In commento al post con il video sull’attentato a Mozgovoj scrive il nostro lettore Salvatore Penzone:
Chiederei a Stefano Orsi e a Ilio Barontini altri elementi, se ci sono, su questa situazione difficile e incresciosa e/o i necessari, possibili, chiarimenti. Potrebbero però essere attentati “sotto falsa bandiera”, così come ci hanno abituati, tesi a dividere il fronte e mettere in cattiva luce il ruolo della Russia che si muoverebbe, in questo caso, solo in funzione di una strategia di realismo politico… Ma in realtà i passi di chiarimento possono venire solo dalle autorità Russe e fatti nei confronti delle milizie “indipendenti”.
Risposta di Marco Bordoni – Ilio Barontini
prima di tutto una precisazione: il commento al video non è di Saker (come avevamo erroneamente ritenuto facendo la traduzione) ma del titolare del canale video che traduce in inglese molti documenti originali della Novorussia, Kotaro Kazzura. Ovviamente io non conosco il pensiero di Saker su questo specifico argomento, ma sarei sorpreso se fosse integralmente d’accordo con il commentatore. E’ più probabile che questa sia una di quelle (frequenti) occasioni in cui Saker pubblica un commento “interessante ma non condiviso”.
Comunque, in attesa di una “interpretazione autentica” da Saker (se mai verrà) provo, su Tua richiesta, a formulare una mia interpretazione dei fatti.
I comandanti di prima generazione. Dall’ inizio della rivolta nel sud est Ucraina molti comandanti si sono allontanati più o meno spontaneamente (ricordo, fra i più celebri, Strelkov, Borodaj, Bolotov, Bezler). Batman è rimasto ucciso in circostanze da verificare, mentre Gubarev ha subito, come noto, un attentato simile a quello di cui è stato oggetto Mozgovoj.
La seconda generazione. Tutti questi soggetti avevano in comune una propria visione politica personale (per lo più si trattava di idealisti o estremisti visionari con idee estremamente affascinanti ma poco pragmatiche) e un approccio diciamo così “personalistico” e “garibaldino” e “carismatico” al conflitto. Le personalità che sono subentrate sono o militari puri come Motorola e Givi o politici dal profilo meno esposto come Zakharchenko e Plotnitskij. Palesemente Mozgovoj fa parte della “prima generazione” di questi comandanti, e nella Novorussia di oggi è ormai “obsoleto”.
Il processo in atto. I singoli episodi di questo avvicendamento spesso non sono chiari, ma la tendenza complessiva è facilmente individuabile. La Novorussia passa dallo spontaneismo all’organizzazione, dall’estemporaneità al metodo, dalla coordinazione all’accentramento. E’ un processo di crescita e di maturazione politica naturale in uno stato nato da zero in meno di un anno.
Tradimento? L’idea che questa razionalizzazione del dispositivo politico militare novorusso sia finalizzata ad un “tradimento” della Novorussia ed ad una sua “consegna” al Governo di Kiev nel quadro degli accordi di Minsk 2-a è arbitraria. A tale proposito posso solo osservare che è un anno che i critici di Putin scrutano le sue mosse al fine di scorgervi i segni di un “tradimento” e di una “vendita” della Novorussia, e in tutto questo tempo le loro attese sono andate deluse. Il processo in atto è altrettanto funzionale (ed anzi più funzionale) all’attuazione di uno scenario di consolidamento della struttura politica Novorussa.
Gli autori. Se pensiamo alle modalità con cui questo procedimento si compie non dobbiamo commettere l’errore di credere che da qualche parte, al Cremilno, qualcuno spinga un pulsante rosso e tanti, insigni, comandanti sul campo vengano eliminati o allontanati. Le cose si svolgono in questo modo solo nei film. Spesso queste personalità si sono fatte dei nemici sia nel campo ucraino che in quello novorusso e russo (ovviamente stiamo parlando in questo caso della famosa “quinta colonna”). I nemici vengono tenuti a bada non solo dai presidi militari, ma anche dall’influenza che i personaggi in questione hanno nel processo decisionale. Basta che venga percepita dall’esterno una marginalizzazione politica di determinate figure (e non c’è dubbio che questo stia avvenendo per Mozgovoj) e questa situazione viene intesa dai loro avversari come un “via libera” per un regolamento di conti. In queste circostanze i più avveduti si fanno da parte, i più ingenui o coraggiosi o idealisti no: ovviamente una simile scelta aumenta i rischi (già normalmente altissimi) a cui sono quotidianamente esposti tutti i protagonisti del progetto “Novorussia”.
In conclusione: la Novorussia si sta trasformando da romantico sogno risorgimentale a Stato pienamente funzionante, gestito da politici professionisti. Essendo uno stato nato in guerra e sviluppatosi in guerra, un ruolo centrale viene svolto dalle forze armate, che stanno conoscendo un processo di dolorosa sistematizzazione. Questo processo è sicuramente gestito da Mosca nelle sue linee guida generali, ed ha alcune sgradevoli conseguenze accessorie nella fase attuativa. Fra queste ovviamente l’allontanamento delle personalità carismatiche che hanno accompagnato la nascita del nuovo stato. Tutto ciò non significa assolutamente che Putin stia “tradendo” la Novorussia. Per quanti non lo avessero ancora capito: Putin non abbandonerà mai la Novorossia, perché ad essa sono indissolubilmente legati i suoi stessi destini politici.
Risposta di Stefano Orsi
Velocemente, posso solo puntualizzare che il periodo di tregua dei combattimenti è congeniale al lavoro di squadre di infiltrati, commandos che, operando dietro le linee nemiche, compiono sabotaggi ai depositi strategici o eliminano comandanti nemici ritenuti pericolosi o obbiettivi primari. Questo viene fatto per due motivi: il primo è spezzare le catene di comando e lasciare spiazzate le forze nemiche in vista di un attacco, il secondo creare dissidi interni al nemico in uno scambio di accuse e sospetti. Non sarebbe quindi escludibile a priori un’operazione sotto copertura di qualche unità operante in zona: il fronte, nel Donbass, non è mai troppo distante per poterlo escludere. Ilio ha invece spiegato molto bene la situazione interna in un momento di passaggio che le istituzioni novorusse stanno attraversando, analisi assolutamente precisa e corretta: ogni ipotesi è quindi potenzialmente plausibile e difficilmente si potrà chiarire l’accaduto.
Grazie al cielo il Comandante ne è uscito illeso …
Come chiunque altro non ho idea su chi possa nascondersi dietro questo vile attentato (nomi e cognomi intendo), quindi non mi sento di accusare alcuno in particolare … tuttavia guardando la mappa del luogo appare improbabile che si tratti di mano “Ucraina”, quella è zona sotto stretto controllo Novorusso quindi la provenienza dei “3 pacchetti dono” mi pare abbastanza chiara …
L’unica cosa certa è che non sapremo mai con certezza i nomi dei responsabili e ciò mi disgusta parecchio perchè questo alimenta il sospetto e fa nascere tanti dubbi sul futuro di questo giovane Stato
Uccidendo il compagno Alexey questi signori volevano uccidere anche il senso stesso del sogno Novorusso, il senso stesso della lotta civile di decine di migliaia di persone comuni schiacciate da 25 anni di oligarchia post-sovietica, questa volta gli è andata male ma non è detto che non ci sia una prossima volta, altro che realpolitik, non ci siamo proprio … 😡
Sono perfettamente d’accordo. Come dice Ilio: “Il processo in atto è altrettanto funzionale (ed anzi più funzionale) all’attuazione di uno scenario di consolidamento della struttura politica Novorussa”. Oltre tutto, se così non fosse, Putin avrebbe ostacolato la formazione di un esercito comune con un comando unificato delle milizie.
E comunque, fermo restando l’interesse della Russia a un’Ucraina unita, come notava un analista, il rafforzamento militare, la creazione di una struttura amministrativa e il forte appoggio russo all’autonomia farebbe, una volta arrivati ad un cambio di regime, della regione più ricca, per quanto ora presenti molte infrastrutture da ricostruire, un polo di attrazione per il resto dell’Ucraina,
@Salvatore
> Sono perfettamente d’accordo. Come dice Ilio: “Il processo in atto è altrettanto funzionale (ed anzi più
> funzionale) all’attuazione di uno scenario di consolidamento della struttura politica Novorussa”. Oltre
> tutto, se così non fosse, Putin avrebbe ostacolato la formazione di un esercito comune con un comando
> unificato delle milizie.
Beh non credo che nessuno abbia messo in discussione questo, del resto lo stesso Alexei lo conferma specificando che la sua brigata era ed è completamente intregrata con le strutture della LPR.
Insomma non stiamo parlando di schegge impazzite a “rischio eliminazione” ma di un gruppo combattente ben integrato nella struttura, gente che combatte per la stessa causa russofona e per la giustizia
Se vi andate a rivedere il video tradotto da Kazzura (i’m not going to yeld to provocation) e osservate con attenzione il suo sguardo quello che traspare è l’aspetto una persona sconvolta, sorpresa pesantemente da ciò che gli è accaduto … ora è chiaro; nessuno starebbe bene dopo un evento del genere ma qui traspare un qualcosa di più …
> E comunque, fermo restando l’interesse della Russia a un’Ucraina unita, come notava un analista, il
> rafforzamento militare, la creazione di una struttura amministrativa e il forte appoggio russo all’autonomia > farebbe, una volta arrivati ad un cambio di regime, della regione più ricca, per quanto ora presenti molte > infrastrutture da ricostruire, un polo di attrazione per il resto dell’Ucraina
Già daltronde è il noto dilemma, Ucraina unitaria (dopo relativa bonifica nazista/anti-NATO) oppure separazione definitiva del Donbass e nascita di una nuova Nazione indipendente, entrambe le strade rimangono un’incognita dato che nessuno di noi può oggi prevedere gli eventi futuri, a questo vanno ad aggiungersi le diverse visioni delle relative forze in gioco: (Russia/USA in primis) nonchè dei diversi gruppi Partigiani operanti nell’area, vedremo.
Prego dio (anche da non credente) che eventi del genere non avvengano più :-/