L’Ammiraglio Fyodor Fyodorovich Ushakov è sicuramente il comandante navale più illustre mai prodotto dalla Marina russa, e, grazie al fatto di rientrare nella ristrettissima cerchia dei comandanti militari mai sconfitti in battaglia, si può a buon diritto considerare uno degli ammiragli più illustri in assoluto. Ora andremo ad esaminare (anche se non nel dettaglio) la sua vita e le sue imprese.

Fyodor Ushakov
Ushakov nacque il 24 febbraio del 1745 nel villaggio di Burnakovo, nella Gubernija di Jaroslavl, in una modesta famiglia della piccola nobiltà. Suo padre, Fyodor Ignatevich Ushakov, era un sergente in pensione del Reggimento Preobrazenskij della Guardia imperiale russa.
Condusse un’infanzia ed un’adolescenza umili, a 14 anni era un cacciatore di orsi provetto, e il 15 febbraio 1761 si arruolò nella Marina russa, entrando nell’accademia navale di San Pietroburgo. Divenne Aspirante Guardiamarina nel 1765, e dopo l’addestramento servì su una galea nella Flotta del Baltico. Nel 1768 fu trasferito nella Flottiglia del Don (che si occupava di tenere sicuro il Mare d’Azov) a Taganrog, e prestò servizio nella Guerra Russo-Turca del 1768-74. Ottenne poi il comando dello yacht personale dell’Imperatrice Caterina II, e in seguito difese le navi mercantili russe nel Mediterraneo dagli attacchi navali britannici quando nel 1780 Caterina II dichiarò la neutralità armata della Russia.
Dopo che l’Impero russo annesse la Crimea nel 1783, Ushakov supervisionò personalmente la costruzione di una base navale a Sebastopoli (che ancora oggi è la più importante base navale militare russa) e la costruzione del porto di Cherson.
Fu proprio nel Mar Nero che iniziò la leggenda dell’ammiraglio: grazie all’addestramento intensivo al quale sottoponeva i suoi marinai, basandosi sulle dottrine del suo contemporaneo, il Generale Suvorov, e grazie allo sviluppo di tattiche innovative, come la disposizione dei vascelli che componevano le flotte al suo comando in linee di battaglia, Ushakov divenne il terrore dei comandanti Ottomani, che iniziarono a soprannominarlo “Ušak-Pascià” (Pascià era uno dei titoli onorifici turchi più alti).
Durante la Guerra Russo-Turca del 1787-92, sconfisse brillantemente i turchi in diverse occasioni, la prima delle quali fu la Battaglia di Fidonisi del 14 luglio 1788, dove ricopriva l’incarico di comandante in seconda della flotta russa impegnata nella battaglia, che era di supporto alla fanteria del Generale Suvorov.
Ushakov si accorse che gli Ottomani avevano quasi il triplo delle forze dei russi, ma ciononostante prese la decisione di fiondarsi direttamente sulla nave ammiraglia turca. Col senno di poi, anche se fu una decisione brillante, fu avventata: Ushakov sapeva che i suoi marinai erano meglio addestrati e meglio equipaggiati dei turchi, ma la superiorità numerica dei secondi avrebbe potuto far sì che i russi perdessero lo scontro dopo una battaglia d’attrito. Ma l’ammiraglio russo decise di sfruttare questa superiorità qualitativa delle sue forze per appianare le disparità il più rapidamente possibile, perciò prese l’iniziativa, partì alla carica dell’ammiraglia turca e mandò nel panico la flotta Ottomana. Così facendo, non solo vinse la battaglia, ma spianò la strada a Potemkin e Suvorov perché cacciassero i turchi dalla fortezza di Ochakov. L’attacco diretto concentrato contro le ammiraglie nemiche divenne in seguito una delle tattiche caratteristiche di Ushakov.
La vittoria di Fidonisi gli fece ottenere la promozione a Contrammiraglio, e il 19 luglio 1790 si scontrò di nuovo contro i turchi nella Battaglia dello Stretto di Kerch. Ushakov si ritrovò di nuovo in inferiorità numerica, ma nonostante tutto riuscì ancora una volta a sconfiggere gli Ottomani al costo di soli 29 morti e 68 feriti. I turchi invece persero 8 navi, 1000 marinai furono uccisi e 733 vennero presi prigionieri, incluso un ammiraglio e 4 capitani. Questa vittoria impedì agli Ottomani di sbarcare rinforzi in Crimea per provare a capovolgere la situazione a loro favore.

Schema russo della Battaglia dello Stretto di Kerch. In bianco le navi russe, in nero quelle turche.
Alla Battaglia di Tendra del settembre 1790 continuò la sua striscia di vittorie infliggendo migliaia di vittime, e alla Battaglia di Capo Kaliakra dell’11 agosto 1791 pose fine alla guerra navale (e alla Guerra Russo-Turca del 1787-92 in generale) con una vittoria decisiva che costrinse l’Impero Ottomano a chiedere la pace e firmare il Trattato di Iași. In tutte queste battaglie dimostrò l’eccellenza delle sue dottrine innovative nell’arte del combattimento navale, e grazie a ciò venne promosso Viceammiraglio e venne posto al comando della Flotta del Mar Nero.

Il monumento a Ushakov a Capo Kaliakra.
Nel 1798 lo Zar Paolo, che era succeduto a sua madre Caterina, promosse di nuovo Ushakov, stavolta ad Ammiraglio, e lo nominò comandante di una squadra navale che venne inviata nel Mediterraneo passando per Costantinopoli, dove si unì ad una squadra navale dei suoi vecchi nemici, i Turchi. Una mossa necessaria, se si volevano cacciare i francesi dal Mediterraneo, nel quale stavano imperversando in seguito allo scoppio della Guerra della Seconda Coalizione, che portò alla ribalta Napoleone Bonaparte.
La forza di spedizione congiunta russo-turca si diresse verso le Isole Ionie, che la Francia aveva acquisito nel 1797 dopo aver cancellato dalle mappe la Repubblica di Venezia in seguito al Trattato di Campoformio. Ushakov le conquistò una ad una, e le sue azioni culminarono nel vittorioso Assedio di Corfù. La vittoria portò alla creazione della Repubblica delle Sette Isole Unite, un protettorato russo-turco, e fruttò ad Ushakov una delle più alte onorificenze russe, l’Ordine Imperiale di Sant’Aleksandr Nevskij, mentre il Sultano Selim III dell’Impero Ottomano lo decorò con il Chelengk, un’onorificenza che veniva concessa di rado ai non Musulmani.
Sloggiati i Francesi dallo Ionio, Ushakov fu libero di dirigersi verso le coste italiane, dove organizzò blocchi navali delle basi francesi, in particolare Genova e Ancona. Assaltò anche con successo Roma e Napoli, dove collaborò con quello che in Occidente viene unanimemente riconosciuto come il miglior comandante navale dell’epoca, Horatio Nelson, nell’abbattere la Repubblica Napoletana.
Collaborare, a dire il vero, è una parola grossa, perché Nelson non vedeva assolutamente di buon occhio il suo collega russo. I motivi di questa sua ostilità non erano affatto tecnici o pratici, bensì puramente venali. Era infatti convenzione dell’epoca che in un determinato teatro di guerra tutti gli oneri e gli onori delle vittorie navali, incluse le onorificenze più alte e le parti migliori dell’eventuale bottino di guerra, andassero attribuite all’ufficiale più alto in grado, a prescindere da quale fosse il suo paese di provenienza e da quale marina servisse, purché fosse un alleato inglese. All’epoca Ushakov era Ammiraglio, mentre Nelson deteneva il grado di Contrammiraglio, di conseguenza in qualsiasi situazione avrebbe dovuto prendere ordini dal russo, una cosa che il britannico mal tollerava. Senza considerare il fatto che oltre ad essere un ottimo comandante militare, Ushakov si dimostrò un ottimo diplomatico, nonché strenuo difensore dei diritti russi nel Mediterraneo. Nelson aveva tutti gli interessi a mettere i bastoni fra le ruote al suo collega, perché se i russi avessero messo piede nei mari caldi, per l’Inghilterra si sarebbe avverato un incubo geopolitico (e ancora oggi l’America e i suoi alleati temono il verificarsi di una simile situazione).

Ritratto religioso contemporaneo di Ushakov.
Questo stato di cose avrebbe potuto portare a gravi incidenti quando lo Zar Paolo, in qualità di Gran Maestro dei Cavalieri Ospitalieri, ordinò all’Ammiraglio Ushakov di procedere verso Malta. L’isola apparteneva proprio agli Ospitalieri, ma era finita in mani Francesi, e Paolo aveva trasformato la sua riconquista in una questione di principio, proprio per via della carica che egli deteneva. Ora Malta si trovava assediata da una flotta inglese comandata proprio da Nelson, che però sembrava non stesse ottenendo risultati tangibili. Il buonsenso avrebbe imposto l’accettazione dell’aiuto russo per perseguire il bene comune, ma il disprezzo di Nelson per Ushakov ebbe il sopravvento su di lui, ed arrivò sdegnosamente a suggerire che lo squadrone russo venisse inviato in Egitto.

La tomba di Ushakov
Il nascere di nuovi conflitti fra i due massimi esponenti della strategia navale dell’epoca venne impedito dal richiamo in patria di Ushakov nel 1800 da parte dell’Imperatore Alessandro I, che nel frattempo era succeduto a suo padre Paolo. Fu un ritorno amaro per Ushakov, perché non avrebbe combattuto mai più. Alessandro per qualche motivo non apprezzava i successi conseguiti dall’Ammiraglio, che perse inspiegabilmente il favore politico. Nel 1802 Alessandro I lo nominò comandante della flotta delle galee del Mar Baltico, un incarico che equivaleva alla rimozione dal servizio attivo, visto che ormai la galea era un tipo di vascello assolutamente obsoleto e che era stato praticamente rimosso dalle marine da guerra occidentali.
Date le circostanze, nel 1807 il grande ammiraglio si vide costretto a dimettersi dalla Marina russa, e si ritirò nell’Abbazia di Sanaksar, nell’attuale Mordovia, dove tempo prima era stato superiore suo zio Ivan. Nel 1812 Napoleone diede il via alla Campagna di Russia, e all’anziano ex ammiraglio venne chiesto di comandare la milizia locale, ma egli rifiutò, continuando a condurre una vita monastica fino alla sua morte, avvenuta a 72 anni il 14 ottobre 1817.
Così si concluse l’epopea di Fyodor Fyodorovich Ushakov, l’uomo che combatté (e vinse) ben 43 battaglie navali senza perdere neanche un singolo vascello.
Oggi, complice il ritrovamento della sua salma intonsa nel 1944, Ushakov viene venerato come santo dalla Chiesa Ortodossa russa, e sotto la sua protezione ricadono la Marina russa e i bombardieri nucleari strategici. Molte navi hanno portato il suo nome dal 1895 ad oggi, così come porta il suo nome una delle più importanti onorificenze navali russe, l’Ordine di Ushakov.
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Articolo di Raffaele Ucci per Saker Italia.
Complimenti! Non sono un appassionato, ma lo letto con molto interesse il suo piacevole articolo.