Terra nativa della pazienza duratura,
la terra della gente russa!

di Fyodor Tiutchev,(1803-1873), poeta romantico, secondo solo a Pushkin.

La Russia è stata obbligata a combattere invasori e predoni per millenni. L'occidente l'ha attaccata direttamente (Napoleone, i nazisti) o per interposta persona (i turchi nella guerra di Crimea del 1850, incitati da inglesi e francesi) circa una volta ogni cinquant'anni. La Russia ha sempre prevalso, o è sopravvissuta, ma con alti costi in vite e sofferenze.

La Russia è stata obbligata a combattere invasori e predoni per millenni. L’Occidente l’ha attaccata direttamente (Napoleone, i nazisti) o per interposta persona (i turchi nella guerra di Crimea del 1850, incitati da inglesi e francesi) circa una volta ogni cinquant’anni. La Russia ha sempre prevalso, o è sopravvissuta, ma con alti costi in vite e sofferenze.

 

Tutto ciò che è russo appare sempre come esotico, strano, incomprensibile agli occidentali. Gli stessi russi hanno dibattuto a lungo la questione di chi fossero: occidentali o asiatici? O qualcos’altro ancora? In ogni caso, come riflesso dalla corrente politica estera russa, la storia della Russia è anche legata inestricabilmente con l’Eurasia, il territorio fra Europa ed Asia.

Il confine con l’Europa, pensiero di importanza primaria per la Russia, è sempre stato di gran lunga più rigido rispetto ai confini aperti con l’Asia vera e propria, che rimane per la Russia uno spazio aperto. Questa realtà storica è oggi di importanza fondamentale nella disputa sull’Ucraina (che gli ignoranti responsabili politici negli USA puntano a risucchiare nell’Europa) ed anche nel recente voltafaccia della Russia, nella sua ricerca di relazioni primarie con l’Asia e nella creazione di una valuta di scambio che non sia più occidentale.

In questa stessa luce, ancor oggi, le persone occidentali sono perplesse sulla controversia fra Russia e Ucraina. Quale ne è il senso? E a proposito, chi sono quei “russi etnici” che vivono in Ucraina? Se ad essi non piace vivere lì, non dovrebbero spostarsi in Russia?

Su questo sito, Mike Whitney ha prodotto un’intervista eccellente con Sergei Glaziev, consigliere ed amico del Presidente russo Putin, sotto il titolo “Capire l’Ucraina in 15 minuti[NdT: in inglese]. Bene, a me quel titolo pare un tantino esagerato giornalisticamente perché le risposte a tali domande sono complesse e arrivano ben dentro la storia dei popoli slavi.

Qui, tratteggio alcune delle problematiche relative, offro uno sfondo storico, appena sufficiente, alla questione slava e dò uno sguardo ravvicinato proprio a chi sono davvero questi russi ed ucraini.

La risposta breve dice che essi stessi non sanno chi sono. I russi si chiedono se la Russia sia un Paese europeo o se invece non sia extra-europeo, occidentalizzato artificialmente e frettolosamente dalla élite di Pietro il Grande, e al prezzo dei suoi veri valori. Il problema ha reso perplessi anche gli intellettuali russi da lungo tempo. In Russia, gli “Occidentalisti” vedevano la salvezza del loro Paese in una rapida assimilazione della cultura occidentale; i cosiddetti “Slavofili” credevano che la Russia poteva essere fedele a sé stessa solo mantenendo e rafforzando tutto ciò che la separa dall’Occidente, rimanendo ligia ai propri valori passati e sviluppando una cultura propria in opposizione a quella occidentale. Il confronto è andato avanti per eoni, segnato e distinto dalla Grande Rivoluzione Russa.

L’Ucraina, il Paese oggetto della disputa odierna, è posta fra la Russia verso est e la Polonia verso ovest. Occorre tener presente che i russi e gli ucraini, insieme ai bielorussi della Bielorussia giusto a nord dell’Ucraina, storicamente sono un unico popolo, pur avendo ciascuno le proprie caratteristiche linguistiche e culturali. Per più di tre millenni queste genti, gli slavi, hanno abitato in parti dell’enorme territorio oggi conosciuto come Russia ed esteso dal Mar Nero verso oriente, lungo due continenti, fino all’Alaska e dal Polo Nord verso sud fino alla Persia, un’area più grande dell’intero contenente nordamericano e pari ad un sesto delle intere terre emerse mondiali. Quei popoli sono conosciuti col nome linguistico di slavi dell’est (mentre gli slavi occidentali sono principalmente i polacchi ed i cecoslovacchi, e quelli meridionali sono i serbi, i croati ed i bulgari).

Tuttavia, come è già stato detto, “la geografia può allestire il palco della storia; gli uomini fanno la storia” (Nicholas Riasanovsky, Storia della Russia. Dalle origini ai giorni nostri). E che uomini hanno fatto la storia della Russia! Giganti d’uomini. Attraverso i secoli e lungo quelle vaste distese, centinaia di culture e nazionalità non slave, europei ed asiatici, mongoli e persiani, antichi sumeri e sciiti centroasiatici di lingua iraniana si sono mescolati. Due delle stazioni ferroviarie più internazionali del mondo sono quelle di Mosca, la Yaroslavsky e la Kazansky, utilizzate da centinaia di tali persone, dall’Europa all’Asia.

Ma chi sono i Russi? potreste ancora chiedere. È rivelatrice la risposta del grande poeta russo Alexander Blok che scrisse “Sì, noi siamo sciiti. Sì, noi siamo asiatici. Con avidi occhi a mandorla”.

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Parata dei carristi russi nella celebrazione della vittoria sul fascismo del 2013. Si noti che, pur vivendo in un sistema tecnicamente capitalista, loro onorano sempre gli emblemi del comunismo.

Un mio grande amico, pittore russo di origine etnica russa, di Karkov, nell’odierna Ucraina (trovo difficile scrivere l’ucraino Kharkiv) che vive da ormai quarant’anni a New York, ha quegli occhi a mandorla, così come i suoi due figli e, in misura minore, i suoi nipoti. Sciiti, russi, ucraini, europei, americani? Appena il mio amico di lingua russa prova a parlare in ucraino giusto per mettersi in mostra, io, pur non conoscendo l’ucraino come tale, lo capisco perfettamente. È come ascoltare l’inglese con un forte accento francese.

La Russia mostra tuttora che la continuità è la reale sostanza della storia. Eventi come l’arrivo della cristianità in Russia nel 9° secolo, la dominazione dei mongoli sulle terre russe dall’inizio del 13° fino alla fine del 15° secolo,  l’invasione napoleonica del 1812 e l’incendio di Mosca, la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, e la Rivoluzione Russa hanno portato ciascuno grandi cambiamenti al prezzo di enormi perdite di vite russe.

Alla luce di questi avvenimenti confusi e storicamente tremendi, la persona pensante si accorge che, dalla relazione col suo passato, il presente acquista significato. Senza la continuità nelle storie dell’Europa, della Russia, della Cina ed anche dell’America, ogni nuova generazione avrebbe dovuto ripartire daccapo tutte le volte; come, diciamo, in una tipica storia inventata da Jorge Borges. Miti, aneddoti e storie sulla dominazione mongola, o tartara, abbondano nella letteratura russa. Il periodo che si estende dall’invasione tartara all’unificazione della Russia da parte di Ivan III, regnante di Mosca, sembra un buco nero nella storia russa, tanto che lo storico D.S. Mirsky lo chiama l’Alto Medioevo della Russia. Il detto “gratta un russo e troverai un tartaro“ è valido, non fosse altro che per quegli occhi obliqui dei miei cari amici.

Qui siamo più interessati dei cosiddetti slavi dell’est, cioè quei popoli che rimasero nei loro territori originari a nord del Mar Nero, dopo che gli slavi si divisero in tre gruppi nel primo millennio dopo Cristo, alcuni muovendosi verso sud ed altri verso occidente. Gli slavi dell’est parlano la varietà orientale dello slavo comune. I parlanti russi, i Grandi Russi, hanno sempre dominato sugli slavi dell’est. I loro discendenti rimangono oggi fra quei “russi etnici” del sud-est dell’Ucraina, in Crimea, nei paesi della Moldavia e della repubblica di Transnistria, gli stessi che i loro fratelli di Kiev, sedotti dalle promesse d’oro fatte dall’Occidente, vogliono espellere o sterminare. Ed il loro linguaggio e la loro cultura sono russi.

LA RUSSIA DI KIEV

E’ un’ironia della storia che la città di Kiev, l’attuale capitale ucraina situata ad ovest di una Russia più asiatica, fosse il primo Stato russo. Kiev, la città dove quest’anno gli Stati Uniti hanno spietatamente rovesciato il governo filo-russo legalmente eletto, per installarvi rozzamente un governo fantoccio che governasse su un falso Stato, il cui falso scopo fosse di diventare parte dell’Unione Europea. Uno Stato falso e in ogni caso impossibile perché l’Ucraina per la Russia è come il Texas o gli stati del Midwest per gli Stati Uniti. La Russia non l’abbandonerà mai del tutto all’Occidente. Oggi a Mosca basterebbe chiudere il rubinetto del petrolio per ristabilire l’ordine di cui gli Slavi hanno sempre avuto bisogno.

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Questa mappa spiega molte delle contraddizioni dell’Ucraina, il territorio di prima del 1654 è in giallo. Qui c’è una mappa molto interessante su come la moderna Ucraina è stata cucita pezzo per pezzo. Il ruolo della Russia nella formazione del territorio dell’ucraina è enorme, a pensarci… giudicate voi. N° 1 – il territorio ucraino storico fino al 1654 N° 2 e N° 3 – donazioni degli zar russi all’ucraina N° 4 – un territorio che fu annesso dalla Russia nel 1768-1774 durante la guerra russo-turca e che fu regalato all’Ucraina da Lenin nel 1922 N° 5 e N° 6 – i territori che sono diventati parte dell’ucraina in seguito al patto Molotov-Ribbentrop (diciamo, un dono di Stalin) N° 7 e N° 8 – i territori che furono inclusi nell’URSS nel 1940 – un altro dono di Stalin… N° 9 – i territori cecoslovacchi che divennero parte dell’Ucraina nel 1945 – un altro regalo di Stalin N° 10 – la Crimea che fu un dono di Kruscev nel 1954 ma che è ritornata alla Russia nel 2014. (I nostri ringraziamenti a Fort Russ.)

 

Il mistero circonda la fondazione dello Stato di Kiev. Le sue origini sono collegate ad una tribù di un popolo chiamato “Rus”, da cui deriva la parola Russia. Alcuni storici affermano che gli Slavi in lotta tra loro invocarono i Vichinghi (Svedesi) per venire a governare le loro terre e creare ordine dal caos. Secondo molti storici i Rus erano una di quelle tribù vichinghe; altre teorie collegano i Rus alle tribù slave o ai popoli delle terre del nord o nel sud della Crimea e dei territori circostanti. Molti storici hanno scoperto che, sebbene la parola Rus fosse precedentemente sconosciuto in Occidente, il nome si impose. Rus venne identificata con lo Stato degli Slavi dell’est di Kiev. In ogni caso i Rus formavano un grosso gruppo tra di loro, quasi sicuramente slavo, parlavano una lingua che presto diventerà il russo e si stabilirono da Kiev verso nord nel cuore delle terre tradizionalmente russe – come Novgorod, Vologda, Vladimir-Suzdal. E infine Mosca – che a causa della posizione centrale della città e del grande fiume che la attraversa, la Moscova, era una importante zona di scambio – divenne il centro dell’impero russo.

Provo a non distrarmi dalla discussione su chi siano i Russi dei giorni di oggi, ma questa piccola e limitata incursione nella complicata storia delle origini degli Slavi e del loro Stato è necessaria al fine di sapere di che cosa stiamo parlando. Basti dire che lo Stato di Kiev ha lo stesso posto nella storia russa che hanno, diciamo le tredici colonie originali nella formazione degli USA. Una capitale importante e influente nel mondo di allora, figura adesso come una noiosa Città-Stato fantoccio di seconda classe, controllata da una decadente potenza americana, una potenza senza nessuna concezione del significato della Storia.

Non appena la Russia di Kiev – la stessa futura Russia – si sviluppò ed espanse i propri confini ulteriormente verso est e divenne uno Stato importante, venne introdotto un nuovo elemento nella sua cultura: il Cristianesimo. Riasanovsky scrive che nei primi anni dell’undicesimo secolo Kiev era diventata una nuova civiltà cristiana, una civiltà che  aggiungeva “risultati letterali e artistici al potere politico ed al notevole sviluppo economico caratteristico di quell’era”.

I governanti di Kiev sulla Russia pagana, per prima cosa studiarono le grandi religioni, e secondo la leggenda decisero a sfavore dell’Islam – che proibiva l’alcol – perché “bere è la gioia dei Russi” – e contro il Giudaismo perché rifletteva le credenze di un popolo sconfitto senza uno Stato. I Russi di Kiev scelsero di diventare la versione orientale della Cristianità, aprendo la Russia alla cultura bizantina e al mondo cristiano in generale, smentendo subito così la propria reputazione di civiltà chiusa. Comunque, non dimentichiamolo, il Cristianesimo è arrivato alla Russia da Bisanzio, non da Roma. La controversia tra il Cattolicesimo Romano e l’Ortodossia Russa permane oggi, sin dallo scisma tra le due chiese.

Durante l’ultimo periodo sovietico ho avuto l’occasione di parlare con Alessio II, il Metropolita della Chiesa Ortodossa Russa, ad uno storico incontro tra undici capi delle varie chiese orientali che si tenne a Istanbul. Alla mia domanda sui tentativi di riparare la millenaria separazione fra le chiese d’Oriente e d’Occidente e sui rapporti col Vaticano, Alessio rispose chiaramente. “Alla fine, noi siamo Russi”.
Fissato in mente questo concetto, balziamo sopra secoli di guerre e pestilenze, sull’invasione dei Tartari, sulla servitù della gleba dell’ultimo periodo dello zarismo. Prima della rivoluzione russa, gli ex servi della gleba erano legati in senso economico alla terra e ai feudatari da cui erano stati ufficialmente emancipati. Mentre ciò che spingeva i servi era il desiderio di una loro proprietà, la rivoluzione respinse la stessa idea in nome della collettivizzazione. La collettivizzazione in agricoltura non fu uno dei successi del nuovo Stato socialista poiché i servi della gleba di queste terre tradizionalmente agricole, resistevano e volevano i loro lotti di proprietà privata. Come conseguenza della collettivizzazione in agricoltura, il numero di famiglie nelle campagne diminuì da 26 a 21 milioni, il che significa un abbandono della terra da parte di 5 milioni di persone (Riasanovsky), alcuni muovendosi verso aree urbane, altri verso l’Estremo Oriente o verso altre parti. In ogni caso, il costo fu troppo alto e non fu mai interamente recuperato, nonostante la teoria socialista e le sue promesse.

LA KIEV SOVIETICA

Dopo secoli di silenzio, Kiev, come capitale della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina,  divenne un gigante agricolo e recuperò una parte del suo antico lustro. Il Donbas (bacino del Donec) divenne il maggiore centro industriale sovietico. Popolato da “russi etnici”, è oggi la regione dei “ribelli”, i “terroristi” secondo il gergo politico americano, i russo-ucraini che si sono separati dallo Stato fantoccio di Kiev e senza i quali l’Ucraina non può sopravvivere economicamente.

La regione di Donetsk.

La regione di Donetsk.

Anche se Kiev è stata una delle più importanti città della Russia sovietica, stava già affondando nel provincialismo. Il secondo periodo di gloria dell’Ucraina, il “granaio” della Russia sovietica, si è concluso con il crollo dell’Unione Sovietica. Tanto più che dai tempi della Rivoluzione russa, l’Ucraina è stata una cosa, mentre Kiev un’altra. La Storia si oppone da sola al sogno della ritrovata Kiev, istigato dagli Stati Uniti. Quel sogno antistorico è destinato a tornare indietro e urtare contro il resto dell’Europa stessa. Questo per la Russia è il presente… ed è sempre stato il presente.

 

Durante l’occupazione militare dell’Ucraina da parte della Germania nazista, un grande numero di ucraini scelse di collaborare con i nazisti, come attestano queste immagini da Lemberg (Lvov). In ragione di questo, è da considerare il risorgente nazionalismo e le aspirazioni all’indipendenza, ma questi sono stati accoppiati al razzismo dilagante contro gli altri gruppi etnici come i Tatari, i popoli Rom ed i Polacchi, e ad un sentimento prevalente di antisemitismo. Le atrocità naziste richiesero presto un cambiamento di mentalità. Al tempo del ritorno dell’Armata Rossa in Ucraina, un numero significativo della sua popolazione ha accolto i suoi soldati come liberatori. Più di 4,5 milioni di ucraini si unirono all’Armata Rossa per combattere la Germania nazista, e più di 250.000 hanno servito nelle unità paramilitari partigiane  sovietiche. (Fonte: Ukranian Collaborationism with the Axis Powers)

Durante l’occupazione militare dell’Ucraina da parte della Germania nazista, un grande numero di ucraini scelse di collaborare con i nazisti, come attestano queste immagini da Lemberg (Lvov). In ragione di questo, è da considerare il risorgente nazionalismo e le aspirazioni all’indipendenza, ma questi sono stati accoppiati al razzismo dilagante contro gli altri gruppi etnici come i Tatari, i popoli Rom ed i Polacchi, e ad un sentimento prevalente di antisemitismo. Le atrocità naziste richiesero presto un cambiamento di mentalità. Al tempo del ritorno dell’Armata Rossa in Ucraina, un numero significativo della sua popolazione ha accolto i suoi soldati come liberatori. Più di 4,5 milioni di ucraini si unirono all’Armata Rossa per combattere la Germania nazista, e più di 250.000 hanno servito nelle unità paramilitari partigiane sovietiche. (Fonte: Ukranian Collaborationism with the Axis Powers)

Parlare di una battaglia tra Oriente e Occidente per l’anima dell’Ucraina è semplicemente una terminologia linguistica e, nel caso peggiore, pura propaganda politica. Un dilemma impossibile. Ucraina, la parola significa “terra di confine”, come ad esempio Nuovo Messico o California del Sud, negli Stati Uniti. Ucraina è un termine geografico e, come tale, non ha un anima. Solo una manciata di cani sciolti, Russi di confine o Piccoli Russi come sono stati per lungo tempo chiamati, possono vendere le loro anime, ma non l’Ucraina in sé, il che sarebbe una contraddizione in termini. Come si è discusso in precedenza, l’Ucraina È la Russia. I suoi abitanti sono i Russi originali, sono sostanzialmente gli stessi. Molti Grandi Russi dell’est non riconoscono questo come una realtà storico-geografico-demografica. Le terre di confine non hanno confini fissi e, in questo senso, è farsesco parlare di frontiere orientali dell’Ucraina. Lo fanno i pianificatori imperialistico-militari americani, come gli europei occidentali, che non possono cogliere la vera storia ucraina. Come possono gli americani conoscerla, quando non sanno neanche dove esattamente l’Ucraina si trovi e come è la sua gente? I nazisti e i fascisti ucraini che hanno collaborato con gli invasori tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale non possono comprendere la vera Ucraina.

RUSSIA

Mosca risponde alle sanzioni occidentali con delle contro-sanzioni che già incombono drammatiche per le economie dell’Europa occidentale, in particolare le grandi economie di Germania, Francia e Italia. Le esportazioni industriali della Germania in Russia ammontano a 36 miliardi di euro e oltre 400.000 lavoratori tedeschi sono occupati in aziende che esportano in Russia. Le sanzioni sono costate all’Italia oltre 1 miliardo di euro in esportazioni perdute, specialmente per il produttori agricoli i cui prodotti stanno già marcendo nei campi. Le grandi aziende energetiche italiane, con importanti investimenti in Russia, devono affrontare perdite ancora più grandi. Con le sanzioni, l’economia malata d’Italia ha perso ogni possibilità di recupero. Gli agricoltori spagnoli rischiano di perdere 158 milioni di euro per le sanzioni contro la loro frutta e le loro noci fresche o il 22% del totale delle loro esportazioni verso paesi extra UE; gli esportatori di carne spagnoli perderanno 111 milioni di euro. Gli agricoltori greci perderanno 107 milioni di euro.

L’Occidente taglia le esportazioni industriali verso la Russia, la Russia risponde: non più automobili occidentali alla Russia, useremo le nostre; mangeremo anche il nostro formaggio e berremo la nostra birra. E lo faranno. Ho bevuto tanta birra russa e mangiato un sacco di formaggio russo ed ero perfettamente soddisfatto.

La domanda che facciamo al cittadino medio europeo è: perché non vi ribellate agli editti americani, egoistici e volgari? Questa, cari lettori, è una domanda chiave. In quanto è vero che l’Europa è in declino e il futuro si trova in Asia e altrove. Eppure l’Europa è ancora l’Europa, la casa culturale di molti di noi e un continente-mercato di 450 milioni di persone, che esportano e importano dalla Russia. Quindi quello che l’Europa fa in questa circostanza non è secondario. Allo stesso tempo molti russi vogliono essere parte, anche se marginalmente, dell’Europa. Anche il vecchio sogno di De Gaulle di un Europa che si estenda dall’oceano Atlantico, passando per gli Urali, fino a Vladivostock, oggi può considerarsi infranto; una rinascita dell’idea europea e la ripresa delle normali relazioni russo-europee ha più senso economico-culturale-demografico di un Europa priva della Russia ed appesa, scioccamente, alle falde dell’America. Anche se in questa svolta non poca vergogna tocchi ai leader di Germania, Francia e Italia, la parte del leone della colpa appartiene al ruolo del tutto cinico svolto dalla Gran Bretagna, che ha chiaramente scelto una posizione complice e subordinata ai piedi dell’Impero degli Stati Uniti, piuttosto che una postura integrazionista più razionale con il resto dell’Europa, compresa la Russia. In questo senso, gran parte di questa epoca è macchiata dalla tossicità dell’alleanza anglo-americana.

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Su Facebook ho un certo numero di “amici” russi, alcuni fra i Russi etnici dell’Ucraina, altri dispersi qua e là attraverso la Russia. Uno che leggo spesso è Sergey Zelenin, uno scrittore indipendente della città molto russa di Vologda, chiamata la “capitale culturale del Nord”, una città di 300.00 abitanti collocata fra Mosca e San Pietroburgo. Zelenin pubblica spesso interi articoli su Facebook nei quali descrive cosa accade e cosa si sta discutendo in Russia. In un recente articolo ha ritratto le storie interne degli Stati Uniti e della Russia dipingendole come più simili di quanto, immagino, possono rendersi conto il 99% di americani e di russi.

Zelenin esamina i punti salienti della somiglianza nella formazione e nello sviluppo delle due nazioni confrontando ognuna delle loro sanguinose guerre fratricide che hanno creato i rispettivi caratteri sociali, ed hanno portato cambiamenti drammatici in entrambe. Io ho tradotto e interpretato il suo interessante articolo ed i suoi punti di vista, ed ho aggiunto i miei commenti.

Fra le guerre interne della Russia lo scrittore elenca:

1. Il ”Periodo dei Disordini“ (Smutnoye Vremya) del 1598-1618, una sanguinosa guerra intestina che portò caos e devastazione nel Paese e sfociò nella nascita della dinastia zarista dei Romanov e dell’impero che essa creò.

2. La Guerra Civile del 1917-1922, un’altra carneficina terribile e fratricida, che abbatté l’impero zarista dei Romanov rimpiazzato dal nuovo sistema sovietico socialista e comunista. “E solo per grazia di Dio”, scrive Zelenin, “che alla Russia è stata risparmiata la ripetizione dello stesso massacro nei primi anni ’90 dopo la caduta del comunismo in Russia, quando ci furono solo focolai locali di instabilità”.

Dopo quella della Russia, Zelenin riserva poi più spazio alla formazione storica degli Stati Uniti d’America, con cui i russi sono molto più familiari di quanto gli americani non lo siano con la Russia.

1. La Rivoluzione Americana (1775-1783), come le guerre della Russia più sopra, mise a confronto americani contro americani o piuttosto, come nota Zelenin, “inglesi leali all’Impero Britannico contro inglesi combattenti per l’indipendenza”, cioè per la autodeterminazione, come fanno oggi i Russi etnici nel sud-est dell’Ucraina contro un regime imposto da stranieri a Kiev, la capitale della nazione. In ogni caso, il risultato di quella guerra fu la nascita della nazione americana, cioè degli Stati Uniti d’America (oggi siamo testimoni della nascita della Repubblica Popolare di Donetsk e di entità simili in Novorossia).

2. La Guerra Civile (1861-1865) in cui è chiaro che degli americani combatterono contro altri americani. Una guerra feroce per liberare gli schiavi di colore, almeno secondo quanto si dice, in realtà per il diritto degli stati sudisti ad espandere il loro “stile di vita” e per l’unità della nazione. “Sebbene il conflitto avesse un carattere istituzionale, la situazione degli schiavi di colore non interessava molto a nessuno. Io piazzerei la loro liberazione su un tavolo insieme allo Homestead Act, ed entrambi attrassero Abe Lincoln dalla loro parte.” dice Zelenin. Lo scrittore russo spiega che le decisioni a favore dei neri e dei contadini non furono di interesse solo momentaneo, ma hanno influenzato tutta la successiva storia degli USA. Così la frontiera si mosse avanti e per il 1890 i pionieri americani si fermarono all’Oceano Pacifico. Tuttavia, la vera libertà per i neri dovette aspettare altri cent’anni. E qui Zelenin fa notare che la liberazione dei servi della gleba russi arrivò prima. La loro libertà divenne pienamente riconosciuta dopo la Rivoluzione Comunista del 1917 quando tutte le restrizioni e le molestie che avevano sofferto furono eliminati.

Perciò Zelenin pone questioni non solo storiche ma anche politico-ideologiche. Implicitamente, egli si chiede quale sistema offre di più alla società? Quello imposto dai pionieri americani liberi di possedere terre a perdita d’occhio o il socialismo nato con l’idea di una società senza classi basata sull’eguaglianza sociale?

Molti americani, gli eccezionalisti, i libertari, quelli che si son fatti da soli, gli individualisti, i capitalisti, l’un per cento piamente religioso, credono al primo sistema. La gente di sinistra, sfortunatamente non la maggioranza negli USA ma, come la gran parte della gente “reale” del mondo, quelli spirituali davvero, credono nell’ultimo.

Io credo che Zelenin voglia anche dire che il pensiero dei pragmatici, freddi americani è diametralmente opposto al russo mirovozreniye, la loro visione del mondo, che ha una qualità spirituale. Il pensiero americano ha una visione puramente religiosa, il che non è la stessa cosa.

I RUSSI

E allora  come sono questi russi, così simili eppur così diversi dagli occidentali? Di sicuro, la Russia stessa è diversa. Diversa come sono diversi i suoi elementi. I russi hanno un forte senso della natura che si tinge di connotati spirituali. I russi sono un popolo spirituale. I russi sono consci di appartenere alla natura e sono molto consapevoli della sua bellezza. Un senso della bellezza della natura che è riflesso nella loro arte. Non per niente la Russia scelse l’Ortodossia Greca per la bellezza della sua liturgia; erano convinti che Dio risieda in quella bellezza. La loro affinità per tale bellezza si ritrova negli edifici ecclesiastici, nelle forme e nei colori delle chiese, decorate in modo elaborato. Per i russi ortodossi, sia i credenti che il clero, la vita di Cristo sulla terra è meno importante dell’idea di un Dio-Cristo regnante. Loro preferiscono la resurrezione alla crocifissione. L’umanità di Gesù sulla terra crea una sensazione spiacevole nei credenti russi. Per la persona spirituale, Cristo non dovrebbe essere né troppo umano, né debole e depravato come un personaggio di Dostoevsky.

La tendenza dominante nella letteratura e nel pensiero russi è stata etica, fin dai tempi dello Stato di Kiev. Per la letteratura russa ed i suoi scrittori creativi, il problema era quello di come vivere e di cosa fare per la propria salvezza (anche qui, si veda Dostoevsky, la cui intera opera si basa su una idea). Che la risposta vada cercata più in una vita morale piuttosto che nei sacramenti, costituisce una differenza netta fra le menti religiose russe e quelle occidentali.

Il principale atteggiamento etico russo si ritrova nella carità. Non nella paura di Dio o di altri uomini, ma nella carità. Nella storia russa, né la purezza né la legge sono moralmente dominanti. Perfino la giustizia è un utilizzo della carità. La carità russa è più forte fra consanguinei, quella famiglia estesa, potente per i russi come la famiglia italiana. Questo amore caritatevole arriva ad abbracciare tutti gli altri esseri umani del mondo.

E quindi, la carità diventa il denominatore comune dell’etica russa. Tutti gli uomini sono fratelli! Si afferra senza ulteriore spiegazione il collegamento fra la carità, l’amore per i propri fratelli e tutto il prossimo, ed i concetti fondamentali del socialismo/comunismo.

In tempi normali, i russi sono allergici alla gerarchia. L’ho visto e ne ho fatto esperienza io stesso in Russia e con i russi nel mondo. In accordo con questo assetto mentale, il russo è severo verso i suoi superiori ed umile verso chi è socialmente inferiore. Anche questo si può leggere in Dostoevsky. La formalità è una cosa, l’amore per il prossimo è un’altra.

Da qualche parte di questo ritratto della personalità è nascosta la forza di resistenza della Russia, il suo istinto per sopravvivere e vincere. Come nell’assedio di Leningrado, nella Seconda Guerra Mondiale. Come nella battaglia di Stalingrado. Come nella sua resistenza alla durezza degli elementi, al freddo dell’inverno, alla pazzia del prossimo. Che ci porta alla sua proverbiale pazienza: l’immagine del soldato russo nascosto per giorni sotto il ghiaccio e la neve, per emergere non appena il nemico gli appare di fronte. La sua abilità a ritrarsi in sé stessa in attesa del momento propizio per emergere e vincere… o perdere.

Amo la metafora della pioggia russa. Ci saranno forse una dozzina di parole russe per descrivere i vari tipi di pioggia. Penso alla pioggia di Mosca come a quella della Germania sotto la quale ho vissuto per molti anni, quella che quando comincia vuole stare con te. Una pioggia affezionata. A differenza dalle piogge di Roma, così fragorose, magnificenti, minacciose, romantiche, terrificanti ed elettrizzanti come un orgasmo insostenibile che speri non debba finire mai, le piogge russe sono implacabili e costanti, piogge che rafforzano chi le riceve come un regalo dai cieli terrestri e che instillano la tenacità e la resistenza ai tempi duri. Piogge che presto diventano neve e portano il freddo dell’inverno russo, quello che tante volte ha frustrato gli invasori e salvato la Russia.

E poi ci sono i venti freddi. L’asiatica Russia siberiana produce i venti che gelano i romani ancor oggi come accadeva ai centurioni romani due millenni fa. I venti siberiani cambiano nome numerose volte nel loro soffiare verso sud; quando raggiungono l’Europa centrale e Trieste sull’Adriatico, sono diventati la “Bora”, venti che qualche ora dopo gelano Roma, di notte.

O i volti russi, i severi, curiosi e seri volti, che, come la pioggia, si distendono e sorridono solo quando c’è una ragione per farlo.

E poi ci sono le superstizioni e gli usi che definiscono una persona,

I viaggiatori russi e quelli che li vedono sedersi in silenzio per qualche momento, presumibilmente per pensare se qualcosa è stato dimenticato ma in realtà per un formale atto di gentilezza che io ho fatto centinaia di volte. Poi, non si può ripulire la stanza dei partenti finché non sono arrivati in salvo. Le strette di mano attraverso la soglia sono assolutamente proibite: nessun russo vi offrirà mai la sua mano attraverso la soglia. Guardarsi in uno specchio rotto porta sfortuna così come vantarsi di un successo futuro e sperato; il silenzio deve regnare finché il successo non sia raggiunto, poi cominciano le celebrazioni. Inoltre, quando bevi i liquori devi finire l’intera bottiglia; nelle case russe i bar sono rari. Se compri un bottiglia, la devi bere. E devi assolutamente mangiare qualcosa con ogni sorso, ma stai attento a tagliare il pane con il coltello invece di spezzarlo con le mani.

Così sono i russi, complicati, poco sorridenti (occhio ad un russo che ride a meno che non abbia una ragione per farlo), superstiziosi, tenaci, curiosi, esperti su tutte le piante e gli animali del modo, tendenziosi con una opinione su tutto, fìdati, pazienti, più pronti ad essere il tuo fratello piuttosto che il tuo nemico, generosi (i russi distinguono male fra un dono ed un prestito), adattabili alle più avverse circostanze, il russo, quel turista vistoso, chiassoso, privo di gusto è pur tuttavia una creatura spirituale, cosciente dell’intero mondo attorno a lui ed alla ricerca di come vivere meglio e, talvolta, di una ragione per vivere.

Concluderò questa introduzione alla Russia ed all’Ucraina con un articolo di uno scrittore russo, Egor Prosvirnin, che, per quel che io posso dire, è uno scrittore di estrema destra di un grosso sito di estrema destra.

L’APPELLO RUSSO ALLA GERMANIA

[NdT: pubblicato su Sputnik & Pogrom il 12 agosto 2014].

Egor Prosvirnin

Egor Prosvirnin

Il mio nome è Egor Prosvirnin e sono capo editore del sito russo Sputnik & Pogrom che propugna i valori europei.

Ho sentito che uno degli aspetti della vita che gli europei, ed i tedeschi in particolare, apprezzano è la storia. Se volessimo ripassare la storia recente, ricorderemmo che una grande armata di 300.000 truppe sovietiche, completa di 5.000 carri armati, 1.500 aerei e 10.000 pezzi di artiglieria (comprese le armi nucleari tattiche), ha semplicemente lasciato la Germania, allora unita da poco, senza sparare un colpo.

È stata una operazione senza precedenti in dimensione e brevità, quando l’intero esercito sovietico si è ritirato, letteralmente in aperta campagna. Decine di migliaia di ufficiali sovietici, obbedendo agli ordini del comando supremo, lasciarono le loro calde caserme per vivere in tende fangose erette nel mezzo di fradici campi coperti di neve. In molti casi, insieme alle loro famiglie.

Per cosa?

Per la speranza. Speranza che le pagine oscure della storia fra le nostre due nazioni fossero passate, finalmente e per sempre. Speranza che non avessimo più bisogno di tenere armate di carri armati nel centro dell’Europa, e che l’Europa avrebbe rispettato e considerato i nostri interessi. Speranza che in una Germania unita avremmo trovato un buon amico ed alleato, con cui la Russia avrebbe potuto realizzare il sogno di Charles De Gaulle di una Europa unita, estesa da Lisbona a Vladivostok.

Quando i nostri eserciti stavano lasciando la Germania, ai nostri soldati fu detto che la Germania aveva riconosciuto e redento i suoi errori del passato, che non c’erano più questioni non risolte con la Germania, e che non avremmo più sentito voci tedesche reclamare castighi contro la Russia, e che, perciò, non avevamo più bisogno del nostro esercito di carri armati posizionato nel mezzo dell’Europa.

Da quel momento, russi e tedeschi erano amici, e gli amici non hanno necessità di grandi armate con blindati e carri armati. I russi dovevano smettere di aver paura di una Germania unita e deporre le armi.

E noi le deponemmo, le armi. E per vent’anni sentimmo di aver fatto la cosa giusta, che il passato era dimenticato per sempre e che i tedeschi avevano apprezzato la prontezza con cui avevamo chiuso tutte le basi e portato a casa tutte le truppe (sebbene ci siano ancor oggi delle basi americane in Germania).

Nei tempi buoni, i nostri amici ci conoscono; in quelli difficili, noi arriviamo a conoscere i nostri amici; ed i tempi difficili arrivarono, attraverso la crisi ucraina. Divenne chiaro che i tedeschi non ricordano il bene. Si scoprì che i tedeschi non imparano le lezioni della storia, sembra che i tedeschi videro nel volontario smantellamento e ritiro della nostra macchina da guerra, non umanesimo e buona volontà, ma debolezza.

Si scopre che quando gli americani parlavano a voce alta e forte con il Cancelliere tedesco, che essi per tutti questi anni hanno tenuto sotto sorveglianza come se fosse una cameriera dalle mani lunghe, l’intera società tedesca si è alzata come un cane sottomesso che corre ubbidiente dai suoi padroni americani… perfino quando il conflitto con la Russia va contro gli interessi economici e politici tedeschi. Sembra perciò che se uno smussa le sue armi, rimuove la sua armatura cessa la preparazione per la Terza Guerra Mondiale dell’epoca sovietica, e prova ad aprire un dialogo con i tedeschi, essi sputeranno nella vostra mano tesa alla prima opportunità.

Si scopre che i russi sono ancora una volta “Untermensch”, che possono essere attaccati impunemente dalle pagine della stampa tedesca e contro cui possano essere richieste sanzioni punitive dal podio del Bundestag, senza dare l’opportunità alla Russia di argomentare le sue ragioni apertamente ed equamente. Si scopre, tuttavia, che il governo ucraino può, senza nessun ostacolo, proibire la lingua russa, incarcerare gli attivisti russi, bersagliare zone residenziali con salve di artiglieria, uccidere migliaia di civili che capita siano più che altro russi; e tutto ciò è OK. È OK perché è una “democrazia”, ed alla Germania sta bene perché i russi sono “Untermensch”, perché i russi sono ebrei il cui sangue, per i tedeschi, non vale nulla. E come non bastasse, per aver cercato di difendersi, per aver provato a restituire i colpi contro le forze armate ucraine, i russi devono essere puniti, assillati pubblicamente, rotta la loro volontà di resistere, e poi costretti in un ghetto russo internazionale.

Dorifora della patata

Dorifora della patata

Nastro di San Giorgio, portato dai manifestanti bruciati nell'incendio della Casa del Sindacato ad Odessa il 2 maggio 2014.

Nastro di San Giorgio, portato dai manifestanti bruciati nell’incendio della Casa del Sindacato ad Odessa il 2 maggio 2014.

Poi bruciate quel ghetto, come fu bruciato l’edificio dei Sindacati a Odessa con dentro 49 dimostranti pro-russi. Sapete come hanno risposto a questo olocausto sulle reti sociali ucraine? Riferendosi ai morti come “Spiedini arrosto di Dorifora”, questo è ciò che hanno scritto decine di migliaia di persone sui social network ucraini, includendo scritte indecenti sulle foto dei corpi carbonizzati.

Noi siamo ancora una volta i subumani, noi siamo ancora una volta niente più che animali, che i nazisti ucraini possono impunemente uccidere per creare una “Ucraina libera dai russi”.

Secondo dati raccolti da Human Rights Watch, solo durante lo scorso luglio [NdT: del 2014] gli ucraini hanno ucciso un migliaio e cento cinquanta PACIFICI RUSSI nella parte orientale della nazione, e queste uccisioni continuano quotidianamente. Dove sono le tue proteste, Germania? Dove sono le tue sanzioni contro l’Ucraina? Dov’è il tuo umanesimo così vantato che pretendi di aver imparato dal 1945 riconoscendo gli errori del tuo passato?

Saur-Mogila, che è posta su una altura strategica ed è un memoriale ai soldati russi che morirono là settant’anni fa durante una feroce battaglia contro la Wehrmacht, è stata presa d’assalto ancora una volta. Stavolta dal battaglione ucraino “Azov” con addosso le mostrine Wolfsangel, un simbolo della 2°, della 4° e della 34° divisione delle SS, e tu stai zitta! Le milizie russe si abbassano dietro le statue di granito dei soldati sovietici per ripararsi dalle pallottole sparate dalla “Guardia Nazionale” dell’Ucraina, e tu ti permetti di essere d’accordo con i nonsenso americani sulla “aggressione russa”! Gli ucraini colpiscono le città con missili balistici, lasciando crateri al posto delle case che vi si trovavano, e tu imponi sanzioni non contro l’Ucraina ma contro la Russia!

Ancora una volta, le truppe stanno uccidendo i civili russi disarmati, e tu stai discutendo se non sia l’ora di cominciare a mandare armi a questi assassini in modo che possano uccidere più russi? Tutta la tua vantata “politica della memoria” ed il vantato “imparare dal passato” sono semplicemente un mucchio di merda; come sempre davanti ai tuoi occhi, civili disarmati sono massacrati e tu applaudi, promettendo altri soldi a questi assassini ucraini.

Non avete imparato l’umanesimo, voi tedeschi. Voi non avete imparato la responsabilità. Voi non avete imparato a resistere al Demonio ed a dirgli chiaramente in faccia “No, tu sei un omicida, io non ti aiuterò, devi fermare immediatamente le uccisioni”. Voi non avete imparato ad essere persone responsabili, indipendenti, libere, capaci di fare del bene in cambio di altro bene.

Voi siete schiavi che pensano al bene come debolezza.

Nel 1934, Hitler vi guidò come pecore, e nel 2014 Obama è il vostro pastore. Se domani gli americani aprissero in Germania un campo di concentramento per russi, metà di voi presenterebbero immediatamente il loro curriculum vitae per ottenere un lavoro come operatore delle camere a gas, e la vostra stampa inizierebbe a spiegare come sia patriottico questo campo e come faccia bene all’economia tedesca. Seguirebbe poi a questo, l’uccidere questi russi “Untermensch”, il fare a mano paralumi con la loro pelle per essersi permessi di resistere, e lo spedirli, gradevolmente impacchettati, a Washington per fare un piacere al vostro alleato americano.

I tedeschi hanno fallito il loro test. Quando il Demonio è ritornato ancora una volta in Europa, voi non avete cercato di resistergli, e siete immediatamente caduti prostrandovi ai suoi piedi come uno schiavo dopo il ritorno, atteso con impazienza ed a lungo ritardato, del suo padrone. Servite pure il Demonio, imponete sanzioni, sostenete l’assassinio dei russi, fornite di armi gli uccisori dei russi, giustificate questo genocidio, la fine della vostra storia sarà familiare perché il Demonio non può vincere.

Concluderò questo testo con una popolare citazione dalla famosa donna di Stato americana, la signora Victoria Nuland, la quale prende le decisioni in Ucraina al posto del vostro Cancelliere:

“ ‘fanculo alla UE”.

Vi piaccia o no, ma ammettete che gli americani sono persone intelligenti, capaci di determinare accuratamente il “prezzo” di una Germania unita e di una Europa unita.

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Articolo di Gaither Stewart apparso sul Greanville Post il 15 aprile 2015, pubblicato la prima volta il 28/8/2014

Traduzione in italiano di Fabio_San, Elved, Mario B. per SakerItalia.it

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