Una serata di rilassamento, combattuto tra rileggermi Cime Abissali di Zivov’ev oppure guardare e riguardare uomini con piedi con patate, mi viene voglia di presentarvi qualcosa del buon Aleksandr Aleksandrovich.
Aleksandr Aleksandrovich Zinov’ev nasce a Kostroma nel 1922, e diventa presto un filosofo di fama, ovviamente, dato che trattasi di una persona estremamente intelligente, diviene presto molto critico nei confronti del potere sovietico, e viene costretto all’esilio. Questo gli garantirà una fama immensa nell’occidente con i suoi libri, non sempre facilissimi da leggere, ahimè, molto diffusi in certi ambienti. Arriva la perestroika, la caduta del regime sovietico e Aleksandr torna in patria. Diventa subito un accanito sostenitore del nuovo governo di Putin, e pare che fosse lui l’ideologo dietro al Cremlino, non Dugin, come altri affermano. Improvvisamente i suoi libri spariscono dalla librerie occidentali, e nessuno sente parlare più di lui, miracolo della moderna democrazia, immagino.
Per fortuna altri sono ancora capaci di pensare, persino in Italia, e nel sito-amico Salvarimini presentano una lunga intervista al nostro Aleksandr, pubblicata nel 1999 da un giornale francese, badate bene, oltre sedici anni fa:
D.: Alexander Aleksandrovic, con quali sentimenti rientrate in Russia dopo un esilio così lungo?
R.: Con il sentimento di aver lasciato una potenza rispettata, forte, e con il timore di ritrovare un paese vinto, in rovina. A differenza di altri, io non avrei mai lasciato l’URSS se mi fosse stata lasciata la scelta. L’emigrazione è stata una vera punizione.
D.: Ma qui in Occidente siete stato accolto a braccia aperte!
R.: E’ vero… Ma malgrado l’accoglienza apparentemente trionfale e il successo mondiale dei miei libri, non mi sono mai sentito a casa mia qui…
D.: Dopo il crollo del sistema comunista, il sistema occidentale è diventato il vostro principale soggetto di studio? Perché?
Perché quello che avevo detto è successo: il crollo del comunismo si è trasformato nel crollo della Russia. La Russia e il comunismo formavano una sola ed unica cosa. [ricordiamo sempre, siamo nel 1999… n.d.r.]
D.: La lotta contro il comunismo era una copertura per una lotta contro la Russia?
R.: Assolutamente si. La catastrofe russa è stata voluta e programmata qui in Occidente. Lo dico perché per un periodo, in Occidente, sono stato un iniziato [oggi si direbbe “illuminato” n.d.r.]. Ho letto documenti, ho partecipato a studi che sotto la copertura di combattere un’ideologia preparavano la morte della Russia. E questo mi è diventato insopportabile fino al punto che non posso più vivere dalla parte di coloro che vogliono distruggere il mio paese e il mio popolo. L’Occidente non è qualcosa di estraneo per me, ma una potenza nemica.
D.: Siete diventato un patriota?
R.: Il patriottismo non mi riguarda, non è un mio problema. Ho ricevuto un’educazione internazionalista e le sono rimasto fedele. Non posso dire se amo o non amo i russi. Ma io appartengo a questo popolo e a questo paese. Ne faccio parte. I problemi attuali del mio popolo sono tali che non posso più continuare a contemplarli da lontano. La brutalità della mondializzazione mette in evidenza delle cose inaccettabili. I dissidenti sovietici però parlavano come se la loro patria fosse stata la democrazia e il loro popolo i diritti umani. Al “dissidente” il destino dei russi era indifferente.
D.: Adesso che questo modo di vedere è diventato quello dominante in Occidente, voi sembrate combatterlo. Non è contraddittorio?
R.: Durante la guerra fredda, la democrazia era un’arma diretta contro il comunismo, ma essa aveva il vantaggio di esistere. D’altronde oggi vediamo che l’epoca della guerra fredda è stata un punto culminante della storia dell’Occidente. Un benessere senza precedenti, uno straordinario progresso sociale, enormi scoperte scientifiche e tecniche, tutto c’era! Ma l’Occidente si modificava quasi impercettibilmente. La timida integrazione dei paesi sviluppati allora cominciava e costituiva le premesse della mondializzazione dell’economia e della globalizzazione del potere alle quali assistiamo oggi. Un’integrazione può essere generosa, positiva se essa risponde per esempio al desiderio legittimo delle nazioni di unirsi. Ma questa forma di integrazione è stata fin dall’inizio pensata in termini di strutture verticali, dominate da un potere sovranazionale. Senza il successo della controrivoluzione russa [quella di Gorbaciov n.d.r.], non sarebbe stato possibile lanciarsi verso la mondializzazione.
D.: Il ruolo di Gorbaciov, dunque, non è stato positivo?
R.: Io non penso in questi termini. Contrariamente all’idea comunemente accettata, il comunismo non è crollato per ragioni interne. La sua caduta è stata la più grande vittoria della storia dell’Occidente. Una vittoria colossale che, lo ripeto, ha permesso l’instaurazione di un potere planetario. Ma la fine del comunismo ha anche significato la fine della democrazia, la nostra epoca, oggi, non è solo post-comunista, ma è anche post-democratica. Noi oggi assistiamo all’instaurazione di un totalitarismo democratico, o se preferite all’instaurazione della democrazia totalitaria [NB: siamo sedici anni prima della vicenda greca! n.d.r.].
D.: Non è un po’ assurdo?
R.: Per niente. La democrazia sottintende il pluralismo e il pluralismo suppone l’opposizione di almeno due forze più o meno pari. Forze che si combattono ma che allo stesso tempo si influenzano a vicenda; c’era al tempo della guerra fredda, una democrazia mondiale, un pluralismo globale in seno al quale coabitavano e coesistevano il sistema capitalista e il sistema comunista, e pure una struttura più o meno viva come quella dei paesi non allineati. Il totalitarismo comunista era sensibile alle critiche che venivano dall’Occidente, il quale subiva allo stesso tempo l’influenza del comunismo attraverso l’esistenza dei partiti comunisti. Oggi noi viviamo in un mondo dominato da un’ unica ideologia, portata avanti dal partito unico mondialista, un fatto unico. La creazione di quest’ultimo è cominciata all’epoca della guerra fredda, quando delle strutture transnazionali si sono messe all’opera nelle forme più diverse: media, società bancarie, società commerciali… Nonostante i loro differenti settori di attività queste forze erano unite dalla loro natura sovranazionale. Con la caduta del comunismo, esse si sono ritrovate al comando del mondo. I paesi occidentali sono dunque dominatori, ma anche dominati perché perdono progressivamente la loro sovranità a favore di quella che io chiamo la “sovra-società” (supra-société). [oggi Krugman la chiama “super società”… n.d.r.]. Essa è costituita da imprese commerciali e non commerciali con una zona d’influenza che supera le nazioni. I paesi occidentali sono sottomessi come gli altri al controllo di queste strutture non nazionali… Ora la sovranità nazionale è una parte considerabile e costituente del pluralismo, dunque della democrazia in tutto il pianeta. L’integrazione europea che si svolge sotto i nostri occhi sta provocando la scomparsa del pluralismo in questo conglomerato, a favore di un potere sovranazionale.
D.: Ma voi non pensate che la Francia o la Germania continueranno ad essere dei paesi democratici? [la domanda è fatta da un francese…n.d.r.]
R.: I paesi occidentali hanno conosciuto una vera democrazia all’epoca della guerra fredda. I partiti politici avevano delle vere differenze ideologiche e dei programmi politici diversi. Gli organi di stampa avevano anche loro delle marcate differenze. Tutto questo influenzava la vita delle persone, contribuiva al loro benessere. Ora è tutto finito. Perché il capitalismo democratico e prospero, quello delle leggi sociali e delle garanzie sul lavoro, doveva molto alla minaccia comunista. Il grande attacco ai diritti sociali nell’Ovest è cominciato con la caduta del comunismo all’Est. Oggi i socialisti al potere nella maggior parte dei paesi europei svolgono una politica di smantellamento sociale di tutto ciò che c’era di giustamente socialista nei paesi capitalisti [e non aveva visto l’Italia del 2015! n.d.r.]. Non esistono più in Occidente delle forze politiche capaci di difendere gli umili. L’esistenza dei partiti politici è puramente formale. Le loro differenze spariscono ogni giorno. […] La democrazia tende a sparire dall’organizzazione sociale occidentale. Questa super-struttura non democratica dà gli ordini, sanziona, bombarda e affama. Anche Clinton [nel ’99 c’era lui…n.d.r..) si conforma ad essa. Il totalitarismo finanziario ha sottomesso i poteri politici. Il totalitarismo finanziario è freddo. Non conosce né la pietà né i sentimenti. Le dittature politiche fanno pena a confronto di questo totalitarismo. Una certa resistenza era possibile anche nelle più dure dittature, nessuna rivolta è possibile contro una banca.
D.: E la rivoluzione? E’ possibile una rivolta contro il super-potere?
R.:Il totalitarismo democratico e la dittatura finanziaria escludono la rivolta sociale. Perché? Perché riescono ad unire la più potente brutalità militare [detenuta dagli U.S.A. – n.d.r.] lo strangolamento finanziario planetario. Tutte le rivoluzioni hanno beneficiato del sostegno venuto dall’esterno, oggi è ormai impossibile vista l’assenza di paesi sovrani. In più la classe operaia è stata rimpiazzata dalla classe dei disoccupati, che sta in basso nella scala sociale. Ora che vuole un disoccupato? Un lavoro. Essi sono in una situazione totale di debolezza, contrariamente alla classe operaia del passato. Tutti i sistemi occidentali avevano un’ideologia. Quale è oggi l’ideologia di questa nuova società che voi chiamate post-democratica? Viviamo in un’epoca post-ideologica e in realtà la sovra-ideologia del mondo occidentale diffusa nel corso degli ultimi vent’anni è molto più forte dell’ideologia comunista o nazionalsocialista. Il cittadino occidentale è molto più inebetito di quanto non lo fosse il cittadino medio sovietico sotto la propaganda comunista. Nel campo ideologico l’idea conta meno che i meccanismi della sua diffusione. Ora la potenza della diffusione dei media occidentali è enorme [e soprattutto senza alcuna voce critica… n.d.r.] […] Basta che la decisione sia presa per stigmatizzare un Karadzic o un Milosevic e via, una macchina di propaganda planetaria si mette in marcia. Quando bisognerebbe giudicare i dirigenti occidentali per la violazione di tutte le regole dei diritti esistenti… La maggioranza dei cittadini occidentali è persuasa che la guerra contro la Serbia sia stata giusta. […] L’ideologia occidentale combina e fa convergere le idee in funzione dei suoi bisogni. Una di queste idee è che i valori e gli stili di vita occidentali sono superiori agli altri. Cercate di convincere un americano medio che la Russia [o la Grecia… n.d.r.] sta morendo. Non ci crederanno e continueranno ad affermare che i valori occidentali sono universali, applicando quindi uno dei vecchi principi del dogmatismo ideologico. I teorici, i media, i dirigenti sono persuasi di avere ragione e che l’uomo occidentale, portatore di questi valori, è un nuovo superuomo [naturalmente se fa parte delle elités…n.d.r.].
D.: Quale è l’idea madre di questa ideologia dominante in Occidente?
R.: È il mondialismo, la globalizzazione anche detta dominazione mondiale. E siccome questa idea è molto antipatica viene camuffata sotto il discorso più vago e generico di unificazione planetaria e di unificazione in un mondo integrato. È la vecchia maschera sovietica della “amicizia fra i popoli”, destinata a coprire l’espansionismo. In realtà, attualmente l’Occidente procede a un cambiamento della struttura su scala planetaria. Da un lato domina il mondo dalla testa ai piedi, dall’altro si organizza esso stesso in maniera verticale con un potere sovranazionale in cima alla piramide. Un governo mondiale? Se volete, sì, è così.
D.: Questo non è essere un po’ vittima della “teoria del complotto?”
R.: Ma quale complotto? Non c’è nessun complotto. Tutto avviene alla luce del sole. Il governo mondiale è diretto dai governanti delle strutture sovranazionali, commerciali, finanziarie e da altre conosciute da tutti. Secondo i miei calcoli più o meno 50 milioni di persone fanno già parte di questa sovra-società che dirige il mondo. Gli Stati Uniti ne sono la metropoli. Alcuni paesi dell’Europa occidentale e certi “draghi” asiatici la base. Gli altri sono dominati attraverso una durissima “gradazione” economico-finanziaria. Questa è la realtà. La propaganda dice che un governo mondiale, controllato da un parlamento mondiale sarebbe augurabile e che il mondo è una grande fratellanza. Questi non sono che dei nonsensi destinati alla popolazione. I totalitarismi del ventesimo secolo sono stati estremamente violenti. Non si può dire lo stesso della democrazia occidentale. Non sono i metodi ma i risultati che contano. I russi hanno perso venti milioni di persone e hanno avuto delle consistenti distruzioni combattendo la Germania nazista. Dopo la guerra fredda, senza bombe né cannoni, le sue perdite sono state su tutti i piani molto più consistenti: perdita di dieci anni nella speranza di vita, la mortalità infantile è catastrofica, due milioni di bambini non dormono a casa, cinque milioni di bambini in età di studio non vanno a scuola. Ci sono 12 milioni di tossicodipendenti recensiti. L’alcolismo è diffuso. Il 70% dei giovani non sono arruolabili al sevizio militare a causa del loro stato fisico. Sono queste le conseguenze dirette della sconfitta della guerra fredda, sconfitta seguita dall’occidentalizzazione. Se ciò continua la popolazione del paese scenderà a 50 milioni di abitanti, il totalitarismo democratico sorpasserà in violenza tutto quello che lo ha preceduto [ricordiamo sempre che l’intervista è del 1999…durante l’ultimo periodo di Elstin…n.d.r.].
D.: In violenza?
R.: La droga, la malnutrizione, l’AIDS sono più efficaci della violenza della guerra. L’Occidente ha inventato la guerra pacifica [ma che uccide milioni di persone… n.d.r.]. L’Iraq e la Jugoslavia sono due esempi di risposta sproporzionata e di punizione collettiva, che l’apparato di propaganda incarica di camuffare come guerre giuste. L’esercizio della violenza delle vittime contro se stesse è una tecnica precisa. La controrivoluzione russa del 1985 [salita al potere di Gorbaciov nel 1985 e conseguente Perestrojka n.d.r.] ne è un esempio. Ma facendo la guerra alla Jugoslavia, i paesi dell’Europa occidentale se la sono fatta a se stessi.
D.: Secondo voi la guerra contro la Serbia è stata una guerra contro l’Europa?
R.: Assolutamente si! Esistono in seno all’Europa delle forze capaci di agire contro l’Europa stessa. La Serbia è stata scelta perché essa resisteva al rullo compressore mondialista. La Russia può benissimo essere la prossima, prima della Cina [ripetiamo: siamo nel ‘99… n.d.r.].
D.: Non pensate che gli uomini e le donne possano avere delle opinioni, votare e sanzionare con il voto?
R.: Prima di tutto la gente già vota poco e continuerà a votare sempre di meno. Quanto all’opinione pubblica occidentale, essa è ormai condizionata dai media. Basta vedere l’approvazione di massa alla guerra in Kosovo. Dunque provate a pensare alla guerra di Spagna! I volontari arrivavano dal mondo intero per combattere da una parte come dall’altra. Vi ricordate della guerra in Vietnam? La gente è ormai così condizionata che non reagisce più se non nel senso voluto dall’apparato di propaganda. L’URSS e la Jugoslavia erano i paesi più multietnici al mondo e pertanto sono stati distrutti.
D.: Voi vedete un legame fra la distruzione di paesi multietnici da un lato e la propaganda per la multietnicità dall’altro?
R.: Il totalitarismo sovietico aveva creato una vera società multinazionale e multietnica. Sono le democrazie occidentali che hanno fatto degli sforzi disumani di propaganda, all’epoca della guerra fredda, per risvegliare i nazionalismi. Perché essi vedevano nella dissoluzione dell’URSS il miglior modo di distruggerla. Lo stesso meccanismo ha funzionato in Jugoslavia. La Germania ha sempre voluto la morte della Jugoslavia. Unita, essa avrebbe potuto essere molto più difficile da vincere. Il sistema occidentale consiste nel dividere per poter meglio imporre la propria legge a tutte le parti allo stesso tempo ed ergersi a giudice supremo. Non ci sono ragioni perché non possa essere applicato anche in Cina. Essa potrebbe essere divisa in decine di Stati [curioso: oggi, 2015, lo dice “Stratfor!” n.d.r.].
D.: Voi dite che la democrazia totalitaria è colonizzatrice. Per Marx, la colonizzazione era civilizzatrice, perché non lo potrebbe essere anche lei?
R.: Perché no in effetti? Ma non per tutto il mondo. Guardate il contributo dei russi! L’Occidente diffidava meno della potenza militare sovietica che del suo potenziale intellettuale, artistico e sportivo. Perché vedeva in esso una straordinaria vitalità. Ora questa è la prima cosa da distruggere nell’avversario. Ed è quello che è stato fatto. La scienza russa oggi dipende dai finanziamenti americani. E si trova in uno stato pietoso, perché questi ultimi non hanno alcun interesse a far lavorare i loro concorrenti. Preferiscono farli lavorare negli Stati Uniti. Il cinema sovietico è stato esso stesso distrutto e rimpiazzato dal cinema americano. Nella letteratura è la stessa cosa. La dominazione mondiale si esprime prima di tutto per i diktat intellettuali o culturali, se preferite. Ecco perché gli americani sono impegnati da decenni a far abbassare il livello culturale e intellettuale del mondo: vogliono sottometterlo al loro potere per poter esercitare i loro diktat [questo spiegherebbe oggi l’eccezionale indifferenza USA e dell’Europa alle distruzioni del patrimonio artistico operate in Medio Oriente dall’ISIS… n.d.r.].
D.: Ma questa dominazione assoluta non sarebbe, in ipotesi, un bene per l’umanità?
R.: Quelli che vivranno fra dieci generazioni potranno effettivamente dire se le cose sono state fatte per il bene dell’umanità, per il loro stesso bene [questo è l’unico punto in cui dissentiamo dallo Zinov’ev del 1999. Non ci vorranno dieci generazioni. Ne basteranno due n.d.r.]. Ma cosa ne è dei francesi o dei russi oggi? Possiamo gioire sapendo che il loro avvenire sarà quello degli indiani d’America? Il termine “umanità” è un’astrazione… Nella vita reale ci sono i russi, i cinesi, i francesi, i serbi, gli italiani… eccetera. Ora se le cose continuano come sono iniziate, i popoli che hanno fatto la nostra civilizzazione, e penso essenzialmente ai popoli latini, scompariranno. L’Europa occidentale è sommersa da una marea di stranieri e non è un caso. Non ne abbiamo ancora parlato ma questo non è stato il frutto del caso né il frutto di un movimento incontrollabile. Lo scopo è quello di creare una situazione simile a quella degli Stati Uniti. Sapere che l’umanità diventerà felice ma senza i francesi non dovrebbe rallegrare i francesi di oggi. Dopo tutto lasciare sulla nostra terra un numero limitato di gente che vivrebbe come in un paradiso potrebbe essere un progetto razionale. Essi penserebbero sicuramente che la felicità è il risultato del divenire storico. No, non è la vita che noi viviamo oggi.
D. Il sistema sovietico era inefficace. Le società totalitarie sono condannate all’inefficacia?
R.: Cos’è l’inefficacia? Cosa vuole dire “inefficacia?” Negli Stati Uniti le somme spese per dimagrire superano il budget della Russia e pertanto il numero degli obesi aumenta. E ci sono decine di esempi in questo senso.
D.: Possiamo dire che l’Occidente vive attualmente una radicalizzazione che porta i germi della sua propria distruzione?
[su questa domanda Zinov’ev dissente totalmente n.d.r.]. R: Il nazismo è stato distrutto in una guerra totale. Il sistema sovietico era giovane e vigoroso. Avrebbe continuato a vivere se non fosse stato combattuto dall’esterno. I sistemi sociali non si autodistruggono. Solo una forza esteriore può sconfiggere un sistema sociale, come solo un ostacolo può impedire a una palla di rotolare. Lo potrei dimostrare come si dimostra un teorema. Attualmente siamo stati sopraffatti da un paese che dispone di una superiorità economica e militare schiacciante. Il nuovo ordine mondiale vuole essere unipolare. Se il governo sovranazionale dovesse arrivare, senza avere alcun nemico esterno, tale sistema potrebbe esistere fino alla fine dei tempi. Un uomo solo potrebbe essere distrutto dalle sue proprie malattie. Ma un gruppo anche ristretto avrebbe la tendenza a sopravvivere, non fosse altro che per la riproduzione. Immaginatevi un sistema sociale composto da miliardi di individui! Le sue possibilità di far deperire e arrestare i fenomeni distruttori sarebbero infiniti. Il processo di uniformazione del mondo non può essere arrestato nell’avvenire prevedibile. Perché il totalitarismo democratico è l’ultima fase dell’evoluzione della società occidentale. Evoluzione incominciata con il Rinascimento.
Ricordate, parliamo del 1999, prima ancora della crisi del 2008, prima della Grecia, e del maledetto casino dell’Ucraina. Teorizzava già il governo dei freddi e logici burocrati non eletti e dell’arrivo “casuale” in Europa di immigrati poveri, incolti e disposti a fare qualsiasi lavoro per quasi niente dalle regioni povere del mondo. Un grande uomo, che ha avuto il coraggio a quasi ottanta anni di rivedere il suo sistema di pensiero e di compiere una brusca inversione a 180 gradi, teorizzando addirittura il post-comunismo.
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Articolo di Nuke The Whales, comparso su Liberticida il 22 luglio 2015
Veramente lungimirante questo Alexander Zinov’ev ! Del resto chi sa analizzare correttamente i fatti del presente non ha difficoltà a prevedere in che modo si svilupperanno nel futuro.
Tra i Russi e non solo Zinov’ev non è l’unico ad aver compreso troppo tardi i termini reali della questione … nella vita spesso è cosi: si apprezzano le cose (o i sistemi politico-sociali ad esso connessi) solamente dopo averli persi !
E’ una cosa molto umana ma nel caso di questa persona (davvero inteligente tra l’altro) è davvero ironico pensare che la storia lo ricorderà come uno dei più importanti esuli anticomunisti al tempo della Guerra Fredda per poi a frittata fatta ritrovarselo nei panni di una dei più accesi nostalgici dell’URSS e persino della figura di Stalin 🙂
Ma nessuno dovrebbe puntare il dito perchè in fondo errori li hanno commessi un po’ tutti, i dirigenti Sovietici con la loro stupida ottusità ma anche questi “dissidenti”, ora gli uni ora gli altri (anche se in modi e tempi diversi) hanno contribuito alla disintegrazione del loro Paese e di un sistema che nel bene o nel male ha garantito (anche allo stesso occidente) tutte quelle cose che ottimamente riconosce lo stesso Zinov’ev in questo articolo … per il resto tutti noi, inteso, come abitanti di questo malandato pianeta abbiamo perso molto, i Sovietici il loro paese ed il loro sistema sociale, noi la democrazia e i più elementari diritti sociali …
Non resta che ripartire, capendo dove si è sbagliato ma tenendo sempre ben presente la necessità di dover continuare a lottare per un mondo migliore…
Lottare per un mondo migliore? 🙂
Non è che ci si accorge tardi che i poteri cancellati erano migliori, è solo che il nuovo è sempre peggio, come in tutte le cose, chi specula vende sempre al rialzo novità sempre più schifose.
Il mondo poteva essere “migliore” da sempre, ma c’è chi vuole renderlo peggiore per dominare per sempre. E tutti lottano per ammazzarsi tra loro. Se non fosse tragico sarebbe comico.
Molto interessante. Non posso però non notare una teoria piuttosto discutibile, specie in bocca a un russo. A un tratto Zinov’ev afferma: ” Tutte le rivoluzioni hanno beneficiato del sostegno venuto dall’esterno” e ne esclude la possibilità per l’assenza di paesi sovrani. Come può non ricordare che il potere Sovietico, a partire dalla Rivoluzione d’Ottobre e durante gli anni della guerra civile, e poi, a guerra finita, fino agli anni ’30, ebbe tutto il mondo contro e nessun sostegno esterno? Questo sottointeso sembra legittimare il leitmotiv dei nazionalisti russi, che ancora oggi sostengono che io bolscevichi ebbero l’appoggio della Germania (salvo poi non spiegare perché la Germania, fino alla pace di Brest-Litovsk, ottenuta peraltro a condizioni durissime per via del comportamento irresponsabile di Trotskij, continuò ad attaccare e a strappare fette dei territori occidentali russi), e che dunque essi erano dei “traditori”. Teoria che oggi pare vada ancora di moda in certi ambienti russi, cionondimeno controrivoluzionaria. La storia la fanno i popoli, non i capi illuminati da dio o da altre entità metafisiche. Quale è la conseguenza dell’arroccarsi su questa teoria? Ridurre lo scontro fra l’imperialismo statunitense e altri aspiranti blocchi di potere a uno scontro fra entità organiche e non caratterizzate internamente da una società divisa in classi, per negare e delegittimare qualsiasi ipotesi rivoluzionaria. Esattamente la miopia degli sciovinisti socialdemocratici della seconda Internazionale che Lenin riuscì a sconfiggere nei fatti.
Sia ben chiaro, questa critica non afferisce al considerare l’autore una persona onesta e ciò che dice rispettabile. Solo, con estrema modestia, su questa questione la vedo diversamente.
Buongiorno Riccardo,
Non sta ovviamente a noi renderci interpreti del pensiero di Zinov’ev. Si potrebbe osservare che 1) Zinov’ev compie una osservazione generale più rivolta al futuro che al passato. Probabilmente sta pensando più alla rivoluzione del 1989 che a quella del 1917; sta anche pensando al fatto che il “proletariato” occidentale non ha più il “sostegno esterno” dell’URSS. 2) per “sostegno esterno” non dobbiamo necessariamente pensare a qualcosa di nascosto o di sotterraneo.
Si può ritenere tale anche una pressione che agevoli un dato sviluppo sociale, come quella esercitata sull’impero zarista dalla prima guerra mondiale, o sulle democrazie occidentali dall’esistenza dell’ URSS. Grazie comunque per l’interessante rilievo.
Cordiali Saluti
SakerItalia
articolo interessante perché si fonda su idee che si espongono in un intervista e non si ha la possibilità di correggere il canovaccio.Insomma idee non ben sorvegliate.
Non mi pare che Sinovie sappia leggere nel futuro soprattutto quando indica 50 milioni di russi che sopravviveranno al declino che stava osservando.
Ebbene? mi si potrebbe dire!
Bisogna fare la tara a tutto ciò che sentiamo dire e leggiamo.
I fatti che si stanno svolgendo con Russia e Cina che si stanno attrezzando per resistere e ,se possibile, diminuire gli USA a potenza regionale ,non li ha mai immaginati; anche lui era convinto come gli americani che la Storia non avesse un corso indesiderato?
Questo intellettuale ,come molti, ha compreso tutto del passato,forse anche presente ma non riesce a comprenderlo e nemmeno immaginare una Volontà del libero arbitrio (se esiste) dei singoli,e della Libertà che grida per non essere messa ai ceppi.
Infine,i costumi morali e i diritti immorali distruggeranno per primi gli Stati Uniti e il Mondo deciderà che le grandi potenze non dovranno più esistere perché il potere che ne deriva è pericoloso e spietato per chi lo deve subire.
Ed ancora ho qualcosa da scrivere:
https://www.youtube.com/watch?v=cfEbdjmfMZY
Nel link di cui sopra qualcuno dei nostri lettori potrebbe apprezzare perché si parla di Libertà per la quale gli uomini,( troppi uomini,troppa umanità)così ho compreso, cercano di sbarazzarsene per non doverne rispondere a se stessi,alla propria coscienza ed alla progenie che ne chiederà conto.
Si tratta di qualche minuto di un dialogo dei fratelli Karamazov ma è il grande Dostoevsky che parla per mezzo di un altrettanto grande attore di Teatro( del grande Teatro italiano), E quando avrete visto e udito ,ciò che viene detto ,vi domanderete : ” ma quale americano avrebbe mai potuto pensare ciò che ha scritto un grandissimi gigante del pensiero della cultura russa? Su questo campo di battaglia gli USA non hanno mai vinto perché sono dei barbari vestiti a festa e sempre fuori posto: mandriani in frac?