

Il linguaggio oscuro del Sign. Stoltenberg potrebbe avere lo scopo di nascondere l’assembramento militare USA-NATO, ma almeno ci sono alcune voci sensate che fanno notare l’inutilità e i pericoli del confronto dell’alleanza. Il ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier ha avvertito che tutti questi bellicosi sfoggi militari attorno ai confini della Russia peggioreranno la sicurezza nazionale e ha consigliato “Quello che dovremmo fare è non far diventare infuocata la situazione col tintinnar di sciabole e la bellicosità. Chiunque creda che una simbolica parata di carri armati sul confine orientale dell’alleanza porterà sicurezza è in errore. Sarebbe saggio non creare pretesti per rinnovare un vecchio confronto”.

È rincuorante sentire osservazioni così equilibrate, e lui è stato seguito dal Generale Petr Pavel, Presidente del Comitato Militare della NATO, che è stato franco nel dichiarare che la presunta “aggressione della Russia non è in programma e nessuna valutazione dell’intelligence suggerisce una cosa del genere”.

Il problema è che la maggior parte del pubblico occidentale crede fermamente ci siano state davvero “valutazioni dell’intelligence” che affermino che la Russia pone una grave minaccia agli stati del Baltico e a molti altri ancora. I media occidentali sono pieni di avvertimenti, che variano dal ponderoso allo stridulo e al melodrammatico, riguardanti le supposte intenzioni russe di invadere i paesi che la circondano.

Come reso chiaro da due guardinghi realisti, non c’è nessuna minaccia, e le intenzioni bellicose dell’alleanza USA-NATO infiammano solo la situazione – cosa che intende fare. Ma questi barlumi di buonsenso non hanno alcun effetto, e l’escalation USA-NATO verso la guerra, continua.

*****
Articolo di Brian Cloughley pubblicato da Strategic Culture Foundation il 29 Giugno 2016
Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.it 

Condivisione: