– Scenario di Stefano Orsi –

Nei mesi scorsi, analizzando le operazioni condotte dall’esercito ucraino durante le tre campagne fin ora condotte nel sud est (primavera 2014, estate 2014, inverno 2014 – 2015), ho notato che non hanno quasi mai tentato manovre di veloce affondo dietro alle linee nemiche. Di solito le loro avanzate sono state caratterizzate da cauti progressi, preceduti da un prolungato quanto dispersivo fuoco di artiglieria e con i pianificatori sempre molto attenti a saggiare la resistenza opposta dalle milizia prima di procedere con l’avanzata. In questo modo si minimizzano le perdite, ma soprattutto i profitti. Al contrario, le milizie hanno lanciato due fulminee offensive (fine agosto e febbraio) puntando a neutralizzare i nemici con rapide avanzate volte a chiudere grosse unità governative in “sacche” e quindi ad esaurirne le forze, costringendole, a seconda dei casi, alla resa o ad una precipitosa fuga. Questi scenari si sono ripetuti in diverse situazioni. Sono rimaste così intrappolate le unità schierate intorno a Lugansk, quelle che si erano portate a ridosso del confine russo (in questo caso molti soldati di Kiev hanno trovato scampo passando in Russia e  abbandonando  tutto il loro materiale bellico) e a Ylovaisk, dove le truppe punitive di Kiev, giunte spavaldamente e certe della loro superiorità numerica e di materiali, circondate, furono massacrate e poche fecero ritorno. A febbraio il confronto fra le parti è stato più equilibrato. E tuttavia la mossa decisiva della compagnia invernale, la puntata Novorussa su Uglegorsk ed il conseguente collasso delle difese di Debalzevo, hanno visto ancora i novorussi avanzare velocemente con una manovra avvolgente che ha preso di sorpresa il nemico, che si aspettava di ricevere il colpo più a Nord, verso Svetlodarsk e Popasnaja. Questo il passato.
Cosa potrebbe cambiare in questa nuova offensiva che si sta preparando sul lato ucraino del fronte? Di nuovo c’è un fattore estremamente importante: gli “istrutturi” statunitensi, che secondo le mie stime ammontano oggi ad  almeno 2000 uomini (si tratta di truppe scelte) a cui devono aggiungersi gli inglesi e certamente numerosi polacchi. Che ruolo avranno tutti questi soldati NATO? Si tratta di consiglieri e unità sotto copertura, che agiranno non solo come istruttori, ma anche come comandanti operativi sul campo, influendo in modo decisivo anche sulla pianificazione, dando un supporto determinante nella elaborazione dei piani d’attacco. Da questo cilindro potrebbero uscire le sorprese più dolose per i novorussi:  come operazioni per l’eliminazione dei comandanti nemici (questo potrebbe spiegare l’incidente a Mozgovoj, mentre più ambigua pare la dinamica dell’inconveniente occorso al comandante Givi), attività di disinformazione, necessaria a confondere il nemico sulle direttrici di attacco per fiaccare la capacità di reazione del difensore nelle fasi iniziali dei combattimenti. Queste operazioni preliminari potrebbero essere seguite dall’offensiva vera e propria, che, nella mia ipotesi, assumerebbe una caratteristica molto diversa da quella passata. I pianificatori NATO potrebbero ispirarsi alle operazioni condotte in Iraq, dove le unità corazzate degli alleati “volenterosi” hanno fatto valere la propria mobilità di fronte a uno schieramento, come quello iracheno, con scarse capacità di manovra.
In realtà l’ambiente operativo del sud est non è il deserto, costellata com’è di insediamenti abitati e infrastrutture. Inoltre in Ucraina le unità governative non possono fare valere una superiorità aerea, visto che forze aeree di Kiev sono ormai ridotte al lumicino. L’unico elemento su cui i “consulenti” del Pentagono possono contare è quindi la velocità, unica variante che potrebbe fare la differenza sul campo (assieme ad un utilizzo oculato e massiccio dell’artiglieria).
Un fuoco concentrato portato da una potente batteria in un settore ristretto per breve tempo permetterebbe di ammorbidire le difese novorusse senza pregudizio per il fattore sorpresa, consentendo sfondamenti limitati in diversi punti critici. Dove potrebbe essere lanciata questa offensiva? C’è un solo punto vitale molto vicino al fronte; sufficientemente vicino da permettere la riuscita di un attacco fulmineo. Un obiettivo il cui raggiungimento assegnerebbe a Kiev il punto ed il match: la città di Donetsk. Con la caduta della capitale della maggiore entità statale novorussa, Kiev e i suoi padrini americani assesterebbero un colpo mortale alle milizie del Donbass, che difficilmente potrebbero resistere a lungo dopo avere ricevuto un colpo simile. E’ probabile che la direzione della Repubblica di Donetsk stia prevedendo uno sviluppo simile e stia predisponendo contromisure difensive adeguate (nei limiti dei mezzi disponibili), ma la capacità di pianificazione americana ed inglese in queste operazioni è sicuramente eccellente e non da sottovalutare, in quanto più volte gli eserciti atlantici hanno avuto modo di metterla in campo e, fino ad oggi, con successo. prova

Quali potrebbero essere le direttrici di una simile avanzata? Probabilmente i pianificatori sceglierebbero di aggirare le periferie esterne, sfruttando magari il favore della notte e seguendo la conformazione stessa della città.  Da sud potrebbero decidere di aggirare l’abitato e puntare verso il quartiere Leninskij e le arterie stradali ad est. A nord ovest l’offensiva potrebbe aprirsi la strada fra i quartieri Kirovsky e Kuibyshivskyi, una operazione già tentata all’inizio della campagna invernale ed allora fallita solo per un miracolo di valore militare dei difensori, non senza molte e pesanti perdite. In questo modo i governativi potrebbero aggirare da nord l’aeroporto e incunearsi attraverso il corridoio che corre tra il quartiere di Spartak e le arterie stradali che collegano la capitale con Gorlovka. Portata a termine questa manovra avvolgente, convergendo verso il centro città contemporaneamente e da più direttive, potrebbero occupare in breve tempo importanti e vitali settori dell’abitato, impedendo alle difese un efficace fuoco di sbarramento, che colpirebbe zone densamente abitate, pericolo che non esiste per gli Ucraini che dall’inizio delle operazioni affrontano il rischio di colpire zone residenziali con apparente noncuranza.

Cosa ci lascia supporre che l’offensiva della primavera 2015 potrebbe avere queste caratteristiche? In primo luogo il gran numero di Hummer blindati consegnati in questi giorni per via aerea negli aeroporti di Dnepopetrovsk e negli altri scali a ridosso della zona di operazioni utilizzati per le consegne NATO, assieme a numerosi altri armamenti letali. Solo a Dnepropetrovsk hanno scaricato 4 aerei cargo militari americani ogni giorno e pare che la stessa cosa avvenga a Karkov e negli altri aeroporti.
Secondo fattore: non disponendo di aviazione, è proprio la mobilità a rappresentare l’unica possibile risorsa nella strategia ucraina: le difficoltà di manovra e coordinamento mostrate in passato potrebbero essere compensate dalla presenza sul campo degli uomini della NATO , nella veste di “addestratori”.

Se una simile azione avesse successo, gli sviluppi sarebbero facilmente favorevoli ai governativi. Presi diversi quartieri di Donetsk gli uomini di Kiev lancerebbero attacchi su altri fronti per impedire ai difensori di far affluire rinforzi nel settore principale. Questa necessità di diversivi spiega bene le imponenti concentrazioni di brigate ucraine a Mariupol, Volnovaka, e sul fronte a nord di Lugansk, stranamente attivo in questi ultimi giorni. Divise in tronconi, e con la capitale circondata, le difese novorusse potrebbero essere costrette alla capitolazione, anche per scongiurare una sicura strage di civili, qualora il conflitto si spostasse all’interno della città. In breve, a mio giudizio, il comando ucraino con la supervisione statunitense potrebbe puntare ad una soluzione tanto veloce da impedire sia una efficace risposta novorussa che un intervento utile da parte russa.

Ci sono anche delle incognite. Contro questa ipotesi giocherebbe, infatti, la pessima propensione all’attacco in profondità manifestata finora dai soldati di Kiev, la scarsa disponibilità di mezzi adeguati e l’inesperienza dei coscritti. Ma l’esercito ucraino sta facendo il possibile e l’impossibile per rimediare alla propria disastrosa impreparazione. Al termine dell’ultima fase operativa le milizie novorusse in avanzata si sono scontrate con reparti governativi meglio addestrati, che hanno fatto pesare il vantaggio difensivo e la superiorità di potenza di fuoco. Questo è accaduto di sicuro a Popasnaja e a Kirov, segno che un migliore addestramento ha instillato anche maggiore fiducia nei propri mezzi a questi soldati, e questo è un fattore da non sottovalutare.
L’iniziativa è sempre stata la chiave di volta, non solo nelle singole battaglie, ma anche nelle guerre: la perdita dell’iniziativa strategica ha avuto un alto costo per i novorussi nello scorso luglio – agosto, e al tempo i volontari di Donetsk e Lugansk erano alle prese con reparti molto male coordinati. Se la stessa cosa dovesse ripetersi ora, gli effetti potrebbero essere devastanti.
Ritengo ormai prossima la ripresa delle ostilità e temo che le battaglie che vedremo nelle prossime settimane (o mesi) saranno decisive per l’intero conflitto. Ovviamente spero di sbagliarmi, ma non possiamo nasconderci che il verificarsi di alcuni scenari potrebbe causare un allargamento esponenziale del conflitto. Sono estremamente gravi, in tal senso, le iniziative di Kiev nei confronti della Transnistria. Queste iniziative vengono condotte di concerto con la vicina Romania, Paese NATO che ospita numerose basi militari, navali, radar  e missili e sistemi ABM dislocati su unità navali.
Il rischio è veramente grande, vedremo quanto saranno stati bravi i rispettivi “istruttori” nel programmare mosse e contromosse nello scacchiere di Novorussia.
A breve le nostre curiosità e preoccupazioni avranno modo di trovare soddisfazione, nel frattempo attendiamo la Pasqua. Tanti auguri a tutti. Ne abbiamo veramente bisogno.

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