Le nazioni senza possibilità di condurre la guerra delle informazioni nel 21° secolo sono come nazioni del 20° secolo senza esercito e marina. Sono indifese.

Prima dell’invenzione del volo umano, la guerra veniva combattuta in due dimensioni dagli eserciti e dalle marine sulla superficie del pianeta. Con l’introduzione dell’aereo nella guerra, venne aggiunta una nuova dimensione. Le nazioni che non riuscirono a costruire e ricostruire le loro aeronautiche si sarebbero ritrovate costantemente in svantaggio. Quelle nazioni che rimasero al passo avrebbero sfruttato la loro potenza aerea come chiave per le loro vittorie durante tutta la storia recente.

Oggi, indubbiamente, la guerra delle informazioni non è più una novità. È stata trasformata in un’arma dall’effetto devastante, capace di confondere, dividere e distruggere le nazioni in una dimensione che spesso la guerra convenzionale non può neanche raggiungere.

L’uso di internet e della guerra delle informazioni hanno raggiunto nuove vette durante la Primavera Araba. Le rivolte spontanee sono state a stento descritte come nei media occidentali, perché anni prima il Dipartimento di Stato americano, insieme ai giganti tecnologici Google e Facebook, hanno preparato eserciti di guerrieri dell’informazione per distruggere, dividere, confondere e conquistare lo spazio informativo delle rispettive nazioni che gli USA avevano messo nel mirino per il cambio di regime nel 2011.

Come un’aeronautica che entra in uno spazio aereo indifeso, le capacità di guerra informativa del Dipartimento di Stato americano hanno incontrato poca resistenza e hanno rapidamente conquistato e preso il controllo dello spazio informativo in Libia, Egitto, Tunisia e Siria. Solo l’immensa potenza militare convenzionale e politica della Siria e dell’Egitto hanno impedito che tragedie come quella che si è svolta in Libia si ripetessero altrove. Ma non si può negare che in tutta la regione la guerra delle informazioni sia stata trascurata, e sono stati concessi appoggi non necessari agli USA in un teatro di conflitto più grande.

Le vulnerabilità dello spazio informativo

Mentre internet e il suo uso nella guerra delle informazioni sono relativamente nuovi, la guerra delle informazioni non lo è. Gli USA e gli Inglesi prima di loro hanno passato decenni, e nel caso degli Inglesi secoli, ad investire in tutte le forme esistenti di media e al tempo stesso assicurarsi che la loro voce fosse la più forte se non l’unica voce ad essere ascoltata.

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Oggi gli USA, attraverso una miriade di organizzazioni non governative (ONG) si inseriscono in profondità nello spazio informativo di una nazione, e i media creano interi fronti con i quali trasmettere i loro messaggi.

Con borse di studio e programmi di formazione all’estero mirano ad attirare giovani giornalisti ambiziosi, per farli diventare indottrinati e affidabili mezzi di propaganda degli Stati Uniti e, preferibilmente, collaboratori degli interessi degli USA quando gli si presentano le opportunità.

In molte nazioni, in particolare nei paesi in via di sviluppo, i governi non prendono seriamente gli sviluppi nella tecnologia informativa, non riuscendo a riconoscere l’importanza di mantenere il controllo su di essa e di contrastare gli sforzi per cooptarla e usarla contro di loro. Le loro opinioni su come gestire i media sono molto spesso datate, e li lasciano particolarmente vulnerabili in tutta l’interezza del loro spazio informativo.

In queste nazioni, l’informazione dal punto di vista del governo è spesso disseminata attraverso comunicati stampa o emittenti possedute dal governo che hanno poca credibilità sia in patria che a livello internazionale.

Costruire difese migliori per lo spazio informativo

Difendere lo spazio informativo dipende dall’occuparlo completamente e prima di tutti. Questo significa rendere difficile se non impossibile per le nazioni straniere far partire e condurre operazioni mediatiche all’interno dei confini della nazione presa di mira.

Occupare il vostro spazio informativo: le relativamente recenti leggi sulle ONG della Russia costringono le organizzazioni finanziate dall’estero a registrarsi come agenti stranieri, e minano la loro legittimità semplicemente chiedendo la stessa trasparenza che queste organizzazioni pretendono, in modo malizioso, come mezzo per attaccare e indebolire un governo preso di mira.

Esponendo la natura finanziata dall’estero delle loro operazioni, rivelando in modo efficace le intenzioni maliziose e le motivazioni finanziarie, ostacolano e rendono difficile operare per le ONG, dando spazio ad un’opposizione legittima, indigena e, cosa più importante, costruttiva; le spinge fuori dallo spazio informativo di una nazione come un giardino ben organizzato elimina le erbacce.

Controllare e proiettarsi dal vostro spazio informativo: la russa Russia Today, la cinese CCTV, l’iraniana PressTV e la sudamericana TeleSUR sono tutti esempi di un altro modo per riempire e dominare lo spazio informativo.

Non solo queste organizzazioni giornalistiche coprono in modo adeguato le notizie delle loro rispettive nazioni, insieme ad una miriade di simili operazioni mediatiche gestite dallo stato, ma sono anche capaci di comunicare, appellarsi e persuadere spettatori ben al di fuori dei loro confini. È un modo per contrastare la propaganda europea e statunitense sia in patria che all’estero, bilanciando quella che per decenni è stata una guerra delle informazioni sbilanciata.

Dato che queste operazioni sono condotte come organizzazioni giornalistiche professionali, informate a livello internazionale e obiettive, con minima influenza evidente del governo, sono efficaci nell’attrarre pubblico dall’estero.

Per le nazioni gravemente carenti di tali organi di informazione, in particolare in Sud-est asiatico, Africa e Medio Oriente, le nazioni come la Russia e la Cina, che stanno già esportando capacità difensive di tipo più convenzionale, potrebbero prendere in considerazione l’esportazione di capacità difensive per lo spazio informativo.

Trascurare la guerra delle informazioni attira gli attacchi

Le nazioni che hanno abitualmente trascurato la guerra delle informazioni hanno attirato gli attacchi. Le nazioni con difese notoriamente deboli per i loro spazi informativi vengono spesso inondate da ONG straniere che li occupano e li controllano ad un livello tale che i governo sono costretti a capitolare di fronte a campagne di propaganda che in altri casi sarebbero facilmente contrastate.

Investire nella guerra delle informazioni non è più “facoltativo”, così come investire in una forza armata convenzionale addestrata ed equipaggiata in modo adatto. La realtà del 21° secolo è che le guerre non vengono più combattute solo su terra, cielo e mare. Vengono combattute anche nello spazio informativo, e il fallimento nel comprendere e difendersi di conseguenza da tali minacce è grave quanto lasciare indifesi i confini di una nazione, i suoi cieli incustoditi e le sue spiagge senza protezione.

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Articolo di Ulson Gunnar pubblicato da Land Destroyer Report e New Eastern Outlook il 29 Maggio 2016
Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.it

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