Ecco che il 2015 sta giungendo al termine. È stato più difficile del 2014, ma prevedo che lo sarà meno del 2016 che sta per cominciare. Il paese entra nel terzo anno di guerra fredda con gli Stati Uniti, guerra di cui per ora non si vedono né conclusione, né limiti. Le guerra in corso in Siria ed Ucraina sono in equilibrio. Che cosa mi è rimasto impresso dell’anno che se ne sta andando? Qui sotto elenco 10 momenti positivi dell’anno passato e 10 negativi. Poi quello che mi aspetto dal 2016. Una lista esclusivamente soggettiva e basata più su ciò che in un anno mi si è fissato nella memoria, che su una apposita ricerca degli eventi maggiormente significativi. Quello che mi è rimasto impresso è certamente ciò che era importante per me personalmente.

Positivo

Febbraio 2015: la bandiera Novorussa sventola a Debalchevo

Febbraio 2015: la bandiera Novorussa sventola a Debaltsevo

1. la disfatta delle VSU (Forze Armate Ucraine n.d.t.) a Debaltsevo. La sconfitta militare più cospicua dell’Ucraina dopo Ilovajsk, che per l’ennesima volta ha dimostrato che non si riuscirà a piegare le Repubbliche di Donetsk e Lugansk con la forza delle armi. Ancora fino ad oggi il ricordo di Debaltsevo fa venire al governo della giunta molti dubbi circa la sua capacità di portare avanti con successo una guerra per mezzo di un attacco su tutta la linea, con lo scopo di arrivare al confine delle Repubbliche di Donetsk e Lugansk con la Federazione Russa. Nel 2015 questa è stata la vittoria più strepitosa in tutto il teatro delle operazioni militari. Ci sono stati certo momenti problematici, ma tutto alla fine è andato bene.

2. l’efficace operazione delle VS RF (Forze Armate della Federazione Russa n.d.t.) in Siria. Lasciando da parte il fatto che l’intervento è giunto con grande ritardo rispetto a quando sarebbe stato necessario, possiamo comunque affermare che in questa guerra si è indiscutibilmente creata una rottura e la strategia degli USA in Siria è collassata, mentre Obama stesso, in patria, è stato esposto al ridicolo per la sua rovinosa politica mediorientale. E’ chiaro che si era infilato in un vicolo cieco già da un po’, ma è proprio l’intervento russo che ha accelerato il pubblico fallimento di quella che era la strategia americana nel Medio Oriente.

3. l’ “energozrada” (sconfitta energetica n.d.r.) della Crimea. L’operazione, a cui si era dato avvio in pompa magna alla fine dell’anno, si è conclusa in un fiasco di dimensioni colossali, in conseguenza del quale la Crimea si è allontanata ulteriormente dall’Ucraina. La costruzione del ponte elettrico, oltre che di quelli stradale e ferroviario, vanno avanti. Evidentemente per la Federazione Russa questo è uno dei progetti strategici infrastrutture chiave, con cui si è potuto letteralmente tappare la bocca a coloro che seriamente ritenevano che ci si accingesse a “dar via” la Crimea all’Ucraina.

4. il rafforzamento dell’esercito. Alla luce delle guerre in corso, in questi tempi convulsi senza esercito non si va da nessuna parte. I finanziamenti dedicati alla difesa alla fine del primo decennio del secolo hanno dato un risultato tangibile, tanto che adesso si può decisamente dire che non c’è più da vergognarsi dell’esercito, della condizione in cui era nei lunghi anni della mancanza di fondi e del crollo della enorme macchina bellica sovietica. È sicuro che di problemi nell’esercito e nell’ambito della difesa ce ne sono più che a sufficienza, ma negli ultimi tempi le forze armate hanno potuto dimostrare, anche nei fatti, il tipo di cambiamenti che si sono verificati al loro interno. Questi sono cambiamenti in meglio, non si può non notarlo. Nella guerra in corso non si può affatto dire che tutto dipenda dall’esercito, sebbene sicuramente molto dipende da esso.

5. la resistenza degli Houthi. La rivelazione dell’anno sono certo gli Houthi, che non solo resistono efficacemente ai numerosi invasori nel territorio dello Yemen occidentale, ma conducono addirittura operazioni militari nel territorio dell’Arabia Saudita, cosa difficile da immaginare fino a poco tempo fa. Qui veramente si tratta di un’insurrezione popolare contro le marionette saudo-americane e di una vera lotta per la sovranità nazionale, che si oppone alle boriose monarchie del Golfo Persico, le quali si sono scontrate con una realtà in cui, dopo avere dilapidato un monte di miliardi nell’acquisto degli armamenti più avanzati, vi è carenza di personale militare abbastanza qualificato da rendere tale supremazia effettiva. Col denaro si possono risolvere molti problemi, ma non tutti, mentre le armi, anche se in enorme quantità, in assenza di persone motivato, sono solo freddi pezzi di metallo. Adesso nella guerra contro gli Houthi si sono associati alcuni altri stati, corrotti dal denaro saudita, ma io spero con tutto il cuore che gli Houthi ancora una volta stupiscano il mondo. Auguri a loro nella lotta per la libertà dello Yemen.

6. Il mancato conflitto nella penisola di Corea. Adesso abbiamo già cominciato a scordarcelo, ma ancora non è passato tanto tempo da quando la Repubblica Democratica Popolare di Korea e la Korea del Sud erano sull’orlo della guerra e le truppe si trovavano in stato di allerta. La causa erano le provocazioni della parte meridionale con la trasmissione di propaganda nella RDPK. I due stati avevano avuto delle divergenze anche in precedenza, ma questa volta la situazione appariva alquanto seria e soltanto in seguito a negoziati diretti i rappresentanti della parte meridionale, riconoscendo che nel nord stavano prendendo la cosa molto sul serio, si sono visti costretti a fare un passo indietro e mettere dei freni al conflitto. Considerando la disponibilità di armi nucleari da parte della RDPK è andato tutto per il meglio, sebbene certamente ci sono persone nel mondo alle quali farebbe piacere assistere ad una ripetizione della guerra di Korea del 1950-53. Vale la pena di notare che non si sono confermate le speranze di coloro che consideravano Kim Jong Un una specie di Gorbachev coreano. Nonostante il fatto che egli abbia leggermente aperto il paese all’esterno, in politica estera si posiziona come leader ancora più rigido di Kim Jong Il. La stessa RDPK, come prima, se ne va per il suo percorso originale di Juche, simile ad un veliero nel mare del capitale.

7. Il volo fino a Plutone. Uno di quei casi in cui ci si può rallegrare sia per gli americani, sia per l’umanità in generale. Nonostante il rallentamento avvenuto dopo la Guerra Fredda nella conquista del Sistema Solare, si mantiene ancora un certo slancio ed il volo di una sonda americana verso Plutone è stato indubbiamente un episodio emblematico. Probabilmente più significativo dell’assai pubblicizzato esperimento di Musk (SpaceX, Elon Musk, n.d.t.), o addirittura delle nuove foto di Marte. Certamente avremmo desiderato un ritmo ben diverso per la conquista del Sistema Solare e che il nostro paese avesse anch’esso preso più attivamente parte al processo, poiché l’ambiente circostante non si limita alla Terra soltanto ed il futuro dell’umanità risiede al di là dei confini del nostro pianeta.

8. Il reggimento immortale. Le manifestazioni in occasione del Giorno della Vittoria, quando il paese ha commemorato i suoi eroici antenati, usciti vincitori nella Grande Guerra Patria (Seconda Guerra Mondiale n.d.t.), sono uscite dai limiti marcati dai tentativi di incorporarle nella burocrazia degli organi ufficiali e hanno dimostrato il ruolo chiave della Grande Guerra Patria nella coscienza nazionale, come il principale agente di coesione di individui isolati in un popolo unitario. Esattamente per questo motivo c’è stato, c’è e ci sarà anche in futuro l’attacco alla Grande Guerra Patria, allo scopo di cancellare tale memoria per distruggere “quell’obelisco nel deserto dell’oblio”, di cui in modo così veritiero ha scritto una volta Kara-Murza. Per il momento non si riesce ad annientare il ricordo della GGP, nonostante tutti gli sforzi. Si è visto, in questo frangente, che il legame con gli antenati è uno degli elementi cardine (su questo piano le manifestazioni sono riuscite a sondare tale mistero) che evitano la trasformazione delle persone in zombie che non si ricordano delle loro origini.

9. Il testamento di Gheddafi. Quando nel 2011 assistemmo impotenti al modo in cui annientarono la povera Libia, molti di noi volevano che gli aggressori pagassero per questo. C’era il desiderio che i crimini commessi non restassero senza risposta. Quest’anno, le previsioni di Gheddafi su cosa sarebbe avvenuto dopo che lo avessero allontanato dal potere hanno cominciato ad avverarsi (un’ondata di rifugiati ha sommerso l’Europa, nelle cui città, per le strade, vanno in giro dei rifiuti sociali armati di mitra che sparano sugli abitanti, le comunità etnico-religiose si moltiplicano, mentre la politica del multiculturalismo va in frantumi sotto i colpi dei demagoghi della destra). Se gli USA sono lontani, trovandosi al di là dell’oceano, ecco invece che i paesi NATO che fanno parte del UE sono assai vicini ed è già tardi per poter sfuggire alle conseguenze della guerra in Libia. Certamente in questo c’è un po’ di cattiveria, tuttavia è pure presente una forma di giustizia superiore, mentre possiamo sicuramente affermare che Gheddafi stesso aveva tratteggiato in modo assai preciso le conseguenze della distruzione della Libia. Non sono passati ancora 5 anni e già sono arrivate, mentre nella città natale di Gheddafi adesso non c’è per nulla una filiale della “libertà e democrazia”, ma una filiale del “califfato”.

10. Le notizie dall’Ucraina. Se per un attimo ignoriamo l’aspetto tragico (di cui ci occuperemo in seguito), ciò che avviene in Ucraina talvolta sembra buffo, più che disgustoso. L’idea della scelta europea civilizzata è stata con successo seppellita per mano della giunta e degli stessi adepti dell’integrazione europea. Se gli ideali della “primavera araba” sono stati calpestati da cupi e barbuti tagliateste, gli ideali di “euromaidan” sono stati definitivamente messi sotto i piedi dalla giunta, che appare sia come una maligna parodia della dittatura fascista, sia come un comitato di semplici esecutori, che hanno trasformato il processo politico, a livello locale, in un’entità ibrida tra circo ed anarchia. Come risultato si è sviluppata una situazione paradossale: dall’Ucraina nel corso dell’anno passato sono arrivate sia notizie assai tetre (seconde solo alle imprese assolutamente angoscianti del Califfato), che assai spassose. La tragedia va in giro mano nella mano con la farsa. Non c’è più bisogno di comici, quando ci sono notizie dall’Ucraina. Ma se si vuole parlare seriamente, allora gli avvenimenti ci dimostrano chiaramente dove sta in effetti la differenza tra una rivoluzione popolare ed un colpo di stato diretto dagli americani. D’altronde per arrivare all’illuminazione manca ancora molta strada.

Negativo.

Il Comandante Mozgovoj, della brigata Prizrak, è stato ucciso il 23 marzo 2015

Il Comandante Mozgovoj, della brigata Prizrak, è stato ucciso il 23 marzo 2015

1. La morte di comandanti famosi nella Repubblica Popolare di Lugansk: Bednov, Ishjenko, Mozgovòj e Dremov.  Erano brave persone e senza di loro in Novorossija è un po’ angoscioso, specialmente se ci sovviene che senza di loro la Repubblica Popolare di Lugansk potrebbe non esistere. Dispiace in special modo per Aleksej Mozgovòv, che era uno dei simboli viventi della Novorossija. Ho avuto l’onore di conoscere due di loro personalmente. Pace alle loro anime. Spero che chi li ha uccisi prima o poi la paghi.

2. La condizione delle repubbliche, che è stata lasciata in sospeso, come inchiodata – né di qua né di là. Non le vogliono nella Russia, il tubicino dell’Ucraina è troppo stretto per farci passare l’impasto, che quindi si spalma sulle facce di chi conduce le trattative a Minsk. Alle parole “accordi di Minsk” molti ora come ora si mettono subito a bestemmiare. Non è per questo che scesero in piazza e presero in mano le armi nel 2014.

3. La guerra in Siria come tale. Dopo l’Ucraina, questa è già la seconda guerra in cui in un modo o nell’altro è stata coinvolta la Russia. Come giustamente osservava Tolstoj: “La guerra è il più orribile evento della vita, che bisogna comprendere, invece di giocare alla guerra”. Non ci si può proprio rallegrare del fatto che il paese è intervenuto in un’altra guerra ancora, che avrà conseguenze di grande portata. Il mondo diventa sempre più instabile ed a tale realtà noi non possiamo sfuggire in nessun modo. Abbiamo sofferto anche delle perdite. Ce ne saranno sicuramente altre. La guerra senza perdite non esiste.

4. L’abbattimento dell’airbus sul Sinai. La guerra con il Califfato ha toccato la Russia, sebbene soltanto due anni or sono molti non credevano ancora che il Califfato avrebbe mai potuto esistere. Adesso è divenuto reale, così come lo sono le sue vittime in molti paesi del mondo. Queste non sono né le prime né le ultime vittime degli “oscuri”, quindi bisogna tenersi moralmente preparati. In questa guerra non serve in alcun modo cambiar colore, perché per gli “oscuri” non fa nessuna differenza tagliare le teste dei “crociati” o quelle degli “imboscati”.

5. Il procedimento contro Serdjukova-Vasiljevoj. Quest’anno, dopo essere stato inaugurato con grande clamore da una segnalazione delle autorità, il procedimento anticorruzione nel MO RF (Ministero della Difesa della Federazione Russa n.d.t.) si è concluso in un nulla di fatto. Loro stessi si sono spaventati delle conseguenze di ciò che avevano intrapreso. Alla fine abbiamo fatto, a termini di legge, un paragone: quando per una piccola bustarella si possono passare dai 5 ai 7 anni dietro le sbarre, per i miliardi pubblici si può venirne fuori ottenendo la libertà condizionale (UDO – rilascio condizionale prima della decorrenza del termine n.d.t.), quindi in articoli scritti su commissione qualcuno racconterà di come hanno ingiustamente messo in cella tali notevoli personaggi.

6. La sconfitta dei Chavisti in Venezuela. É un vero peccato che i successori di Chavez non riescano a portare ordine come si deve nel paese, mettendo così a repentaglio le conquiste della rivoluzione bolivariana. Si può commemorare quanto si vuole i massacri commessi dagli USA, ma vale la pena di ricordare che tali massacri hanno avuto, sotto molti aspetti, successo, proprio perché i chavisti non sono in grado di opporsi alla criminalità organizzata, né di eliminare la dipendenza della situazione economica dalle oscillazioni nei prezzi del petrolio. La situazione in Venezuela illustra chiaramente il ruolo della personalità nella storia, dove Chavesz con tutte le sue carenze, grazie alla sua capacità lavorativa, al carisma ed alla comprensione delle speranze delle grandi masse popolari, riuscì a ridurre sensibilmente l’intensità dei problemi ed in una certa misura ad indispettire l’egemone mondiale. É certamente difficile per Maduro recitare il ruolo di successore di questo grande individuo.

7. La storia dell’abbattimento del Su-24 da parte dell’F-16 turco. Da un lato questa è una perdita di personale militare e di attrezzatura. Dall’altro è un deterioramento irreparabile delle relazioni con la Turchia. Questa non è stata una scelta della Federazione Russa, bensì di Erdogan, sebbene, nel complesso, il conflitto che si è acceso verso la fine dell’anno abbia lasciato un’impressione dolorosa, mentre la Turchia stessa è ad alto rischio di vedere nel suo territorio lo stesso genere di caos cruento, di quello a cui si assiste nei confinanti Siria ed Iraq. Erdogan fa venire in mente quella persona che gioca con i fiammiferi in mezzo ai barili di dinamite.

8. Le innumerevoli barbarie. La quantità di atrocità nel mondo cresce visibilmente. Le esecuzioni pubbliche di massa sono diventate un fatto quotidiano. La distruzione dei monumenti della cultura è uscita dall’ambito degli episodi eccezionali ed è divenuta pratica costante; nelle spazi vuoti degli stati laici ed autocratici che sono stati distrutti fiorisce un primitivismo che si rifà all’epoca medioevale e si contrappone profondamente alle concezioni moderniste. Lo spettro dei “nuovi secoli bui” si fa sempre più minaccioso all’orizzonte.

9. Il distacco dell’Ucraina dalla Russia. Il processo di distacco dell’Ucraina dalla sfera di influenza della Russia è in corso. Non si parla soltanto della distruzione dei legami politici ed economici. È in corso un’operazione sistematica, antirussa ed antisovietica, per demolire tutti i tipi di legami culturali, storici, religiosi etc… che mira al riformattamento della coscienza collettiva delle masse allo scopo di annotare gli storici risultati ottenuti da un colpo di stato attuato con successo. Le conseguenze di tale attività diverranno evidenti tra decine di anni. Nonostante parziali insuccessi con la Crimea ed il Donbass, gli USA hanno mantenuto il controllo sull’Ucraina ed adesso stanno riformattando questa nazione per realizzare i propri fini.

10. Il peggioramento della situazione socio-economica del paese. Sebbene non ci sia stata nessuna disintegrazione, la vita è diventata più cara, il rublo ha perso di valore, mentre gli strati meno abbienti della popolazione sentono sempre di più l’effetto della politica economica di questo periodo. Inoltre le previsioni ufficiali per i prossimi anni non sono confortanti. Vale anche la pena di ricordare che ancora gli organi di governo non sono arrivati a prendere “decisioni difficili” nel vero senso della parola, per quanto una questione prevalentemente locale, assieme a quelle di grande portata, si è già fatta sentire in modo evidente in un accumulo di tensione nella società.

Cosa mi aspetto dal nuovo anno?

Seguendo le previsioni di Cassad, nel mese di gennaio è continuata la tendenza negativa del rublo

Seguendo le previsioni di Cassad, nel mese di gennaio è continuata la tendenza negativa del rublo

1. La situazione socio-economica nel paese peggiorerà. Le conseguenze della guerra in corso + i problemi interni si faranno sentire a livelli ancora maggiori. “La disintegrazione” non ce la aspettiamo, ma tutto sarà più difficile di quanto lo era nel 2015. Naturalmente molto dipenderà dal prezzo del petrolio, che in questo momento stanno abbassando di proposito, così che non mi meraviglierò se gli attuali 70-72 rubli per un dollaro non saranno il limite massimo. Se per la fine dell’anno si arriverà al prezzo di un dollaro a 80-90 rubli, questa non sarà affatto l’opzione peggiore.

2. La guerra in Ucraina continuerà, gli accordi di Minsk non verranno osservati, il Donbass, come in precedenza, sarà nella condizione di “né di qua né di là”. I bollettini dal fronte continueranno come prima, le bare dal Donbass non andranno da nessuna parte. Le Repubbliche di Donetsk e Lugansk continueranno a svilupparsi come entità statali non riconosciute, che si uniranno e possibilmente (lo spero) avrà la meglio il punto di vista per cui si salderanno in un unico stato (federazione o confederazione).

3. La guerra in Medio Oriente non solo non finirà, ma prenderà impeto. Alle guerre in Siria, Iraq, Yemen, Afganistan e Libia è molto probabile che si aggiunga la Turchia e magari il Libano e non è escluso che si verifichi una ripetizione del conflitto fra Israeliani e Palestinesi. In generale, il caos cruento che regna nell’area continuerà. Molta gente morirà, alcuni stati continueranno a frantumarsi, mentre la guerra continuerà a cambiare la società circostante.

4. La guerra fredda con gli USA per conto mio continuerà ed i tentativi di riappacificarsi resteranno senza risposta. Da tutte e due le parti, riguardo alle questioni cruciali ci si appellerà a dei principi intangibili, il che significa che il conflitto andrà avanti. L’Europa, come in precedenza, oscillerà tra le parti in contrapposizione, sforzandosi, come una nota filiale, da una parte di esprimere la propria visione soggettiva, dall’altra di sfuggire alle conseguenze della sua partecipazione alle avventure americane. Ma inutilmente: le conseguenze di tali scelte perseguiteranno l’Europa senza darle tregua. La Cina osserverà una neutralità benevola, non avendo fretta di andare da nessuna parte – il conflitto in corso indebolisce sia gli USA, che la Federazione Russa, che la Comunità Europea. Cosicché nel lungo termine la Cina ne è il principale beneficiario.

5. Negli USA quest’anno sarà probabilmente l’ultimo per i democratici al governo del paese, mentre continueremo ad osservare il processo del passaggio del potere nelle mani dei repubblicani. Tra loro, quello che è il candidato più probabile, Trump, per qualche ragione dà sempre l’impressione che non diventerà presidente. C’è come il sentimento che ci sia qualche trama nascosta sotto tutta questa trumpomania. Sebbene per la Federazione Russa egli sia non sia pienamente ammissibile, non è nemmeno la peggiore possibilità, se paragonato con il “caricatore” degli altri repubblicani, dove ci sono abbastanza soggetti che pensano facendo uso delle categorie del film: “Come smisi di aver timore e mi innamorai della bomba atomica”.

6. La crisi economica mondiale continuerà – sia per cause oggettive, che come conseguenza del caos crescente generato dal collasso di alcuni stati. Le grandi potenze si sforzeranno di pescare in acque melmose, il che risulterà nello scontro dei loro interessi e nell’inasprirsi delle liti. Tutto secondo copione: la crisi del capitalismo porta all’inasprirsi dei conflitti. Il risultato di tutto questo sarà un’unica grande guerra o una sequela di conflitti a livello locale? Lo vedremo nei prossimi anni, ma il fatto che non si può fare a meno di sempre nuove guerre, per me è evidente. La concezione del globalismo è stata sepolta e il mondo è ritornato alla “buona vecchia” concorrenza imperialista.

7. L’Europa continuerà a battersi contro tendenze separatiste che stanno crescendo in suo seno ed a sforzarsi di risolvere il problema dei rifugiati, insieme con la fanteria terrorista che sta arrivando nel continente. Come d’abitudine le elites europee vacilleranno tra il desiderio di decidere del proprio destino autonomamente e al tempo stesso continuare a sdraiarsi nel letto di Procuste dell’atlantismo. Nonostante tutti i panegirici rivolti alla Merkel, di fatto lei non ha potuto  far sorgere l’Europa come centro di forza indipendente (può essere che non ci abbia neanche provato).

8. Il califfato, molto probabilmente, non sarà annientato l’anno prossimo, ma è assai probabile che perda molti dei suoi territori, mentre sarà costretto a rimettere le proprie attività parzialmente sul livello terroristico, rifacendosi per le perdite in Iraq e Siria con la diffusione delle sue reti e della sua ideologia in paesi diversi. Il numero degli atti terroristici in tali circostanze aumenterà. Avverranno sicuramente in Europa, probabilmente in Russia, meno probabile, ma non escluso, che ce ne siano anche negli USA. Del Vicino e Medio Oriente non vale nemmeno la pena di parlare – da quelle parti il fuoco della barbarie cruenta andrà solo ad aumentare. Il problema del califfato ci accompagnerà ancora per lunghi anni, anche se radono al suolo Raqqua.

9. L’America del Sud, in contrasto con la tendenza attuale andrà a destra. Gli USA adesso si sono messi attivamente a “riportare l’ordine nel proprio cortile posteriore” ed in modo mirato aiutano a cambiare i politici che non sono leali a Washington con altri più docili. La lotta contro l’influenza della Cina, della Federazione Russa ed anche contro il “nuovo socialismo” sarà portata avanti a molti livelli, in cui gli obbiettivi chiave saranno il cambio di potere in Venezuela, a Cuba ed in Brasile.

10. La Russia nel 2016, riuscirà ancora a sfuggire l’isolamento internazionale e continuerà a battersi con gli USA nella sempre più grande “scacchiera mondiale”. La Federazione Russa certamente non desiderava questa guerra, ma nessuno le ha mai chiesto un parere. Allora le alternative sono: o battersi, o arrendersi. La scelta è stata fatta nell’autunno dell’anno passato e la Federazione Russa si batterà, perché le conseguenze di una resa sarebbero le stesse di quelle di una sconfitta in questa guerra. È una lotta senza speranza? Per conto mio no. Il ben riuscito cambiamento di scena in Siria ha dimostrato che la strategia degli USA ha dei punti deboli che possono essere colpiti. La risposta a questo seguirà di sicuro, così in Medio Oriente, come in altri paesi confinanti con la Federazione Russa. Se la Federazione Russa combatte per la propria sopravvivenza e per mantenersi come soggetto politico internazionale, gli USA si battono per continuare nel ruolo di egemoni a livello globale nel quadro dell’ordine mondiale tardo-washingtoniano. La logica del conflitto è tale, che se gli USA non saranno in grado di schiacciare Federazione Russa e mantenere le redini in Medio Oriente, allora essi molto probabilmente prima della fine del prossimo decennio già perderanno la propria egemonia globale ed allora entrerà veramente in scena il mondo multipolare. Tuttavia per la Russia la posta in gioco è senza dubbio più elevata: se gli USA perdono, resteranno semplicemente senza il proprio impero mondiale, ma se perde la Federazione Russa, allora molto verosimilmente scomparirà, nei confini attuali, dalla mappa politica del mondo. Cosicché la posta è assai alta e la fiamma della battaglia, nonostante tutti i discorsi a sostegno della pace, crescerà.

Chi se la sente, può anche lui, o lei, scrivere la sua versione dei principali eventi positivi e negativi dell’anno.

Bene, ma che se ne fa di tutto questo l’uomo comune? Come avviene nel mio caso, semplicemente queste riflessioni sono utili per vivere, essendo preparati alle possibili avversità, che riguardano sia la società intera, che i singoli individui.
Per non finire con una nota triste, vorrei sottolineare che si sono fatte previsioni apocalittiche regolarmente sia per il 2014 che per il 2015, ma, come non è difficile vedere, le apocalissi, sia globali che locali, per ora non avvengono e non ci sono basi per cui si può supporre che nel 2016 andrà diversamente. Per questo, nonostante tutte le prove che ci attendono, in qualche modo c’è la sensazione (che non è mai analitica) che alla fine del 2016, ricordando tutte le difficoltà, attraverso le quali ancora una volta ci è toccato di passare, avremo occasione di richiamare alla mente non soltanto i problemi, ma anche i successi, i progressi e le vittorie. Sia sul piano generale, che su quello personale. Non cadete nello sconforto, tutto questo non vi uccide, bensì vi rende più forti.

Auguri a tutti di un Buon 2016!

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Articolo pubblicato da Colonel Cassad il 31 dicembre 2015
Traduzione in Italiano a cura di Pueno e Maria Italiani per Sakeritalia.it

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