La grandiosa operazione in più passaggi durata 16 anni
Gli anni ’90 sono alle nostre spalle, così come lo è la caduta dell’Unione Sovietica. Il tentennare sull’orlo del precipizio degli anni 2000, gli anni della schiavitù debitoria con l’FMI, lo sfrenato potere degli oligarchi, lo status di potenza regionale, i gruppi di opposizione non sistemica sostenuti dall’ambasciata americana, l’isolamento e gli atteggiamenti altezzosi, tutto questo è un ricordo del passato.
Oggi è molto importante, alla fine di questa parte del cammino, imparare la lezione del passato. Soprattutto perché il pericolo della guerra è ancora presente e la pressione che tutto l’Occidente esercita sulla nostra nazione è molto evidente anche adesso.
La conclusione più importante sembra essere quella che le crisi più profonde e più prolungate della storia della Russia coincidono non con le guerre, ma con i periodi delle rivoluzioni. Quella del 1917, del 1991 e, infine, quella abortita del 2012.
Per distruggere la nostra nazione i nostri “amici e partner” contavano proprio sulle rivoluzioni. E dobbiamo ammettere che, proprio facendo affidamento in Russia su una rivoluzione, piuttosto che su uno scontro militare diretto, ci hanno creato il maggior numero di problemi e difficoltà.
Se i Bolscevichi, dopo la Prima Guerra Mondiale, erano riusciti a ritornare ai livelli economici prebellici in appena cinque anni, e le perdite della Grande Guerra Patriottica erano già state recuperate nel 1955, oggi ci stiamo ancora riprendendo, e con grande difficoltà, dalla catastrofe del 1991.
Solo alla fine del 2012, dopo la sconfitta del più pericoloso dei tentativi rivoluzionari, la Russia è stata in grado di trasferire sul fronte internazionale la battaglia per la propria sovranità. La nazione non solo è riuscita a difendersi da sola, ma è anche diventata immune agli ulteriori sforzi dell’Occidente volti a bloccare lo sviluppo della Russia, fatti secondo i tradizionali canoni occidentali: cambio di regime e incitamento alle lotte intestine. La nazione è arrivata a capire la cosa più importante: il pericolo mortale è una pugnalata alle spalle all’interno dei propri confini.
Grazie a questo abbiamo guadagnato tempo e continuiamo a progredire con successo.
Anche l’enorme pressione dell’Occidente nei nostri confronti, le sue sanzioni, il prezzo del petrolio tenuto volutamente basso, il sabotaggio economico e l’oltraggio giuridico del 2015, una pressione che avrebbe schiantato qualunque altra nazione, in Russia si è risolta unicamente in una contrazione del 3% del PIL. Inoltre, alla fine di quest’anno, secondo le stime europee, la Russia dovrebbe ritornare ad una crescita positiva.
Guerre crisi, pressioni economiche, calunnie, tutto questo veramente non ci spaventa. Abbiamo sempre affrontato le tempeste e ne siamo sempre emersi più forti di prima.
Il nostro nemico principale è sempre stata la “quinta colonna” all’interno della nazione. Quelli “dei nostri” che, per i soldi di chi li paga, prima o poi tradiscono la nostra patria e ingannano i loro ex compatrioti. Per fortuna, oggi abbiamo molta più esperienza, tutti possono andare su Internet e la società russa è unita in un profondo senso di patriottismo ed è molto più coesa anche solo di alcuni anni fa.
Tutto questo ci da una buona occasione di portare la nostra nazione ad un nuovo livello di sviluppo.
Oggi siamo già dotati di un esercito poderoso.
Siamo uno dei leader riconosciuti per quanto riguarda le innovazioni tecnologiche. Stiamo nuovamente dando il benvenuto a tanti piccoli compatrioti e la popolazione ha ripreso a crescere dopo catastrofici anni ’90.
Le combinazioni, in più fasi, di azioni geopoliche, diplomatiche e militari, attuate di volta in volta dalla dirigenza russa, hanno avuto la meglio sulle “agenzie” multimiliardarie, analitiche e specialistiche delle nazioni occidentali.
Tutti questi successi non sono dovuti al caso, ma sono il risultato di sforzi poderosi, analisi sofisticate, tattiche ben calcolate e brillante strategia.
Le operazioni di Putin durate 16 anni.
In Occidente si pensa che la propaganda sia di solito associata a due fenomeni: guerra e potere, ma si sa che la propaganda, da sola, non è in grado di garantire la lealtà della gente o la popolarità di un leader. Questo è il motivo per cui spesso le autorità si assicurano la lealtà con la forza. Dal momento che il mondo occidentale è convinto di essere il “Gioiello della Creazione”, esso considera la popolarità di Putin come frutto della propaganda o della natura autoritaria del regime, o di entrambe. La gente comune in Occidente è portata, a causa dell’informazione parziale data dai media occidentali, a vedere la realtà in questi termini semplicistici. Le interviste vengono fatte o discusse solo seguendo questi schemi.
Questo è precisamente il modo in cui opera la propaganda, non quella immaginaria, ma la vera propaganda occidentale. La verità è nascosta dietro diversi tipi di bugie e una persona che viva, per esempio, negli Stati Uniti farà fatica a capire la situazione reale.
Negli anni 2000 la Russia non era di nessun interesse per i media mondiali. Nel 2007, alla conferenza di Monaco, le dure parole del Presidente Putin avevano meravigliato l’Occidente. I media erano esplosi con titoloni del tipo “Chi è il Signor Putin?”, suscitando in Occidente un certo interesse verso la Russia. Comunque, visto che le parole di Putin erano rivolte ai leader delle nazioni occidentali e non ai loro cittadini, l’interesse non era durato a lungo. Nel suo discorso, che aveva avuto l’effetto di ribaltare le relazioni internazionali, Putin aveva ribadito il concetto più importante: “Quando è troppo è troppo, la Russia non obbedirà più alle raccomandazioni ed alle richieste dall’esterno. Punto”.
L’Occidente non era stato lento a reagire: nel 2008 aveva deciso di dare una lezione a quella “ex superpotenza” non particolarmente importante. Era stato usato un regime fantoccio per destabilizzare la nazione più vulnerabile di quella regione, il Caucaso. Tutto questo era stato fatto nel solito subdolo e disonorevole modo, durante i Giochi Olimpici, un evento per cui, nei secoli passati, le guerre si fermavano. Un chiaro segnale per la nostra nazione.
Comunque, senza che nessuno se lo aspettasse, un frammento in rovina di una nazione un tempo potente aveva mandato qualche “avanzo arrugginito” del suo esercito una volta così agguerrito oltre i suoi confini e aveva spazzato via una “invincibile” armata addestrata dall’Occidente. Questa era stata una sorpresa, ma, d’altro canto, era abbastanza tipica dei Russi. Dopo tutto, siamo sempre stati considerati i migliori guerrieri al mondo e gli stessi Stati Uniti non avevano visto nei fatti nulla di particolarmente minaccioso per loro stessi. Sapevano molto bene che la cosa importante non era chi avesse vinto sul campo, ma quello che sarebbe stato riferito al mondo riguardo al conflitto. Il vincitore sarebbe stato quello che i media di tutto il mondo avrebbero chiamato vincitore. Come risultato, dopo aver costretto con successo la Georgia ad accettare il piano di pace, gli Stati Uniti avevano vinto a mani basse la guerra di informazione con la Russia, mettendo la finzione al posto della realtà.
Tutto si calmò. La Russia si teneva occupata con qualcosa nel suo “angolo regionale”, senza annoiare la gente importante del mondo. Il leader che aveva pronunciato quelle parole pericolose nel 2008 aveva lasciato il posto di Presidente e, a giudicare dai resoconti, il Presidente attuale era abbastanza accettabile per l’Occidente. Gli Stati Uniti non vedevano alcun senso a fare qualcosa riguardo la Russia. Perché prendersi la briga di mettere sotto pressione la nazione se non sta facendo niente ed è incapace di superare le sue deficienze?
Gli anni passarono e le nuove elezioni si avvicinavano. La quinta colonna del paese iniziò a mandare rapporti allarmati e l’Occidente decise di controllarli. L’esercito disintegrato continuava a comprare gli equipaggiamenti militari occidentali; il ministro della Difesa era un individuo chiaramente incompetente; l’economia stava crescendo lentamente ma il denaro veniva speso ancora senza competenza. I buoni del Tesoro venivano comprati come al solito; le aziende straniere avevano un accesso libero; non c’era quindi ragione di preoccuparsi. L’unica cosa noiosa era l’indice di popolarità di Putin, quello che aveva sventato più volte gli schemi occidentali. Usando i dati forniti dalla quinta colonna liberale, che è sempre stata il canale dell’influenza occidentale in Russia, gli anglosassoni decisero di utilizzare il loro ben collaudato metodo favorito.
Dopo le elezioni della Duma di Stato, giusto in mezzo alla campagna presidenziale, si dette il via ad agitazioni civili nel paese; miliardi di dollari affluirono in Russia attraverso le organizzazioni non governative (ONG), che non erano state chiuse durante l’intero periodo precedente, e attraverso agenti influenti e funzionari di ambasciata. I burattini liberali consegnavano rapporti esultanti; i media non governativi locali diffondevano giorno e notte interviste e discorsi delle figure di opposizione, non solo quelle controllate dall’Occidente ma anche i politici che avevano scelto quel momento per unirvisi. Tutto stava andando secondo i piani ed il momento finale stava arrivando.
Il primo segnale noioso fu il rifiuto della autorizzazione a tenere una manifestazione nella Piazza della Vittoria. L’opposizione si dovette accordare sul permesso a condurre le loro azioni nella Piazza Bolotnya. Però la quinta colonna, aspettandosi un successo totale, si sentiva alla cima del mondo e non fece caso a questo fatto…
Il secondo segnale, che causò molta ansietà agli agenti occidentali presenti sul campo, fu l’incontro di Vladimir Putin con la popolazione che rese chiaro il disgusto della società verso i politici di opposizione ed il desiderio di dimostrare sostegno per il Presidente. Ma poiché Putin non mostrò di voler usare il sostegno popolare, i media controllati dall’opposizione catalogarono queste manifestazioni come pilotate e la preparazione per la manifestazione in Piazza Bolotnya continuò in accordo ai piani così familiari…
L’azione decisiva avvenne 2 chilometri lontano dalla Piazza Bolotnya, in Piazza del Maneggio… E l’intera grandiosa operazione fallì d’un colpo in poche ore…
Tutti gli eventi a quell’epoca e le azioni del nostro Presidente erano un gioco pericoloso. Molti cittadini russi ancora non capiscono quanto fossero pericolosi gli eventi del momento. Il gioco di Putin era un intrigo complesso e davvero rischioso.
Si sa bene che maggiore è il rischio, maggiore è il premio. Il risultato netto di quell’operazione fu l’emersione dell’intera rete di influenze occidentali nel paese, la presa completa dei media finanziati dai fondi occidentali, il pieno controllo sui politici e sugli altri che allora agivano al fianco dell’Occidente e la capacità di controllare la fazione liberale nel governo, che ancora vive sotto la spada di Damocle di informazioni compromettenti ottenute allora.
Questi eventi, una completa sconfitta degli Anglosassoni in un gioco nel quale venivano considerati grandi maestri, causò una totale prostrazione nell’intero Occidente. L’Occidente fece sforzi considerevoli per determinare la reale situazione nel paese, dato che vedeva chiaramente la discrepanza tra i rapporti della “quinta colonna” e la realtà. Comunque, dato che la rete di influenze occidentale e le sue fonti erano state “ripulite” dai servizi speciali russi, e ogni passo degli agenti noti dell’influenza occidentale veniva controllato, il lavoro era lento…
Ma più lunga era l’analisi, più tremenda era la realtà…
Ne venne fuori che l’esercito, che si presumeva fosse stato distrutto da un “economista”, in realtà era stato profondamente riformato; l’industria al servizio delle forze armate era stata regolarizzata; i team di ingegneria avevano parecchi contratti; le unità militari che si pensava avrebbero aumentato il loro organico solo di poco erano state riarmate ad un ritmo incredibile, e questo dopo tutti quei rapporti secondo i quali il paese non poteva produrre nulla e per quel motivo stesse comprando oggetti occidentali. Ma la situazione peggiore (per l’Occidente) era in campo economico. Come aveva fatto in dieci anni un paese, che per PIL era 69°, a sorpassare la Germania, quinta economia del mondo e numero uno in Europa? Come aveva fatto l’economia a crescere quasi a velocità di quella cinese?
La strategia di contenimento riprese, specialisti vennero riassegnati a questa missione, un enorme esercito di personale dei servizi speciali venne diretto contro questo vecchio e ancora incolume competitore. L’Occidente comprendeva appieno che se non avesse fermato ora la ripresa russa, mentre la Russia non era ancora stabile sui suoi piedi, poteva perdere non solo l’influenza sulla Russia, ma anche l’egemonia mondiale.
Dal 2014 al 2015, la Russia fu soggetta ad assalti che si supponeva nessun paese avrebbe potuto sopportare, in particolare non un paese che era appena uscito da una situazione pre-rivoluzionaria.
Il progetto, vecchio almeno di 600 anni, di trasformare parte del popolo russo in un’arma contro la Russia, è tornato in vita. L’Ucraina, che era stata distrutta in silenzio dall’Occidente durante tutto questo periodo, usando un esempio che ha funzionato a metà del XX secolo, è stata rapidamente convertita in un ariete contro la Russia.
L’Occidente agì velocemente, spesso con trascuratezza, ed all’inizio i servizi segreti della Russia riuscirono a controbattervi con successo. Tuttavia le pressioni ed i finanziamenti si rivelarono così grandi, con così tante nazioni coinvolte, da cambiare drammaticamente la situazione. Numerose operazioni, incluso il Maidan, furono condotte in rapida successione. La maggior parte delle nazioni europee sostenne inaspettatamente la creazione del governo temporaneo, privando la Russia della rivendicazione di illegittimità dei nuovi poteri, mentre i media organizzavano una campagna di mascheramento del colpo di stato in Ucraina senza precedenti. In queste circostanze, la Russia dovette lavarsene le mani del processo politico in Ucraina. Sebbene che su questo l’Occidente abbia vinto, non ci sono ragioni per accusare la Russia di non far nulla in Ucraina da vent’anni a questa parte.
Negli anni ’90, la Russia era per molti versi più debole della Ucraina allora appena separatesi e poteva solo focalizzarsi solo sulla propria sopravvivenza. I media occidentali scrivevano con soddisfazione che il potenziale militare della Ucraina era maggiore di quello dell’intera Federazione Russa. Infatti, per quel che riguarda le attrezzature militari, l’Occidente aveva ragione. Viene da domandarsi come possa essersi perso in soli vent’anni questo enorme potenziale, essenzialmente rubato alla gente sovietica dalla “indipendente” Ucraina… Comunque, negli anni 2000, con grandi sforzi ma con calma, la Russia si stava risanando e non aveva la capacità di interferire con gli affari di uno stato straniero. Solo dopo il 2012 la Russia è emersa sul palcoscenico internazionale.
Cosa si sarebbe potuto fare in soli due anni, mentre nel frattempo l’Occidente aveva avuto più di due decenni per allevare una generazioni di suoi ammiratori?
Niente può esser fatto in un colpo solo.
Tuttavia, i Russi non si sono arresi, cosicché, disinteressandosi degli eventi a Kiev, la Russia si poté concentrare sulla Crimea.
Le prime azioni dei nuovi poteri a Kiev causarono proteste in Crimea, dove la maggioranza della popolazione parla il russo. In parallelo, l’influenza russa fu mobilitata per mezzo di organizzazioni pubbliche come la “Comunità Russa di Crimea” ed il partito “Unità Russa”. In più, fu stabilito un dialogo diretto con gli autonomi poteri locali. Poche persone sanno che, poco dopo gli eventi del Maidan, le autorità locali, essendo la Crimea una regione autonoma all’interno della Ucraina, ricevettero un ultimatum dalle nuove autorità di Kiev. Alla dirigenza della Crimea fu detto che all’indomani un aereo sarebbe partito in direzione della Crimea portandovi i nuovi dirigenti e che mezzi militari si stavano dirigendo verso la penisola. Ai vecchi dirigenti fu fortemente raccomandato di lasciare il posto prima dell’arrivo della nuova amministrazione. I dettagli delle operazioni militari preparate contro di loro furono inoltrati dalla Russia alle autorità locali e, immediatamente, esse chiesero aiuto alla Federazione Russa.
Il mattino del 23 febbraio Putin incaricò i capi delle forze armate e della polizia di iniziare il lavoro preparatorio per il ritorno della Crimea alla Russia. Il primo di marzo, soldati russi insieme a volontari locali bloccarono tutte le installazioni militari ucraine nella penisola. Nelle prime ore del mattino del 27 febbraio, rispondendo ad un tentativo dei sostenitori del Mejlis e delle nuove autorità ucraine, le forze speciali russe si schierarono a difesa degli edifici amministrativi della Crimea ed il Soviet Supremo della Crimea decise di indire un referendum in tutta la penisola. Sergey Aksenov, il leader del partito “Unità Russa”, diventò il capo del nuovo governo della Crimea. Lui annunciò che la Crimea non riconosceva il nuovo governo ucraino e chiese alla Russia di “aiutarci ad assicurare la pace e stabilità nella Repubblica Autonoma di Crimea”. Il referendum sullo status della Crimea si tenne il 16 marzo. Basandosi sui suoi risultati, la Repubblica di Crimea siglò il trattato di unione con la Russia.
Dopo l’enorme fiasco, con la perdita della parte più preziosa, per l’Occidente, della nuova colonia, nonché l’ingloriosa ritirata della corazzata “Donald Cook” inviata “in aiuto”, gli Stati Uniti divennero furiosi.
Quasi subito, in aprile, l’Occidente ha mostrato i suoi veri colori, avviando un vasto conflitto. Utilizzando le proprie marionette e con il sostegno di una parte della popolazione ucraina, Kiev lanciò un’aggressione contro l’Ucraina Orientale confinante con la Russia. L’operazione fu prossima al genocidio della popolazione russa nell’area. L’ Ucraina utilizzava armi vietate dalle convenzioni internazionali, bombe al fosforo, bombe a cassetta, bruciava viva la gente, colpiva deliberatamente obiettivi civili, e così via. Tutto questo dimostrò l’ampiezza della crudeltà, al fine di costringere la Russia ad invadere il territorio di un paese straniero. Ogni sforzo è stato fatto per raggiungere tale obiettivo. Ma ancora di più è stato fatto per far scattare la trappola preparata per l’ “orso russo”, una volta che l’orso ci fosse caduto dentro.
L’informazione di regime era pronta; i politici coinvolti erano pronti, col microfono alle labbra, a fare dichiarazioni, l’opinione pubblica mondiale era preparata, e in Russia fu avviata la pantomina “Putin invia le truppe!” Il mondo si fermò in attesa… E… non successe niente.
Niente di quanto l’Occidente attendeva si verificò, ma anche qualcos’altro non accadde. Putin resistette ad una pressione enorme, e decine di satelliti spia, osservando il confine russo-ucraino, rivelarono che l’esercito russo rimase sulle sue posizioni. Intanto, collettivamente, l’Ovest tenne la trappola aperta, mentre in un luogo diverso, un po’ a lato, due repubbliche dichiararono la loro indipendenza. Le quali, inaspettatamente, avevano milizie armate. Ogni giorno la quantità e la qualità di queste milizie, nonché le loro forniture e la qualità dei supporti logistici, crebbero. Da allora, l’esercito degli aborigeni della nuova colonia, Ucraina, istruito dagli Stati Uniti, ha sofferto vergognose sconfitte, accerchiamenti e rese. Nel frattempo, l’Occidente ha fatto finta di essere un secondo Napoleone, cercando di convincere il mondo, senza un briciolo di prova, del coinvolgimento russo, e che uno dei più potenti eserciti del pianeta combatteva in Ucraina tramite divisioni fantasma…
L’opzione militare si è rivelata un binario morto per gli Stati Uniti. Per evitare ulteriori sconfitte, che hanno deturpato l’immagine del “poliziotto del mondo,” l’Occidente, come d’abitudine, ha chiesto di avviare trattative… Contemporaneamente, l’ Ovest collettivo ha condotto, in un’altra parte del mondo, la più grande operazione militare dopo la seconda GUERRA mondiale – la creazione di strumenti bellici controllabili – vale a dire, gli eserciti terroristi.
Il fatto è che al momento viviamo in un mondo che mantiene un equilibrio militare. Il potenziale nucleare delle due potenze non consente all’Occidente di iniziare una guerra per l’assoluto dominio del mondo. La probabilità di distruzione reciproca, con effetti della durata di molti anni, impedisce agli USA e ai suoi satelliti di dichiarare una guerra globale contro la Russia e i suoi alleati. Lo straordinario sviluppo da parte russa di armi ipersoniche rende la prospettiva di un successo militare contro di essa ancora meno probabile.
L’Occidente dovette condurre perfino l’incorporazione di nuove colonie attraverso l’espansione finanziaria, che è lenta, costosa e non efficace come avrebbe voluto. Perciò, sullo sfondo di una Russia indebolita, l’11 Settembre venne lanciata la grande operazione per destabilizzare intere parti del pianeta con provocazioni senza precedenti, e venne iniziata la politica del caos controllato. Dopo aver inscenato gli eventi delle Torri Gemelle, al mondo venne detto che il terrorismo era il nemico principale. Cosa interessante, nel 2001 il terrorismo non era una grande minaccia; inoltre, pochi paesi avevano familiarità con esso, eccetto la Russia e Israele.Cosa importante, l’influenza e la diffusione del terrorismo crebbero mentre gli USA, col pretesto della guerra al terrorismo, occupavano un paese dopo l’altro. Mentre la Russia, dopo aver conquistato nuovi territori, lascia sulla sua scia università, cultura, economia e vita, gli Stati Uniti nel conquistare nuovi paesi lasciano anarchia, caos e gli eserciti di terroristi ORGANIZZATI.
Perciò, da una parte, gli Stati Uniti avevano un pretesto per invadere paesi ricchi di risorse e la capacità di stampare più denaro per finanziare queste guerre, mentre dall’altra formavano eserciti di terroristi controllati da loro.
C’erano diversi motivi per questo piano.
Primo – il debito americano. E i problemi, sempre più crescenti, di pagarne i suoi interessi mentre cresceva.
Secondo – la creazione del caos. Creandolo, ovunque tranne che in patria, gli Stati Uniti danno l’impressione di essere un “porto sicuro” per i capitali, attraendo enormi flussi finanziari verso di essi dalle regioni destabilizzate.
Terzo – e motivo più importante, i gruppi terroristici non sono eserciti nazionali. Non possono essere attaccati con armi atomiche, dato che agiscono sul territorio di altri paesi. Il terrore non mantiene una linea del fronte tradizionale, ma ha dei comandanti. Questo lo rende uno strumento controllabile. Gli unici che avrebbero potuto fermare il terrore, secondo il piano occidentale, erano gli Stati Uniti ed ogni disubbidienza verso di essi avrebbe immediatamente causato un attacco terroristico.
Quarto – il TTIP. La minaccia di cui avevano bisogno i dominatori finanziari nell’ombra, le corporazioni e i gruppi finanziari. Per incentivare la sua firma, milioni di migranti, creati dal caos controllato, sono stati inviati in Europa. L’atto finale si stava avvicinando e tutto era pronto.
Il 29 Settembre 2015, gli Stati Uniti ed i gruppi terroristici e mercenari controllati da loro sono arrivati a 20 chilometri da Damasco. Il pezzo chiave dell’operazione americana, la Siria, era quasi pronta a prendersi il suo posto assegnato, gli Stati Uniti stavano festeggiando…
All’improvviso, il 30 Settembre 2015, l’aeronautica russa inizia attacchi aerei contro i gruppi terroristici su tutto il territorio siriano, cosa che la comunità mondiale, ed i suoi servizi speciali, non si aspettava. Bombardieri e aerei d’attacco, protetti da caccia a reazione ed elicotteri, aerei basati in Russia della forza aerea strategica russa, lanci di missili da crociera dalle navi delle flotte del Mar Nero e del Caspio, salve dei nuovissimi missili da crociera “Kalibr” dei quali nessuno sapeva nulla. La base aerea russa era protetta da fanti di marina, paracadutisti dell’aeronautica russa e forze speciali dell’esercito. Inoltre, la base era protetta da sistemi PRO per la guerra radio-elettronica, mentre navi da guerra russe entravano nel Mediterraneo. Aerei da trasporto militare che la Russia, secondo servizi di intelligence presumibilmente affidabili, non poteva avere in tali quantità, creavano un “ponte” tra i due paesi, trasportando incredibili quantità di rifornimenti militari.
L’operazione dell’Occidente, apparentemente di successo, di creare un arco di instabilità e formare dai resti di Libia, Siria e Iraq un nuovo stato controllato dagli Stati Uniti, che doveva rifornire il terrorismo e che aveva quasi avuto successo, è fallita. Più di 10 anni di lavoro, diversi paesi, svariate migliaia di miliardi di dollari, con la mossa finale in Siria, sono stati distrutti dall’Esercito Gentile…
Naturalmente, non è ancora finito niente. Mentre chilometro dopo chilometro del territorio siriano viene strappato via ai terroristi e nel paese, grazie alla Russia, è arrivata la pace, gli Stati Uniti hanno ancora la Libia e l’Iraq.
Ma queste sono questioni geopolitiche, che saranno affrontate col tempo. La Siria russa, nel frattempo, è una questione che riguarda la nostra sicurezza, un punto d’appoggio fuori dai confini dello stato. Con questo appiglio, i piani dell’occidente di spingere il terrorismo verso l’Asia centrale, il ventre molle della Russia, sono diventati molto meno acuti e pericolosi.
Tuttavia, è garantito che proprio lì dobbiamo aspettarci un altro “ regalo” dai nostri “amici e partner” stranieri.
CONCLUSIONI GENERALI
Purtroppo, molte persone ancora non pensano al perché Stati Uniti e Inghilterra ora facciano pressione al nostro paese così intensamente. La risposta può essere trovata leggendo il materiale qui sopra. Così come nel valutare cosa sia stato esattamente fermato dalla prima operazione militare su vasta scala della Russia post sovietica fuori dal suo territorio.
Non c’è dubbio che i tentativi dell’occidente di fare pressione sulla nostra economia, destabilizzare la nostra società civile, di attirare la Russia in unioni anti-russe e giocare sulle tensioni inter-etniche continueranno.
In ogni caso, dobbiamo riconoscere che le paure degli stati occidentali sono abbastanza giustificabili…
Un territorio enorme, risorse colossali, una popolazione intelligente, alta moralità: la Russia ha tutto ciò che serve per diventare uno stato dominante. La storia dimostra che tutte le volte che la Russia ha sconfitto questa o quella aggressione e la pressione su di essa si è temporaneamente indebolita, ne è seguito sempre un periodo di sviluppo furibondo. Liberandosi di “manette e catene” che tenevano bloccato il paese, la Russia ha invariabilmente risposto con tante azioni, realizzazioni, successi e rapida crescita.
Pertanto, difficilmente sorprende che durante questi periodi l’Occidente si unisca subito e che, sempre collettivamente, faccia pressione sul nostro paese. In altre parole, ha fatto esattamente quello che vediamo oggi.
Fortunatamente, una diplomazia eccellente, azioni magistrali in ambito geopolitico e un approccio ben ragionato con i nemici interni, così come una forza nucleare di difesa che è la migliore nel mondo, in collaborazione con le forze mobili e altamente professionali, hanno permesso alla Russia un rafforzamento del suo ruolo costruttivo come super potenza euroasiatica, il ruolo del principale contrappeso all’egemonia imperiale degli Stati Uniti e alla follia liberale dell’Unione Europea.

Noi non prenderemo mai il sentiero dell’isolamento, della xenofobia, della inimicizia o del sospetto. Questi sono tutti segni di debolezza. Noi siamo forti ed abbiamo fiducia in noi stessi.
Nel suo insieme, tutto ciò, in un prossimo futuro, potrebbe fare del nostro paese un leader riconosciuto della resistenza mondiale alla corporatocrazia, alla globalizzazione, alla falsa tolleranza e correttezza politica e farlo diventare il principale difensore dei valori tradizionali spirituali, religiosi, morali e storici dei popoli sulla Terra a fronte di un Occidente che ha invece perso ogni punto di riferimento.
*****
Articolo di RoSsiBaRBeRa apparso su TheSaker il 17 giugno 2016
Traduzione dal russo di Eugenia (mille grazie ad Eugenia per questa enorme e complessa traduzione! Il Saker)
Traduzione in italiano di Fabio_San, Raffaele Ucci, Chiara, Voltaire1964, Mario per SakerItalia.it
No comments!
There are no comments yet, but you can be first to comment this article.