La guerra per il Nagorno Karabakh
Prosegue ormai da diverse settimane il conflitto ripreso dopo la lunga guerra del 94.
Le forze azere come saprete, hanno mantenuto finora l’iniziativa, la scelta strategica le ha portate ad inoltrarsi nel territorio a sud, lungo il confine con l’Iran.
Qui il confine corre lungo la valle di un fiume, valle ampia e pianeggiante, il che ha permesso loro di incunearsi nelle difese armene ormai stremate e prendere il controllo di tutto il confine.

Dal controllo pieno di questo settore, hanno proceduto verso nord, lungo un terreno aspro e montuoso, adatto alla difesa, il che ha permesso alle forze a armene di rallentare le truppe azere.

Nonostante il massiccio ricorso ai soliti droni, di cui abbiamo parlato più volte, gli azeri hanno dovuto disperderne l’utilizzo contro le singole postazioni di fanteria, colpendo buche e trincee anziché i carri armati, i camion le artiglierie, che sarebbero il bersaglio naturale di questo tipo di arma.
Oltre al fattore drone, un altro grande vantaggio fa pendere la bilancia a favore degli azeri: il numero.
L’esercito azero ha forze molto superiori a quelle armene dell’Artsakh, forze che sono state ulteriormente sostenute dai miliziani mercenari e jihadisti al soldo turco, che sono stati portati su questo fronte dopo aver combattuto per anni in Siria e Libia. Sono almeno 3000 questi mercenari jihadisti e la loro esperienza e sacrificabilità ne ha fatto un’arma in più per gli Azeri.
Le forze Azere hanno comunque proceduto nell’avanzata, sebbene lenta, verso nord, dapprima lungo il confine armeno, presidiato anche da forze russe, a scanso di equivoci e di rischio di allargamento del conflitto, e qui di villaggio in villaggio, sono riuscite a raggiungere una importante strada, quella che collega la capitale Stepanakert al confine Armeno, una via importante per i rifornimenti della capitale dell’Artsakh, la M12.

Dopo le prime avanzate lungo il confine armeno, la strategia azera ha previsto l’avanzata anche sul fronte centrale dello schieramento offensivo.
Partendo quindi da Hadrut e Fazuli, le colonne delle truppe d’assalto hanno aperto la via alle forze della fanteria azera.
La resistenza armena è stata tanto valorosa quanto disperata.
Le devastanti perdite subite a causa dei droni, sono state praticamente appiedate, senza camion, senza carri, senza blindati e senza rifornimenti di carburante che hanno immobilizzato tutti gli altri mezzi sopravvissuti, le numerose catture di carri e blindati integri e abbandonati lo testimoniano, non hanno lasciato loro nessuna possibilità di reggere la poderosa spallata portata dall’esercito azero.
Nel giro di una settimana le forze azere sono riuscite a portarsi a ridosso della strategica città di Shusha, incuneandosi tra le forze armene, raggiunta Shusha è iniziata la battaglia per il suo controllo.
Perché Shusha rappresenta un punto di resistenza tanto importante e per gli attaccanti un obbiettivo strategico di primaria importanza?
Shusha è un naturale punto di difesa per la capitale stessa dell’Artsakh, Stepanakert, situata infatti a soli 3 Km dalla periferia della capitale.
Oggi 8 novembre è stata ufficializzata la caduta di Shusha e pertanto le forze armene stanno combattendo ora fuori dalla cerchia urbana della cittadina, difendendo direttamente l’accesso alla capitale.

Ormai è solo questione di ore o giorni ma anche il destino di Stepanakert è segnato.
all’Artsakh gioverebbe solo una resa con garanzie, ma più attendono e meno ne avranno o potranno chiedere.
La proposta del presidente Putin in fondo, finora è stata l’unica che avrebbe evitato molte perdite e, con grande pragmatismo, posto fine ad un conflitto senza senso che non giova a nessuno.
Stefano Orsi
Aggiornamento del 10-11-2020:
In queste ultime ore abbiamo registrato un video con le novità dai fronti, gli sviluppi diplomatici e le ultime notizie a nostra disposizione.
No comments!
There are no comments yet, but you can be first to comment this article.