[Nota del Saker: alcuni di voi si sono accorti che di recente non ho pubblicato molti post e che non stavo rispondendo alle e-mail come ero solito fare. Ora posso confessare: ero in un viaggio semi-segreto all’estero in una località con un accesso a Internet molto discutibile (lento, utilizzando il piano dati del mio smartphone). Ora sono tornato e posterò un rapporto completo su questo viaggio, e il mio ultimo appello per avere supporto, o Lunedì o Martedì. Fino ad allora, rimanete sintonizzati. Cordiali saluti e abbracci a tutti, il Saker]
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Sia che si ami la Russia o meno, penso che tutti siano d’accordo sul fatto che questo paese è veramente diverso, diverso in modo profondo e unico. E c’è qualche verità in questo. Un famoso autore russo ha scritto anche che “la Russia non può essere compresa razionalmente” (ha usato l’espressione “non può essere compresa dall’intelletto”). Si aggiunga a questo alcuni politici piuttosto eccentrici come Vladimir Zhirinovskii , che è noto per mescolare analisi molto razionali e ben informate a sciocchezze assolute, e si ottiene il famoso detto “La Russia è un indovinello avvolto in un mistero all’interno di un enigma”. Francamente, questa è solo un’iperbole spiritosa, la Russia non è così misteriosa. È, tuttavia, piuttosto diversa dai paesi dell’Europa occidente, centrale e orientale, e anche se una grossa fetta della Russia si trova all’interno del continente europeo ad ovest degli Urali, in termini di civiltà è lontana dal cosiddetto “Occidente”, in particolare l’Occidente moderno.
Ad esempio, la Russia non ha vissuto alcun “Rinascimento”. Mi spingerei perfino a sostenere che la Russia non ha nemmeno mai vissuto alcun Medioevo, in quanto, essendo un’erede dell’impero Romano d’Oriente (alias Bisanzio), le radici russe si trovano nell’antichità. Mentre si potrebbe, forse, descrivere le fasi della civiltà occidentale come Medioevo -> Rinascimento -> Era moderna -> Età contemporanea, nel caso della Russia la sequenza sarebbe un Evo antico molto più breve -> Era moderna -> Età contemporanea.
[Nota a latere: avrete notato che ho posto le radici della moderna civiltà occidentale nel Medioevo, non nell’antichità. La ragione di ciò sta nel fatto che, quando i Franchi conquistarono finalmente l’Impero Romano d’Occidente, lo distrussero a tal punto che l’era dopo il crollo dell’Impero Romano d’Occidente è nota come “Secoli Bui” (la Russia, tra l’altro, non ha mai attraversato questo millennio di oscurità e, di conseguenza, non ha mai avuto alcuna necessità di “rinascimento” o “rinascita”). Contrariamente alla narrazione storica ufficiale, l’attuale civiltà occidentale non ha mai avuto alcuna radice nell’Impero Romano, e tanto meno nell’antichità greca. I veri fondatori del “mondo occidentale” furono, in diversi modi, i Franchi]
Sosterrei quindi che, mentre geograficamente parlando la Russia (almeno la parte più popolata di essa) è in Europa, culturalmente non ha mai condiviso una storia comune o, tanto meno, una cultura comune con l’Occidente. Anche dire che la Russia è “asiatica” è problematico per due ragioni fondamentali: in primo luogo, la Russia, come cultura, nasce dal battesimo dell’antica “Rus’” di San Vladimir I di Kiev alla fine del 10° secolo. Il tipo di Cristianesimo ricevuto dalla Russia era quello romano, non quello dei Franchi. Non credo che qualcuno possa sostenere seriamente che Roma o Bisanzio fossero “asiatiche”. E quindi le radici culturali e spirituali della Russia non sono asiatiche. Etnicamente parlando, la maggior parte dei Russi sono Slavi, mescolati in vari gradi ad altri gruppi etnici, e anche se personalmente trovo la categoria “Bianco” di dubbio valore analitico, non credo che qualcuno possa seriamente sostenere che gli Asiatici siano “Bianchi”. Questo ci lascia con lo Stato russo, il sistema politico russo e qui, sì, vorrei sostenere che è stato l’invasore asiatico Tartaro-Mongolo (un termine impreciso e fuorviante, ma che è comunemente utilizzato) a creare il moderno Stato russo. Il fattore di complicazione sta nel fatto che quando la Russia divenne un impero in stile occidentale sotto Pietro I, venne governata da un’élite per lo più occidentalizzata che aveva molto più in comune con le élite dell’Europa occidentale che con la maggior parte del popolo russo. Sia il 18° che il 19° secolo in Russia sono stati caratterizzati da una spietata, e spesso violenta, imposizione di modelli politici, sociali, culturali e religiosi occidentali da parte delle élite dominanti russe sulle masse russe. Questo è un processo complesso e sfaccettato che ha visto svolgersi molti fenomeni contraddittori, e si può discutere all’infinito su di esso, ma ciò che è certo è che questo processo si è concluso nel 1917 con un colpo di Stato borghese (massonico) liberale seguito, otto mesi più tardi, dall’avvento al potere dei Comunisti e da una sanguinosa guerra civile. Anche se né il colpo di Stato di febbraio, né l’avvento al potere dei Comunisti di novembre furono delle vere “rivoluzioni”, il 1917, nel suo complesso, vide avvenire un’immensa rivoluzione: la classe dominante venne completamente sostituita da una del tutto diversa.
Non ho né il tempo né l’intenzione di discutere qui del periodo Sovietico, l’ho fatto tante volte altrove, ma presenterò solo la mia conclusione principale: non c’è modo di prendere in considerazione il periodo Sovietico come una continuazione della Russia pre-1917. Sì, geograficamente parlando l’URSS comprendeva più o meno il precedente Impero Russo e, sì, la popolazione che viveva nella Russia pre-1917 ha continuato a vivere nella nuova Unione Sovietica, ma le radici dell’ideologia dominante Bolscevica/Comunista al potere non si rispecchiava nella Russia antica e nei valori culturali, spirituali e religiosi russi tradizionali: le sue radici sono state importate dall’Occidente (proprio come i principali leader della rivolta Bolscevica). Vorrei quindi affermare che nel 1917 un tipo di élite occidentale (l’aristocrazia) venne sostituita da un altro tipo di élite occidentale (il Partito Comunista) e che entrambi erano “importazioni” e non “prodotti intellettuali russi”. Vorrei anche andare oltre, e affermare che il popolo, la cultura e la civiltà russe sono stati perseguitati per gli ultimi 300 anni e che solo con l’arrivo di Vladimir Putin al timone dello Stato russo questa persecuzione ha avuto fine.
Vorrei chiarire subito che questi ultimi tre secoli non sono stati uniformi, e che alcuni periodi sono stati migliori per il popolo russo, e altri peggiori. Vorrei far presente che il periodo in cui Pëtr Stolypin fu Primo Ministro (1906-1911) fu probabilmente quello migliore per la Russia. I momenti peggiori per la Russia avvennero solo sei anni dopo, quando la banda Lenin-Trockij prese il potere e iniziò subito a indulgere in una campagna genocida contro tutto quello che c’era di “russo” in senso culturale, spirituale o intellettuale (questa sanguinosa orgia scemò solo nel 1938). Tutto sommato, anche con variazioni molto forti, credo che in senso culturale e spirituale la nazione russa sia stata oppressa in vari gradi all’incirca tra il 1666 [in Inglese] e il 1999, ovvero per 333 anni: un periodo lungo secondo qualsiasi standard.
E poi c’è la Russia moderna, che io chiamo “Nuova Russia”. Chiaramente non è la Russia pre-1917, ma non è nemmeno la Russia Sovietica. Eppure è una Russia che, per la prima volta in tre secoli, sta finalmente attraversando il processo per scrollarsi di dosso i modelli culturali, politici e socio-economici occidentali, e sta cercando di ristabilire quella che io chiamo “sfera di civiltà russa”. Naturalmente, non dobbiamo essere ingenui qui: Putin ha ereditato un sistema politico completamente creato da “consulenti” americani, il cui unico scopo era quello di opprimere e sfruttare ulteriormente il popolo russo. I costi umani ed economici degli anni di Gorbaciov e Eltsin possono essere confrontati solo con gli effetti di una grande guerra. Eppure, da questo orrore, è venuto fuori un leader fedele esclusivamente al popolo russo, e che ha deciso di liberare la Russia dai suoi oppressori stranieri. Questo processo di “sovranizzazione” è ben lungi dall’essere completato, e probabilmente richiederà molti anni e attraverserà molti alti e bassi, ma è innegabilmente iniziato e, per la prima volta dopo secoli, il sovrano del Cremlino non è qualcuno che l’Occidente può sperare di sottomettere o cooptare.
Di qui la paranoia isterica su Putin e i suoi Russi malvagi.
L’Occidente è terrorizzato dal rischio molto reale che per la prima volta in 333 anni la Russia potrebbe diventare di nuovo veramente russa.
Anzi, è un pensiero spaventoso.
Consideriamo il ruolino di marcia di quella che possiamo chiamare “Russia oppressa”: è iniziato con la sconfitta da parte di Pietro I di una delle più grandi potenze militari europee, la Svezia, durante la Grande Guerra del Nord (1700-1721). Se siete interessati, date un’occhiata a questa lista [in Inglese] fatta da Wikipedia delle guerre russe tra il 1721 e il 1917 e prestate particolare attenzione a quelle guerre elencate come “sconfitta” per la Russia e notate che, ad eccezione della Guerra di Crimea, la Guerra Russo-Giapponese e la Prima Guerra Mondiale la Russia ha vinto tutte le sue guerre rilevanti/importanti (guerre in cui la Russia ha avuto un ruolo importante o ha avuto un grande interesse). Io personalmente non penso che la Russia abbia perso la guerra contro il Giappone (nemmeno gli storici giapponesi, tra l’altro), e nel caso della Prima Guerra Mondiale la Russia si è fondamentalmente autodistrutta alla vigilia della vittoria. Per quanto riguarda quella che io chiamo la “Grande Guerra Ecumenica contro la Russia” (che ha unito Latini, Anglicani e Ottomani Musulmani), io la definirei un “brutto pareggio” le cui conseguenze peggiori per la Russia furono presto mitigate. Paragonate tutto ciò con la guerra veramente importante, l’aggressione napoleonica alla Russia, nella quale la Russia sconfisse da sola una coalizione che riunì praticamente tutta l’Europa contro la Russia. Date un’occhiata a questa foto di un monumento nel luogo della più grande battaglia della guerra, la Battaglia di Borodino, e controllate l’elenco dei paesi alleati contro la Russia:
Francia
Italia
Napoli
Austria
Baviera
Berg
Sassonia
Vestfalia
Prussia
Olanda
Spagna
Portogallo
Polonia
Svizzera
Confederazione Tedesca
Totale: 20 nazioni
Fanteria: 145.000 soldati
Cavalleria: 40.000 uomini
Cannoni: 1.000
Cioè 15 paesi contro la Russia. C’erano meno aggressori durante la “Grande Guerra Ecumenica”, ma tre su quattro di quegli aggressori non erano semplici paesi, ma interi imperi: Impero Francese, Impero Britannico, Impero Ottomano. Che si tratti di 15 paesi contro 1 o di 3 imperi contro 1 impero, comincia ad emergere uno schema. E anche se durante la Seconda Guerra Mondiale solo sei paesi hanno partecipato all’invasione iniziale dell’Unione Sovietica (Germania, Romania, Finlandia, Italia, Ungheria, Slovacchia), in realtà c’erano numerose unità più o meno “volontarie” che vi parteciparono.
L’unità europea al suo meglio.
Ogni volta che l’Europa ha raccolto tutte le sue forze per sconfiggere, sottomettere, conquistare ed assimilare definitivamente la Russia, la Russia ha prevalso ed è solo diventata più grande e più forte. E questo pur essendo, in tanti modi, una Russia paralizzata, dilaniata da profonde contraddizioni interne, governata da un’élite che le masse russe nella migliore delle ipotesi consideravano poco interessante. È vero, i singoli Zar nel corso di questi anni sono stati veramente popolari, ma il regime, l’ordine, non era certo quello che avrei considerato popolare o rappresentativo della visione del mondo e della cultura delle masse russe. Eppure la Russia ha vinto, ancora e ancora, nonostante fosse debole.
Qualcuno dirà che questo è un passato ormai lontano, che il mondo è diverso oggi, che nessuno in Europa pensa a queste guerre, ma questo non è vero: per prima cosa, ognuna di quelle guerre è stata accompagnata da una frenetica campagna russofoba nei media e nella letteratura, e tutte queste guerre vennero rappresentate come combattute in nome degli alti valori europei e contro le orde barbariche del selvaggio Est. E negli anni in cui la Russia non era oggetto di un attacco militare è stata sempre oggetto di sanzioni economiche sotto lo stesso pio pretesto, o un altro. Re Salomone aveva ragione quando scrisse “La cosa che è stata, è quel che sarà; e ciò che è fatto è quel che si farà: e non v’è nulla di nuovo sotto il sole”. A poco a poco e insidiosamente, l’odio e la paura della Russia è diventato parte dell’identità culturale occidentale. Considerando come l’Occidente abbia imparato a temere una storpia e indebolita Russia, riuscite a immaginare il terrore che ispirerebbe una Russia veramente unita?
Sapete come si chiama il partito di Putin? “Russia Unita”, ovviamente.
Tenete a mente che nel corso di questi anni la Russia è stata governata da un’élite irrimediabilmente filo-occidentale, e che ogni governante russo da Pietro I a Dmitry Medvedev, con l’eccezione di Alessandro III e Iosif Stalin, ha voluto essere accettato come un partner alla pari dall’Occidente. Ma alle élite occidentali non serviva un partner o un alleato, quello che volevano era uno schiavo accondiscendente.
Vladimir Putin ha detto chiaramente che questi non sono affatto i suoi piani.
Parlando di Putin, c’è qualcos’altro nel suo governo che lo rende davvero unico: il suo vero potere non proviene dalla Costituzione russa o dal fatto che egli è il comandante in capo delle forze militari, dell’intelligence e della sicurezza russe. Se fosse davvero così, allora le élite russe, che sono ancora in gran parte filo-occidentali, avrebbero trovato un modo per farlo cadere molto tempo fa, con l’assistenza di Zio Sam, se necessario. No, il suo vero potere sta nel fatto innegabile che il popolo russo lo riconosce non solo come il suo leader, ma anche come il suo rappresentante, se volete, al timone dello Stato russo e degli affari internazionali. C’è una fiducia personale, un capitale politico personale, che il popolo russo ha dato a Vladimir Putin, che lo separa da tutti gli altri esponenti politici russi. Questo sentimento è così forte che anche molti suoi ex avversari politici sono ormai diventati suoi sostenitori, e coloro che ancora gli si oppongono apertamente lo fanno con molta difficoltà e disagio personale.
Questa autorità personale di Putin, comunque, non si estende a Medvedev o, tanto meno, al governo russo. Direi che il governo russo è in gran parte impopolare, così come la Duma russa, ma la mancanza di valide alternative al potere del partito “Russia Unita” rende questa mancanza di popolarità quasi irrilevante.
Se prendiamo la parola “monarchia” nel suo significato originale di “potere di uno” e se ricordiamo che molti Zar erano personalmente popolari anche quando i loro regimi non lo erano, si potrebbe dire che il governo di Putin sia una sorta di tradizionalissima “neo-monarchia russa”, e che Putin ha trovato un modo per combinare le forme esteriori della democrazia con le caratteristiche interne della monarchia russa. È interessante notare che il leader ceceno Ramzan Kadyrov abbia deciso di creare una guardia personale per Vladimir Putin (potete leggere di questo fatto qui). Al fine di rispettare la legge, tutte queste guardie personali si sono congedate dall’esercito e hanno offerto i loro servizi alla persona di Vladimir Putin, non al presidente russo.
Inutile dire che i cosiddetti “esperti russi” in Occidente respingono tutto come segno di dominio “autoritario” di Putin, e lo descrivono come un “forte” nel migliore dei casi e un “dittatore” nel peggiore dei casi. In realtà, la paura e l’odio sono pessimi consulenti, e non c’è da meravigliarsi che si sbaglino così tanto. E poi, gli “esperti russi” non sono pagati per capire la Russia, sono pagati solo per demonizzarla.
Allora, dove, o che cos’è la Russia di oggi?
In questo momento, direi che la Russia è al tempo stesso una promessa e un processo. Come promessa è molto vaga, ci sono numerose idee diverse su ciò che è stata o dovrebbe essere la “vera Russia”. È un ideale che viene più percepito che capito. Come processo, la Russia è molto più univoca: decolonizzazione, sovranizzazione, resistenza e impenitente proclamazione di un modello di civiltà unico e diverso. I giorni in cui i Russi scimmiottavano l’Occidente senza pensare sono apparentemente davvero finiti. Alcuni dicono che il futuro della Russia sia nel Sud (Caucaso, Asia centrale, Medio Oriente, subcontinente indiano), alcuni vedono il futuro della Russia in Oriente (Siberia ed Estremo Oriente asiatico, in particolare la Cina), mentre alcuni lo vedono nel Nord (di nuovo la Siberia e l’Artico).
Ma nessuno lo vede più nell’Occidente.
Naturalmente, non è così che molti Europei vedono le intenzioni della Russia. I Polacchi e i Baltici, in particolare, rimangono svegli la notte a causa degli incubi che hanno per protagonisti un’invasione russa di tipo “ibrido” o convenzionale. Questo mi ricorda una barzelletta russa: un uomo sta camminando per la strada quando una donna sul balcone urla improvvisamente “Aiuto! Quest’uomo sta per violentarmi!!!”. L’uomo sconcertato guarda in alto e dice: “Signora, lei è pazza, non ho intenzione di violentarla, inoltre, io sono qui in strada e lei è sul balcone”, al che la donna risponde: “Forse, ma io sto per scendere!”. Proprio come questa donna, i Polacchi e i Baltici, forse mossi da un profondo senso di colpa mescolato con un vecchio complesso di inferiorità stanno strenuamente cercando di convincere sé stessi che la Russia vuole davvero invaderli. La Russia, naturalmente, non ha alcun bisogno di altra terra, e ancor meno bisogno della popolazione rabbiosamente ostile e francamente psicotica di questi paesi. In realtà, il piano russo per questi paesi è semplice: è sufficiente comprare gli Stati Baltici e lasciare che i Polacchi e i Tedeschi si godano la loro tradizionale festa dell’amore. Da un punto di vista russo, questi paesi e popoli non sono ambiti premi, ma inutili passività.
Al contrario, la Russia non può ignorare l’Ucraina, in particolare non una occupata dai Nazisti. Per quanto riguarda il resto d’Europa, rimarrà sempre un mercato economico importante per la Russia e un posto che i Russi potranno visitare, in particolare l’Europa meridionale e il Mediterraneo. L’ultima cosa di cui la Russia ha bisogno è un qualsiasi tipo di guerra, in particolare una inutile e potenzialmente pericolosa con l’Occidente. Infine, è probabile che la Russia cercherà di stabilire stretti rapporti con i paesi dell’Europa meridionale che in realtà non hanno mai voluto perseguire eventuali politiche anti-russe, in particolare la Grecia e la Serbia. Così, pur non essendo più una priorità, l’Occidente non diventerà mai nemmeno irrilevante.
La cosa più difficile, e anche la più interessante, è cercare di indovinare che cosa diventerà la Russia internamente. Probabilmente non una monarchia, almeno non nel prossimo futuro. Il sondaggio più recente suggerisce fortemente che la maggioranza dei Russi non vuole scambiare un sistema democratico repubblicano con una monarchia [in Inglese]. Inoltre, in un paese dove i Cristiani Ortodossi sinceramente religiosi sono una minoranza, una monarchia avrebbe davvero poco senso. Il problema con il sistema attuale è che esso si basa interamente sulla persona di Vladimir Putin. In realtà, direi che non c’è affatto un “sistema attuale”, c’è solo una persona, Vladimir Putin, che, pur immensamente popolare, deve fare i conti con tutti i vari problemi russi in “modalità manuale” – ovvero personalmente. Non appena qualcosa sfugge alla sua attenzione personale le cose cominciano ad andare male. Questo semplicemente non è un sistema praticabile, e tanto per peggiorare le cose, non c’è alcun successore credibile di Putin in vista. Dovesse succedere qualcosa a Putin domani mattina, la crisi che colpirebbe la Russia sarebbe enorme. Aggiungete a questo che i Russi hanno una lunga storia di buoni leader succeduti da leader mediocri, e si capirà quanto l’attuale “one man show” sia una grave minaccia per il futuro russo. Affermerei quindi che lo sviluppo di un sistema politico veramente russo (al contrario di un singolo individuo al potere) dovrebbe essere considerato come una delle più importanti priorità strategiche per i Russi che non vogliono che il loro paese diventi ancora una volta una colonia occidentale. Ahimè, la lotta tra gli “Integrazionisti Atlantici” (la gente di Medvedev) e i “Sovranisti Eurasiatici” (la gente di Putin) lascia poco tempo per questo tipo di sforzo.
Quindi sì, “la Russia è tornata”, ma è ancora molto traballante e insicura sul dove andare. In questo momento, il suo futuro dipende dal destino di un uomo, e questo è estremamente pericoloso.
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Articolo pubblicato su The Saker l’1 aprile 2017.
Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.
[Le note in questo formato sono del traduttore]
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