I due blogger più attivi nel descrivere lo svolgimento delle azioni militari nel Donbass sono YuraSumy e Colonel Cassad, che si occupano dello stesso argomento in modo assolutamente discordante. Se YuraSumy tende a vedere il quadro generale della situazione in modo rilassato e ottimista, Cassad va talmente nel dettaglio ed è così misurato nei suoi giudizi, che tende a cadere nel pessimismo. Comunque è YuraSumy che sembra cogliere meglio la dinamica degli eventi, anche se, come spiegazione alternativa, potrebbe essere che Cassad sappia (molte) più cose di quelle che è disposto a raccontare. Considerate per esempio la descrizione di Cassad dei combattimenti sostenuti dalle forze novorusse; sembrano scontri vinti soprattutto dal fuoco dell’ artiglieria, con la milizia che non fa altro che occupare delle postazioni abbandonate. Bene, una rappresentazione dei fatti di questo tipo non collima con gli eventi successivi alla battaglia di Nikishino, come si vede nel reportage video della Komsomolskaya Pravda, girato nel villaggio appena liberato.

Si vede chiaramente come le truppe ucraine non abbiano semplicemente lasciato Nikishino a seguito di un bombardamento di artiglieria. Il gran numero di veicoli distrutti e abbandonati, le munizioni sparse dappertutto e poi gli effetti personali lasciati in giro, quasi come su una Mary Rose (vascello inglese colato a picco per cause sconosciute nel 1545-NdT))terreste, ci dicono che questa non è stata una ritirata su posizioni meno esposte al fuoco dei cannoni. No, questa cittadina, ben difesa e ben fortificata, (e Cassad aveva riferito nel suo blog di come le due parti si fossero scornate a lungo e senza successo per il controllo di Nikishino), è stata conquistata con un attacco terrestre convenzionale e conquistata così rapidamente che ai suoi difensori non è rimasto altro scampo che la fuga. Questa poi non è l’unica battaglia che sembra essersi svolta con queste modalità. L’aeroporto di Donetsk, il posto di blocco 32 sulla via di Bakhmutka, forse l’assalto iniziale a Peski, che portò alla presa della città, l’assalto iniziale a Popasnaya, sicuramente Uglegorsk, tutte queste operazioni sono molto simili nel loro svolgimento. Una breve ma violenta preparazione di artiglieria, seguita da un assalto irresistibile che travolge posizioni ben fortificate (e lo erano tutte) con apparente facilità e minime perdite per gli attaccanti. Poi, dopo che l’assalto iniziale è terminato, le “truppe speciali” si ritirano, arrivano le “truppe normali” che si trincerano e respingono gli eventuali controattacchi ucraini, ulteriormente logorati dal fuoco di artiglieria. Insaponare, sciacquare e avanti così fino a quando le forze ucraine crollano per la demoralizzazione e il logoramento o si frantumano a seguito delle contraddizioni interne alla giunta, arrivando poi alla guerra civile.

Questo dualismo è coerente con le teorie di Sun Tzu sulle “forze regolari” (che di fatto sopportano il peso della maggior parte degli scontri, specialmente nella guerra di posizione, ma che creano anche le condizioni per l’impiego successivo delle “forze speciali”) e, appunto, le “forze speciali”, elitarie e di ridotta consistenza numerica, decisive per la vittoria se in presenza delle giuste condizioni. La milizia sembra essere le “forze regolari”. Sono loro che tengono la linea del fronte e respingono i controattacchi ucraini. Le “forse speciali”, sono invece del tipo mordi e fuggi, e per questo motivo non appaiono mai nei filmati. Di questo esistono dei precedenti. L’Armata Rossa della Grande Guerra Patriottica usava le Armate della Guardia e le Armate d’Assalto per azioni di penetrazione in profondità (azioni che poi venivano proseguite dalle truppe corazzate), mentre al resto delle formazioni regolari di fanteria toccava di solito il grosso delle operazioni difensive e del combattimento di posizione. Dal momento che le forze della Novorussia hanno le stesse tradizioni militari (dell’Armata Rossa), non meraviglia che siano arrivate allo stesso tipo di organizzazione, anche perchè le condizioni belliche ricordano quelle della Grande Guerra Patriottica, soprattutto per la presenza di un fronte continuo.

I fatti delle settimane scorse mostrano come le truppe della Novorussia non siano semplicemente del tipo “l’artiglieria spiana, la fanteria occupa”. Possono fare molto più di questo. Possono conquistare una posizione nemica ben fortificata nello spazio di poche ore. La loro efficacia è tale che da parte ucraina cominciano a fiorire resoconti assolutamente fantastici, compreso l’avvistamento di carri da battaglia Armata ancora nuovi di fabbrica (di cui, a tutt’oggi esistono solo prototipi e modelli in pre-produzione). Bisogna aggiungere che l’esercito ucraino non ha una simile capacità offensiva. Non hanno mai dimostrato di essere in grado di conquistare una posizione nemica con un rapido assalto di fanteria. Per esempio, alla battaglia di Uglegorsk, al controattacco ucraino hanno preso parte alcune formazioni d’elite, e precisamente il Battaglione Kulchytsky della Guardia Nazionale rinforzato con unità di truppe scelte Vityaz MVD. Queste erano senza dubbio le forze di reazione rapida del raggruppamento Debaltsevo, creato per azioni di controattacco sui settori pericolanti del fronte. Risultato? Non sono riusciti a cacciar via le “truppe regolari” novorusse da Uglegorsk, anche se la battaglia è costata molte perdite alla milizia. L’unico successo ottenuto dal Battaglione Kulchytsky è stato quello di sparare al Battaglione Donbass di Semenchenko che vagava per il campo di battaglia.

Allora, come mai non vengono impiegate più spesso le “truppe speciali” della Novorussia? Si ha quasi l’impressione che l’esercito novorusso stia giocherellando con il proprio nemico.

Può essere utile ricordare quanto riportato recentemente dal sito web Russian Spring che, anche se non espressamente detto da Zakharchenko, sembra comunque riscuotere la sua piena approvazione. In pratica si dice che non è ancora il momento giusto per l’offensiva finale contro le forze di Kiev. L’esercito della Novorussia non deve cedere terreno e, ancora per un po’, deve combattere una guerra di posizione, anche se questo comporterà, nel breve periodo, enormi sacrifici per la gente del Donbass. Zacharchenko è stato comunque chiaro sul fatto che esiste un piano di azione futura, che per ovvie ragioni, non può essere rivelato.

Quale può essere il piano? Perchè le forze novorusse sono tenute a guinzaglio corto? Ci sono due possibilità. La prima è che Zacharchenko ( e quindi anche Putin), sperino che la distruzione delle forze ucraine (dovuta ad un insieme di fulminei attacchi delle “forze speciali” novorusse, inutili controattacchi a posizioni difese saldamente da “forze regolari” della milizia, e ovviamente continui martellamenti di artiglieria), possa far emergere le contraddizioni interne alla giunta. Ci sono già delle indicazioni sul fatto che molte delle formazioni del disastrato esercito ucraino (unità regolari, Guardia Nazionale, battaglioni di volontari, MVD, i battaglioni del Pravy Sektor che non riconoscono nessuna autorità, ecc.) stiano già cominciando a guardarsi in cagnesco, sospettandosi a vicenda, se non proprio di tradimento, almeno di “pigrizia” di fronte al nemico. Così ci sono i deputati del partito Samopomoga che accusano la Guardia Nazionale di aver abbandonato in preda al panico il campo di battaglia, mentre la Guardia Nazionale accusa una delle “star” del Samopomoga, Semen Semenchenko, il comandante del Battaglione Donbass, di codardia e grossolana incompetenza. Il che non sorprende. Ognuna di queste formazioni è l’esercito personale di qualcuno e, più viene sfoltita nel Donbass, meno peso avrà poi nei confronti delle altre milizie private nella futura battaglia per il potere a Kiev.

La seconda possibilità è che il comando novorusso non spinga a fondo proprio per non far cadere la giunta di Poroshenko perchè l’alternativa sarebbe quella avere a Kiev un regime neonazista. E’ per questo motivo che il saliente di Debaltsevo non è stato trasformato in una vera e propria sacca. Se in questo accerchiamento venissero distrutte troppe formazioni dell’esercito regolare, questo servirebbe solo ad aumentare il peso dei battaglioni dei volontari neonazisti, rendendo Poroshenco ancora più vulnerabile ad un eventuale colpo di stato. Per questo motivo le truppe regolari verranno portate ad un punto di degrado tale da non costituire più nessun pericolo per la Novorussia (infatti non sarà per loro facile rimpiazzare l’artiglieria e i blindati persi in gennaio), ma dovranno rimanere efficienti quel tanto che basta per tenere a bada Pravy Sektor e compagni. Forse c’è ancora la speranza che Poroshenko, ridotto a più miti consigli da una sconfitta, si decida a fare piazza pulita di Pravy Sektor e di tutti i suoi accoliti, e poi, una volta sistemato il fronte interno, provi a cercare con la Russia un accordo definitivo sia per la Crimea che per il Donbass. Questa è l’unica possibilità realistica per l’Ucraina di sopravvivere come stato, almeno di nome.

Quale scenario si avvererà? Lo sapremo presto, agli inizi di marzo.

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Traduzione a cura di Mario per sakeritalia.it
Articolo di J. Hawk apparso il 02/01/2015

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