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Il sito web del canale televisivo russo “Tvzvezda” ha pubblicato una serie di articoli sulla Grande Guerra Patriottica del 1941-1945 dello scrittore Leonid Maslovsky, basati sul suo libro “Russkaya Pravda”, uscito nel 2011.

In questi articoli d’autore, Maslovsky rivela “i miti di un nemico immaginario, la Russia, e gli eventi della Grande Guerra Patriottica che mostrano la grandezza della nostra vittoria”. L’autore dice poi che nei suoi articoli “svelerà l’inutile ruolo tenuto dagli Stati Uniti nei preparativi tedeschi per la guerra contro l’Unione Sovietica”.


A metà Novembre del 1941 il comando tedesco pensava che gli sarebbe bastato un solo pugno, e Mosca si sarebbe “inchinata” davanti ai suoi conquistatori europei. Il comando Nazista, il 15-16 Novembre, lanciò all’offensiva due gruppi d’assalto, creati nella prima metà del Novembre 1941, cercando di bypassare Mosca da nord attraverso la direttrice Klin-Solnečnogorsk e da sud via Tula e Kašira.

Le truppe tedesche erano vicinissime alla capitale. La stazione Krjukovo, vicino alla quale vennero fermati i carri armati di Hitler dopo due settimane di intensi combattimenti, si trovava a soli 40 Km dalla stazione Leningrado di Mosca.

I Tedeschi avevano pianificato anche di arrivare a Mosca lungo l’autostrada Volokolamsk, ma all’incrocio di Dubosekovo 28 uomini della 316a Divisione Fucilieri del General Maggiore Ivan Panfilov si misero a combattere contro la fanteria tedesca, e poi contro i carri tedeschi. La battaglia durò oltre quattro ore. Una manciata di soldati Sovietici sbarrò la strada ai carri tedeschi e al prezzo delle loro vite non lasciarono percorrere ai Tedeschi l’autostrada Volokolamsk. Quasi tutti furono uccisi. L’impresa dei 28 eroi di Panfilov, rimase nella storia, come si pensava allora, per sempre, e con le parole del commissario politico V.G. Kločkova “La Grande Russia, e nessun luogo dove ritirarsi, alle spalle di Mosca!” – tutti conobbero i difensori di Mosca.

A cadere sul campo di battaglia vicino Mosca il 18 Novembre 1941 ci fu anche il comandante stesso della 316a Divisione Fucilieri, il General Maggiore Ivan Panfilov. Il documentario “La Guerra Sconosciuta” ci mostra il funerale di Panfilov. I partecipanti sono pieni di accesa tristezza russa, avvertono l’indomito coraggio russo. Panfilov venne seguito fino alla tomba dai suoi camerati e, come in una fiaba epica, dal suo possente cavallo da battaglia.

 

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A Jasnaja Poljana un giorno i Tedeschi posizionarono artiglieria di grosso calibro a lungo raggio per bombardare Mosca, e distrussero completamente la residenza di Lev Tolstoj, sconsacrando la sua tomba. Poi il nostro contrattacco ricacciò indietro i Tedeschi, catturando i loro cannoni. Alla prima occasione la residenza di Lev Tolstoj venne completamente restaurata, così come la casa di Pëtr Čajkovskij a Klin. Quando si guardano i documentari e si osserva il livello della distruzione, è difficile credere alla possibilità di restaurare Jasnaja Poljana com’era una volta. Ma, come abbiamo visto, all’epoca l’impossibile era possibile.

Con l’offensiva di Novembre i Tedeschi non riuscirono a sfondare il nostro fronte e avanzarono solo di poco verso Mosca, subendo gravi perdite in termini di uomini ed equipaggiamenti. Tra i difensori di Mosca c’erano gli eccellenti soldati generali maggiori Lev Dovator e Afanasy Beloborodov, e il reggimento di Michail Katukov. I partigiani agivano alle spalle delle truppe tedesche nei pressi di Mosca.

I Tedeschi avevano il terrore dei partigiani. Quando riuscirono a catturare una giovane guerrigliera, Zoja Kosmodem’janskaja, le fecero subire atroci torture, e la impiccarono il 29 Novembre 1941 nel villaggio di Petriščevo. L’intero paese seppe delle gesta di Zoja. La gente fu orgogliosa della sua forza d’animo e provò compassione per la giovane ragazza, che morì dopo una terribile agonia per mano dei “civilizzati” conquistatori europei, che distruggevano la nostra terra e le case di grandi scrittori, compositori e ragazzi e ragazze russi che non gli obbedivano.

A Dicembre i Tedeschi non avevano ancora catturato Mosca, e anche quando l’1 Dicembre, riuscirono a sfondare le nostre difese a Naro-Fominsk, vennero fermati e sconfitti nell’area di Golicyno. In simultanea con l’attacco a Naro-Fominsk, i Tedeschi il 2 Dicembre lanciarono una nuova offensiva su Tula da est ed ovest. Ma Tula era un osso duro, e anche dopo aver isolato una strada che collegava la città con Mosca, i Tedeschi non riuscirono a conquistare Tula. Inoltre, le truppe Sovietiche nei pressi di Tula erano circondate da parte della 4a Divisione Corazzata e dalla 2a Armata Corazzata tedesche. Le truppe della 50a Armata e la popolazione della città, che stavano proteggendo Tula, dimostrarono il loro eroismo.

Bisogna notare che la difesa delle nostre truppe vicino Mosca riuscì perché il fronte si restrinse e noi accrescemmo significativamente la densità delle nostre forze difensive, e i contrattacchi, come per esempio quelli nei pressi di Tula, ridussero le capacità offensive delle armate tedesche. I Tedeschi non vollero ammettere di non essere stati capaci di sconfiggere l’esercito Sovietico, e diedero subito la colpa del fallimento dell’offensiva su Mosca all’inverno russo, che secondo le informazioni fornite ad esempio da Guderian, arrivava a meno 68 gradi Celsius.

Questi generali non possono essere definiti esseri umani completamente sviluppati, perché la gente istruita sa che il freddo a 68 gradi sottozero per alcune ore priverebbe i sobborghi di tutta la vegetazione e trasformerebbe il paesaggio nell’Antartide. In realtà, nel mese di Novembre le temperature di Mosca rimasero intorno ai meno 5 gradi Celsius, e solo a metà del mese calarono brevemente a meno 20 gradi.

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Žukov scrisse, in maniera assolutamente corretta, che le truppe tedesche nei pressi di Mosca non furono fermate dalla pioggia e dalla neve, ma dalla “ferrea forza d’animo, coraggio ed eroismo delle truppe Sovietiche, dietro alle quali c’erano il loro popolo, la loro capitale, la loro casa”. Le decisioni durante la Battaglia di Mosca vennero elaborate a lungo, e l’esecuzione dei piani venne ben organizzata, il che permise alle nostre truppe il 29 Novembre 1941 di liberare a sud Rostov sul Don, e a nord di liberare la città il 9 Dicembre. Inchiodando il Gruppo d’Armate Nord e il Gruppo d’Armate Sud delle forze tedesche, il nostro comando aveva creato condizioni favorevoli per l’offensiva dell’Armata Rossa nei pressi di Mosca.

Non fu la Divisione siberiana che diede alle nostre truppe l’opportunità di passare all’offensiva vicino Mosca, ma l’Armata di Riserva, che era stata creata dallo Stavka [alto comando Sovietico, NdT]ed era conversa verso Mosca prima di far muovere le nostre truppe all’offensiva. Ricorda Vasilevskij: “Un evento importante fu il completamento dei preparativi delle forze speciali regolari e di riserva. Sul perimetro Vytegra-Rybinsk-Gorkij-Saratov-Stalingrado-Astrachan’ venne creata una nuova frontiera strategica per l’Armata Rossa. In base alla decisione del Comitato di Difesa dello Stato (GKO), che venne accettata il 5 Ottobre, vennero create qui dieci armate di riserva.

Crearle durante tutta la Battaglia di Mosca fu una delle principali e quotidiane preoccupazioni di Comitato Centrale del partito, GKO e Stavka. Noi, i leader dello stato maggiore generale, demmo rapporti giornalieri al Comandante Supremo riguardo alla situazione sui fronti e facemmo rapporti dettagliati riguardo alla creazione di questi gruppi. Non è esagerato dire che l’esito della Battaglia di Mosca fu dovuto al fatto decisivo che il partito e il popolo Sovietico avevano creato, armato, addestrato, e dispiegato in maniera fulminea una nuova armata all’interno della capitale”.

Le truppe venivano costantemente rifornite con uomini ed equipaggiamento dalla leadership tedesca. Ad inizio Dicembre 1941 il Gruppo d’Armate Centro comprendeva 1.708.000 soldati, circa 13.500 cannoni e mortai, 1170 carri e 615 aerei.

La controffensiva dell’Armata Rossa cominciò in contemporanea sull’enorme fronte da Kalinin a Yelets. Il 5 Dicembre 1941, senza pause operative, partì all’offensiva il Fronte di Kalinin (comandante – Colonnello Generale Ivan Konev), il 6 Dicembre partì anche il gruppo operativo del Fronte Sudoccidentale (comandante – Maresciallo dell’Unione Sovietica Semën Timošenko, e dal 18/12/1941 – Tenente Generale Fëdor Kostenko), il 6 Dicembre andò all’offensiva anche il Fronte occidentale (comandante – Generale d’Armata Georgij Žukov).

Insieme alle forze di terra attaccarono i Tedeschi parte dell’aeronautica militare (comandante dell’aeronautica – Tenente Generale Pavel Žigarev) e l’Aviazione a Lungo Raggio (ADD) al comando del Generale Aleksandr Golovanov, che dal 30/11/1941 fu alle dipendenze dirette del Comandante Supremo Stalin.

Le armate tedesche lungo tutto il grande fronte si ritirarono, subendo gravi perdite. Le uniformi nere dei soldati e ufficiali morti delle SS, divisioni d’élite tedesche, risaltavano particolarmente sui campi russi bianchi di neve. E se nel Giugno 1941 le truppe tedesche ci attaccarono all’improvviso, nel Dicembre 1941 i Tedeschi vennero attaccati improvvisamente dalle nostre truppe Sovietiche.

Nonostante la pesante nevicata e il freddo, la nostra Armata Rossa attaccò con successo; l’esercito tedesco cominciò ad andare in panico. Riguardo all’attacco nei pressi di Mosca, Rokossovskij scrisse: “La neve alta e il freddo estremo ci resero difficile manovrare ai lati delle strade con lo scopo di interrompere le vie di fuga del nemico. Perciò i generali tedeschi, forse, possono ringraziare il gelido inverno che ha contribuito alla loro partenza da Mosca con perdite meno gravi, ma non possono affermare che l’inverno fu la causa della loro sconfitta. Durante la ritirata le truppe tedesche fecero di tutto per rallentare il nostro avvicinamento. Minarono le strade, disposero varie trappole… Strada facendo i Nazisti bruciarono tutti i villaggi. Se lasciavano in piedi qualche casa, queste venivano minate”.

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Vasilevskij scrisse che a Mosca i Tedeschi persero più di 500.000 uomini, 1300 carri, 2500 cannoni, oltre 15.000 auto e molto altro equipaggiamento. L’esercito tedesco non aveva mai subito perdite del genere.

E se l’URSS nel 1941 vinse la Battaglia di Mosca e distrusse il nemico, gli Stati Uniti subirono una sconfitta dopo l’altra ad opera del Giappone, che in ordine di grandezza era più debole della nuova Germania. Inoltre la Germania non si fece sfuggire l’opportunità di mostrare la sua potenza all’Inghilterra e agli USA con l’attacco delle armate di Rommel in Egitto e la comparsa dei sottomarini tedeschi al largo della costa degli Stati Uniti, che affondarono le navi americane non solo in transito, ma anche nell’area costiera di New York.

Lo storico americano Robert Sherwood, che chiamò l’inverno del 1941/42 “l’inverno dei disastri, scrisse: “L’unica fonte di buone notizie era il fronte russo. L’Armata Rossa, continuando i suoi notevoli contrattacchi, sconfisse i Tedeschi assiderati e coperti di neve con molte posizioni avanzate”.

Notate il dispregiativo e offensivo sminuire l’Armata Rossa, della sua perseveranza e coraggio, delle sue armi e del suo eroismo in battaglia. Dopotutto dei “Tedeschi battuti, coperti di neve e assiderati” non meritano alcuno sforzo. Il gelo non vinse la battaglia, ma la beffa della “gente” congelata merita pietà. Perciò, leggendo tra le righe della frase di Sherwood c’è l’eroica resistenza del popolo Sovietico. Non c’è né il valore né la dimensione del combattimento dell’Armata Rossa (contrattacco) nella valutazione di Sherwood, che mostra solo il desiderio di umiliare sia noi che il nostro eroismo. Perciò leggete tra le righe – i probabilmente inferiori barbari russi hanno ucciso illuminati soldati tedeschi assiderati.

Sì, sono tutti uguali: il liberalismo occidentale e il fascismo di sua creazione. Ed entrambi desideravano e desiderano ancora oggi la nostra morte. Per questo scopo i Nazisti arrivarono nel 1941 per ucciderci. Gloria al popolo Sovietico! L’URSS resistette al primo colpo e rispose con dignità. Žukov, che portò con sé per il resto della sua vita la prima importante vittoria della Battaglia di Mosca, scrisse: “Stalin rimase a Mosca per tutto il tempo, organizzando le forze e i mezzi per la sconfitta del nemico. Devo dargliene merito. In quanto capo del Comitato di Difesa dello Stato e sostenuto dal consiglio amministrativo dei Commissariati del Popolo, fece un lavoro eccezionale per organizzare le riserve strategiche necessarie e i mezzi tecnico-materiali. Si potrebbe dire che la rigida insistenza che dimostrò fu quasi impossibile”.

Continua…
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Pubblicato su Fort Russ il 25 Febbraio 2016.
Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.

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