Qualcosa di notevole sta accadendo in Russia, ed è alquanto differente da ciò che potremmo attenderci. Invece di sentirsi umiliata e depressa, la Russia sta subendo, come nazione, quello che potrei chiamare un certo tipo di rinascimento, una rinascita. E questo nonostante che l’Occidente, o a causa di ciò, guidato dai cosiddetti neo-conservatori a Washington, stia tentando in ogni modo, compresa una guerra alla sua porta di casa in Ucraina, di collassare l’economia russa, umiliare Putin e dipingere come cattivi i russi in generale. In questo processo, la Russia sta scoprendo qualità positive sulla sua cultura, la sua gente, la sua terra che erano state a lungo dimenticate o soppresse.

Delle mie molte visite in Russia, la mia prima fu più di vent’anni fa, nel maggio del 1994. Fui invitato a Mosca da un gruppo di esperti per tenere un discorso critico sul FMI. Le mie impressioni di allora furono quelle di un popolo, una volta grande, umiliato fino all’ultima goccia della sua energia vitale. Delinquenti mafiosi correvano lungo i larghi viali di Mosca dentro le loro nuove limousine, scintillanti Mercedes 600 con vetri offuscati e senza targa. L’assenza di ogni legge era all’ordine del giorno, dal Cremlino di Yeltsin sostenuto dagli Stati Uniti fino alle strade. I “ragazzi di Harvard”, come Jeffrey Sachs o lo svedese Anders Aaslund o George Soros, sciamavano sopra la città, immaginandosi nuovi modi per stuprare e saccheggiare la Russia, sotto il logo della “terapia shock” o quello delle “riforme orientate al mercato”, altre parole per dire “dateci i vostri gioielli della corona”.

Il costo umano di quel trauma, un collasso totale della vita in Russia dopo il novembre 1989, fu sconvolgente. Potevo vederlo quotidianamente negli occhi dei russi sulle strade di Mosca, dei tassisti, delle madri intente agli acquisti, dei russi comuni.

Oggi, a due decenni di distanza, la Russia è affrontata ancora da un nemico occidentale, la NATO, che cerca non solo di umiliarla ma anche di distruggerla per davvero come stato funzionante perché essa ha la capacità unica di mandare a monte i piani di quelle élite occidentali dietro le guerre in Ucraina, Siria, Libia, Iraq ed oltre fino all’Afganistan, all’Africa ed al Sud America.

Sia nella mia recente visita in Russia dell’anno scorso che in numerose discussioni con vari conoscenti russi, al posto della depressione ho percepito un nuovo senso di orgoglio e di determinazione, una specie di rinascita di qualcosa a lungo seppellito.

Il boomerang delle sanzioni

Prendete la guerra delle sanzioni che l’amministrazione Obama ha imposto alla Germania, alla Francia e ad altre riluttanti nazione europee. La sezione per la guerra finanziaria del Tesoro statunitense ha bersagliato il rublo. Le agenzie di credito di Wall Street, moralmente corrotte ed influenzate da Washington, hanno declassato il debito statale russo al livello di “spazzatura”. I sauditi, in combutta con Washington, hanno causato una caduta libera dei prezzi petroliferi. Il caos in Ucraina ed il sabotaggio europeo del gasdotto russo South Stream verso l’Europa.
Tutto questo avrebbe dovuto mettere in ginocchio una Russia terrorizzata. Non l’ha fatto.

Come abbiamo descritto in precedenza, Putin ed un crescente numero di influenti industriali russi, alcuni degli stessi che, qualche anno fa, sarebbero fuggiti nelle loro eleganti case londinesi, hanno deciso di rimanere e combattere per il futuro della Russia come stato sovrano. Oops! Questo si pensava che non potesse succedere in un mondo di globalizzazione, di dissolvimento dello stato-nazione. L’orgoglio nazionale si pensava fosse una reliquia del passato come l’oro. Non nella Russia odierna.

C’è stata una manifestazione nel centro di Mosca il 22 febbraio, in occasione del primo anniversario dello sfacciato colpo di stato statunitense a Kiev, quello che ha insediato un regime, scelto con cura, di autodichiarati neonazisti. criminali ed un presunto appartenente a Scientology, Arseniy Yatsenyuk, come primo ministro, selezionati dal Dipartimento di Stato statunitense. Sono scese in piazza fra le 35.000 e le 50.000 persone, studenti, insegnanti, pensionati, perfino ciclisti pro-Cremlino. Non protestavano contro Putin per aver causato le sanzioni economiche con la sua intransigenza sulle richieste di Washington e UE. Protestavano contro lo sfacciato intervento in Ucraina di USA ed UE. Hanno chiamato la loro protesta “Anti-Maidan”, organizzata da una delle molte reazioni spontanee alle atrocità che vedono al di là del confine. I blog di satira politica su Internet prendono in giro la ridicola Jan Paski, la farfugliante portavoce del Dipartimento di Stato statunitense fino alla scorsa settimana.

Neanche l’evidente tentativo sotto falsa bandiera, portato avanti sul London Financial Times e gli altri media controllati dall’Occidente, di dare la colpa a Putin per “creare il clima paranoico che ha causato” l’assassinio di Boris Nemtsov è preso sul serio. I “trucchi” occidentali non funzionano nella Russia di oggi.

E guardiamo pure le sanzioni americane ed europee. Invece di abbassare la popolarità di Putin, le sanzioni hanno spinto quei russi comuni finora apolitici a stringersi attorno al Presidente, la cui popolarità continua ad essere sopra l’80%. L’indipendente Centro Levada ha condotto recentemente un sondaggio trovando che l’81% dei russi hanno sentimenti negativi verso gli Stati Uniti, il valore più alto dai primi anni ’90, l’era della “terapia shock” di Yeltsin. Ed il 71% vedono negativamente l’Unione Europea.

Comunque, il rinascimento che avverto è evidente non solo nelle manifestazioni o nei sondaggi. Dal marzo 2015, la guerra in Ucraina istigata dagli USA ha causato una catastrofe umanitaria, di cui, in Germania e nel resto dell’Occidente, i media orientati dagli USA ne hanno bloccato la copertura.

Più di un milione di cittadini ucraini, per la perdita della propria casa o per paura di essere distrutti dalla folle carneficina istigata dagli USA che sta imperversando in Ucraina, hanno cercato asilo in Russia. Sono stati accolti come fratelli secondo tutti i rapporti, una risposta umana che ha avuto sottaciute risonanze fra i russi comuni. Per la magia di YouTube e dei video presi col cellulare, i russi sono completamente consapevoli della verità sulla guerra statunitense nell’Ucraina orientale. I russi stanno diventando politicamente sensibili per la prima volta in molti anni poiché hanno realizzato che alcuni circoli nell’Occidente vogliono semplicemente distruggerli a causa delle loro resistenza a trasformarsi in vassalli di una Washington fuori di senno.

Piuttosto che inchinarsi alla guerra valutaria sul rublo del Tesoro statunitense e alla minaccia, quasi un atto di atto di guerra, che le banche russe sarebbero state tagliate fuori dallo SWIFT, il sistema internazionale di compensazione interbancaria, il governo russo ha annunciato il 16 febbraio di aver completato il proprio sistema di compensazione in cui sono state incluse 91 istituzioni creditizie domestiche. Il sistema permette alle banche russe di comunicare perfettamente attraverso la Banca Centrale di Russia.

Questo è all’interno della Russia, fra banche che altrimenti sarebbero state vulnerabili (anche in sede nazionale) all’esclusione dallo SWIFT. La Russia ha aderito al sistema privato SWIFT con sede a Bruxelles appena dopo la caduta del muro di Berlino, nel 1989. Oggi le sue banche rappresentano il secondo più grande utilizzatore del sistema. Il nuovo sistema ha sede in Russia, cosa necessaria ma non sufficiente per proteggersi da un eventuale taglio dallo SWIFT. Il prossimo passo in discussione è un sistema comune a Russia e Cina per la compensazione interbancaria che sia indipendente dallo SWIFT e da Washington.  Arriverà anche questo.

Il giorno successivo all’annuncio della partenza dell’alternativa russa allo SWIFT, il vice ministro degli Esteri cinese Cheng Guoping ha detto che la Cina costruirà la sua alleanza strategica con la Russia nei campi finanziario e aerospaziale, e “innalzerà la cooperazione commerciale ad un nuovo livello”. Ha aggiunto che la Cina prevede una cooperazione maggiore con la Russia nell’area finanziaria ed in gennaio il vice Primo Ministro della Russia, Igor Shuvalov, ha detto che erano in corso di negoziato con la Cina i pagamenti nelle valute nazionali, cioè la de-dollarizzazione.  La Cina si rende conto che se la Russia collassa, la Cina la seguirà. Gli imperi in decadenza tentano misure disperate per sopravvivere.

Anche i russi si rendono conto che i loro leader si stanno muovendo su strade mai tentate prima per costruire una alternativa a quello che vedono come un mondo americano decadente e fallito. Per la gran parte dei russi, il decennio disastroso di povertà, caos e privazioni dell’era Yeltsin negli anni ’90 è stato un promemoria sufficiente di ciò che li attende se i leader della Russia dovessero ancora prostituirsi all’acquisizione da parte delle banche e industrie americane, come nel famigerato “reset” delle relazioni russo-americane tentato da Hillary Clinton quando era presidente Medvedev. I russi vedono ciò che gli Stati Uniti hanno fatto nella confinante Ucraina, in cui perfino il ministro delle Finanze, Natalia Jaresko, è americano, una ex dipendente del Dipartimento di Stato.

La Russia ed i suoi leader difficilmente stanno tremando dietro i muri del Cremlino.

Cremlino

Cremlino

Stanno plasmando lo scheletro di un nuovo ordine economico mondiale che ha il potenziale di far uscire il mondo dalla presente bancarotta del sistema dollaro-centrico. Mosca e Pechino hanno recentemente annunciato, come ho discusso in un post precedente, il loro progetto di creare una alternativa comune al monopolio statunitense delle agenzie di valutazione del credito di Moody’s, S&P e Fitch. L’anno scorso, l’agenda dei viaggi di Putin è stata da capogiro. Lungi da essere il paria internazionale sperato da Washington e Victoria Nuland, la Russia sta emergendo come la nazione che ha il coraggio di opporre un “basta dire No!” a Washington.

Il presidente della Russia è stato a Cipro per discutere di possibili basi navali per la marina russa, in Egitto per discutere di importanti collaborazioni economiche e di altro tipo con il generale al-Sisi che l’ha accolto con calore. L’anno scorso la Russia ed i BRICS si sono accordati sulla costituzione di una banca per le infrastrutture da 100 miliardi di dollari, rendendo irrilevante la Banca Mondiale controllata dagli Stati Uniti. La lista cresce praticamente ogni giorno.

Il lato umano speciale

Per me, tuttavia, la caratteristica più incoraggiante di questo rinascimento russo è la generazione intorno ai quarant’anni, giovani, molto intelligenti, con esperienza sia della depravazione della burocrazia dei soviet comunisti che del vacuo mondo del cosiddetto “capitalismo del libero mercato” guidato dagli Stati Uniti. Vi racconto alcuni esempi dei molti russi che mi è capitato di conoscere negli anni recenti.

Quello che nella mia mente è unico negli appartenenti a questa generazione, è relativo al fatto che si tratta di una generazione ibrida. L’educazione che hanno ricevuto nelle scuole e nelle università era ancora largamente impregnata dalla scienza russa classica. La scienza russa classica, come ho verificato in molte discussioni con amici scienziati russi nel corso degli anni, era di una qualità quasi sconosciuta nel pragmatico occidente. Un professore americano del MIT, che negli anni ’90 insegnava nelle università di Mosca, mi disse “Quando uno studente russo di scienze entra al suo primo anno di università, lui o lei ha già dietro di sé 4 anni di biologia, 4 di chimica o fisica, il calcolo integrale e quello differenziale, la geometria…, iniziano gli studi universitari ad un livello paragonabile a quello di uno studente post-dottorale americano”.

Loro sono cresciuti in una Russia in cui era comune per le giovani ragazze imparare il balletto classico o la danza, per tutti i bambini imparare a suonare il pianoforte o un altro strumento musicale, fare sport, dipingere, come nell’educazione greca classica di Socrate o in quella tedesca del 1800. Quelle basi che erano anche nelle scuole americane fino agli anni ’50 e che furono completamente abbandonate durante gli anni ’80. L’industria americana voleva lavoratori “semplificati” che non facessero domande.

La biologia russa, la matematica russa, la fisica russa, l’astrofisica russa, la geofisica russa: tutte queste discipline si avvicinavano ai loro argomenti con una qualità che è sparita dalle scuole americane da molto tempo. Io lo so, essendo cresciuto negli ultimi anni ’50 durante lo “shock dello Sputnik”, in cui ci veniva detto, come liceali, che avremmo dovuto lavorare il doppio per “raggiungere i russi”. C’era un grano di verità in questo, ma la differenza non era nella mancanza di studenti americani che lavoravano duro, a quei tempi si studiava molto, era invece la qualità così superiore dell’educazione scientifica russa.

Soprattutto l’insegnamento delle scienze, in Russia come nelle Unione Sovietica, è stato molto influenzato dal metodo educativo tedesco del 1800, le cosiddette riforme Humboldt di Alexander von Humboldt ed altri.

I forti legami nella educazione russa con la cultura classica e la scienza della Germania del 19° secolo vanno in profondità e risalgono ai tempi dello zar Alessandro II che liberò gli schiavi seguendo l’esempio di Abramo Lincoln. Più tardi, i legami si approfondirono verso la cultura classica della Germania durante lo zar Nicola II e prima della guerra russo-giapponese del 1905, quando il brillante Sergei Witte fu ministro dei Trasporti, poi ministro delle Finanze ed infine Primo Ministro e prima che gli intrighi occidentali lo costringessero alle dimissioni. Witte tradusse in russo i lavori di Friederich List, il geniale oppositore dell’inglese Adam Smith. Prima degli intrighi interni ed internazionali che spinsero lo zar a firmare la disastrosa intesa anglo-russa del 1907 contro la Germania, un patto che rese possibile la guerra nel 1914, lo stato russo riconosceva la superiorità del sistema classico tedesco rispetto all’empiricismo ed al riduzionismo inglese.

Ai russi della generazione degli anni ’80 ho chiesto molte volte perché fossero tornati in Russia a lavorare dopo aver vissuto negli USA. Più o meno, la risposta è sempre stata “L’educazione statunitense è così noiosa, non c’è nessuna sfida,…gli studenti americani sono così superficiali, non hanno nessuna idea su niente al di fuori degli Stati Uniti,… per tutti i suoi problemi, ho deciso di tornare a casa e aiutare nella costruzione di una nuova Russia”.

Alcuni esempi personali illustrano cosa ho trovato: Irina andò in Oregon con i suoi genitori nei primi anni ’90. Suo padre era stato una figura militare di alto rango nella URSS. Dopo il collasso, andò in pensione e se ne volle andare via dalla Russia e dalle memorie di guerra, per vivere i suoi ultimi anni nella pace dell’Oregon. Sua figlia crebbe là, vi andò alle superiori ed infine si rese conto che sarebbe stata meglio in Russia dove oggi è una famosa giornalista specializzata nelle guerre istigate dagli Stati Uniti in Siria ed in altre parti incluso l’Ucraina, e dove dà un coraggioso contributo alla pace mondiale.

Konstantin andò negli USA a lavorare come giovane giornalista televisivo, si laureò in cinematografia a New York e decise poi di tornare in Russia, dove adesso sta realizzando documentari televisivi di valore sui rischi degli OGM ed altri temi importanti. Anton rimase in Russia, entrò nell’editoria per la scienza e gli affari, ed ha usato la sua dimestichezza col mondo informatico per fondare la sua propria casa editrice. Dmitry, che insegnava fisica in una università tedesca molto rispettata, è ritornato nella sua casa di San Pietroburgo per diventare un insegnante e sua moglie, anche lei fisica, traduce e gestisce un sito internet in russo ed ha tradotto in quella lingua molti dei miei libri.

Tutte queste mie conoscenza, adesso sui trenta o quarant’anni, condividono la nascita in tempi nei quali i resti della vecchia Russia sovietica erano, per il meglio e per il peggio, ancora ben visibili e sono cresciuti verso la maturità dopo il 1991. Questa generazione ha una mentalità di sviluppo, di progresso e di cambio nelle proprie vite che ora si sta dimostrando inestimabile per dare forma al futuro della Russia. Essi hanno le radici nella vecchia Russia, attraverso la famiglia o perfino la prima infanzia, come Vladimir Putin, ed incarnano la realtà sia del vecchio che del nuovo.

Grazie alla brutalità sfacciata ed aperta delle politiche di Washington contro la Russia, questa generazione sta ora guardando a ciò che era di valore. Si sono resi conto che il torpore, stordente e burocratico, dell’eredità sovietica di Stalin era mortale, negli anni della URSS. E che ora hanno la eccezionale possibilità di dare forma alla nuova e dinamica Russia del 21° secolo, non fondata sul fallimentare modello, ora in fin di vita, del secolo americano di Henry Luce e FD Roosevelt.

Per me, questo è il cuore del rinascimento dello spirito fra i russi che mi dà più di una speranza per il futuro. E, come nota finale, almeno fin dall’assassinio dello zar Alessandro II nel 1881, la prevenzione di una alleanza pacifica e crescente fra Germania e Russia è stata una politica costante fra i cosiddetti Dei dei Soldi, i banchieri di Londra e New York. Uno degli obiettivi principali della guerra in Ucraina di Victoria Nuland, è stato quello della rottura della crescente cooperazione economica russo-tedesca. Per il futuro della Germania e dell’Europa, una questione vitale sarà quella di vedere se i politici tedeschi continueranno ad inginocchiarsi al trono di Obama o del suo successore o se indicheranno i loro veri interessi nella stretta cooperazione con l’emergente rinascimento economico euroasiatico a cui stanno dando forma il Presidente russo Putin ed il Presidente cinese Xi.

Ironicamente, è stata proprio la “guerra non dichiarata” di Washington, ed ora de facto della NATO, contro la Russia che ha innescato questo straordinario rinascimento dello spirito russo. Per la prima volta in molti anni, i russi iniziano ad essere in pace con sé stessi e a sentire di essere i buoni in un mondo pieno di brutta gente. E questo può essere il fattore che risparmi al nostro mondo la dittatura mondiale dei banchieri e dei loro eserciti.

F. William Engdahl è un consulente e conferenziere sul tema dei rischi strategici, ha una laurea della Princeton University in politica ed è un autore di libri di successo sul petrolio e la geopolitica, i suoi commenti esclusivi sono sul New Eastern Outlook.

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Articolo di F. William Engdahl apparso su New Eastern Outlook il 9 marzo 2015

Traduzione in italiano di Fabio_San per Sakeritalia.it

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