Traduzione a cura di Mario per sakeritalia.it

Il recente discorso di Putin all’Assemblea Federale era costituito da due parti: una parte di politica estera a cui non mancava nulla di storicamente significativo, e una parte riguardante la politica economica interna che mi è parsa, come minimo, molto deludente. A essere onesti direi che era assolutamente spaventosa. Non voglio riportare qui il testo integrale, potete guadarvelo da soli cliccando qui. Ecco però qui il mio riassunto del messaggio di Putin:

Noi faremo ogni sforzo possibile per aiutare la comunità degli operatori d’affari russi, faremo inoltre tutto il possibile per far rimpatriare i capitali russi nascosti all’ estero in paradisi fiscali, e creeremo stabilità e certezza per il futuro. Tutto questo è bello e seducente, tranne per quello che non è stato detto.

Putin non ha criticato l’operato della Banca Centrale o della sua presidente.

Putin non ha promesso di vendere buoni del Tesoro americani per riportare a casa soldi russi.

Putin non ha cacciato via neanche un singolo funzionario per incompetenza, o, ancora meno, per sabotaggio.

Putin non ha annunciato nessuna modificazione significativa della condizione del rublo, niente “rublo d’oro” per esempio.

Putin non ha rifiutato il modello economico occidentale. Putin non ha annunciato nessuna riforma o nazionalizzazione della Banca Centrale Russa. Più importante di tutto, Putin non ha annunciato nessun cambiamento significativo in politica economica.

Io non ho nessun modo di sapere se Putin crede veramente nei dogmi dell’economia occidentale, o se non ha altra opinione di quella che fa mostra di avere, il risultato è comunque lo stesso. Putin rifiuta il modello politico occidentale mentre apparentemente ne abbraccia il modello economico.

Ho appena ascoltato un’intervista a Mikhail Khazin e Evegnii Feodorov su “Russian New Service Radio”  e tutti e due suonano un campanello d’allarme. Khazin auspica che la direttrice della Banca Centrale Russa sia licenziata ed arrestata, mentre Feodorov vuole smantellare completatamene la Banca Centrale. Io concordo con entrambi. L’economia russa in generale e il rublo in modo particolare sono entrambi sotto attacco diretto, non solo da parte delle sanzioni ufficiali, ma anche di operazioni speculative. Il prezzo del petrolio sta collassando probabilmente in seguito a una combinazione di motivazioni oggettive (la recessione mondiale) e di deliberate manipolazioni americane, e nonostante ciò Putin non cambia drasticamente rotta in economia e addirittura loda la Banca Centrale per il suo operato. Non vi ricorda qualcosa? Personalmente questo mi rammenta quanto accadde durante gli ultimi mesi di Anatolii Serdiukov, quando nelle forze armate russe scoppiava una scandalo dopo l’altro, e ancora Putin continuava a lodare Serdiukov e il suo lavoro. Alla fine, ovviamente, Serdiukov venne silurato e rimpiazzato da quel vero fuoriclasse di Shoigu, ma ci volle un sacco di tempo e di fatica per far sì che fosse cacciato (e ancora oggi Serdiukov non è stato condannato da nessuna corte per le sue numerose attività criminali). Significa questo che Putin è esitante, debole o confuso? Non lo penso. Credo che questo dimostri che uno dei compiti più difficili e pericolosi per Putin sia quello di liberarsi dei sabotatori che si annidano nei più alti gradi del potere. Lo stesso Mikhail Khazin ha recentemente dichiarato che solo adesso il gruppo di potere dei “Sovranisti Eurasiatici” grosso modo eguaglia quello degli “Integrazionisti Atlantici” filoamericani (anche se non ha esattamente usato queste espressioni che in realtà sono mie). La speranza è che Putin stia preparando la cacciata della Nabiullina così come fece con Serdiukov, ma questo non è affatto certo. Diventa per lui sempre più incalzante la necessità di una azione radicale e cominciare finalmente a distaccare l’economia russa da quella ortodossia economica occidentale conosciuta come “Washington Consensus” , ma c’è ancora un sacco di resistenza. Questa adesso è certamente la più grande minaccia per la Russia e per Putin: la quinta colonna di sabotatori nelle alte leve del potere, specialmente quelle governative. Fino a quando questa gente rimarrà al comando, la Russia continuerà a restare debole, fragile e sensibile agli attacchi di una guerra economica da parte dell’occidente.

Saker

(nella foto: Elvira Nabiullina)

 

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