I cosiddetti “Panama Papers“, che vengono presentati dai media corporativi di tutto il mondo come il nuovo mega-super-uber Wikileaks, sono semplicemente l’ultima psico-operazione strategica degli Stati Uniti. Naturalmente non si materializzerà mai nessuna prova certa di tutto questo, ma date un’occhiata a questo sommario abbastanza valido della soffiata:

La fonte: uno spione anonimo che ha posto la condizione di non essere mai contattato.

Il supporto mediatico: 400 giornalisti di 107 organizzazioni mediatiche in più di 80 nazioni.

Il volume di dati: 2,6 Terabytes di dati o, se preferite, 11.5 milioni di documenti, comprese 4.804.618 e- mail, 3.047.306 files di data-base, 2.154.264 files in PDF, 1.117.126 immagini, 320.166 files di testo e 2.242 files in formati diversi.

Ed ora la parte migliore.

I personaggi nominati in questi documenti.

Attuali capi di stato:
il Presidente Argentino Mauricio Macri
il Re Salman dell’Arabia Saudita
il Presidente degli Emirati Arabi Uniti Khalifa bin Zayed al Nahyran
il Presidente ucraino Petro Poroshenko

Ex capi di stato:
Qatar, Hamad bib Khalifa Al Thani, ex Emiro del Qatar
Sudan, Ahmed al-Mirghani, ex Presidente del Sudan
Ucraina, Pavlo Lazarenko, ex Primo Ministro dell’Ucraina.
Moldova, Ion Sturza, ex Primo Ministro della Moldova.

Capi di governo:
il Primo Ministro islandese Sigmundur Davio Gunnlaugsson, dimessosi il 5 aprile 2016.

Ex capi di governo:
Georgia (nazione), Bidzina Ivanishvili, ex Primo Ministro della Georgia.
Iraq, Ayad Allawi, ex Primo Ministro facente funzione dell’Iraq.
Giordania, Ali Abu al-Ragheb, ex Primo Ministro di Giordania.
Qatar, Hamad bin Jassim bin Jaber Al Thani, ex Primo Ministro del Qatar.

Altri rappresentanti governativi: per la lista completa, guardate qui

Familiari ed associati dei rappresentanti governativi: per la lista completa, guardate qui.

Ecco come il sito web dei Panama Papers ha rappresentato i protagonisti principali:

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Capi di stato

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Familiari ed associati a capi di stato

Notate qualcosa?

Guardate chi NON C’E’ sulla lista!

Non un singolo cittadino americano, non uno. Il meglio che ho trovato è stato “Tina Turner, cantante svizzera, nata in America”. Può essere che gli Americani siano proprio angelici e assolutamente onesti, o magari non vogliano semplicemente utilizzare il server aziendale panamense della Mossack Fonseca. Ma potrebbe essere, proprio potrebbe, che chiunque abbia divulgato questi documenti non voglia ritrovarsi dalla parte sbagliata di una denuncia alla CIA per infrazione al divieto di spionaggio su cittadini americani.

Nel frattempo il New York Times afferma che, da qualche parte nei documenti, si farebbe menzione di 200 passaporti americani. Può essere. Ma se fosse vero si tratterebbe di individui di livello abbastanza basso, tali da non essere menzionati nella marea di articoli sui “Panama Papers” e, a sua volta, la cosa mi fa pensare che questi personaggi o sono coinvolti solo indirettamente o non sono in grado di intentare azioni legali. Il New York Times è stato costretto a concludere che “fino ad ora, questi documenti non sono riusciti a stabilire nessun collegamento fra politici o altri influenti personaggi americani e Mossack Fonseca”. Il New York Times ha anche provveduto a fornire una credibile (e realistica) spiegazione sul perché in questi documenti siano citati così pochi Americani.

Una delle ragioni per cui nei documenti sono nominati relativamente pochi Americani è che, negli Stati Uniti, è abbastanza facile aprire società di comodo. James Henry, economista e consulente del Tax Justice Network ha detto a Fusion (Canale TV) che gli Americani “in realtà non hanno bisogno di andare a Panama”. “Disponiamo di una fiorente industria che produce paradisi fiscali, discreti come tutti gli altri, praticamente all’interno degli Stati Uniti”, ha detto.

Ne parleremo in seguito.

Per adesso diamo un’occhiata al resto della lista. Quello che salta all’occhio è che essa contiene qualche nome, più o meno irrilevante, almeno dal punto di vista della politica mondiale anglo-sionista, qualche ex leader e politici di rango minore; ancora una volta e sempre secondo il punto di vista dell’Impero Anglo-Sionista, un certo numero di “leaders disobbedienti”, che l’Impero è fin troppo felice di compromettere, e riferimenti solo ed assolutamente indiretti a nomi famosi come Putin o Xi Jinping. Ancora peggio, la categoria “familiari ed associati” è un chiaro esempio di colpevolezza per associazione. Ma questo non ha impedito ai media imperiali di presentarlo così:

Allora, adesso sappiamo come ha fatto Putin a nascondere un miliardo di dollari. Ma lo sappiamo veramente? Dove sono le prove che Putin abbia mai nascosto qualcosa? Non ci sono. Ma chi potrebbe mai interessarsi a queste piccole sottigliezze, come la presunzione di innocenza o anche il diritto ad una narrazione corretta degli eventi? Il 2016 sarà un anno di elezioni e la 5° colonna russa ha bisogno del massimo aiuto possibile. E lo Zio Samuel è più che felice di fornirlo, naturalmente.

Per usare un’espressione del KGB, “si vede benissimo che spuntano le orecchie della CIA” in questa psico-operazione strategica dai fini assolutamente ovvi: saltare sul carrozzone di Wikileaks e creare una piccola “Wikileaks imperiale”, nella speranza che venga presa altrettanto seriamente di quella vera.

E’ difficile dire chi, negli Stati Uniti, si nasconda veramente dietro una cosa del genere. Per quanto ne so, le psico-operazioni strategiche del Pentagono vengono di solito effettuate nelle zone dove esistono conflitti militari. Secondo una buona ipotesi, questa potrebbe essere l’opera di un qualche Gruppo di Azione Politica (PAG) all’interno del Direttorato delle Operazioni (DO) della CIA. Ma ho la sensazione che nel governo degli Stati Uniti ci sia un’agenzia speciale e ancora segreta, che si occupa delle operazioni di “propaganda occulta” su larga scala. Ma, alla fine della fiera, questo non ha molta importanza, le impronte del governo americano sono dappertutto in queste pseudo-rivelazioni e questo è quello che importa.

Qualcuno potrebbe chiedersi se questi documenti siano veri e, in caso affermativo, come abbia fatto la CIA, o qualche altra agenzia governativa, a mettere le mani su queste informazioni altamente “sensibili”. Semplice.

Sono già molti anni che il governo americano sta usando la sua influenza per mettere sotto controllo tutti i principali centri della finanza mondiale. Alcune nazioni, come la Svizzera, sono state semplicemente costrette a rinunciare alle loro tradizioni bancarie basate sulla segretezza, mentre le stesse banche venivano infiltrate da agenti e spie statunitensi. Il grande piano è semplice: controllare tutti i flussi monetari mondiali. Volete mettere i soldi in una banca “sicura”? Allora è meglio che lo facciate negli Stati Uniti, altrimenti….

Adesso guardate a quanto riferito da James Henry, come riportato sopra dal New York Times: “Disponiamo di una fiorente industria che produce paradisi fiscali, discreti come tutti gli altri, praticamente all’interno degli Stati Uniti”. Avete capito? Ciò che significa è questo: “Se volete nascondere dei soldi, per noi va bene, ma solo fino a quando li nasconderete da noi“. E’ così semplice. E, naturalmente, se volete che i vostri soldi rimangano al sicuro, è meglio che non disubbidiate a Zio Samuel, perché se li può prendere tutte le volte che vuole. Elegante, semplice, efficace. Bellissimo, veramente.

La verità è che, se la comunità dell’intelligence americana è piuttosto incompetente, sopratutto per quanto riguarda la raccolta di informazioni tramite relazioni interpersonali, il controllo statunitense dei flussi finanziari planetari è qualcosa di assolutamente superlativo, specialmente in quelle regioni del mondo già controllate dagli USA (come Panama) o con le banche che hanno una lunga storia di corruzione e pratiche ombra (Deutsche Bank, HSBC).

Un altro inconfondibile segno che fa puntare il dito contro gli Stati Uniti è un fondamentale travisamento culturale. Mentre chi vive in Occidente può pensare che Putin o Xi Jinping vogliano “nascondere i miliardi all’estero”, la verità è che lo stesso concetto che questi leaders possano “aver bisogno di soldi”, nel senso tradizionale della parola, è assurdo. Come mai? Semplice.

In primo luogo, entrambi sanno che detenere una qualsiasi somma di denaro in istituzioni controllate dagli Stati Uniti sarebbe per loro estremamente insicuro. Non solo i soldi potrebbero essere confiscati, ma anche usati a scopo ricattatorio nei loro confronti. C’è qualcuno che crede seriamente che un ex tenente-colonnello del KGB come Putin non lo capisca?

Secondo, i soldi sono potere e il potere è denaro. Questo significa che quando si ha molto potere, si ha anche un sacco di soldi o, per dirla meglio, non si ha bisogno di soldi. La verità è che, con tutto il potere di cui dispongono, Xi o Putin non hanno assolutamente bisogno di usare soldi, cartacei o elettronici che siano, il loro potere è di gran lunga superiore a qualunque cosa possa essere prezzata in dollari.

Terzo, né Putin, né Xi sono leaders del terzo mondo, grezzi e ignoranti, come Bokassa o Idi Amin. Hanno il totale controllo di moderni servizi di intelligence, che li informerebbero immediatamente che la “normale” pratica della delocalizzazione internazionale non è altro che una trappola destinata prima o poi ad accalappiarti. Infatti, Putin ha specificamente messo in guardia gli uomini d’affari russi sull’utilizzo di tali servizi, c’è qualcuno che crede che prima li metta in guardia e poi lui stesso faccia esattamente quello che ha appena sconsigliato di fare?

Adesso immaginiamoci il peggio: Putin e Xi sono corrotti fino all’osso e vogliono tenere i loro soldi in Occidente. Perché dovrebbero farlo attraverso qualche ben noto e facilmente rintracciabile “amico di famiglia”, quando potrebbero usare le risorse delle loro agenzie di intelligence nazionale o, per rendere la narrazione ancora più esotica, i contatti che le stesse agenzie di informazione russe e cinesi hanno (veramente) con la Mafia russa e la Triade cinese? La verità è che entrambi potrebbero usare questi contatti con la massima facilità e sicurezza (né la Mafia russa, né tanto meno quella cinese si lascerebbero mai sfuggire la possibilità di essere utili al Capo Supremo) per nascondere qualunque somma. Detto questo, piuttosto che utilizzare questi schemi esotici da “romanzo di spionaggio”, per loro sarebbe molto più semplice assumere il controllo di una qualche azienda o risorsa altamente remunerativa “all’interno” della Russia o della Cina. Se voi foste un sedicente, corrottissimo Putin o Xi, mettereste i vostri soldi sotto giurisdizione americana o, semplicemente, assumereste il controllo di, per esempio, una impresa mineraria di nickel o molibdeno?

In molti casi, questi documenti mettono in luce una corruzione reale, specialmente nei livelli medio-alti di governo. Qui è dove di solito si verificano gli episodi di corruzione, perché i personaggi in queste posizioni possono veramente voler nascondere i soldi all’estero per i “giorni di pioggia”, specialmente se rischiano di perdere il potere e la perdita di potere implica la necessità immediata di lasciare il paese.

E così, quello che abbiamo qui è il tipico miscuglio di informazioni vere e false, accuratamente tagliate per imbarazzare sopratutto leaders antiamericani o di scarsa importanza, con qualche, non così velata, frecciatina a Putin e Xi, con (l’infondata) speranza di indebolirli sul fronte interno. Definirei il tentativo, nel suo complesso, come abbastanza goffo, come tanti altri del resto, se non avesse avuto l’incondizionato e acritico sostegno di “400 giornalisti e 107 organizzazioni mediatiche in più di 80 nazioni”.

The Saker

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Pubblicato su Thesaker.is il 6 Aprile 2016
Tradotto in Italiano da Mario per SakerItalia.it

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