Sottovalutare la Russia riserverà delle sorprese.
Gli USA/NATO sono stati presi di sorpresa – o forse un termine migliore sarebbe storditi? – dall’operazione russa in Siria. Il fatto che sia intervenuta; la velocità con cui lo ha fatto; la segretezza con cui lo ha fatto; il numero di missioni effettuate; la precisione e l’efficacia degli attacchi. Ma specialmente dalla scoperta che delle insignificanti barche nel Mar Caspio – un posto tra tutti gli altri – avessero un raggio d’azione così ampio. Non ci si aspettava che la “Gas Station” di McCain o la “trascurabile Russia” di Obama fosse in grado di fare cose del genere. E, se metà delle voci sulla “bolla A2/AD” russa sono vere, c’è pronta un’altra enorme sorpresa.
La Russia, nel suo millennio di storia, è stata in genere vincente nelle guerre, e in special modo nello sconfiggere gli invasori. I Mongoli alla fine sono andati via, i Cavalieri Teutonici sono stati rimandati a casa, gli invasori polacco-lituani spediti fuori, gli Svedesi sconfitti e Napoleone ed Hitler sono stati inseguiti fino in patria da eserciti in cerca di vendetta. L’Occidente è solo vagamente consapevole di questo passato: si tende a ricordare le rare sconfitte russe come la Guerra Russo-Giapponese, o la Prima Guerra Mondiale e, quando la Russia(o l’URSS) vince, l’opinione dominante in Occidente è che la vittoria fosse in effetti dovuta a fattori come il “Generale Inverno” o infinite risorse umane. In breve, il mantra occidentale è che la Russia non vince davvero, è l’altro che perde.
Ciò è, ad essere buoni, inesatto. Il libro di Dominic Lieven “Russia Against Napoleon” distrugge il mantra. L’autore dimostra che l’Imperatore Alessandro e il suo governo avessero previsto che la guerra con Napoleone sarebbe stata inevitabile, che avevano studiato come combatteva Napoleone e che avessero fatto i preparativi necessari per sconfiggerlo. E lo sconfissero. Combattere contro un esercito grande quanto quello di invasione del 1812, guidato da un condottiero brillante come Napoleone non sarà mai un compito facile, e Alessandro probabilmente non aveva previsto una battaglia sanguinosa come quella di Borodino, così vicina a Mosca da renderlo indeciso. Sono sicuro che nessuno avesse pianificato l’occupazione e l’incendio di Mosca. Ma anche in questo caso, Alessandro si attenne al piano. Sapeva che la tipologia di campagna di Napoleone consisteva in una veloce vittoria sul campo di battaglia, seguita da negoziati, magari la perdita di alcune porzioni di territorio, un parente o due fatti principi, e quindi, il raduno della potenza sconfitta nel campo francese. In breve, Napoleone si aspettava che lui ed Alessandro si sarebbero incontrati di nuovo, nel momento in cui ad Alessandro sarebbe stata impartita una lezione: la Russia si sarebbe riunita al “blocco continentale” e la sua marina avrebbe tenuto la Royal Navy lontana dal Baltico. Effetti limitati di questo genere. Ma Alessandro combatteva un’altra guerra e non lo incontrò mai. Mosca venne incendiata e Napoleone si stancò di aspettare e tornò in patria. Certamente, “il Generale Inverno” fece la sua parte, ma la ritirata francese si trasformò in una rotta nel momento in cui furono costretti a una sempre maggiore rapidità dalla prossimità minacciosa con il ricostruito esercito russo, incalzati da cavalieri cosacchi equipaggiati per il freddo e con infiniti cambi di cavalcatura a disposizione, e partigiani inflessibili nella loro prima Grande Guerra Patriottica. La storia è raccontata da questo famoso grafico: partirono in quattrocentomila, in diecimila riuscirono a seguire Napoleone nel suo ritorno a Parigi. Lieven spiega la pianificazione e l’enorme impegno logistico di sostenere una grande esercito per tutte le 1500 miglia da Mosca a Parigi. Molto diverso dalla storiella occidentale di enormi masse di uomini lanciate contro un nemico congelato.
In breve: Alessandro capì come agiva Napoleone e lo sorprese con la giusta preparazione e una strategia completa. Questa, io credo, è l’essenza della “dottrina di guerra russa”. Conoscere e capire il nemico e sorprenderlo. L’abbiamo appena vista all’opera in Siria. E per ciò che ci interessa, continua a funzionare nella crisi ucraina, dove nulla è andato secondo i piani di Nuland & C. E in Ossezia nel 2008.
La Prima Guerra Mondiale è stata un disastro per la Russia, ma anche lì diede prova di ottima intelligence e capacità di sorprendere. Il piano tedesco di affrontare i nemici sia ad est che ad ovest presupponeva che la Russia ci avrebbe messo così tanto tempo a mobilitare le truppe, che la gran parte dell’esercito tedesco avrebbe potuto essere mandata a schiantare la Francia ad ovest – come già era successo nel 1870 – e tornare in tempo per affrontare i Russi. I quali Russi, che forse erano al corrente di quest’intenzione, attaccarono d’anticipo, per lo sbigottimento dei Tedeschi. Il loro attacco, però non andò bene: i comandanti russi erano incompetenti, i comandanti tedeschi non lo erano, così i Tedeschi furono salvi. L’intelligence e la sorpresa ci furono, ma l’esecuzione fu un pasticcio. Un secondo esempio di intelligence/sorpresa fu l’Offensiva Brusilov nel 1916 (di nuovo un episodio poco noto in Occidente). L’attacco fu notevole per le innovazioni successivamente adottate nel fronte occidentale: un breve, intenso ed accurato bombardamento d’artiglieria, immediatamente seguito da attacchi di truppe speciali specificamente addestrate allo scopo. In effetti, molto diverso dalla contemporanea offensiva sulla Somme con i suoi prolungati bombardamenti e le lente avanzate di migliaia di soldati appesantiti da grossi carichi. Ma, alla fine, la Russia venne sopraffatta dalle tensioni della prima guerra industriale, indebolita dai sotterfugi tedeschi e austriaci e crollò. L’intelligence e la sorpresa non furono sufficienti.
Intelligence e sorpresa fecero ritorno nel periodo sovietico. Nell’estremo oriente si realizzò la perfetta combinazione di sorpresa nel 1939, con l’annientamento di un’armata giapponese nella battaglia di Khalkin-Gol, e nel 1941 con la scoperta di Richard Sorge che il Giappone si stava dirigendo verso sud. Quest’informazione consentì a Stavka di trasferire delle divisioni, della cui esistenza i Tedeschi non avevano idea a Mosca e di sorprenderli con la prima vittoria sovietica nella Battaglia di Mosca. Certo, Hitler sorprese Stalin con il suo attacco (anche se non avrebbe dovuto perché il servizio di informazioni sovietico aveva colto molti segnali d’allarme) ma questa sembra essere stata l’ultima sorpresa dei Tedeschi nella guerra.
Di lì in avanti, furono i Sovietici a prevedere i piani tedeschi e a sorprenderli ogni volta – il contrattacco di Stalingrado e tutta la battaglia di Kursk sono due degli esempi più drammatici di come i Sovietici si preparassero per ciò che la loro intelligence li aveva avvertiti che sarebbe accaduto, e come riuscissero ad ottenere una completa sorpresa con il loro contrattacco. Di nuovo, intelligence e sopresa, quasi tutta dal lato sovietico. (Che dovrebbe portare a chiedersi cosa avesse da vendere agli Americani Reinhard Gehlen, capo della sezione di intelligence sovietica dell’esercito tedesco nel 1945, no?)
Quindi, la Siria è solo l’ultimo esempio di qualcosa che è stato sempre presente nella dottrina militare russa e sovietica per almeno due secoli
Un consiglio da amico: se state pensando a una guerra (anche senza arrivare a sparare) contro la Russia, fareste meglio a dare per scontato che loro abbiano già un’idea abbastanza buona di ciò che voi state facendo, e che voi ne sappiate molto poco di quello che stanno facendo loro.
È molto più probabile che sarete voi ad essere sorpresi, che non voi a sorprendere loro.
Tante persone, in tanti posti, per tanti anni hanno sottostimato la Russia. La maggior parte di loro se ne sono pentiti.
C’è qualcosa nell’ultimo paio d’anni di questa campagna anti-russa dell’Occidente, che faccia pensare diversamente?
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Articolo di Shellback pubblicato da Russia Insider il 3 Novembre 2015
Tradotto in Italiano da Mario B. per Sakeritalia.it
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