Si impone una repentina analisi dei fatti siriani alla luce delle recentissime novità.
Accelera ancora la semplificazione dei fronti interni, e la resa dei terroristi è ormai divenuta prassi acquisita ed usuale nelle trattative che si instaurano tra l’esercito siriano, che attacca e mette alle corde i miliziani di Al Qaeda, e appunto i miliziani qaedisti.
Iniziamo dunque con Wadi Barada.
Wadi Barada
Aggiornamento flash dai fronti siriani 28-1-2017Valle del fiume BaradaLe truppe siriane hanno ripreso il pieno…
Posted by Stefano Orsi on Saturday, January 28, 2017
Lo avevamo scritto e puntualmente è accaduto: appena terminato l’accerchiamento della valle del fiume Barada, i miliziani si sono fatti via via più malleabili e, vista in faccia l’ineluttabile fine cui erano destinati, hanno giocoforza optato per la resa ed il trasferimento ad Idlib. Le truppe siriane, nel momento appena antecedente la capitolazione, entravano trionfanti anche negli impianti di alimentazione dell’acquedotto di Damasco, che si approvvigionava a queste fonti fino al momento dei sabotaggi dei terroristi che avevano avvelenato ed inquinato la rete idrica di rifornimento e privato così dell’acqua i cittadini di Damasco.
2600 sono coloro che hanno deciso di arrendersi, alcune centinaia dei quali hanno addirittura accettato il perdono del governo e torneranno chi a casa, chi invece sotto l’esercito siriano per essere utilizzato in compiti di retroguardia o di ordine pubblico in affiancamento alle forze di polizia locali.
I pullman bianchi (quelli verdi sono impegnati altrove) hanno terminato il loro lavoro, ed ora una vasta area compresa tra il confine libanese a nord e la valle del fiume Barada a sud è tornata libera e sotto piena sovranità siriana.
L’esercito non si è fermato a festeggiare e gli uomini sono già stati destinati altrove, pare nel Goutha est, forse di fronte a Jobar.
Al Bab
Gli scontri violenti tra Turchi e filoturchi proseguono senza che nessuno riesca a prendere un vantaggio decisivo. Le perdite umane e di materiali da parte dei turchi, comunque, continuano a lasciarci stupefatti; il carro Leopard 2A4 si sta rivelando come sistema inadatto, in questa configurazione, ad una guerra contro un nemico leggero e dotato di potenti armi anticarro di produzione americana, i missili Tow.
In una sola battaglia, pochi giorni fa, ne persero ben 7.
Da sud stanno arrivando spediti i soldati delle forze speciali Unità Tigre siriane, che comandano e guidano le truppe dell’esercito.
Sono ormai una trentina i villaggi siriani tornati sotto la protezione del governo del Paese e Al Bab non dista più di due Km in linea d’aria.
La prima vera controffensiva ISIS su questo fronte c’è stata l’altro ieri, sul villaggio di Sirxan. Sfortunatamente per loro, le perdite subite stanno a testimoniare che questa azione estemporanea e mal preparata non abbia sortito alcun effetto sperato.
Al Bab ormai è in vista.
L’arrivo dell’esercito siriano, sposterà inevitabilmente l’equilibrio degli scontri decisamente a sfavore del Califfato che sarà costretto a cedere la città e ripiegare a sud verso Dayr Hafir.
Deir Ezzour
Prosegue il difficile momento delle forze siriane assediate in Deir Ezzour, la pressione offensiva del Califfato si è andata smorzando grazie alle tremende perdite inflitte loro dalle truppe difensive guidate dal maggiore generale Issam Zahareddine, vero paladino di questo popolo assediato.
Abbiam visto i cittadini schierarsi a difesa della città, donne comprese, contrattacchi che stanno portando i primi risultati: alcune zone del cimitero ancora sono sotto controllo ISIS, ma stanno lentamente arretrando, anche sul fronte cittadino. Alcuni isolati di palazzi sono stati recuperati. Purtroppo le forze a difesa della città e delle basi militari sono ancora separate in due e quindi ogni eventuale errore potrebbe essere pagato a caro prezzo.
Oggi le forze siriane stanno portando un attacco nella piana che separa la zona aeroporto da quella della base militare, pare stiano avanzando e pertanto questa azione fa sicuramente ben sperare.
Per una azione più a lungo respiro che guardi al futuro prossimo, occorre immaginare un ricongiungimento di Deir Ezzour con i territori siriani. Escluderei a priori che questo convenga che sia effettuato lungo la via che collega Palmira a Deir Ezzou: troppo distante; e abbiamo già visto come simili imprese folli siano presto destinate al fallimento: solo dei folli le hanno sostenute come realizzabili.
Pertanto oserei supporre che nell’ambito di un quadro generale dei fronti, il ricongiungimento delle truppe siriane con le forze curde YPG a sud di Al Bab e magari il controllo della M4, garantirebbero quel collegamento necessario per far affluire un contingente di truppe di buon livello su Hasaka. Da li si può scendere lungo la 7 per chiudere il tratto di territorio che separa il fronte curdo dalla città di Deir Ezzour, circa 70 Km magari con l’appoggio dei curdi in cambio di protezione da eventuali attacchi turchi.
Sono ormai lontani i tempi in cui i servizi causavano attriti tra curdi e siriani nella provincia per esacerbare i loro rapporti diplomatici.
Attraverso questa via si potrebbe raggiungere la città, evacuare i civili, i malati e i feriti via terra, rinforzare il fronte e chiudere i miliziani ISIS in una ulteriore tenaglia.
Palmira
Procede l’attacco siriano che sta recuperando le posizioni perse settimane fa con la terribile offensiva ISIS che ha causato il ritiro di decine di km di fronte fino alla base T4, dove la resistenza delle difese siriane ha arrestato la marea del Califfo e esaurito la loro forza offensiva con continui attacchi che li hanno privati dell’iniziativa.
Anche da Qariatayn una serie di assalti ha portato i siriani a recuperare posizioni importanti.
Una valutazione su questi fronti: Palmira e Qariatayn. A mio giudizio non dovrebbero, i comandi siriani, inseguire il semplice e prevedibile recupero delle posizioni perse, occorre invece una nuova visione strategica di questi fronti.
Non si può immaginare esito differente rispetto al passato, ritornando alla situazione “quo ante. Quindi che fare?
Ecco un mio personale scenario strategico: le truppe siriane dovrebbero avanzare riportandosi in linea, partendo a nord dalle attuali posizioni sulla via di Palmira, senza incunearsi oltre, ma avanzando invece dal fronte meridionale di Qariatayn e, occupando le principali vie di comunicazione, tagliare le linee con le posizioni avanzate ISIS che si protendono verso Damasco ed il sud della Siria. Da li procedere fino ad allinearsi con le posizioni avanzate verso Palmira.
Una volta allineati, quindi, procedere con attacchi alternati su più fronti, avanzando in maniera pressoché lineare in direzione di Palmira. Se guardate la mappa vedete che le autostrade 53, 30, 90, 45, si congiungono in un incrocio strategico. In mezzo c’è solo deserto, per cui le forze ISIS avrebbero poco spazio di manovra e vie alternative di rifornimento.
Il confine con Giordania ed Iraq si muove nel deserto, chiudendosi via via che ci si sposta ad est, riducendo quindi l’estensione del fronte.
Le truppe irachene controllano già gran parte del confine e pertanto un fianco sarebbe del tutto al sicuro da attacchi massivi, lasciando liberi i comandi di occuparsi del fianco sinistro e dell’avanzata.
In queste condizioni, recuperare Palmira, avrebbe un senso, e magari si riuscirebbe a gestire il fronte avanzando anche in direzione di Al Shukna, ma lo sconsiglierei. Procederei invece verso Deir Ezzour come ho scritto prima, cioè attraversando il nord della Siria, già liberato da truppe ISS, rinforzando punti e città strategiche come Hasaka e riportando l’ordine del governo siriano in quella regione, e da Hasaka, scendere poi verso Deir Ezzour.
Oggi le forze siriane stanno avanzando sui campi di estrazione del gas lungo l’autostrada 45 e a nord della 32 che porta a Palmira. Tutto sommato il controllo del gas non guasta al governo, e garantisce reddito per coprire i costi della guerra.
Stefano Orsi
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