Ora potrebbero rendersi conto di aver sprecato anni in una strategia destinata a fallire.
I Liberali russi sperano da tempo in una rivolta di massa contro il governo di Vladimir Putin. Ma, poiché il sostegno del presidente mostra pochi segni di cedimento dopo quasi 18 anni in carica, la rivoluzione non si vede da nessuna parte.
Ora, una serie di sviluppi, incluso un saggio sul quotidiano di tendenza liberale, Novaja Gazeta, suggerisce che alcuni stanno finalmente riconoscendo che è necessario un nuovo approccio. La scorsa settimana si è tenuto il congresso del Consiglio Internazionale degli Studi sull’Europa Centrale e Orientale, durante il quale ho partecipato ad una tavola rotonda sul tema dell’Homo Sovieticus – l’“Uomo Sovietico” (o per usare un termine più denigratorio, il “Sovok”).
L’Homo Sovieticus è un tipo di personalità le cui caratteristiche prevalentemente negative sono presumibilmente un prodotto delle particolari circostanze della vita in URSS, ma che si dice sia sopravvissuto al crollo del regime che lo ha creato. Agli occhi dei Liberali russi, è la persistenza del Sovok, caratterizzata dal pessimismo e dall’amore per l’autorità, ad essere in gran parte responsabile degli attuali problemi del loro paese.
I partecipanti alla tavola rotonda erano tutti dell’opinione che l’Homo Sovieticus fosse un mito, e gli è stato permesso cercare di spiegare perché il concetto godesse di tale popolarità. Un membro del panel ha persino prodotto un grafico che mostra come l’uso del termine sia aumentato drasticamente nei media russi dal 2014. Permettetemi di azzardare una risposta sul perché.
Fino al 2014, l’opinione prevalente tra i Liberali russi era che lo Stato russo fosse stato dirottato da un piccolo gruppo di truffatori che non aveva quasi nessun sostegno popolare. Il modo per porre fine all’odiato “regime” era la rivoluzione, mobilitando le masse e portando un numero sufficiente di persone in strada.
Le proteste di Piazza Bolotnaya nel 2011-2012 hanno rafforzato questo modo di pensare. Tuttavia, il fallimento di Piazza Bolotnaya e l’enorme ondata di sostegno a Putin che ha seguito il riassorbimento della Crimea nel 2014, hanno costretto a cambiare idea. Mentre alcuni oppositori, come Aleksej Navalnyj e la sua sempre più scarsa banda di sostenitori, si sono aggrappati alla formula della protesta di strada, la maggior parte è stata costretta a riconoscere la realtà che il governo gode di un significativo sostegno popolare. Di conseguenza, hanno concluso che il problema non era una piccola banda di “imbroglioni e ladri”, ma piuttosto il popolo russo in generale. I fallimenti morali del popolo russo – cioè l’Homo Sovieticus – hanno fornito uno strumento utile per spiegare questo fenomeno: da qui la rinascita della popolarità del concetto.
Questo cambiamento di pensiero emerge molto chiaramente in un articolo dell’accademico russo con sede a Londra Vladimir Pastukhov, che è stato pubblicato la scorsa settimana sul quotidiano liberale Novaja Gazeta. Il cambiamento è particolarmente evidente quando si confronta l’articolo con un altro di Pastukhov scritto per lo stesso giornale nel 2012. Il contrasto tra i due è piuttosto sorprendente: la comprensione della base sociale del governo si è ampliata, mentre il sostegno alla rivoluzione è stato abbandonato.
Per illustrare il punto, diamo prima un’occhiata al pezzo di Pastukhov del 2012, intitolato “Lo stato di dittatura del sottoproletariato”, e poi passiamo all’articolo della scorsa settimana, “Spoiler sul futuro della Russia” [entrambi i link in russo].
Una delle cose interessanti degli intellettuali Liberali post-sovietici è che conservano tracce della loro educazione comunista, incluso un modo di guardare le cose attraverso una lente di classe. Così è con Pastukhov. Nel suo articolo del 2012, sostiene che lo Stato che Putin ha creato non è opera del solo Putin. Ha una “base sociale”, vale a dire il “sottoproletariato” – facendo riferimento al termine marxista per coloro che non sono interessati al cambiamento rivoluzionario.
Per Pastukhov, questa è una massa di persone che il crollo dell’Unione Sovietica ha lasciato senza “legami corporativi, morali o legali”; è un gruppo di “elementi declassati” che si sono rivolti al crimine per vivere. Questo gruppo ha preso il controllo dello Stato, governandolo come una “proprietà parassitaria”. La Russia è stata trasformata in un paese colonizzato, le cui risorse sono state prosciugate dai colonizzatori, anche se erano russi essi stessi.
Aspettarsi che questo sistema si evolvesse era inutile, ha scritto Pastukhov. A differenza del Bolscevismo, che era basato sull’ideologia, il Putinismo era fondato sul denaro – finché le rendite continuavano a fluire dalle industrie del petrolio e del gas, non c’era motivo per il sottoproletariato coloniale, parassitario, di cambiare strada. Alla fine, ovviamente, le rendite si esauriranno e il sistema crollerà, ma sarebbe meglio non aspettare fino ad allora. Più a lungo i parassiti rimarranno al potere, peggiore diventerà la situazione, così che quando la rivoluzione arriverà, sarà meno una rivoluzione per cambiare paradigma e più una “sommossa” (che ha connotazioni di una rivolta anarchica).
L’unico modo per prevenire questa catastrofe, scriveva Pastukhov, era la rivoluzione immediata. “Nelle circostanze attuali, la rivoluzione, di cui l’intelligencija russa ha tanta paura, non è un male ma un bene”, ha affermato.
Una tale rivoluzione, però, non può produrre immediatamente un ordine democratico. Dovrebbe prima prendere il potere, distruggere il sistema criminale esistente, impedire la “sommossa” e mantenere l’ordine. Solo dopo che il processo di “decolonizzazione” e “depenalizzazione” è stato completato potrebbe emergere la democrazia. Così, ha concluso Pastukhov, “la strada verso la democrazia passa attraverso la dittatura”.
Ci sono alcune cose curiose su questo pezzo. I discorsi su una “proprietà parassitaria” che governa la Russia, che Pastukhov paragona ad un “virus”, hanno sfumature da cospirazioni giudeo-massonico, sebbene identifichino un gruppo diverso come colpevole. E l’analisi basata sulla classe combinata con l’appello alla rivoluzione e alla dittatura ha una sorta di sentimento bolscevico nei loro confronti. È tutto piuttosto illiberale e antidemocratico. Torneremo su questo più tardi, ma nel frattempo passiamo all’articolo della scorsa settimana per un confronto.
Nel 2021, la posizione di Pastukhov è cambiata in modo significativo. Si attiene all’idea che il governo di Putin abbia una base sociale, ma la sua comprensione di quella base si è ampliata enormemente. La base sociale di Putin non è più limitata al sottoproletariato; ora, è la massa del popolo russo nel suo insieme. Questa è una differenza piuttosto importante.
Così, nel suo ultimo articolo Pastukhov scrive che “Molto di ciò che attribuiamo a Putin dovrebbe essere attribuito soprattutto alla società stessa”. La chiave del successo di Putin, scrive Pastukhov , è che “non ha mai perso di vista le masse, ha seguito i loro umori e ha soddisfatto i loro desideri”.
Putin cattivo!
Sotto questo aspetto, dice Pastukhov, Putin è come Iosif Stalin, che avrebbe anche lui prestato molta attenzione a ciò che pensavano le masse. Pastukhov scrive:
“Putin è rimasto così a lungo al potere a causa di una domanda sociale coerente e continuamente rinnovata per il suo corso politico nelle viscere della società russa contemporanea. Il regime ha sempre esaudito rigorosamente questa richiesta, soddisfacendo meticolosamente i reali, anche se a volte perversi, bisogni delle masse. In questo senso, il regime è certamente un coerente successore delle tradizioni bolsceviche nella loro interpretazione stalinista”.
OK, quindi, soddisfare i desideri delle masse è stalinismo? Con questa logica, democrazia liberale deve significare un sistema in cui il governo fa l’opposto di ciò che vuole la gente! Di nuovo, è un po’ strano. Ma il punto è chiaro: il successo di Putin si basa sul fatto che ascolta la gente.
In effetti, sostiene Pastukhov, Putin è in sintonia con quello che si potrebbe chiamare il “codice culturale” delle masse. Questo, dice, consiste di tre elementi principali: “vanità imperiale”; “un’inclinazione all’autocrazia”; ed “essere abituati al paternalismo”. Homo Sovieticus, in altre parole.
Mettendo da parte il fatto che Pastukhov si stia impegnando in una grossolana ed eccessiva semplificazione del carattere russo, il punto chiave è che pensa che questo codice culturale sia profondamente radicato nel popolo, e non c’è molto che si possa fare. Se vuoi avere successo politico, devi stare al gioco.
E qui, dice Pastukhov , è dove i Liberali russi hanno sbagliato. Hanno preso la posizione che il patriottismo è un anatema e hanno chiesto, come la rivoluzione del Maidan in Ucraina, che la Russia “si unisca all’Europa”. Ma l’assorbimento della Russia in un insieme internazionale più ampio è semplicemente inaccettabile per le masse. Lo stesso vale per l’economia neoliberista; il popolo russo vuole uno Stato che provveda ai suoi bisogni fondamentali e li anteponga sempre alla democrazia, alle libertà individuali e a tutto il resto.
Mettendosi in opposizione a tutte queste cose, i Liberali russi si sono condannati al fallimento, sostiene Pastukhov. In contrasto con il suo saggio del 2012, rifiuta la rivoluzione. Le masse semplicemente non si ribelleranno contro Putin, dice. L’evoluzione è l’unica strada da percorrere. Le élite si dividono tra conformisti e anticonformisti. Le cose cambieranno solo quando saranno d’accordo su qualche compromesso.
In cosa consisterà? Gli anticonformisti Liberali dovranno accettare il nazionalismo, l’imperialismo, il potere centralizzato e la socialdemocrazia al posto del cosmopolitismo, del decentramento e del neoliberismo. Nel frattempo, i conformisti accetteranno la democrazia e lo stato di diritto.
In un’altra post-sbornia Marxista-Leninista, Pastukhov ci propone così un processo dialettico: la Russia passerà dalla tesi del comunismo, attraverso l’antitesi Eltsinismo/Putinismo, ad una nuova sintesi, che Pastukhov non definisce ma potrebbe essere una sorta di “democrazia illiberale” o forse “Conservatorismo Liberale”, ma certamente non sarà una democrazia liberale in stile occidentale. In quanto tale, il Putinismo è semplicemente uno “spoiler” per ciò che seguirà – che sarà diverso ma ne condividerà comunque alcune delle caratteristiche.
Ecco dove Pastukhov si separa dai suoi amici Liberali. Per la maggior parte di loro, la soluzione all’Homo Sovieticus è trovare un modo per stanarlo dalla società russa. Pastukhov invece li esorta a cedere il passo al Sovok, ad allearsi con lui invece di combatterlo – in sostanza, per cercare di togliere la base sociale di Putin da sotto i suoi piedi.
Pastukhov riflette un cambiamento significativo nel pensiero Liberale, derivante dal riconoscimento che le masse non sono interessate a seguire l’intelligencja sulla via della rivoluzione. La domanda è se Pastukhov è solo o se altri sono giunti alla stessa conclusione.
Il suo problema è che sta facendo una bella richiesta ai colleghi intellettuali Liberali. Chiedere all’intelligencja di cercare l’appoggio delle masse, di abbandonare i sogni di rivoluzione e di integrazione della Russia in Europa, e di accettare che qualunque cosa sostituirà il Putinismo sarà in qualche modo una continuazione di esso, è esigere che i Liberali scartino molte delle loro amate credenze. Ascolteranno? Personalmente, non credo che un pipistrello abbia possibilità all’inferno.
Nel frattempo, parlando di pipistrelli, in una notizia a parte, questa settimana uno ha stabilito un nuovo record volando per 2.000 chilometri da Londra a Pskov. All’arrivo, però, questo pipistrello occidentale è stato subito ucciso da un gatto russo. Forse una metafora adatta.
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Articolo di Paul Robinson pubblicato su Russia Today il 10 agosto 2021
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.
[le note in questo formato sono del traduttore]
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Liberali russi e Democratici western countries… e poi Letta. Boldrini. Zingaretti. Bonino. Veltroni. Blair…
Impressiona riconoscere la iattanza culturale comune – al di là di nazionalità e lingua e cultura di provenienza – che nasce da:
un senso profondissimo di odio verso la gente “normale”, chiamiamola “classe media” che va dall’operaio al negoziante al minuto che sta in piedi dietro il banco dalle 7 del mattino alle 8 di sera, all’impiegato pubblico/privato e al funzionario statale.
Quest’odio viene dal senso di dispetto per non essere – loro i superfichissimi dell’intelligenza culturale e politica – riconosciuti spontaneamente come superiori avanguardisti che riescono a vedere più in là “delle masse” pecorecce e stupide che schifano.
Ma vedere “la massa” così, significa non capire la dimensione esistenziale dei singoli componenti di essa – io, tu che leggi, tua moglie, il tuo vicino di casa, il passante sconosciuto che vedi solo una volta in 80 anni di vita, la studentessa che vedi sull’autobus e che va all’università con un sogno di lavoro e di vita tranquilla, etc. – esistenziale significa: che entra, che tocca nella concreta esistenza della persona!
Il ‘900 è stato il secolo del mito dell’ “Avanguardismo”, politico, culturale, sociale.
Gli “avanguardisti” capiscono tutto di più, prima, e meglio!
La loro visione è totalitaria profondamente, ed essenzialmente non-democratica!
Oggi si chiamano Liberali, una volta Romantici. Ma è la stessa cosa.
Il punto evidenziato dagli studi di Carl Schmitt è che non sono interessati veramente al merito del problema di turno, ma che ci sia comunque una occasione che una qualsiasi materia offre loro per manifestare l’ansia di primeggiare, comandare dittatorialmente, fare pasticciando incuranti delle conseguenze per le masse perché loro comunque sono sulla “strada giusta”.
Dittatorialmente significa: che delegittimano chi ha opinione contraria.
Viene da chiedersi: ma allora i milioni e milioni di cittadini e cittadine che votano per Russia Unita non contano nulla rispetto a 2/3000 visionari nullafacenti?
No, appunto, non valgono nulla.
In democrazia matura e solida e moderna, la laggioranza è sempre “silenziosa”… e non ama la politica ridotta a teatrino di icone smorfiose e clamorose e appariscenti.
Ma questa essenziale serietà della “massa media” è obliata apposta per consentirsi di apparire Vati del Nuovo Mondo, del Nuovo Orizzonte…
Appunto il preteso (e con quanta determinazione e convinzione!) diritto alla dittatura della minoranza.
Ieri leggevo un artico su Komsomolskaia Pravda dove si evidenziava che il delirio di onnipotenza USA si concretizza nel progetto di esclusione, di cancellazione dei Russi dalla Storia dell’Umanità!
E’ di ieri che pattuglie nazionaliste tollerate dalla Polizia costringono i Russi del Kazakisthan a scusarsi pubblicamente in strada per essersi rivolti in russo in un negozio… e l’ex ambasciatore azero in Russia ha definito i Russi “I Porci”!
America? Ergo… Eccezziùnale veramèndee! e chi non non vuole essere con me… peste lo colga!
Ecco anche questo c’azzecca.
Rimane il problema (che spero la Redazione voglia ritenere interessante con la proposta di qualche articolo in merito) della Diaspora russa di quasi 30 milioni rimasta prigioniera e straniera nel giro di una notte in nuove Repubbliche sorte dalla Patria URSS.
Manca poco che siano come gli Ebrei nei territori occupati degli anni di guerra. Prima o poi, Mosca dovrà affrontare anche questo problema.
A quando la stella rossa, o gialla, sul petto dei Russi della Diaspora per identificarli subito?
Ma è odio nazionalistico?
No. E’ solo la maschera.Ma allora cosa c’è sotto?
Il tema dell’articolo. Liberalismo è antidemocratico, ed è usato come strumento di guerra indiretta per smantellare internamente le società non alineate.
2 giorni fa ne parlava Shoigu: gli operatori della disgregazione sociale sono molto più pericolosi dei nemici esterni, questi li conosciamo, sappiamo come operano, li possiamo contrastare, quelli operano in mille modi insidiosi, subdoli, “culturali”.
Un intervento meglio dello stesso articolo! Aggiungerei che questi cervelloni di liberal non hanno capito e non capiranno mai (fortunatamente), che Putin da grande cerchiobottista qual è, è riuscito fino ad ora a tenere insieme la nostalgia per il passato sovietico fatto di tranquillità e sicurezze (istruzione, lavoro, sanità) con le esigenze di una classe dirigente liberista ma “illuminata”. Una classe dirigente sorta a cavallo dei “Chicago Boys” che ha visto sulla propria pelle cosa significhi liberismo selvaggio, ovvero il vero volto del capitalismo, e che il ruolo spettante alla Russia era quello di un megastore/pompa di benzina per l’occidente.
Sì, sia l’articolo sia i due interventi ,che mi precedono, aiutano a comprendere il quadro composito della odierna società Russa. I Liberali russi, le cui visioni sociologiche emergono nell’articolo, sembrano non comprendere che essi non hanno un progetto praticabile sono generali senza esercito, insomma degli utopisti livorosi che schiumano rabbia perché sono fuori dai giochi.
Lasciamoli vaneggiare teorie sulla loro errata Teoria sociopolitica ,applicata al Popolo Russo e della sua classe dirigente ,sia del “popolo basso”, teoria visionaria e destinata a produrre solo visioni ,miraggi, dovuti alla loro supponenza che è sempre causa di sconfitte ,dei vari avventurieri alla Napoleone, degli Hitler e della Cupola finanziaria dell’Impero occidentale.
credo che il succo della analisi sia dato dalla metafora del bravo gatto russo che uccide il pipistrello inglese.
Così sia
Ah ah ah ah ah!! AMEN !
Questi sono i video che non piacciono ai Liberali… ma chissà, ma perché?
https://www.youtube.com/watch?v=VOaYPHDqLHc
i commenti sotto il video dicono tutto.
Forse il nome (vedo che nell’articolo è scritto Liberali con la maiuscola, quindi è quello del movimento) è un po’ ingannevole, perchè quelli ormai si devono definire semplicemente liberisti.
Almeno in Russia hanno capito che il liberismo è fallimentare forse peggio del comunismo. Sì, qualcuno anche qui lo sta capendo, ma è ancora una minoranza. Per quanto ancora una minoranza?
Tempo fa un blogger scrisse che secondo i liberisti la Cortina di Ferro avrebbe avuto due lati e solo quello comunista sarebbe caduto, quello liberista sarebbe rimasto in piedi. La conclusione del blogger è stata che nessun muro crolla da un lato solo e le conseguenze stavano già allora mostrandosi. Qualcuno mi aveva dimostrato che quel blogger aveva ripreso un articolo di Fausto Bertinotti di un anno prima, lo stile in effetti era quello. Chiunque ne sia stato il vero autore, la cosa era esatta.