di Boris Alexandrovich Roshin – traduzione a cura di Marinella Mondaini per sakeritalia.it
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Riassumiamo in breve il “Discorso alla Nazione” di Putin. Molti si aspettavano delle svolte decisive, chi verso la “mobilitazione”, chi verso una brusca “liberalizzazione”, in realtà il contenuto del Discorso si è rivelato assolutamente “normale”. Eccone i tratti salienti:
1. La Crimea è della Russia e di ridarla non hanno alcuna intenzione. Ciò significa che la continuazione del confronto con gli Usa e l’ Unione Europea è inevitabile. A vivere con le sanzioni il governo russo si è già rassegnato. Le minacce di Kostin che l’espulsione della Russia dal sistema SWIFT porterà alla guerra riflettono il grado di preoccupazione del grande capitale russo per l’intensificarsi del conflitto che non può essere risolto velocemente.
2. La Novorossja non è stata menzionata e ciò nei fatti conferma l’indiscrezione che “in alto”, negli apparati statali, in effetti non è stato elaborato alcun piano preciso riguardo ad essa, la situazione è cristallizzata allo stadio dell’indeterminatezza. Sullo sfondo di tale indeterminatezza la Russia tenterà di eludere l’esorbitante pressione da parte degli Usa, evitando l’isolamento e sarà anche costretta a ridurre la dipendenza dall’ Occidente sul piano tecnologico.
3. La Russia ha finanziato l’economia dell’Ucraina di quasi 30 miliardi. Come dire che in parte ha pagato il banchetto americano. Risposte su come fare con l’Ucraina non se ne sono sentite, ma solo offesE nei confronti dell’Occidente che ha perso del tutto ogni scrupolo.
4. Il tasso del cambio del rublo verrà mantenuto negli ambiti della decenza, cioe` 50-55 rubli per dollaro (la Banca Centrale, a giudicare da tutto, ha compreso i segnali e di nuovo è tornata ad occuparsi di interventi valutari). E` stato promesso che gli speculatori saranno puniti. In generale, si tratta di una lotta contro le conseguenze.
5. Il sistema delle garanzie sociali verrà mantenuto PER quanto possibile tale e quale, sebbene, alla luce delle spese militari che crescono e della situazione dei rapporti economici con l’estero che peggiora, sarà una impresa compito non facile. La Crimea anche qui riceverà per dolcetto contributi finanziari per le madri.
6. E` stata annunciata l’amnistia per i capitali offshore, misura che dovrebbe compensare la fuga dei capitali dal paese. Sono stati resi noti anche altri provvedimenti per alleviare la pressione fiscale sulle imprese medie e piccole.
7. E` stata espressa una serie di buoni auspici riguardo i tempi indispensabili della crescita economica, dei cambiamenti preferibili nelle varie sfere della vita economica, tuttavia questi sono buoni auspici che si mal congiungono perfino con le previsioni del governo, che nell’ultimo mese hanno assunto toni del tutto cupi. Poco tempo fa il consigliere di Putin, Belousov, aveva gia` provato a sconfessarli, definendo queste cupe previsioni “un’accozzaglia di cifre”…
8. E` ovvio che di fronte alla pressione esterna sia stata dichiarata la necessità del consolidamento della società contro la minaccia esterna. La battaglia a Groznyj, tanto per dire, ha illustrato la tesi delle minacce crescenti. In altre espressioni è stata enunciata la tesi della necessità della nazionalizzazione/sovranizzazione dell’elite.
Si continua a fare affidamento sui valori della tradizione, sul diritto sacro della proprietà privata, sulla libertà dell’attività imprenditoriale. Il consueto mantra dei “partners occidentali” questa volta è risuonato del tutto logoro. E` stata sottolineata con vigore la reale sovranità del paese. In sostanza la linea rimane moderatamente di destra. Nessuna nuova industrializzazione, nè “svolte a sinistra” e neppure “scenari di chiamata alle armi”. La linea politica rimarrà quella di prima. Di quanto sarà in grado di rispondere alle sfide attuali lo si vedrà già nei prossimi mesi, quando sullo sfondo del conflitto ucraino crescerà la pressione dall’ esterno. Il Discorso evidentemente aveva come scopo smorzare l’incandescenza, un certo panico nella società e nel mercato valutario e riconfermare la conservazione del precedente corso politico, senza brusche virate “improvvise”. In generale mi è rimasta l’impressione che il discorso (ad eccezione del voler spegnere i toni da panico) sia la continuazione della stessa linea di rimandare le decisioni a dopo e perciò suppongo che gran parte delle cose dette non reggerà lo scontro con la realtà della nuova edizione della guerra fredda.
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