Il 26-27 Aprile il Ministero della Difesa russo ha tenuto un’importante conferenza internazionale sulla sicurezza. Ho preso parte ad un gruppo che discuteva delle “rivoluzioni colorate”.
Il tempo assegnato ai conferenzieri (5 minuti) e ai partecipanti alla discussione (1 minuto) era troppo breve per esporre l’intero concetto di rivoluzioni colorate nella politica moderna e il loro impatto sulla sicurezza generale e militare dello stato scosso da un evento simile. Perciò, esprimerò la mia opinione attraverso un elenco puntato. Sarò succinto, perché si potrebbe scrivere uno studio in diversi volumi sulle “rivoluzioni colorate” e la Guerra Ibrida in generale, e anche in quel caso l’argomento potrebbe non essere coperto a fondo.
Tesi uno.
Il semplice fatto che i militari siano interessati a questo argomento (infatti hanno partecipato a questa discussione rappresentanti di diverse dozzine di ministeri della Difesa di vari paesi) mostra che le “rivoluzioni colorate” sono considerate dagli stati moderni non come una minaccia interna (dove verrebbero coinvolti la polizia e i servizi speciali), ma come una minaccia esterna. La rivoluzione colorata ha le caratteristiche di un’aggressione militare, così che contrastarla è compito dei militari.
Tesi due.
I Colpi di Stato colorati, essendo un elemento della moderna guerra ibrida, non sono nati solo perché un conflitto diretto tra due potenze nucleari è diventato impossibile a causa della distruzione reciproca assicurata [M.A.D. in inglese, NdR]. Sono stati e vengono considerati differenti scenari di guerra riguardo ad una guerra nucleare limitata o ad un conflitto militare tra superpotenze con l’uso esclusivo di armi convenzionali. In ogni caso, se i paesi coinvolti hanno ordigni nucleari, è possibile un conflitto dove questi vengano utilizzati, e gli Stati Maggiori devono avere piani per quest’eventualità.
I Colpi di Stato colorati sono stati una risposta a questo vicolo cieco politico, che è nato come il risultato della formazione, sia all’interno delle nazioni civilizzate che a livello di diritto internazionale, dell’opinione che la guerra non sia uno strumento ammissibile per la risoluzione dei problemi politici. Così, i costi politici e morali per uno stato che inizia le ostilità, anche quando un grosso vantaggio in termini di forza permetterebbe di vincere velocemente con perdite minime, sono diventati più alti dei vantaggi politici e materiali del controllare il territorio nemico. La blitzkrieg [guerra lampo, NdT], per non parlare di una campagna militare protratta in tempi lunghi, è diventata economicamente inefficace.
Tesi tre.
Un Colpo di Stato colorato non viene eseguito quando la situazione è matura per un cambio di regime (classica situazione rivoluzionaria), ma quando c’è una forza esterna interessata ad ottenere il controllo sullo Stato-vittima.
Un colpo di stato colorato è impossibile senza interferenze esterne. Quando in un paese parte il meccanismo del Colpo di Stato colorato, questo significa che questo paese è sotto l’attacco di un aggressore.
L’identificazione di questo aggressore di solito è facile. Tuttavia, provare le sue intenzioni aggressive all’interno delle regole del diritto internazionale, per quanto ovvie esse siano, è generalmente difficile. L’aggressore spiegherà sempre la sua interferenza negli affari interni dello stato-vittima usando motivi umanitari e la protezione dei diritti umani.
Voglio ricordare che secondo gli Accordi di Helsinki (che ora fanno parte delle regole dell’OSCE e dell’ONU) la difesa dei diritti umani non può essere trattata esclusivamente come un affare interno di alcuno Stato.
Tesi quattro.
Un aggressore ha ancora necessità di legittimare le sue azioni agli occhi della comunità internazionale. Perciò, in genere, cerca di ottenere dall’ONU o dall’OSCE un mandato per interferire o, almeno, per creare una coalizione internazionale formale di dozzine di stati per mascherare la sua aggressione, dipingendola come una forzatura per far osservare le norme internazionali ad un “regime dittatoriale”.
Tesi cinque.
Questo limita il tipo di Stato che può utilizzare il meccanismo del Colpo di Stato colorato. Lo stato aggressore deve avere non solo un enorme superiorità militare sullo stato-vittima (questo è auspicabile, ma non assolutamente necessario). Ha bisogno di avere sufficiente peso politico e diplomatico per assicurare copertura legale alla sua interferenza.
Tesi sei.
Come ogni guerra od operazione militare, il Colpo di Stato colorato viene pianificato e preparato con cura. Di solito vengono sviluppati diversi piani, a seconda del livello di resistenza dello Stato-vittima.
Lo scenario ideale coinvolge la capitolazione o il tradimento delle élite nazionali. Questa è l’opzione più economica. In questo caso tutte le risorse dello stato-vittima, incluso il sistema politico e la struttura amministrativa, possono essere utilizzate immediatamente dall’aggressore per i suoi fini geopolitici.
Quando le élite nazionali non capitolano, viene usato il metodo delle “proteste di strada pacifiche”. Sotto la pressione delle proteste l’élite che cerca di resistere è costretta a trasferire potere a suoi colleghi più flessibili. In sostanza viene data una scelta tra la capitolazione volontaria e il tentativo di reprimere le proteste, con il rischio di vittime “accidentali” che offrono il pretesto per definire il regime “repressivo e dittatoriale”, accusarlo di “brutalità della polizia” e dichiarare che ha perso legittimità.
Se questo genere di pressioni pacifiche non funziona, in poche settimane o mesi (dipende dalla situazione e dalla capacità di recupero del regime dello stato-vittima) si passa alla rivolta armata. In questo caso il regime è costretto a scegliere tra la capitolazione e le inevitabili vittime di un confronto militare, che potrebbero essere dozzine o anche centinaia.
Assieme all’incitamento di una “protesta pacifica” o di una rivolta militare, lo stato-aggressore organizza l’isolamento politico e diplomatico dello stato-vittima.
Se la rivolta militare nella capitale non avviene o non risulta nel cambio di regime, lo scenario successivo è la guerra civile. In questo caso, lo stato aggressore dichiara illegittimo il governo in carica, riconosce l'”opposizione” e fornisce ad essa supporto politico, diplomatico e finanziario prima, e militare poi.
Infine, se la guerra civile andasse in stallo, o se l'”opposizione” sta perdendo, è possibile un’aggressione diretta (col pretesto di motivi umanitari). La versione più “morbida” di questa aggressione è la creazione di no-fly zone e massicci rifornimenti di armi ai ribelli, incluse armi pesanti. La versione più “dura” coinvolge l’invasione diretta da parte di truppe straniere, in genere mascherate da “volontari”, o attuato da forze speciali.
Tesi sette.
Come possiamo vedere, nonostante il carattere apparentemente pacifico e dimostrativo del Colpo di Stato colorato, il suo successo viene garantito dalla presenza, oltre a diplomatici e giornalisti, di una forza militare, che può sopprimere, se necessario, la resistenza dell’élite nazionale, anche se questa élite decide di combattere fino alla fine.
Questa variante è stata utilizzata in Iraq, Serbia e Libia. Fino ad ora ha fallito solo in Siria. Ma in Siria c’è stata un’importante nuova componente. Le risorse, anche militari, di un’altra superpotenza sono state impiegate in sostegno al governo legittimo. La situazione è cambiata da Colpo di Stato colorato a confronto diretto tra due superpotenze, come nelle guerre in Corea e Vietnam.
In questo modo è stata eliminata una condizione necessaria per ricreare un qualsiasi scenario del Colpo di Stato colorato: l’assoluto vantaggio politico, economico, finanziario e militare dello stato-aggressore sullo stato-vittima.
Questo ci porta alla tesi otto.
Il Colpo di Stato colorato non può essere fermato né dal consolidamento dell’élite nazionale (si passerebbe semplicemente allo scenario successivo), né dalla prontezza a combattere delle forze armate (finirebbero con lo sfiancarsi col tempo), né dall’efficace opera dei media nazionali (verrebbero schiacciati dalle capacità tecnologiche dell’aggressore).
La preparazione a resistere dello stato-vittima è una condizione necessaria, ma non sufficiente, per fermare il meccanismo del Colpo di Stato colorato.
Solo il sostegno con qualsiasi mezzo alle autorità legittime del paese-vittima da parte di un’altra superpotenza, capace di tenere testa fino in fondo al paese-aggressore può fermare un’aggressione colorata.
Infine, tesi nove e conclusione.
I Colpi di Stato colorati di oggi sono operazioni locali all’interno del confronto globale fra superpotenze. Allo stesso modo in cui la Guerra di Corea, quella del Vietnam e altre guerre del periodo 1950-90 erano spesso solo guerre per procura tra l’URSS e gli USA sul territorio di qualcun altro. I moderni Colpi di Stato colorati, essendo una delle forme di guerra ibrida, sono anche elementi del confronto tra la Russia e gli Stati uniti.
Questa è guerra. Un nuovo tipo di guerra. Non la guerra come continuazione della politica con altri mezzi (volendo usare l’espressione di von Clausewitz), ma la tecnologia colorata come estensione della guerra attraverso altri mezzi.
Ci siamo impegnati in questa guerra prima ancora di capire che eravamo in guerra. Come spesso accade in Russia, abbiamo iniziato con le sconfitte degli anni ’90, poi abbiamo ripreso i sensi, abbiamo imparato a combattere, e abbiamo combattuto con successo negli ultimi due anni.
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Articolo di Rostislav Ishchenko pubblicato da TheSaker.is il 2 maggio 2016
Traduzione a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.it
Articolo di Rostislav Ishchenko pubblicato da TheSaker.is il 2 maggio 2016
Traduzione a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.it
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