Se i Russi e gli Americani imparassero a capire le loro differenze culturali, questo potrebbe allentare di molto le tensioni diplomatiche.
Negli anni ‘80, Sting cantava: “Spero che anche i Russi amino i loro figli”, mentre in Russia il popolare gruppo Ljube scherzava amabilmente: “Non essere sciocca, America, siamo tutti uguali!” E sì, per qualche anno abbiamo vissuto imparando le nostre similitudini. Ma perché questa storia d’amore tra Russia e America fu così breve? Perché siamo tornati di nuovo ad odiarci?
A parte la geopolitica e le questioni finanziarie, vale la pena fare una domanda: i Russi e gli Americani sono culturalmente complementari o le nostre differenze culturali ostacolano la nostra capacità di capirci l’un l’altro?
Samuel P. Huntington ha osservato nel suo libro del 1996 Lo Scontro delle Civiltà che “…le similitudini e le differenze culturali danno forma agli interessi, agli antagonismi e alle associazioni degli Stati”. Di conseguenza, i paesi con analogie culturali hanno maggiori probabilità di cooperare economicamente e politicamente, e “le principali differenze nello sviluppo politico ed economico tra le civiltà sono chiaramente radicate nelle loro culture diverse”.
I Russi sono più aggressivi per natura?
Secondo Washington e tutti i media tradizionali occidentali, questo fatto non è in discussione – i Russi sono cattivi!
Quanti film avete visto con i Russi ritratti come i buoni? Non riesco a ricordarmene neanche uno. I Russi sono la quintessenza del “cattivo”, secondo Hollywood o qualsiasi thriller politico. Non preoccupatevi nemmeno della rappresentazione dei politici! Secondo Hollywood e la maggior parte di Washington, la Russia non ha mai fatto nulla di buono.
Cosa si ricava leggendo la storia russa dai libri di testo occidentali? Secondo alcuni, lo stato russo si è espanso a destra e a manca come un pazzo per impossessarsi di 1/5 della Terra, ma basta tenere presente questo semplice fatto – la maggior parte delle guerre russe sono state guerre difensive! L’acquisizione del grande territorio della Siberia e dell’Estremo Oriente non è stato ottenuto con delle guerre, ma, piuttosto, includendo le popolazioni native accettando le loro tradizioni culturali nell’Impero russo.
I cattivi sono diventati esseri umani per un po’
All’inizio degli anni ‘90, ci fu sicuramente eccitazione sulle due sponde dell’Atlantico alla scoperta che siamo tutti umani – “rossi” e “Yankee”!
La dissoluzione pacifica dell’“impero del male” sorprese tutti. A differenza dei precedenti leader Sovietici, Gorbachev incantò l’Occidente con il suo sorriso e le promettenti parole “glasnost’” e “perestrojka”. In tal modo dissipò per qualche tempo la paura dei “Rossi”.
In seguito, il perennemente ubriaco Boris Eltsin aggiunse altra umanità al volto dei Russi: “Ehi, sono come noi, tranne che loro preferiscono la vodka, mentre noi preferiamo la birra!” A questo punto ci si può quasi immaginare il tipico americano che abbraccia il Russo cattivo come gesto di comprensione reciproca.
Sì, eravamo più simili che diversi.
Buone maniere
Avete notato che sulla metropolitana russa è possibile individuare subito gli Americani? Basta sentire come parlano a voce alta. Non è che non gli importa di rivelare i dettagli più intimi della loro vita in pubblico, perché le persone attorno a loro potrebbero non capire l’Inglese – lo fanno anche sui mezzi pubblici americani, così come i Russi sussurrano – Dio non voglia che le persone sentano!
Corteggiamento/appuntamento
Se un Russo dà un appuntamento ad un’Americana o viceversa, potete aspettarvi una lunga lista di sorprese che vanno dal credere che aprire la porta ad una donna possa degradarla come essere umano (alcuni giovani americani sembrano essere stati vittime di un lavaggio del cervello ad opera del femminismo) alla credenza radicata delle donne russe che gli uomini dovrebbero sempre pagare il conto al ristorante (anche se sono solo amici) solo perché gli uomini russi non lascerebbero mai che la donna russa paghi per loro.
Sorridere
Non aspettatevi che i Russi vi mostrino un sorriso a 32 denti solo perché nella terra di Hollywood vi hanno condizionato a fare così con ogni straniero che incontrerete faccia a faccia: i Russi ritengono che i sorrisi americani siano falsi e insinceri. Se un Russo ti sorride significa: “Mi piaci ed è un piacere essere vicino a te”.
C’è una sola grande differenza tra gli Americani e i Russi – ha a che fare col mantenere le promesse!
I Russi non si perdono in chiacchiere e parlano in modo diretto, qualcosa che spesso gli stranieri scambiano per maleducazione, ma la verità è che in Russia non c’è tolleranza per l’ipocrisia. Se non ti piace una persona – non le mostri un sorriso a 32 denti. La doppiezza viene vista dall’alto in basso.
I Russi si valutano l’un l’altro in base al livello di fiducia reciproco, e un qualsiasi segno di insincerità basta a rompere un rapporto. Per i Russi, un uomo non è un uomo se non sa mantenere la sua parola. O sei un uomo di parola o una piccola, inaffidabile e vile canaglia; un chiacchierone. Gli uomini mantengono le loro promesse; i chiacchieroni parlano senza dare senso o importanza alle parole, e questo in Russia lo si impara fin da bambini.
Quando Bush Senior promise a Gorbachev di non espandere la NATO, Gorbachev trattò lui e gli Stati Uniti come un partner di fiducia. Perciò, quando ogni leader russo dopo Gorbachev ha detto al mondo di avere un problema con l’espansione della NATO, e di aver preso come un’offesa la rottura della promessa – bisogna capire che dicevano sul serio!
Quello che Washington non riesce a comprendere è che i Russi, quando parlano, parlano sul serio. I leader americani devono imparare a capire che noi non siamo uguali. Forse il Pentagono e il Dipartimento di Stato dovrebbero assumere dei consulenti culturali? Sarebbero molto più economici dei consiglieri militari e, in fin dei conti, potrebbero prevenire guerre inutili.
Ammettiamolo: dai riti di corteggiamento, al comportamento in pubblico, all’educazione dei figli, all’alta diplomazia – i Russi e gli Americani non sono uguali, e capire le nostre differenze aiuterebbe ad evitare errori diplomatici e in politica estera.
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Articolo di Angela Borozna pubblicato su The Duran il 28 aprile 2017.
Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.
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