Selection_0012-300x89Ascoltando Donald Trump parlare del suo desiderio di trasformare la Russia in un alleato, mi sono sorpreso ad interrogarmi se ancora ce ne fosse una possibilità. Dopo tutto, “l’Occidente” – e con questo intendo i politici occidentali, nessuno escluso – ha continuato a mentire alla Russia (per esempio con la promessa di non espandere la NATO), ma l’Ovest ha anche pugnalato alle spalle la Russia e ha preso le parti dei più perversi e malvagi tra i nemici della Russia, come i Wahabiti in Cecenia e i Nazisti in Ucraina. L’Occidente ha riunito un’enorme forza aerea per bombardare illegalmente e senza pietà i Serbi, alleati storici e correligionari della Russia ortodossa, in Croazia, e dopo in Bosnia, e quindi in Kosovo, e persino in Montenegro e nella stessa Serbia. L’Occidente ha rovesciato anche Gheddafi in modo brutale e illegale in diretta violazione delle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite; dopo aver raso al solo la Libia (e l’Iraq!), l’Occidente sta tentando di applicare lo stesso copione alla Siria. Nel caso dell’Ucraina, l’Occidente si è tenuto in disparte nel momento in cui gli Ucronazi usavano tutte le armi nei loro arsenali, comprese armi chimiche, missili balistici, artiglieria pesante, lanciarazzi multipli e bombe a grappolo contro le città del Donbass, e successivamente ha imposto sanzioni, ma non contro Kiev, contro la Russia. E perfino quando gli Ucronazi hanno bruciato vivi più di cento civili a Odessa, l’Occidente li ha nuovamente sostenuti. In seguito, prima dei Giochi Olimpici di Sochi, l’Occidente ha scatenato la sua “lobby homo” e le sue “pussy riots” per cercare di ritrarre la Russia come una specie di società quasi Saudita, mentre d’altra parte non si è spesa una sola parola di critica contro ciò che sta realmente accadendo nella vera Arabia Saudita, un importante alleato della “nazione indispensabile”. E quando la Turchia ha teso un agguato ad un bombardiere russo che aveva comunicato il proprio piano di volo agli USA, abbattendolo, l’Occidente non ha avuto niente da dire,  neanche quando la filiale di al-Qaeda in Egitto ha messo una bomba su un aereo di linea russo. Nella sua ultima manifestazione di russofobia rabbiosa, l’Occidente, guidato dall’attuale Segretario di Stato USA Kerry, chiede il rilascio di una nazista fanatica, appartenente ad una squadra della morte, accusata dell’assassinio di due giornalisti russi, Nadezhda Savchenko. Cosa ancora più sorprendente, Kerry afferma che la Russia stia violando i propri obblighi nei confronti del Patto di Minsk-2 processando la Savchenko, nonostante la Russia non sia parte coinvolta nel trattato che, a sua volta, in ogni caso, non c’entra nulla con il caso della Savchenko. Siamo abbastanza sicuri che se il Diavolo in persona decidesse di apparire da qualche parte in USA o in Europa, dichiarando di voler combattere contro la Russia, l’Occidente darebbe a Satana appoggio totale, soldi, addestramento, informazioni, ecc.

Considerato tutto questo, si potrebbe ragionevolmente supporre che i sentimenti anti-occidentali in Russia abbiano raggiunto il loro punto di ebollizione e che la Russia non sarà mai un alleato per l’Occidente.

Ma sarebbe profondamente errato.

È vero che la maggior parte dei Russi guarda all’Occidente con un senso di disgusto, ma “la maggior parte dei Russi” non sta al Cremlino. I decisori russi sono innanzitutto dei pragmatici, capiscono che le politiche non devono essere determinate dai sentimenti personali [piume arruffate e sentimenti feriti nell’espressione del Saker, NdT]. Inoltre, quali che siano i loro sentimenti nei confronti dei politici occidentali, i leader russi sanno bene che la Russia è ancora la parte debole in qualunque campo si volesse confrontare con l’Ovest, e che sarebbe grandemente auspicabile il ripristino di un qualche genere di relazione funzionale con l’Occidente. Si prega di notare che io ho detto “grandemente auspicabile”, ma non “necessario” o “vitale”. La Russia è pronta a soffrire per un lungo periodo di “guerra calda” contro l’Occidente, se necessario, ma ciò non vuol dire che sarebbe un bene per la stessa Russia. In effetti, il principio cardine della politica estera russa è stato espresso in svariate occasioni da Putin, e da Lavrov, in passato. È una cosa del tipo: “Dobbiamo trasformare i nostri nemici in neutrali, i neutrali in partner, i partner in amici e gli amici in alleati”. Potrebbe sembrare di un’evidenza disarmante finché non la si confronta con la posizione AngloSionista che può essere riassunta in “Dobbiamo trasformare tutti in nostri schiavi”.

Adesso chiedetevi: in che modo esattamente i Russi potrebbero trasformare i nemici in neutrali, ecc.? Io immagino che l’unico modo per ottenere un risultato di questo genere sia lavorare con qualcuno, con alcune forze politiche all’interno dell’Occidente e aiutarle ad indirizzare l’Occidente nella giusta direzione. È molto improbabile che i Russi raggiungano lo scopo se ammucchiano tutti i politici occidentali nella categoria di “nostro nemico”. Quello che serve ai Russi è individuare quei singoli o quelle forze politiche che in Occidente potrebbero più facilmente avere interesse in alcune (o in molteplici) forme di cooperazione con la Russia. Da qui i recenti contatti con i partiti di estrema destra (come il Fronte Nazionale in Francia).

Bene, ma perché un politico o un partito occidentale dovrebbe essere interessato a cooperare con la Russia? Non sarebbe un grosso svantaggio nell’Occidente così diffusamente russofobo? Chi si opponesse a tale cooperazione non la potrebbe denunciare come un segno di “debolezza” e come un “vendersi”? Ultimo, ma non per importanza, cos’ha la Russia da offrire ad un politico o ad una formazione politica di questo genere?

Andiamoci per gradi.

Primo, non esagererei con la russofobia dell’Occidente. Se parliamo delle élite, sì, in genere sono russofobe. Ma la gente ordinaria? Secondo me, molto meno. E se alcuni lo sono, è perché sono stati condizionati dai media a guardare alla Russia con paura, ma è un sentimento superficiale che potrebbe essere ribaltato da un po’ di buon senso e di attenzione ai propri interessi. Gli avversari di una cooperazione di questo genere la denuncerebbero? Certo che sì, bisogna aspettarselo, ma che quest’attacco abbia successo o meno dipenderà dal risultato di tale cooperazione. Da cui segue la domanda chiave: cos’ha da offrire la Russia?

Molto, in effetti.

Innanzitutto, se qualche politico o qualche forza politica non anti-russa prendesse il potere in qualunque paese occidentale, la Russia cercherebbe di assicurarsi ad ogni costo che lui/lei ottenga lo status di “favorito”, che significa che in qualunque trattativa la Russia avrà interesse a contribuire al successo politico di quella persona o di quel partito. L’esempio ovvio: Trump che diventa il prossimo POTUS [President Of The United States, NdT] e offre alla Russia una vera partnership per affrontare Daesh non solo in Siria, ma anche in Iraq. Mi aspetterei che la Russia abbia un enorme interesse a “consegnare” questo risultato a Trump come il modo migliore per zittire le forze anti-russe negli USA.  Un altro esempio: un capo di una nazione dell’UE che rompe il fronte dell’Eurocrazia e decide di interrompere unilateralmente le sanzioni contro la Russia.  A questo punto, la Russia avrebbe un interesse enorme a ricompensare una mossa del genere offrendo molti contratti lucrosi su base preferenziale a questo paese.

Paradossalmente, uno dei paesi che beneficerebbe moltissimo da uno scenario di questo genere è proprio la Turchia. Naturalmente, non la Turchia di Erdogan. Il Cremlino ha “Shaakashvilizzato” con successo Erdogan, e il suo futuro si presenta triste, a dir poco. Ma immaginiamoci che le forze armate turche decidessero di rovesciare Erdogan e mandassero immediatamente a Mosca un semplice messaggio: “voi aiutate noi e noi aiutiamo voi!”. Provate solo a immaginare cosa farebbe la Russia per aiutare una Turchia post-Erdogan:

Innanzitutto giocherebbe il ruolo del mediatore disinteressato tra Ankara e i Curdi, in modo simile a quello che gli USA hanno cercato di fare in Irlanda del Nord. La Russia potrebbe “buttar dentro” Siria, Iraq ed Iran, e creare una certa pressione per giungere a un “accordo ad ampio spettro” con i vari partiti curdi.

La Russia potrebbe letteralmente riavviare l’economia turca non solo consentendo ai Turchi di rientrare nel ricco mercato russo (edilizia, agricoltura, turismo, ecc.) ma anche offrendo ai Turchi una gamma di possibili accordi di cooperazione non solo in Russia, ma anche all’estero (America Latina, Asia). Infine, la Russia potrebbe riaprire le “porte del turismo”, e da sola risollevare il business dei resort. Potenzialmente un asse di cooperazione Ankara-Mosca sarebbe utilissimo per entrambi i paesi, nonostante la storia ci dica che hanno già combattuto dodici guerre tra loro.

In questo preciso momento Erdogan si trova in una situazione terribile e nessuno può aiutarlo, gli USA e i Sauditi meno di tutti. Finché rimarrà al potere, la Russia lo ignorerà del tutto. Ma i Russi non sono stupidi, sanno che la Turchia è un nemico quando invece a loro serve che la Turchia sia per lo meno un socio affidabile. È per questo che Putin lavorerà con tutti tranne che con Erdogan per risolvere questo maledetto pasticcio.

In questo momento l’Occidente “fronteggia” la Russia ovunque, dalle acque dell’Artico al Pacifico – ma così sorge spontanea la domanda su chi voglia tutto questo?! Non è un enorme spreco di risorse e di sforzi quando potrebbe essere molto più vantaggioso lavorare con la Russia? Questo stato di cose è ancora più grottesco se consideriamo che l’unica e sola ragione per l’attuale “guerra tiepida” con la Russia e la hybris imperiale anglosionista, la cui direttiva principale rimane “Dobbiamo trasformare tutti in nostri schiavi”. Questo è proprio quello che intendeva Putin quando ha risposto ad una domanda che sottintendeva che gli USA volessero umiliare la Russia dicendo “Lei ha detto che gli USA vogliono umiliarci. Non è così. Non vogliono umiliarci, vogliono soggiogarci, vogliono risolvere i loro problemi a spese nostre, sottometterci alla loro influenza. Nessuno nella storia dei rapporti con la Russia è mai riuscito a far questo e nessuno ci riuscirà”. È questa insistenza maniacale sulla sottomissione di tutte le nazioni accoppiata ad una totale incapacità di cooperare su una base di rispetto reciproco che ci ha portato alla soglia di una guerra termonucleare tra Russia e USA. È un problema puramente ideologico che non ha nessuna base obiettiva nella realtà.

Ascoltando Trump, ho la sensazione che ci siano chiaramente alcune persone negli USA che non soffrono di questo genere di megalomania, e che sono molto più interessati ad ottenere risultati concreti che a sacrificare tutto nel nome di un qualche genere di status (insostenibile) di “nazione indispensabile”. Gli Europei accettano di essere governati dallo “Stato profondo” anglosionista, ma solo finché questo genere di collaborazione non sfoci in ingenti ondate di profughi, crimine e povertà. Già politici di spicco, come Sarkozy e Berlusconi, rompono le righe e sempre più persone si stanno chiedendo se sia stata una buona idea impegnare la Russia in una “guerra tiepida”, ancor più i se lo si fa per intervenire in difesa del colpo di Stato nazista a Kiev.

Penso sia molto probabile che questo processo di “consapevolezza“ finirà per accelerare. JFK una volta disse, parafrasando Tacito, che “la vittoria ha 100 padri e la sconfitta è orfana”. Il completo fallimento nel contrastare con successo la Russia, in Ucraina, Siria o altrove dovrà presto causare parecchi “disconoscimenti di paternità” e una corsa ad abbracciare una politica di gran lunga più promettente con la Russia.

[Nota a margine. Quando accadrà, guarderò con un senso di pura gioia e, perché no, di Schadenfreude agli Stati Baltici a ai paesi dell’Europa Centrale che si immaginavano di essere un importante ed attraente “alleato” per l’Occidente contro la Russia, solo per rendersi conto che né l’Occidente né la Russia si curano minimamente di loro].

Qualunque cosa venga fuori dalle elezioni Presidenziali USA, penso che l’affermazione di Trump secondo cui lui voleva lavorare con Putin e con la Russia già da sola gli dia un vantaggio competitivo sui suoi avversari. Messa in modo semplice: a che ci servono i problemi?!”. Ha assolutamente ragione, ovviamente.

Storicamente, la relazione della Russia con l’Occidente è sempre stata “difficile”. Probabilmente saprete che l’Unione Sovietica nel corso della maggior parte della sua esistenza fu sottoposta a sanzioni occidentali di vario genere. Ma lo sapevate che lo stesso accadeva alla Russia zarista di prima del 1917, che sotto vari falsi pretesti fu per decenni sottoposta a sanzioni? Infatti, già dal 1242 con la cosiddetta “Crociata del Nord” di Papa Gregorio IX, l’Ovest ha tentato di soggiogare la Russia con la scusa di qualche pretesto ideologico (Papismo, Rivoluzione, Massoneria, Nazismo, Capitalismo, ecc.). Ma non c’è ineluttabilità in questo, nessuna ragione obiettiva per questa infinita rivalità. Finché i leader occidentali si potevano illudere di essere i “potatori della civiltà” investiti da Dio per civilizzare e convertire al loro marchio di “Cristianità” tutti gli individui sul pianeta, il conflitto era probabilmente inevitabile. Ma oggi gli AngloSionsisti hanno fatto decadere quella che si era soliti chiamare la “civiltà occidentale”, come un parassita uccide l’organismo ospite, mentre paesi come Russia e Cina stanno, per la prima volta in secoli, uscendo dal loro stato di asservimento. Sarà un processo lungo e pericoloso, ma la scritta è sul muro. Coloro che in Occidente saranno così saggi da vedere la scritta e troveranno il coraggio di rinunciare all’eccezionalismo, saranno in grado di utilizzarla a proprio vantaggio. Per quanto riguarda i Russi, continueranno fermamente a rifiutare di sottomettersi all’Impero, aspettando che compaiano nuovi partner. Anche nel caso che l’attesa sia lunga.

The Saker

*****
Pubblicato su TheSaker.is l’11 Marzo 2016

Tradotto in Italiano da Mario B. per SakerItalia.it

 

Condivisione: