Le ultime due settimane sono state ricche di sviluppi militari riguardanti la Russia.
Siria:
1) La Russia ha annunciato di voler trasformare la base aerea di Khmeimim in una base militare a pieno titolo, dove possa essere dislocata una task force permanente [in inglese].
2) La Russia dislocherà il suo incrociatore pesante portaerei-lanciamissili (a cui l’Occidente fa spesso riferimento chiamandolo “portaerei”) Ammiraglio Kutnetsov [in inglese] nel Mediterraneo Orientale, per testare le capacità operative della nave e del suo gruppo d’attacco e per utilizzare, per la primissima volta, lo stato dell’arte dell’elicottero Ka-52k Katran [in inglese].
Ucraina:
1) Dopo il fallimento del tentativo ukronazi di infiltrare dei sabotatori nella penisola crimeana [in inglese], tentativo che il Presidente Putin ha definito “stupido e criminale”, Poroshenko ha ordinato il rafforzamento del dispositivo militare al confine con la Crimea e con l’Ucraina dell’Est, e ha posto l’esercito in massima allerta [in inglese].
2) Le autorità di Kiev hanno deciso di non accettare le credenziali del nuovo ambasciatore russo in Ucraina [in inglese].
3) Il Presidente Putin ha dichiarato che, in questo contesto, i negoziati con Kiev sono “inutili” [in inglese].
Anche se non sono direttamente connesse l’una all’altra, tutte queste notizie puntano verso una possibile escalation militare, che potrebbe costringere la Russia ad impegnare il suo esercito in operazioni di combattimento in Siria, Crimea e Novorussia. A questo punto è logico fare una valutazione delle opzioni russe in tutti e tre i teatri di guerra.
Il teatro siriano:
C’è parecchia confusione riguardo alle opzioni militari russe in Siria. Proprio come non si è materializzato il grosso intervento militare russo che ci si aspettava all’inizio (l’attuale intervento russo è stato molto limitato, sia come dimensioni che come impegno temporale), l’ampliamento della base aerea di Khmeimim non causerà un ribaltamento strategico negli equilibri di potere della regione. Bisogna ricordare un paio di cose:
Primo, la base navale russa di Tartus non è in verità proprio una “base navale”. E’ un porto che la Marina Russa sta utilizzando, ma non ha le capacità per l’attracco di navi di grosso tonnellaggio e non è difeso nel modo in cui lo sarebbe una normale base militare russa. Infatti, i Russi si riferiscono ad esso definendolo un “пункт материально-технического обеспечения”, un “punto di rifornimento per materiale tecnico”. E’ possibile, e anche probabile, che, col tempo, la Russia possa ampliare e rinforzare Tartus, ma, per il prossimo futuro, Tartus non sarà una delle basi militari principali della Marina Russa.
Secondo, la base aerea di Khmeimim è situata in un punto molto pericoloso: a circa 1000 km. dal confine russo e a soli 50 km. da quello turco. Inoltre è sistemata proprio nel bel mezzo dell’“area di responsabilità” del CENTCOM e della NATO. Questo non è sicuramente il posto da cui vorreste minacciare le forze degli Stati Uniti. Inoltre, questa è una località che i Russi non sarebbero disposti a difendere con l’atomica [in italiano].
Il Ministro della Difesa Shoigu ha infatti chiaramente puntualizzato [in inglese] quello che dovrebbe essere lo scopo della presenza russa a Khmeimim: a) attaccare i terroristi e b) difendere i cittadini russi. Ribadisco che questi sono obbiettivi molto limitati, che è possibile ottenere usando mezzi limitati. Naturalmente, Khmeimim diventerà anche un centro di fondamentale importanza per l’intelligence russa e, una volta che la base sarà stata ampliata, le capacità russe di ricerca e soccorso saranno enormemente potenziate. Per ottemperare ad entrambi questi incarichi, nella base aerea stazioneranno in permanenza le forze speciali russe. Infine, i Russi aumenteranno le dimensioni delle piste per renderle utilizzabili anche ai più pesanti aerei russi da trasporto. Ma la caratteristica fondamentale della base aerea di Khmeimim, la sua dislocazione e la lontananza dalla Russia, sarà sempre un monito della sua vulnerabilità.
Per quanto riguarda poi il dislocamento della Kuznetsov, che è sopratutto una formidabile nave per la difesa antiaerea, questo permetterà ai Russi di avere, a livello di intelligence, un quadro molto più completo della regione e di fornire una valida protezione sia a Tartus che a Khmeimim. Il dispiegamento in prima assoluta dei Ka-52K (che, all’inizio, erano stati commissionati per operare sulle “Mistral” francesi), sarà un’operazione collaterale di verifica, ma non sarà un evento rivoluzionario per la guerra.
Tutto sommato, i Russi stanno sopratutto incrementando le loro capacità e il numero di opzioni a loro disposizione in base all’evolversi della situazione. Per ora, non ci sono segnali di grossi cambiamenti nella posizione russa: anche dopo il “semi-ritiro” delle Forze Aerospaziali, la Russia continua a far conto sopratutto sui suoi bombardieri a lungo raggio (Tu-22M3). Questi possono, se necessario, essere affiancati dai gruppi d’attacco dei Su-34/Su-30/Su-35 che decollano dalla Russia meridionale.
Il teatro ucraino:
La situazione in Ucraina è molto più imprevedibile di quella in Siria, ed è così ormai da molto tempo. Tutte le settimane ci sono avvertimenti su un possibile attacco ucraino, a volte annunciato anche come “imminente”, attacco che però non si materializza mai. Il pericolo di questi falsi avvertimenti è che essi non sono affatto falsi, e questi attacchi, in verità, potrebbero avvenire praticamente tutte le settimane. Ancora peggio, si sta verificando il fenomeno del “ragazzo che gridava al lupo”, con tutti che sono sempre più annoiati di questi infiniti avvertimenti su un prossimo attacco ukronazi. Il problema naturalmente è che un attacco del genere diventa sempre più probabile man mano che passano i giorni.
Ci sono quelli che ritengono che un attacco ukronazi nei confronti della Crimea sia un atto suicida, ed hanno assolutamente ragione, e che un attacco ukronazi contro la Novorussia è altamente improbabile, ed hanno nuovamente ragione. L’assunto qui è che il regime di Kiev sia in grado di pensare razionalmente, e che lo scopo di un tale attacco sia la vittoria. Ma, in realtà, la vittoria non è mai stata un obbiettivo per gli Ukronazi. Al contrario, lo scopo è sempre stato quello di trascinare la Russia in una guerra aperta. Gli stessi Ukronazi si illudono da soli, nella speranza di riuscire a fare quello che hanno fatto i Croati nel 1995, quando, con il completo appoggio aereo della NATO, avevano attaccato i Serbi croati (disarmati) nella cosiddetta “Krajina”. In realtà, la situazione nel Donbass è completamente diversa: non solo i Novorussi non sono disarmati come erano invece i Serbi della Krajina (con tutte le loro “armi pesanti” nei depositi controllati dall’UNPROFOR), ma, a differenza dei poveri Serbi (che erano stati traditi da Milosevic), i Novorussi sanno che, se le cose dovessero volgere al peggio, la Russia li appoggerebbe, usando anche dei negabilissimi tiri di artiglieria da lunga distanza (com’è successo nel luglio del 2014). Per quanto riguarda la Crimea, anche i più illusi degli Ucraini hanno ormai capito, anche se non lo ammettono, che non riprenderanno mai più la Crimea [in inglese].
Il problema per la Russia è che, mentre il regime di Kiev sta lentamente imputridendo verso l’irrilevanza completa, c’è ancora una cosa che l’Ucraina può offrire all’Impero Anglo-Sionista: diventare l’agnello sacrificale nel disperato tentativo di costringere la Russia ad un intervento, e rendere così completamente irreversibile, o addirittura “calda”, l’attuale “guerra tiepida” fra NATO e Russia. Un aperto contrattacco russo nel Donbass, o anche in Crimea, è il sogno di ogni Neoconservatore che si avvera.
Fino ad ora, tutto quello che gli Ukronazi sono stati capaci di fare è stato cannoneggiare i civili delle Repubbliche di Donetsk e Lugansk che, essendo dipendenti al 100% da Mosca, hanno dovuto accettare questa infamia, anche se un certo numero di civili innocenti viene ucciso tutti i giorni. Ci sono anche un sacco di prove indirette su come le capacità militari dei Novorussi siano incrementate moltissimo nel corso dell’ultimo anno o giù di lì, e questo rende loro ancora più frustrante il dover accettare le continue provocazioni e l’assassinio dei civili. Il Cremlino però ha evidentemente deciso che un piccolo, ma costante, stillicidio di civili uccisi nel Donbass è comunque preferibile ad un’operazione militare su vasta scala e, spesso non ci si pensa, ad un’occupazione di almeno una parte del territorio ucraino. In ogni caso, una volta che lo hai occupato (un territorio), questo è tuo e tu ne sei il responsabile. Nessuno in Russia è disposto ad accollarsi i costi di una guerra e la conseguente occupazione e ricostruzione di un territorio attualmente sotto il controllo degli Ukronazi. Infine, perché dare a Kiev un diversivo salvavita, quando sta già facendo un superbo lavoro per autodistruggersi, lentamente ma inesorabilmente?
Il paradosso qui è che la forza russa è anche la sua debolezza: ci sono forti probabilità che i Novorussi siano non solo in grado di fermare un attacco ukronazi, ma che possano anche effettuare dei profondi contrattacchi operativi. Perciò è molto probabile che la Russia non venga trascinata in una guerra aperta per il Donbass. Ma in Crimea non ci sono i Novorussi e neanche le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk. In Crimea ci sono solo i Russi, e la Crimea è Russia. Perciò, ogni attacco ukronazi contro la Crimea sarebbe un vero e proprio atto di guerra nei confronti della Russia, che la Russia non potrebbe ignorare e a cui non potrebbe rispondere usando una combinazione di “voentorg” più “vento del nord” (“voentorg”: invio nascosto di armi, “vento del nord”: invio nascosto di specialisti militari). Se la Crimea fosse attaccata, la Russia dovrebbe rispondere, che lo voglia o no.
Se ciò dovesse accadere, il contrattacco russo sarebbe probabilmente limitato e riguarderebbe solo le forze direttamente responsabili dell’attacco. Ma, se gli Ukronazi utilizzassero la loro artiglieria da posizioni ben fortificate per scatenare uno sbarramento di fuoco sulle città della Crimea settentrionale o, Dio non voglia, usassero i missili balistici per colpire i maggiori centri urbani della Crimea, i Russi non avrebbero altra scelta se non quella di contrattaccare in maniera rapida e decisiva. E, dalla guerra del 08/08/08, è ormai chiaro che l’Occidente incolperà “sempre” la Russia, anche se è lei la prima ad essere stata attaccata dagli altri.
In termini puramente militari, ogni conflitto fra le forze armate russe e gli Ukronazi sarebbe un massacro: tutto quello che gli Ucraini possono portare sul campo di battaglia è il numero degli uomini, ma questi sono completamente surclassati, quantitativamente e, ancora di più, qualitativamente dai Russi. L’artiglieria russa è attualmente la più efficace del pianeta, ben al di sopra dei suoi analoghi occidentali, e i suoi effetti sull’esercito ucraino in passato sono stati assolutamente devastanti. I Russi dispongono di una combinazione, unica nel suo genere, di UAV (aerei senza pilota) ed EW (guerra elettronica), direttamente collegata al sistema di acquisizione bersagli dei lanciagranate a razzo multipli russi, che possono arrivare fino a 90 km. nelle retrovie nemiche. Infine, i Russi hanno lavorato per anni (per mettere a punto) sub-munizioni e testate termobariche che possono essere usate con effetti devastanti su formazioni corazzate e posizioni fortificate.
La combinazione di UAV e lanciarazzi multipli di ultima generazione costituisce quello che i Russi chiamano un “complesso di ricognizione e attacco” o RSC (разведывательно-ударный комплекс), che è un concetto sviluppato per la prima volta dai Sovietici addirittura negli anni ’60. L’RSC integra in modo completo tutti questi elementi: ricognizione, orientamento, contro misure elettroniche, navigazione e ingaggio con armi di alta precisione.
Ora, con l’avvento dei nuovi tipi di UAV e dei radar di controbatteria, questo concetto ha raggiunto la sua piena maturità ed è attualmente la pietra miliare delle operazioni interarmi russe. Ciò che questo significa in termini pratici è che ora i Russi hanno la capacità di distruggere completamente diversi battaglioni meccanizzati in soli 2-3 minuti. E non c’è nulla, assolutamente nulla, che gli Ucraini possano fare per impedirlo.
I Russi hanno anche capacità assai superiori in forze corazzate, guerra elettronica, forze aerospaziali, intelligence, ricognizione, addestramento, quello che volete. Gli Ucraini non hanno nessuna possibilità.
Una grossa balla è l’idea che l’invio di “armi letali” americane all’Ucraina possa in qualche modo spostare l’ago della bilancia. In realtà, nessun quantitativo di armi farebbe la minima differenza. Le capacità militari russe sono oggi di gran lunga superiori a quelle ucraine, così come quelle americane surclassavano quelle dell’esercito iracheno nel 1990, nel corso di Desert Storm. Anche se nel 1991 l’esercito ucraino era nominalmente superiore a quello russo (l’Ucraina aveva ereditato le forze dell’intero 2° Scaglione Strategico Sovietico), non ha avuto una guerra in Cecenia che lo costringesse a riorganizzarsi, come ha dovuto fare quello russo, e non ha neanche avuto un Presidente come Putin che, appena arrivato al potere, si è imbarcato in una immensa riforma dell’esercito, i cui risultati sono ora finalmente visibili. Come risultato, i Russi hanno ormai compiuto diversi salti generazionali, mentre gli Ucraini sono praticamente rimasti con il materiale del 1980 e con un esercito completamente disorganizzato, corrotto ed incompetente. All’Ucraina ci vorranno decenni per recuperare il terreno perduto con i Russi, e questo solo se dovesse capitare qualche tipo di assai improbabile miracolo economico.
Conclusione:
Le guerre in Siria e in Ucraina sono, com’è spesso il caso, largamente predeterminate dalla geografia. Non c’è veramente nulla che la Russia possa fare per contrastare direttamente e con successo l’esercito americano in Medio Oriente o nel Mediterraneo. Allo stesso tempo, non c’è niente che gli Stati Uniti possano fare per opporsi direttamente e con efficacia alle forze armate russe nell’Ucraina dell’est. Questo è il motivo per cui entrambe le parti cercano di agire indirettamente, ai margini, per procura, ma senza esporsi direttamente. Anche se questa strategia è di per se valida, è però anche pericolosa perché la guerra indiretta, delegata ad altri, è difficile da controllare e lascia entrambi gli schieramenti aperti alle provocazioni, alle operazioni sotto falsa bandiera, ed al coinvolgimento nascosto di terze parti. Ecco perché entrambe le guerre sono così frustranti da seguire: da una parte non si possono trascurare tutti gli scenari più complessi, dall’altra, sembra che non succeda mai nulla. E quando finalmente succede qualcosa, non è chiaro quali potrebbero essere le possibili conseguenze. Infine, entrambe le guerre coinvolgono attori caratterizzati da un’ideologia e da un fondamentalismo assai spiccato (gli Ukronazi, i pazzi del Daesh, i Neo-conservatori) che non si può pensare agiscano in modo razionale. Al contrario, tutte le teorie della deterrenza hanno come presupposto attori razionali. Ma come si può dissuadere un maniaco delirante?
Le opzioni russe, in entrambi questi conflitti, sono limitate a causa di circostanze oggettive e di considerazioni politiche di più ampia portata. Vorrei dire che la Russia in Siria ha fatto un lavoro assolutamente meraviglioso, con mezzi molto limitati e in un ambiente estremamente pericoloso. Per quanto riguarda il Donbass, il mio giudizio è molto più articolato. Se, da una parte, credo che la Russia abbia preso la decisione giusta nel non inviare apertamente le sue truppe nell’Ucraina dell’Est, devo anche però ammettere che ha dato dimostrazione di scarso tempismo e anche di indecisione nel trattare con i pazzi nazisti di Kiev: c’è voluto molto tempo ai Russi per mettere su e far funzionare il voentorg e il “vento del nord” e, anche se questa è stata la risposta giusta, è stata anche una decisione a cui è occorso molto tempo prima di essere pienamente operativa. Poi c’è stata la questione dell'(ora ex) ambasciatore russo a Kiev, Mikhail Zurabov, che è stato completamente inefficiente dal punto di vista operativo (perché sia stato lasciato così tanto tempo in quella posizione è ancora un mistero per me). Vero, Zurabov non aveva nessuno come interlocutore, ma questo non giustifica che cercasse di ingraziarsi Poroshenko e giocasse a fare l’amicone con lui, come sembra abbia fatto. Ora che i Russi hanno finalmente dato l’incarico ad una persona competente per il ruolo, Mikhail Babich [in inglese], gli Ucraini si rifiutano di accreditarlo [in inglese], cosa che il Cremlino apparentemente accetta con bizzarra serenità. A dicembre Putin ha elevato un’altra figura molto influente, Boris Glyzov [in inglese], un membro permanente del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa, al ruolo di rappresentante plenipotenziario per la Federazione Russa nel Gruppo di Contatto incaricato di risolvere la situazione in Ucraina. Alla Russia c’è voluto molto tempo, ma ora, con Gryzlov e Babich, ha finalmente coinvolto delle personalità di spicco nei negoziati che devono affrontare la minaccia della guerra in Ucraina. Ancora una volta, una buona decisione, ma assai tardiva.
Potrebbero queste misure voler dire che la Russia ha informazioni che qualcosa di grosso è destinato ad accadere presto in Ucraina? Può essere. Io sicuramente non lo so, ma la mia impressione è che si stiano preparando per qualcosa.
Per quanto riguarda la Siria, i Russi stanno cercando di ampliare le loro opzioni, ma è improbabile che possa succedere qualcosa di importante prima dell’avvento della nuova amministrazione americana. Inoltre, con Erdogan ancora impegnato a far fuori ogni tipo di opposizione, non è chiaro che strada imboccherà la Turchia una volta che le purghe siano state completate.
E poi, questa notizia, appena arrivata:
Secondo Almasdar news (https://www.almasdarnews.com/), l’Iran ha appena concesso alla Russia la possibilità di usare la base aerea di Hamedan, nell’Iran occidentale. L’articolo originale, intitolato: “La Russia dispiega jets in una base aera iraniana per combattere gli insorti in Siria (foto)” (https://www.almasdarnews.com/article/russia-deploys-jets-iranian-airbase-combat-insurgents-syria-pictures/) riporta anche fotografie di Tu-22M3 che asserisce essere già dispiegati in Iran. Se ciò fosse vero, sarebbe molto significativo. A differenza di Khmeimim, Hamedan è una località sicura e perfettamente posizionata per portare attacchi militari in Siria ed altrove nel Medio Oriente. C’è però un problema: al Masdar è un progetto israeliano, che fa parte del Progetto Israele [in inglese]: “un’organizzazione diplomatica pubblica filo-israeliana, fondata negli Stati Uniti al culmine della seconda intifada”. Ho controllato con una fonte iraniana ben informata e, al momento, questa non conferma nulla. Il blogger russo “Colonnello Cassad” ha condotto una sua indagine personale [in russo], e sembra considerare questa informazione come plausibile. Altre fonti russe confermano che la Russia ha chiesto all’Iran di permettere ai missili da crociera russi l’attraversamento dello spazio aereo iraniano. Sembra che la collaborazione fra Russia ed Iran si stia rafforzando, il che, naturalmente, è una notizia molto buona.
Infine, se Erdogan è serio nel voler collaborare con la Russia e l’Iran contro il Daesh, allora un modo di farlo per la Turchia sarebbe quello di aprire il proprio spazio aereo alle incursioni aeree e missilistiche russe contro il Daesh. Se ciò dovesse succedere, la Russia avrebbe la possibilità di lanciare attacchi da quattro siti diversi: Crimea, Russia meridionale (Abkhazia), Kmeimim in Siria e, si spera, Hamedan in Iran.
Un luogo da tener d’occhio in modo particolare è la base militare aerea di Bombora, presso Gudauta, in Abkhazia. Secondo Lentra.ru [in russo], la lunghezza della pista principale è di 4 km. (questo è un errore, la lunghezza reale è di 3 km.) e questa pista finisce direttamente sul mare, permettendo agli aerei di decollare a quota molto bassa, rimanendo così al di sotto della copertura dei radar nemici (vedere l’immagine sotto). Questo aeroporto attualmente è protetto da 4.000 soldati russi dispiegati in Abkhazia, che dispongono dei più recenti sistemi d’arma russi e che formano l’ossatura della 7° Base [per maggiori informazioni su questa base, guardate qui (da fonti anti-russe) [in inglese] e qui (incluse alcune foto molto interessanti)]. Questo aeroporto ha la dislocazione ideale per poter diventare un importante centro operativo delle Forze Aerospaziali Russe.
The Saker

L’aeroporto militare di Bombora, presso Gudauta, in Abkhazia
AGGIORNAMENTO:
Primo, come correttamente notato da , ho commesso un errore e confuso due siti web chiamati entrambi Al-Masdar (la fonte): uno è il citato progetto israeliano, diretto da Shimrit Meir. Questo sito si chiama Al-Masdar.net. L’altro è un sito di notizie pro-siriano-iraniano-russo, e si chiama almasdarnews.com. Mi scuso per l’errore.
Secondo, sembra che almasdarnews.com abbia ragione. Numerosi siti iraniani stanno pubblicando notizie circa il dispiegamento russo presso la Base Aerea di Hamedan:
http://www.eghtesadonline.com/
RT stessa cita l’articolo di Al Masdar, confermando indirettamente la notizia: https://www.rt.com/news/356098-russian-bombers-iran-hamadan/ [in inglese].
Questo è uno sviluppo estremamente importante e positivo, che indica che la cooperazione militare tra Russia ed Iran ha raggiunto un nuovo livello, che avrà un grandi ripercussioni su questa guerra. Questa è una notizia molto, molto buona.
The Saker
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Pubblicato su Thesaker.is il 16 agosto 2015
Tradotto in italiano da Mario per Sakeritalia.it
[le note in questo formato sono del traduttore]
Un articolo interessante e che condivido in gran parte.
Finalmente Saker ammette che se la crimea fosse attaccata (a dire il vero lo è già stata) i russi non avrebbero altra scelta che rispondere per le rime (e non intendo che dovrebbero limitarsi a incarcerare qualche sabotatore ucraino).
Riguardo al Donbass Saker insiste a dire che ritiene sostanzialmente giusta la scelta di Putin di non intervenire in qualche modo direttamente anche perché, per sua fortuna e diversamente dalla crimea, lì poteva contare sugli altri: i ribelli del donbass.
L’unico errore che secondo lui è stato commesso, riguarda un eccessivo ritardo nell’organizzare l’autodifesa del Donbass e la sostituzione di quell’ambasciatore che faceva l’amicone di Poroscenko.
Invece io temo che proprio la mancanza di un intervento diretto della russia in ucraina (e non intendo riferirmi a una qualche occupazione con gli stivali sul terreno ma, piuttosto, a un intervento anche solo aereo – del tipo di quello poi attuato in siria – capace di annichilire sostanzialmente l’esercito ucraino) abbia reso baldanzosi gli ucronazi fino al punto, oggi, di attaccare direttamente la crimea.
Se così avesse agito Putin, avrebbe evitato la morte di migliaia di russofoni, avrebbe favorito una più veloce organizzazione militare dei separatisti del donbass tanto da spingerli abbastanza facilmente anche fino a Kiev per detronizzare i golpisti. Invece non solo non è intervenuto in modo più diretto ma addirittura ha sempre frenato quelli del donbass quando erano pienamente vincenti.
Si dice – e lo ha ripetuto spesso lo stesso Saker – che un qualche intervento diretto dei russi nella questione del donbass era proprio quello che cercava e sperava chi lavora per trascinare la russia in guerra.
Direi che lo stesso vale per la crimea però in questo caso (finalmente) si dice che la russia volente o nolente dovrebbe reagire militarmente in caso di attacco ucraino.
Mi sembra che ci sia una qualche contraddizione tra le due posizioni: no all’intervento in ucraina per il donbass, si all’intervento riguardo alla crimea anche se è proprio quello che spererebbero i falchi degli Usa.
Questa differenza sarebbe giustificata solo dal fatto che la crimea ora fa parte della russia?
Mi sembra un fattore del tutto formale.
In realtà nel donbass si combatteva e si combatte anche per la crimea e non essere intervenuti lì (nel donbass) ha causato anche l’attuale aggressione dei nazisti ucraini alla crimea.
Francamente non capisco perché sul donbass Putin ha tergiversato tanto, forse non era pronto militarmente? forse s’illudeva di non inimicarsi troppo gli Usa e la serva Ue? forse aveva le casse troppo esauste? forse aveva già programmato l’intervento in siria (considerandolo prioritario) e non voleva impelagarsi troppo anche in ucraina?
Tutte domande a cui non so rispondere.
So solo che, comunque, è stato un errore, forse scusabile ma pur sempre un errore.