Nel libro “la mia gioventù nel fuoco” sono raccolti lavori di studenti, futuri giornalisti della facoltà di filologia della Università Nazionale di Donesk. In questi pezzi gli studenti condividono le loro osservazioni sugli eventi accaduti nel Donbass negli ultimi tre anni. Abbiamo deciso di tradurre un capitolo dell’antologia (che vi proponiamo in  tre puntate), per permettere anche ai lettori italiani di conoscere “la gente straordinaria del Donbass”. Abbiamo già pubblicato la Prima Parte

La gente straordinaria del Donbass

di Nikita Makarenkov e Pavel Khanarin (da La mia gioventù nel fuoco, pag. 111)

Ekaterina Alekseevna Shalaskova

La veterana Shalashkova

Ekaterina Aleksejevna abita in uno dei quartieri più bombardati della città, il Kijevskij. A 90 anni, ci viene incontro senza l’aiuto del bastone. Non mostra i suoi anni. Sulla sua giacca bianca luccicano medaglie e decorazioni, tra cui anche l’ordine al valore consegnato a Shalashkova dal governo ucraino.

“Con gli Ucraini abbiamo combattuto il fascismo spalla a spalla! E adesso loro ci mandano i figli e i nipoti qui nel Donbass!” – dice la pensionata.

Intorno alla testa ha una lunga treccia.

“Come la Timoshenko” – scherza – “ma non perché la voglio imitare, lei non mi piace”.

“Alla mamma piace portare la treccia così” – aggiunge la figlia Anna.

Alla vigilia della Giornata degli Invalidi, Ekaterina Aleksejevna ha preparato i regali per i bambini: ha fatto 53 paia di pantofole a maglia e ha preparato vari dolciumi.

“Volevamo regalare tutto ai bambini invalidi, perché anch’io lo sono, ma non sapevamo dove. Poi mia figlia mi ha detto che il consigliere per i diritti dei bambini presso la presidenza della Repubblica di Donetsk va in un centro riabilitativo a Torez. Lì nel dopoguerra lavoravo con mio marito alla ricostruzione delle miniere. Allora non ci abbiamo pensato due volte, e abbiamo mandato tutto a Torez, la mia seconda patria.

Durante la Guerra Patriottica Ekaterina Aleksejevna era in servizio di guardia presso una fabbrica militare. I turni erano giorno e notte a –40°, e hanno minato la sua salute.

“So cosa vuol dire il freddo, mi preoccupo molto per i nostri ragazzi quando fa freddo. Lo scorso inverno ho fatto a maglia 150 paia di calze, mi hanno ringraziato molto” ricorda.

Un anno fa Shalashkova ha saputo della liberazione di quattro militari di Donetsk dalla prigionia in Ucraina e ha voluto conoscerli.

“Sono venuti a trovarmi, mi hanno raccontato tutti gli orrori della loro prigionia, avevano le costole rotte, venivano picchiati sulla testa” racconta con le lacrime agli occhi e stringendo le mani “Poi per alcuni mesi abbiamo aiutato i ragazzi, e anche loro ci hanno aiutato”.

“Un anno fa sotto le mie finestre hanno bombardato una scuola e un deposito di autobus. Allora mi spaventai molto, e mia figlia mi prese con sé. Ma là non era meglio, cominciarono bombardamenti regolari. Un giorno andai in cucina e sentii bum, bum! Avevano centrato il muro tra il settimo e l’ottavo piano. L’onda d’urto mi scagliò verso il forno elettrico, tutto andò in pezzi, e dovemmo passare tutta l’estate nel bagno” ricorda.

Alla fine ci recita a memoria il giuramento che fece nel 1943.

“E se premeditatamente io vìolo questo giuramento, che mi colpisca l’odio e il disprezzo totale dei lavoratori” e poi si rivolge ai compagni ucraini:

“Perché voi, miei cari compagni ucraini del fronte, mandate i vostri nipoti e pronipoti nel Donbass? Contro di me, perché siete venuti a uccidermi. Abbiamo passato insieme tutta la guerra… Avete dimenticato la storia? Abbiamo dormito sotto lo stesso pastrano nelle trincee, abbiamo mangiato dalla stessa gavetta. Fermatevi, vi prego!” – singhiozza la vecchia signora.

Ma per la veterana la cosa più importante è che a 90 anni può ancora essere utile alla sua gente, e questo pensiero le scalda il cuore.

“Hachiko” di Donetsk, vive su un tetto

Hachiko di Donetsk

Ad ogni nostra visita nella zona dell’aeroporto, ci abituiamo sempre più a quel che ci circonda. Un giorno il nostro sguardo si è soffermato non su una casa distrutta, non su un missile Grad, non su una mina che sporge come un chiodo dall’asfalto, ma su dei piccoli cuccioli. Erano minuscoli e indifesi. Decidemmo di rendere la loro vita più felice, pubblicando un annuncio sule reti sociali. Il giorno dopo un volontario del ricovero per gli animali rispose al nostro appello.

Andiamo in via degli Stratonauti, sempre più spesso gli spari coprono il cinguettio degli uccelli. Si sente il rumore della sparatoria diventare sempre più intenso.

“E’ qui a destra” – facciamo strada a Irina Volik, la volontaria del ricovero, dove cerchiamo di sistemare i cagnolini.

Un’anziana esce dalla casa, aveva sentito il rumore della nostra macchina, ci accompagna con lo sguardo, forse pensa che siamo venuti per lei. Purtroppo, proseguiamo senza fermarci, fino a una casa distrutta. Sul tetto è seduto un cane, aspetta che scendiamo dalla macchina. Quando vede che non siamo i suoi padroni abbassa la testa e si sdraia sui resti del tetto. Gli abitanti del posto dicono che questa casa è stata distrutta all’inizio della guerra, e il cane lo chiamano Hachiko di Donetsk. L’abbiamo visto per la prima volta più di un anno fa e tutte le volte che venivamo da queste parti il fedele Hachiko stava là seduto sul tetto distrutto della casa abbandonata. Vicino alla casa cinque cuccioli si rincorrono. Uno di loro lo prendiamo noi, gli altri quattro con la madre andranno nel ricovero da Irina. Non ci sono intoppi con i piccoli, ma con la madre è più difficile.

“Abbiamo salvato molti cani da sotto i bombardamenti” ci dice Irina.  “Il cane più combattivo che abbiamo salvato era Balya. L’abbiamo trovato nella sacca di Debaltsevo. Faceva paura, era tutto in fiamme, e noi a inseguirlo con la macchina. Sta tuttora nel ricovero da noi”.

Cerchiamo di attirare il cane con del cibo, lui scende dal tetto e si avvicina con diffidenza, alla fine riusciamo a mettergli il guinzaglio e portarlo in macchina. L’operazione di salvataggio è riuscita!

Presto a un nostro annuncio su internet risponde un uomo che vuole prendersi uno dei cuccioli. Andiamo a incontrarlo. Ci aspetta un uomo in divisa. Quando Aleksej Mosijchuk vede i cuccioli, l’espressione severa del suo viso si scioglie in un sorriso.

“Amo i cani, sono molto fedeli” – ci dice prendendo il primo che capita.

“Questi sono anche combattivi” – risponde Irina. E noi fino a sera dobbiamo sistemare altri cuccioli.

 

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Brano tratto da Aa. Vv.  Iunost’ Moia V Ogne (La Mia Gioventù nel Fuoco)
Traduzione in Italiano a cura di Elena per SakerItalia.it

 

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