Il sito web del canale televisivo russo “Tvzvezda” ha pubblicato una serie di articoli sulla Grande Guerra Patriottica del 1941-1945 dello scrittore Leonid Maslovsky, basati sul suo libro “Russkaya Pravda”, uscito nel 2011.
In questi articoli d’autore, Maslovsky rivela “i miti di un nemico immaginario, la Russia, e gli eventi della Grande Guerra Patriottica che mostrano la grandezza della nostra vittoria”. L’autore dice poi che nei suoi articoli “svelerà l’inutile ruolo tenuto dagli Stati Uniti nei preparativi tedeschi per la guerra contro l’Unione Sovietica”.
I rapporti dell’intelligence avevano segnalato che un imminente attacco tedesco contro l’Unione Sovietica era previsto per il 22 giugno 1941, ma il governo sovietico era stato del parere che i Tedeschi avessero deliberatamente fatto trapelare tali informazioni sulla data dell’attacco all’URSS.
Il senso di queste manovre tedesche avrebbe potuto essere dovuto al desiderio di spingerci ad una mobilitazione forzata, in modo che schierassimo tutto le nostre truppe in vicinanza del confine, dando così ai Tedeschi il pretesto di dichiararci aggressori e la possibilità di infliggere seri danni a tutto il nostro esercito. Il fatto che i giorni, indicati dalla nostra intelligence per l’attacco tedesco all’Unione Sovietica fossero passati senza che fosse accaduto nulla di rilevante, aveva completamente screditato i nostri servizi segreti. L’attacco del 22 giugno 1941 era stato però segnalato da troppe fonti di informazione.
Il governo sovietico riteneva che fosse inaccettabile ripetere gli errori del passato. Il 1 agosto 1914, la Germania aveva dichiarato guerra alla Russia dopo che lo Zar Nicola II aveva decretato lo stato di mobilitazione. Naturalmente la Prima Guerra Mondiale era stata scatenata allo scopo di distruggere la Russia, ma il pretesto della dichiarazione di guerra era stato proprio la mobilitazione della Russia.
Perciò non si può escudere che Stalin, alla propoata di S.K. Timochenko e G.K. Zhukov, riguardo alla mobilitazione per il 14 giugno 1941, avesse detto: “Voi chiedete di mobilitare la nazione, radunare le truppe e farle muovere sul confine occidentale? Ma questo vuol dire guerra! Lo capite o no?”.
Il governo sovietico aveva schierato il 60% delle sue truppe sulla seconda e sulla terza linea di difesa, a circa 400 km. dal confine. Questa decisione era stata presa allo scopo di preservare l’Armata Rossa, nel caso che i Tedeschi, con tutta la loro forza e tutta la loro esperienza fossero riusciti a sfondare il fronte al primo assalto, questo perché, anche con un uguale rapporto di forze, molto probabilmente non saremmo riusciti ad assorbire il colpo e ciò avrebbe portato alla perdita di tutto l’esercito.
Come conseguenza di questa decisione, il nostro esercito ha combattuto le sue battaglie maggiori a Smolensk, Kiev, Leningrado e ha sconfitto le forze tedesche nei pressi di Mosca. Bisogna notare che, sebbene non ci siano prove di una mobilitazione all’inizio della guerra e neanche di reclutamenti intensivi delle truppe della riserva a scopo di addestramento, un certo numero di pseudo-storici accusa ancora l’Unione Sovietica di aver attaccato la Germania.
Ma le loro calunnie non convincono, vista la quantità di fatti che indicano il contrario. Se avessimo dichiarato lo stato di mobilitazione prima della Germania, diciamo il 21 giugno 1941 e i Tedeschi lo avessero fatto il 22 giugno 1941, anche se tutto fosse successo anche solo qualche ora prima, sarebbe stato sufficiente a fornire il pretesto a tutta l’Europa per poter dire che eravamo stati noi ad attaccare la Germania.
L’Unione Sovietica sarebbe stata biasimata per aver dato inizio alla Seconda Guerra Mondiale. Questa è la vera ragione per cui Stalin aveva rifiutato la proposta di mobilitare tutte le truppe di stanza al confine. Che vantaggio avrebbe portato ai nostri soldati un annuncio del genere? Le forze armate devono essere sempre pronte al combattimento.
La sera del 21 giugno 1941 Stalin aveva ordinato di dispiegare le truppe secondo le direttive. La sua ordinanza ribadiva che un attacco avrebbe potuto avere inizio con azioni provocatorie da parte dei Tedeschi e le nostre truppe, per evitare complicanze (cioè le accuse all’URSS di aver iniziato le ostilità), non avrebbero dovuto rispondere alle provocazioni. Inoltre, queste direttive contenevano ordini per Timoshenko e Zhukov affinché si preparassero ad un possibile attacco nella notte fra il 21 e il 22 giugno 1941.
Prima della missione di Hess (in Scozia) e dell’annuncio della TASS, il concentramento delle truppe tedesche presso i nostri confini non indicava ancora che esse fossero pronte ad un immediato attacco contro l’Unione Sovietica. Inoltre, questi uomini erano lì da diversi mesi, e l’URSS non aveva fatto nulla per attaccarli. La presenza di forze tedesche così vicino ai nostri confini avrebbe potuto essere giustificata dal desiderio dei Tedeschi di fuorviare l’Inghilterra.
Tuttavia, dopo la missione di Hess e la (non) reazione tedesca al comunicato della TASS, la dirigenza sovietica si era sempre più convinta che lo scopo di queste truppe fosse quello di attaccare l’Unione Sovietica. Il 22 giugno 1941 la minaccia era diventata reale perché la Germania aveva terminato le ostilità nei Balcani ed era pronta ad una nuova guerra.
Non c’era comunque la sicurezza di un attacco contro di noi, il giorno successivo, da parte della Germania e dei suoi alleati. C’era la tenue speranza che i Tedeschi volessero attaccare prima l’Inghilterra. Oggi è tutto chiaro, ma allora non era così evidente come sembra. Il governo dell’Unione Sovietica aveva però compreso perfettamente la situazione ed aveva emanato le direttive alle truppe.
La nostra intelligence aveva speso all’estero un sacco di soldi pubblici, ma il governo sovietico non aveva mai ricevuto le informazioni necessarie a prendere le giuste decisioni, dopo che si era venuti a conoscenza della missione di Hess, neppure sulla direzione e sulla forza della linea di attacco principale dei Tedeschi. Infatti, un esercito può resistere in difesa solo se conosce in anticipo la direzione e la forza dell’attacco principale delle forze nemiche.
La data dell’attacco è un’informazione secondaria, se confrontata a quella sulla direzione dell’offensiva principale del nemico. La mancanza dell’intelligence necessaria alla difesa dei nostri confini, portò i militari all’inazione, perché non conoscevano le direttrici lungo cui il nemico avrebbe sferrato gli attacchi principali e, di conseguenza, le truppe erano state dislocate in maniera abbastanza omogenea lungo tutto il confine.
I dubbi sull’affidabilità delle informazioni forniteci dall’intelligence riguardanti la data dell’attacco ci avevano costretto ad agire con estrema cautela. Se nel 1941 fossimo stati accusati di aver attaccato la Germania, non sappiamo come si sarebbero potute evolvere le nostre relazioni con Gran Bretagna e Stati Uniti, i nostri futuri alleati.
Naturalmente, la preoccupazione per i rapporti con i nostri futuri alleati non era stata l’elemento principale che si era tenuto in considerazione al momento di prendere le decisioni. Qualunque persona normale, che si fosse trovata al posto della dirigenza sovietica, sarebbe rimasta scettica fino all’ultimo minuto sull’attacco tedesco del 22 giugno 1941.
Prima di tutto, la Germania, ogni volta che aveva attaccato una nazione, aveva prima presentato rivendicazioni o comunque fatti, che giustificassero tale azione. All’Unione Sovietica non erano state fatte richieste di sorta, né orali, né scritte. In secondo luogo, la dirigenza sovietica sapeva bene che le truppe tedesche non erano pronte a combattere in condizioni invernali, dal momento che l’esercito tedesco non disponeva di abbigliamento adatto a quella stagione e, secondo gli standard sovietici, in quelle condizioni non sarebbe stato loro possibile iniziare una guerra. Terzo, l’Unione Sovietica credeva che la Germania avesse intenzione di attaccare prima l’avversario più debole, l’Inghilterra, per eliminarne completamente la minaccia militare (non tenendo fede alle rassicurazioni fatte da Hess) e solo dopo gettarsi contro l’Unione Sovietica.
Tutte queste ragioni erano state considerate come dati di fatto e avevano messo in dubbio la possibilità di un attacco tedesco contro l’Unione Sovietica il 22 giugno 1941. Il governo non voleva assolutamente che noi potessimo passare per aggressori ma, nonostante tutti i dubbi, aveva preso le misure necessarie per respingere l’aggressione, in base alle informazioni allora disponibili. Sfortunatamente, i dati dell’intelligence non erano stati sufficienti e i nostri comandi militari non erano stati in grado di concentrare le truppe sulle direttrici degli attacchi principali dei Tedeschi e dei loro alleati. Le azioni dei nostri governanti prima dello scoppio delle ostilità avevano portato alla conclusione che essi fossero da condannare.
L’Occidente glorifica i suoi governi e i suoi eserciti, i perdenti della guerra, e alcuni pazzi cercano di sottolineare gli errori e i fraintendimenti del governo e dell’esercito dei vincitori, la nazione che ha sconfitto il più forte dei nemici, il più agguerrito esercito del mondo. I nostri Capi di Stato, come del resto i nostri comandanti militari hanno certamente commesso degli errori (solo chi non fa nulla non commette errori), ma i loro sbagli non li hanno portati alla sconfitta, come invece è stato per gli errori dei dirigenti e dei comandanti militari tedeschi.
I nostri capi, politici e militari, hanno portato alla vittoria l’Unione Sovietica, contro gli eserciti dell’Europa Unita, contro il sofisticato apparato industriale tedesco, che era quello più sviluppato di Francia, Cecoslovacchia e di tutte le altre nazioni europee messe insieme.
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Pubblicato da FortRuss il 3 Febbraio 2016
Tradotto in Italiano da Mario per Sakeritalia.it
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