In un articolo illuminante, il media ucraino Strana [in ucraino] ha rivelato che non solo l’esercito ucraino si sta preparando per un’offensiva nel Donbass, ma che esiste un piano di emergenza per fermare l’attacco se la Russia dovesse inviare il proprio esercito. Questa informazione è niente di meno che uno smascheramento di sette anni di propaganda ucraina, secondo la quale l’Ucraina sta combattendo la Russia nel Donbass.
L’articolo si basa su fonti dell’esercito ucraino e del Ministero della Difesa, e inizia mettendo in discussione la realtà della preparazione di Kiev per un’offensiva contro il Donbass [in inglese].
Fonti di Strana in prima linea confermano che non c’è più un cessate il fuoco, né un ritiro di truppe e attrezzature. La fonte chiarisce addirittura che è stata l’Ucraina a violare per prima questa disposizione del pacchetto di misure di Minsk, e che la DPR e la LPR (repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk) lo hanno fatto solo in seguito, in risposta alla violazione da parte dell’esercito ucraino.
“I nostri soldati sono andati nelle vecchie posizioni, che abbiamo lasciato nel 2020 come parte del disimpegno delle truppe. Di conseguenza, anche i separatisti si sono spostati e hanno occupato le loro vecchie posizioni. Vale a dire, infatti, che non c’è più disimpegno, non ci sono più due o tre chilometri tra noi e i separatisti, come prima. La situazione è la stessa del 2018: ci sono solo 400-700 metri tra le posizioni”, ha detto a Strana un ufficiale di unità di stanza nel Donbass.
La fonte di Strana afferma anche che ci sono due ispezioni al giorno nelle trincee per controllare le scorte di munizioni e che l’equipaggiamento e le armi siano in buone condizioni. Il quartier generale richiede mappe dei campi minati nella zona neutrale e controlla la fornitura di carburante, uniformi e cibo.
Un’ulteriore prova della preparazione dell’offensiva secondo questa fonte è il fatto che ai soldati nelle unità attive vengono concessi pochissimi permessi. Il genere di cose comuni quando c’è una minaccia di attacco o la preparazione per un’offensiva.
Per verificare questa ipotesi, Strana si rivolge quindi a un’altra fonte del Ministero della Difesa ucraino, la quale afferma che lo Stato Maggiore Generale ha sviluppato da tempo diverse opzioni per il recupero dei territori di DPR e LPR, e intende utilizzare la recente guerra in Nagorno Karabakh come modello [in inglese].
“Ci sono diverse opzioni per il corso degli eventi, quindi diversi piani basilari sono pronti per l’esecuzione. Ora c’è un forte vantaggio da parte delle forze armate ucraine. Ci sono più personale, armamenti migliori, anche un migliore rifornimento di truppe. Lo Stato Maggiore Generale ha studiato attentamente l’esperienza della recente guerra in Karabakh, comprese le azioni dei moderni droni. Che sono già nell’inventario delle forze armate. Cioè, ora esistono tutte le condizioni per restituire all’Ucraina una parte significativa dei territori non controllati. Tutto ciò che serve è un ordine del comandante in capo per lanciare un’offensiva”, dice la fonte di Strana.
MA, perché in questo piano un po’ troppo ottimistico c’è un “ma”, se la Russia manderà il suo esercito ad intervenire, l’esercito ucraino dovrà rinunciare alla sua offensiva contro il Donbass, e ritirarsi.
“In questo caso, l’offensiva delle forze armate ucraine verrà fermata. Con un alto grado di probabilità, le truppe dovranno poi ritirarsi, per non cadere di nuovo nei calderoni [sacche]”, dice la fonte di Strana nel Ministero della Difesa ucraino.
In altre parole, perché l’offensiva dell’esercito ucraino nel Donbass funzioni, la Russia non deve intervenire. Il problema per Kiev è che la Russia non ha intenzione di far morire diverse centinaia di migliaia di cittadini al suo confine senza reagire. Un problema di cui la fonte di Strana è ben consapevole.
“Diverse grandi unità dell’esercito russo sono schierate al confine con il Donbass. Compresi mezzi pesanti e artiglieria. Secondo le nostre stime, l’esercito russo ha bisogno di meno di un giorno per essere schierato e messo in azione nel Donbass”, ha detto una fonte del Ministero della Difesa.
Tali dichiarazioni sono lontane dalle affermazioni magniloquenti di alcuni politici ucraini che ci hanno assicurato che l’esercito ucraino era in grado di affrontare l’esercito russo.
E soprattutto, senza volerlo, la fonte di Strana, così come i media stessi, hanno appena silurato sette anni di propaganda ucraina sull’aggressione russa nel Donbass!
Vi ricordo che l’Ucraina urla da sette anni che la Russia ha invaso il Donbass, che DPR e LPR sono amministrazioni d’occupazione, e che l’esercito ucraino sta trattenendo l’esercito russo (in breve).
Solo che ciò che Strana e la sua fonte ci dicono è che l’esercito russo è ancora ben stazionato dall’altra parte del confine (si vedano le frasi in grassetto sopra), cioè in Russia! Vorrei che qualcuno mi spiegasse come un esercito d’occupazione può invadere e occupare un territorio senza esserci! Il mito dell’aggressione russa contro l’Ucraina e dell’occupazione del Donbass è andato in frantumi in una frase.
Strana ha appena ammesso che in realtà l’esercito russo NON è nel Donbass. Questo è ciò che permette allo Stato Maggiore Generale ucraino di fantasticare su una futura ripresa militare dei territori DPR e LPR! Perché, come dice la sua fonte, se la Russia interverrà, l’esercito ucraino dovrà ritirarsi per non finire in un calderone (come a Debaltsevo o Ilovajsk). Questo distrugge il secondo pilastro della propaganda ucraina post-Maidan, vale a dire che l’Ucraina avrebbe trattenuto l’invasore russo per sette anni!
In effetti, la fonte di Strana ammette quello che dico da molto tempo, e cioè che se l’esercito ucraino dovesse effettivamente affrontare l’esercito russo, quest’ultimo vincerebbe rapidamente. E quindi, logicamente, se la guerra del Donbass fosse davvero dovuta all’invasione della regione da parte dell’esercito russo, l’esercito ucraino avrebbe dovuto essere completamente sterminato molto tempo fa, e la guerra sarebbe finita in poche settimane al massimo. Come volevasi dimostrare.
La fonte di Strana non si ferma qui, e continua a demolire l’attuale propaganda ucraina secondo cui sono la DPR e la LPR, o anche la stessa Russia, a preparare un’offensiva contro l’Ucraina, dicendo che ciò è improbabile. La fonte spiega che le milizie popolari della DPR e della LPR sono troppo piccole per un’offensiva, e che per sostenere un’azione del genere la Russia dovrebbe inviare truppe per raddoppiare il loro numero, cioè da 20 a 30.000 uomini, il che sarebbe tutt’altro che discreto.
Strana conclude quindi che l’unica opzione per una ripresa su vasta scala delle ostilità nel Donbass sarebbe un’offensiva guidata dall’esercito ucraino. Un’offensiva che non sarebbe volta a dare la vittoria all’Ucraina, ma a trascinare la Russia nella guerra, costringendola ad intervenire apertamente in modo che diventi (finalmente) parte del conflitto, il che giustificherebbe sanzioni abbastanza forti da fermare la costruzione di Nord Stream 2. Questo è lo scenario che prediligo da tempo.
Avendo fallito attraverso la diplomazia e il braccio di ferro per costringere la Germania a fermare il progetto Nord Stream 2, è del tutto possibile che Washington costringerà Zelenskyj a lanciare un’offensiva nel Donbass per guadagnare influenza con Berlino e costringere Angela Merkel a fermare l’intero progetto a pochi mesi dalla fine dei lavori.
E per questo, il prossimo film di Bellingcat sul caso dei 33 russi arrestati in Bielorussia [in inglese], che potrebbe “rivelare” l’identità della talpa nell’entourage del presidente ucraino che ha rovinato l’operazione, è un ottimo modo per fare pressione su Zelenskyj (che non ha voglia di lanciare un’offensiva destinata al fallimento, in quanto ne avrebbe la responsabilità).
La sua data di pubblicazione, inizialmente prevista per il 15 marzo (la famosa data citata da Dmitrij Gordon), è stata posticipata ad aprile. Sembra che Zelenskyj abbia dato sufficienti garanzie sulla sua obbedienza agli ordini (bellicosi) provenienti da Washington e Londra per evitare un altro grande scandalo. Almeno per il momento…
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Articolo di Christelle Néant pubblicato su Donbass Insider il 16 marzo 2021
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.
[le note in questo formato sono del traduttore]
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credo che alla Santa Russia non occorra sparare contro l’esercito Ukro, ma solo presentarsi dinanzi a quello in armi. Modello Crimea
E’ passato un mese da allora e dobbiamo domandarci” cosa è cambiato nel frattempo sulla linea del fronte e nei pressi da consigliare ai comandi Russi di far rientrare nei loro quartieri le forze schierate in risposta alla minaccia Ucraina di riprendersi il Donbas? (Li)bidine si è spaventato della fermezza di Ivan e si è messo d’accordo con Putin per arretrare da ambo le parti le forze armate?.
Le sanzioni tuttavia rimangono?anzi sono aumentate? chi ha vinto e ha perso nel primo tempo?
Sacha, potrebbe informarci sulla situazione?
Buongiorno Joseph,
Le sanzioni rimangono, anzi aumentano. Il primo tempo è stato un semplice assaggio. Entrambi stanno testando le loro capacità, difensive e offensive. Non c’è stato alcun ripiegamento o ritirata. Le artiglierie, i carri e le unità ucraine sono rimaste al fronte, nonostante gli accordi di Minsk. Le unità russe trasportate sui fronti invece sono ancora lì, mentre la fanteria è stata smobilitata verso i propri luoghi d’origine, il materiale è pronto ad essere usato in qualsiasi momento.
Non crediamo ad alcun accordo tra le parti, quindi a nessuna soluzione a breve-medio termine. Quindi ancora vittime innocenti sulle linee dei fronti attivi (Donbass) e vedremo aprirsi probabilmente nuovi fronti altrove.
Tutta l’area ex sovietica è presa di mira, dalle notizie dei giorni scorsi abbiamo avuto un assaggio delle politiche “imperiali” per il Tajikistan, nuova area che speriamo si normalizzi in breve tempo.
Tuttavia l’insieme delle nazioni destabilizzate al fine di mettere in ginocchio la Russia aumenta. Sono tutte regioni limitrofe, visto che minacciare giganti come la Cina non funziona più. Sarà dunque il caso di mantenere l’attenzione su Transnistria, Bielorussia, Ucraina, Armenia, Azerbaijan, ma anche Uzbekistan e Turkmenistan. Aggiungerei Daghestan e Cecenia, dove il sogno di destabilizzare le due regioni non è mai cessato e il pericolo sembra nascondersi sotto le ceneri. Non ho idea né notizie della situazione in Georgia ma non mi stupirei se qualche brutta novità giungesse anche da lì.
Non sappiamo se il ritiro dall’Afghanistan degli “Alleati” avrà luogo o no, anche se le probabilità che ciò avvenga sono remote. Anche qualora capitasse, dobbiamo ricordarci che stanno lasciando un paese disintegrato, con una forza militare incapace di fare fronte a qualsiasi minaccia da parte talebana. Una situazione molto simile al ritiro USA dall’Iraq, che lasciò un vuoto colmato solo dalle milizie terroriste di Daesh-Isis.
In questo caso paradossale, l’Afghanistan avrebbe potuto vantare un leader amato da tutti, Ahmad Shah Massoud, che è stato però “stranamente” eliminato il 9 Settembre 2001. L’unica persona in grado di fermare veramente i talebani, è stata uccisa prima dell’11 Settembre. Che coincidenza.
Lasciare l’Afghanistan oggi equivale ad abbandonare i terroristi a sé stessi, liberi di fomentare rivolte e perpetrare assassini, in un’area alquanto vicina e pericolosa per la Russia.
Putin e la Russia continuano a giocare la partita in difesa, il primo tempo come lei dice è finito e si tirano le somme. Non è andata male, la Russia non ha perso nulla dal punto di vista territoriale, il Donbass è ancora lì. In Bielorussa ogni tentativo “standard” per rovesciare Lukashenko non ha funzionato. Mi aspetto cambi radicali nei metodi e una escalation sostanziale per rimuovere il presidente Bielorusso. Il solo fatto che abbiano tentato di ucciderlo alza la posta in gioco e dimostra la serietà dei mandanti.
Fare pressione su tutti i lati della Russia è un sistema per impoverirla, costringerla a mandare sui propri confini mastodontici le sue armate, a destra e a sinistra. Nel tentativo di salvaguardare la propria integrità si ritrova a dilapidare enormi quantità di denaro per mantenere i fronti sicuri. Senza mai sapere quale sarà il prossimo a infiammarsi. E’ una situazione che può durare ancora, ma non molto a lungo. Gli alleati interpretano le linee rosse dettate dalla Russia come una barzelletta, sono pronti ad usare nazioni vassalle in guerre per procura senza il minimo scrupolo per provocare una guerra che non sia solo locale. Fa impressione notare come queste nazioni si lascino strumentalizzare e distruggere per uno scopo che neanche conviene loro. L’Ucraina è stata sacrificata e sarà un compito per storici onesti (sempre che ne resti qualcuno) capire perché l’Occidente non ha mantenuto alcun accordo intrapreso. Questa rabbia atavica che dal nostro continente ha contagiato gli Stati Uniti vede i russi esattamente come i nazisti vedevano i russi nella seconda guerra mondiale. Possibile che il nazismo sia sopravvissuto intatto sotto altra veste?
Personalmente non sono in grado di prevedere quando la Russia reagirà, né so spiegarle come, ma il perché è davanti ai nostri occhi.
Questa è solo la mia opinione, qual’è quella dei nostri lettori e la sua in particolare? Cosa ci aspetta nel secondo tempo? Mettiamo sul tavolo le differenti opzioni e valutiamole insieme.
A presto e buona giornata!
Sascha
–,grazie Sascha del puntuale riscontro; ho lasciato passare intenzionalmente una ventina di giorni dalla sua risposta perché ero certo che qualcosa sarebbe ancora accaduto e così è stato, considerando la notizia di ieri ,domenica 23/5/21, secondo cui il Presidente Bielorusso si sarebbe preso operativamente “la grana” di far intercettare uno dei tanti o pochi avversari agitprop, attivi, in concorso con governi stranieri, per rovesciare il governo Bielorusso che gli occidentali chiamano Regime ogniqualvolta abbiano in. corso un progetto di insediare un loro agente al governo della repubblica presa di mira come azione propedeutica al balzo finale in Russia.
Questa azione, che sembra orchestrata dall’occidente ,sembra stata favorita dai servizi segreti di sicurezza bielorussi che appaiono ingenui o stupidi, considerando che il soggetto intercettato sembra un nuovo Navalnj da utilizzare in sostituzione di quello sciocco in galera.
Putin ,se vorrà salvare la Russia sarà costretto a salvare prima la Bielorussia favorendo la sostituzione di Lukaschenko con un politico intellettuale patriota che si avvalga di un carisma riconosciuto dalla sua Nazione e non da qualche borghese con aspirazioni di sudditanza agli europei di Bruxelles o dell’America.
Gli Slavi Bianchi( la Bielorussia) non sappiamo cosa pensano ed esprimano nella loro Opinione Pubblica ma sono incline a credere che le due generazioni precedenti, ancora in vita ,non possono avere il desiderio di farsi comandare dalle élite d’Occidente che li considerano inferiori come già avvenne ed avviene in alcuni Paesi europei infeudati alla Nato.
(Articolo di Christelle Néant pubblicato su Donbass Insider il 16 marzo 2021
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.)
Un anno fa circa ci domandavamo cosa farebbe la Russia in caso si attacco al Donbas, stanotte abbiamo visto che l’attacco è partito ancora prima che ci provassero i golpisti che peraltro davano l’impressione che l’avrebbero fatto, considerando che Das giorni martellavano con le artiglierie la parte avversa.
Ora l’Occidente strilla perché la Russia si è ribellata alle ennesime sanzioni che tuttavia saranno dolorose anche per chi l’ha volute irrogare pensando di non pagare dazio.
Ad iniziare dalla famiglia Biden che ha i suoi interessi sui gasdotti in Ucraina gestiti dal figlio di Biden che da stasera cambieranno gestore e impediranno di sfruttare gli ucraini indifesi che verosimilmente (se Putin è sveglio come i suoi collaboratori) vedranno i prezzi al consumo diminuire sensibilmente mentre in Occidente dovranno tacere.