Il Donbass è di nuovo travagliato. Questa volta sono gli osservatori OSCE ad essere vittime del conflitto. E’ morto un inviato britannico, e altri due osservatori internazionali sono rimasti feriti. Kiev e le repubbliche autoproclamate si accusano a vicenda di aver organizzato l’attentato terroristico. Difficile dire cosa sia successo davvero. Ma se restiamo aderenti ai fatti, sarà tutto più chiaro.

Nel 2017 i negoziati per una composizione del conflitto nel sud est dell’Ucraina sono giunti a un punto morto. Sottoscritti nel 2015, gli “accordi di Minsk” non funzionano. Kiev non permette che DNR e LNR tengano elezioni, e non concorda sulla federalizzazione del potere, mente quelle, da parte loro, non vogliono consegnare le frontiere al controllo del potere ucraino fino a che l’Ucraina non avrà federalizzato lo stato e fino a che non avrà consentito alle repubbliche autoproclamate di tenere elezioni. E’ un vicolo cieco.

Per questo motivo all’ inizio di quest’anno Kiev si è risolta ad aggravare la situazione. Sotto la pressione dei radicali nazionalisti, il Presidente Petro Poroshenko ha proibito di commerciare con DNR ed LNR. Gli abitanti del Donbass sono rimasti tagliati fuori dal resto dell’Ucraina. Le possibilità di una riunificazione diventano sempre più remote.

Il blocco dei trasporti è stato accompagnato da un deterioramento della situazione militare nella zona della città di Avdeevka, situata nei pressi di Donetsk. Ma dopo due mesi di combattimenti Kiev si è dovuta convincere di non avere possibilità di sconfiggere DNR e LNR con mezzi militari. Inoltre l’Europa è stanca della guerra in Ucraina e vuole la pace.

Ma Kiev non mette cessa i tentativi di complicare la vita delle regioni ribelli: alla fine di aprile ha interrotto la fornitura di energia elettrica a Lugansk, e poi ha minacciato di privare 5 milioni di abitanti di DNR e LNR delle forniture idriche.

L’attentato alle auto degli osservatori internazionali dà a Kiev la scusa per mostrare, all’Unione Europea e al resto del mondo, che “con i terroristi è inutile fare trattative”. Il che piò essere usato come pretesto per dare inizio a una nuova fase di scontri sotto l’egida della comunità internazionale.

DNR e LNR, da parte loro, non sono interessate a provocare uno scontro armato, dopo aver cercato negli ultimi due anni di intavolare un dialogo politico con l’Ucraina. Il loro obiettivo è legittimare il loro governo o “congelare” il conflitto, visto che non possono sconfiggere militarmente Kiev. Che a sua volta conta su una “piccola guerra vittoriosa”.

E’ importante che l’Europa mostri a Kiev che non è possibile uscire militarmente dalla crisi. E’ possibile farlo solo seguendo la strada del dialogo e del graduale riconoscimento reciproco delle parti. In mancanza del quale sono destinate a una guerra di logoramento senza fine.

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Articolo di Anna Donetskaja per SakerItalia

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