Proprio ieri, Il Ministero degli Esteri della Russia ha pubblicato un paio di documenti sui quali la gente si è subito affannata ad interpretare, senza risultati apprezzabili. Voglio qui offrire la mia spiegazione del significato di tali documenti, probabilmente molto diversa dalle altre che vi capiterà di sentire. Il tempo dirà quale sia quella più vicina alla realtà; per adesso, allo spettro di idee ad esso disponibili, sono semplicemente felice di aggiungere la mia.

I due documenti descrivono in dettaglio quello che Washington deve fare onde evitare le conseguenze per aver infranto le promesse verbali fatte a Mikhail Gorbachev sulla non espansione ad est della NATO, verso i confini russi; in sostanza, il congelamento delle forze NATO nelle posizioni da esse occupate nel 1997, prima della sua ulteriore espansione ad est. I documenti specificano anche altri aspetti volti a ridurre gli attriti, come il rimuovere tutte le armi atomiche che gli statunitensi tengono nei paesi stranieri, e il confinare le loro forze militari aeree e navali fuori dagli spazi da cui possono minacciare il territorio della Russia.

Una spiegazione, recentemente espressa a Washington e da altre parti, segue la linea secondo cui questi documenti sono uno stratagemma (non un ultimatum) per negoziare, da discutere privatamente (per evitare agli Stati Uniti la completa perdita della faccia) e in consultazione con i membri e i partner della NATO, più, forse, l’Unione Europea, il Consiglio Europeo, l’OSCE, Amnesty International e Greenpeace (per evitare di rendere la loro irrilevanza combinata evidente a tutti). Sono d’accordo che vi sia ben poco da guadagnare da una discussione pubblica; dopotutto, Mosca ha già raggiunto il ricercato effetto bomba mediante la pubblicazione di quei documenti e il forzare Washington ad ammettere di averli ricevuti e a consentire i “negoziati”.

Non sono d’accordo che vi sia alcunché da negoziare: questi documenti non costituiscono un punto di partenza per dei negoziati; sono un invito per Washington ad ammettere le sue trasgressioni, e a rimediarvi. Washington ruppe l’accordo di non espansione ad est fatto con Mosca. Poté farlo perché, negli anni al seguito della caduta dell’Unione Sovietica, Mosca era troppo debole per resistere ed era guidata da gente che riteneva possibile, per la Russia, integrarsi nell’Occidente, forse perfino entrare nella NATO. Ma quell’era è finita tempo fa, ed ora l’Occidente deve, volontariamente o no, riportare i suoi piedi collettivi dietro la linea rossa, e questa è la sola cosa che rimane da stabilire. Questa è la sola scelta da fare: ritirarsi di propria volontà e porgere scuse, o rifiutarsi ed essere puniti.

Non sono neanche d’accordo che tale scelta abbia qualche relazione con l’Unione Europea, o la NATO, o qualche “membro” o “partner”. Mosca non ha alcuna relazione con la NATO, la vede come un mero foglio di carta che garantisce a Washington un’alquanto discutibile autorità a dispiegare le sue forze in giro per il mondo. Mosca ha alcune residuali rappresentanze diplomatiche con l’Unione Europea, ma non le reputa abbastanza importanti, e si concentra sulle relazioni bilaterali con i membri dell’Unione Europea. Per quanto riguarda i paesi vicini dell’Europa Orientale: l’Ucraina, vista da Mosca, è una colonia statunitense e, come tale, è interamente un affare degli Stati Uniti; la Polonia può andarsene e dividersi un’altra volta (oppure no), e quei lontani e piccoli, eppur così politicamente noiosi, staterelli di Estonia, Lettonia e Lituania, ci dispiace tanto ma l’esercito russo è equipaggiato di binocoli, non di microscopi.

La scelta, in realtà, è fra l’affrontare il crescente rischio di uno scambio nucleare fra due superpotenze, una in rapido indebolimento e l’altra in continuo rafforzamento, e il ridurre tale rischio il più possibile. Solo le due superpotenze nucleari devono arrivare ad una intesa; tutti gli altri devono semplicemente muoversi, come si dice, in modo che nessuno si faccia male. Nel caso degli europei, dovrebbero essere alquanto interessati a muoversi così (sempre che sappiano ancora cos’è meglio per loro) perché l’espansione ad est della NATO a dipinto loro in fronte grandi mirini di bersaglio nucleare, che farebbero bene a cercare di rimuovere. Non solo, ma l’invasione della NATO verso i confini russi ha aumentato il rischio di un confronto nucleare accidentale: tutti quei bombardieri nucleari, navi e sottomarini potrebbero girare una volta dalla parte sbagliata e allora… boom!… niente più Europa.

Si potrebbe pensare che tutti quei bombardieri e navi e sottomarini devono gironzolare lungo i confini della Russia in modo da “contenerla”, ma ciò è falso. La Russia fa un accettabile buon lavoro a contenere sé stessa, e le piccole dispute territoriali che periodicamente possono sorgere qui e là non saranno di sicuro risolte aumentando il rischio di una guerra nucleare. La Federazione Russa ha confini terrestri con oltre una dozzina di nazioni, la maggior parte delle quali abitate anche da cittadini russi sui due lati del confine, e ciò rende inevitabile il sorgere di dispute territoriali, per nessuna delle quali vale la pena far esplodere il pianeta.

Si potrebbe pensare che le forze della NATO abbiano bisogno di mostrarsi attive e di agire pericolosamente per giustificare la loro esistenza e i loro ridicolmente gonfiati budget per la Difesa. Inoltre, se non avessero la possibilità di mostrarsi minacciosi nei confronti della Russia, potrebbero deprimersi e mettersi a bere, farsi di droghe, impegnarsi nel sesso omosessuale, e questo sarebbe un male per il morale (ma che c’è di male in un po’ di sesso omosessuale fra soldati consenzienti, con l’identità di genere ambigua, fuori dai doveri del servizio?). Io penso che queste siano tutte preoccupazioni minori, se non futili, considerando che dall’altra parte c’è il rischio di un conflitto planetario.

Si potrebbe anche pensare che l’espansione a est della NATO non sia un crimine perché, vedete, Gorbachev sbagliò a non farsi firmare nero su bianco quelle promesse. Beh, lasciate che vi offra un piccolo approfondimento sul funzionamento interno della civilizzazione russa. Se vi accordate verbalmente con i russi, rompete tale accordo e poi li canzonate con “ma voi non avete firmato un contratto!”, avete appena peggiorato il vostro problema. Tutti facciamo degli errori e siamo costretti, a volte, a rompere le nostre promesse; in tali casi il giusto modo di agire è essere contrito, scusarsi sinceramente e offrirsi di fare ammenda. Se, invece, affermate che la promessa fatta non è valida perché un certo pezzo di carta non si trova, allora avete aggravato il vostro comportamento disonorevole con il disprezzo intenzionale, e vi siete fatti oggetto di una punizione esemplare. Questa punizione può essere lenta ad arrivare, decenni, forse perfino secoli, ma potete esser certi che alla fine sarete puniti.

Una volta Mosca era debole e Washington forte, ma ora la bilancia si è spostata a favore di Mosca e, per Washington, è arrivato finalmente il momento della punizione. La sola questione rimasta è “Sotto quale forma arriverà questa punizione?”. Quella proposta da Mosca è sotto forma di un’umiliazione pubblica: Washington firma le garanzie di sicurezza richieste da Mosca, si trascina indietro nella sua cuccia e si stende quietamente, come un bravo cagnolino, a leccarsi le palle per consolarsi. E questa è l’alternativa più piacevole, un qualcosa per far vincere tutti, offerta in buona fede.

L’alternativa più spiacevole sarebbe, non posso fare a meno di immaginare, molto meno piacevole, molto confusa e alquanto pericolosa. Immaginatevi dei Poseidon, delle torpedini nucleari non rilevabili, incrociare senza fine sotto migliaia di metri d’acqua lungo la piattaforma continentale delle coste statunitensi, pronte ad allagarle completamente con tsunami totalmente accidentali e perfettamente negabili, i cui sporadici ping farebbero bagnare tutte le volte le mutande allo Stato Maggiore. Immaginatevi aerei della NATO, navi e sommergibili andare silenziosamente dispersi senza alcuna ragione adeguata, e i loro equipaggi esser ritrovati in seguito in qualche spiaggia lontana, ubriachi e in slip coi colori della bandiera russa. Immaginatevi qualcosa di ipersonico o altro zigzagare periodicamente in orbita bassa sopra gli Stati Uniti, causando la trasmissione di Russia Today su ogni canale TV via cavo e facendo esplodere per la furia impotente le teste parlanti della CNN.

Io penserei che, nel loro illuminato miglior interesse, i benpensanti americani, mettendo da parte la loro affiliazione partitica o la sua mancanza, reclamerebbero dai loro rappresentanti eletti di smetterla col causare ulteriori problemi e mettere la firma sotto quelle maledette garanzie di sicurezza! Ma questa è solo la mia, personale opinione.

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Articolo di Dmitry Orlov apparso su The Saker il 18 dicembre 2021
Traduzione in italiano di Fabio_San per SakerItalia

[le note in questo formato sono del traduttore]

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