Come molti di voi, sono rimasto attonito dopo l’annuncio , da parte del Presidente russo Putin, del ritiro del contingente militare russo in Siria.
Mi sono quindi preso un po’ di giorni per pensarci su e seguire il prosieguo della vicenda per verificare i fatti e non lasciarmi andare a conclusioni affrettate o fallaci.
Ho pensato al significato di questo annunciato ritiro in concomitanza dell’inizio di nuovi colloqui di pace, in corso a Ginevra, e ritengo che siano fatti non solo concomitanti ma sicuramente collegati.
L’annuncio del ritiro russo, nella mia percezione, rafforza la posizione di Bashar Al Assad, che non può più essere ritenuto un presidente retto dagli sforzi bellici russi ma come un Presidente nel pieno della sua forza ed indipendenza, saldamente in controllo delle sue forze armate e del paese liberato dai terroristi.
Le trattative di riconciliazione, il ritorno sotto la vera bandiera siriana di intere comunità, villaggi tribali e città, proseguono con successo; il cessate il fuoco con le formazioni unanimemente riconosciute come moderate che regge tutto sommato bene; recenti sviluppi stanno portando ad uno scontro armato tra gli affiliati ad Al Qaeda, es. Al-Nusra, con i pochi ma moderati appartenenti all’FSA, gruppo armato ormai ridotto al lumicino nel centro nord del Paese anche se pesantemente sopravvalutato a Ginevra. I recenti fatti di Idlib ne sono un chiaro esempio: in un attacco di Al-Nusra contro un deposito di armi e munizioni dell’FSA, a quanto pare anche di notevoli dimensioni, sono stati trucidati decine di militanti posti a guardia dell’arsenale, dove erano custoditi anche innumerevoli missili americani TOW (chissà come ci erano finiti laggiù……).
Il ritiro russo, almeno del dispositivo aereo sta procedendo, ma finora non ha riguardato il personale di terra, i consulenti e neppure le forze aeree del primo dispositivo inviato; riterrei allora che vada inteso che, tornando a novembre con la memoria, dopo l’abbattimento del cacciabombardiere russo da parte delle forze aeree turche, venne inviato un rinforzo per raddoppiare gli sforzi e i danni recati ai terroristi con i bombardamenti, e che ora, terminato il loro compito e rinforzate le difese antiaeree terrestri, sia russe che siriane, sia da riferirsi a queste forze l’annunciato ritiro.
Il comandante delle forze aerospaziali russe Viktor Bondarev, ha infatti annunciato ieri che il rientro russo si completerà in un paio di giorni.
Difficile dunque ipotizzare un rientro totale, ma come ho ipotizzato esso sarà limitato alle sole forze non necessarie al completamento della liberazione della Siria e alla difesa degli interessi russi nel settore mediorientale.
In questi giorni sono proseguiti infatti i bombardamenti sui vari fronti, in particolare su quello di Palmira, dove non sono stati colpiti solo i fronti avanzati delle difese dell’ISIS, ma anche tutta la logistica dei rifornimenti nelle retrovie partendo da Al-Sukhna lungo la M20.
Colonne di rifornimenti sono poi partiti dalla base russa di Latakia proprio diretti al sostegno di questo attivissimo fronte dove si sta combattendo, assieme a Qaryatayn una decisiva battaglia per demolire le resistenze dell’ISIS che sono sempre concentrate su questi fronti.
L’impegno russo, quindi, nella mia analisi, non verrà meno, ma ritornerà nell’iniziale stima di costi gestionali e sostenibili da parte delle forze armate russe, in modo da potersi protrarre nel tempo fino al termine delle operazioni e la totale sconfitta dei nemici della pace.
Tra le preoccupazioni da me espresse nelle scorse settimane, c’era anche la facilità con la quale fosse stato permesso al fronte siriano curdo, di avanzare nella provincia di Hasakah, preoccupazioni legate alla reale semplicità relativa con cui queste manovre si siano concretizzate; tra queste il sospetto ritiro ISIS che ha permesso l’avanzata, e il timore di un potenziale strappo curdo spingendo verso una indipendenza del loro territorio approfittando della lontananza dell’esercito siriano e della relativa sicurezza di non rischiare un attacco da parte di ISIS, che pare aver spostato tutte le sue forze sul fronte occidentale contro i siriani.
La diplomazia russa aveva spinto le parti perché venisse invitata ai colloqui di Ginevra la delegazione del PYD curdo, e riconosciuta la loro posizione sulla questione siriana: ma la ferma opposizione turca e americana ha impedito che ciò avvenisse.
Ieri il partito curdo PYD ha annunciato che le regioni curde nel nord della Siria sono da ritenersi regioni di tipo federale e l’inizio di una amministrazione federale sul loro territorio, cosa che potrebbe in realtà anche essere stata programmata e concordata con lo stesso presidente Assad per mantenere unita la Siria e avere il loro appoggio per la pacificazione dell’intero Paese; a supporto di questa mia tesi, arriva la forma di indipendenza relativa annunciata, non un Paese curdo autonomo ma federato come regione sempre sotto la bandiera siriana del presidente Assad, cosa che garantisce loro una potente difesa dalle ingerenze e violenze turche: conoscono infatti molto bene i massacri che si stanno consumando ai danni della popolazione curda nelle regioni all’interno della Turchia, come quelli di Diyarbakyr. Resta comunque il dubbio su una eventuale follia sospinta magari da false promesse di tutela a stelle e strisce.
Passiamo ora ad esaminare la situazione sui fronti più attivi.
Palmira
Sono ormai diversi giorni che i combattimenti proseguono in questo settore.
Nella zona col passare dei giorni, sono arrivati altri rinforzi per una prossima offensiva, come reparti speciali delle Forze Tigre, dei Falchi del deserto e più recentemente di Hezbollah, fanteria che ha sorpreso anche gli esperti per il valore e l’elevatissima qualità del loro addestramento.
Il convoglio partito ieri da Latakia, porta , oltre a numerosi armamenti, anche un grosso contingente di Fouj Al-Mughawayr Al-Bahir (marines siriani).
Il contingente che si va schierando, ha il compito non solo di liberare Palmira, ma anche di proseguire l’offensiva fino a giungere a Deyr Ezzour.
Sostenuti da artiglieria e bombardamenti aerei, i comandi siriani stanno logorando velocemente le difese dell’ISIS che qui si sono attestate con le loro unità migliori, assieme a Qaryatayn, ben sapendo che le loro possibilità di esistenza si stanno giocando su questi fronti.
Depositi di armi in tunnel scavati in profondità sostengono lo sforzo bellico dei terroristi, ma esse ndo bersagliata l’autostrada M20, difficilmente possono essere reintegrati e altre unità giungere in loco per sostituire i caduti in combattimento.
Con l’andare dei giorni, perchè non è un lavoro facile a farsi, queste difese perderanno di capacità di risposta e cederanno di schianto, e questo è un fatto, non una ipotesi: non hanno più le capacità di opporsi alla macchina bellica siriana.
Proprio mentre vi scrivo nuovi attacchi sono in corso e le difese frontali di Palmira stanno retrocedendo verso l’autostrada 32 portandosi in linea con il fronte della vecchia cava e dei crinali meridionali, dove si trova il fortino che fu la villa reale del Qatar.. Sono infatti cadute le colline di Al-Matar e ormai sono a ridosso del vecchio castello di Palmira. Non bisogna stupirsi se il fronte avanza e poi durante un’offensiva ISIS esso retrocede: fa parte della consolidata strategia dei comandi siriani per conservare le truppe e avere il minor numero di perdite possibile, strategia che si sta rivelando lenta ma sempre efficace, operando in tal maniera, ispirata alla storica contromarcia di Maurizio di Nassau, mediante la quale si causano maggiori perdite al nemico che avanza.
Aggiornamento del 19-3-2016
Le forze siriane sono avanzate nei pressi della sede della brigata 550, occupata al momento da forze ISIS, che si trova ad est delle antiche cave prese l’altro ieri.
Proseguono i bombardamenti delle forze aeree russe, come scritto nell’introduzione, si sono ritirate solo in parte.
In queste ore diversi raid hanno colpito le difese del Califfato e almeno 20 terroristi sono stati eliminati nel corso di un solo attacco che ha portato alla distruzione di tre auto tecniche armate di mitragliatrice pesante.
Le truppe di fanteria Hezbollah stanno facendo pesare tutto il loro valore sul campo di battaglia, anche oggi sono avanzate a sud della base aerea T-4 portandosi a ridosso dell’importantissimo nodo autostradale dove si incrociano M30, M53, M90, ed M45. ISIS ha cercato inutilmente di organizzare una decisa controffensiva, ma le sue milizie sono state respinte e hanno avuto pesanti perdite, nei pressi di Tal Al Bardhal.
I terroristi hanno impiegato la loro nota tattica di lanciare veicoli imbottiti di esplosivo contro le difese nemiche e poi attaccare nella confusione, ma gli è andata decisamente male.
Progressi si sono palesati anche lungo le alture di Palmira, con le truppe ormai a ridosso della fortificata villa reale del Qatar.
Qaryatayn
Il primo a cedere tra questi fronti su cui l’esercito siriano sta imprimendo una forte pressione, pare essere il fronte di Qaryatayn; come presso Palmira, anche qui si combatte da giorni, non è di sicuro la prima volta che le battaglie si portano sull’uscio di questa importante città cristiana, ma mai si sono protratti tanto con questa intensità, logorando giorno dopo giorno le difese terroriste; da ieri è in corso un’offensiva davvero importante, si concentra su più settori del fronte cingendo davvero su tre lati le difese ISIS, che stanno mostrando tutte le difficoltà in cui si trovano.
Dopo diversi giorni di attacchi e avanzate contenute, da stamattina le forze della 81° e della 120° brigata della 2° divisione dell’esercito arabo siriano, assieme alle milizie del partito SSNP, della Dara’Qalamoun, Liwaa Suqour Al-Sahra ( forze speciali note come Falchi del deserto), hanno iniziato una avanzata coordinata su più direttrici, mettendo da subito in grave difficoltà le milizie Daesh; hanno subito preso il controllo del muro Thaniyah e Taniyah Rashid, vicino a Jabal Mahsaa, poi hanno proseguito attaccando e prendendo possesso di un caposaldo sulla collina di Jabal Al-Rawassi Al-Tawaal, ma non si sono arrestate, hanno invece proseguito portandosi a ridosso di nuovi capisaldi: Jabal Jabeel Al-Sharif, Tal Kurdi, Al Rawabi al-Tahees, posti su alture a nord della città. Sarà ora difficile che le forze takfire riescano a scalzarli da queste strategiche alture, adatte al combattimento in difesa.
Anche da sud i successi non sono mancati.
Arrivati sulla M7 nei giorni scorsi , i siriani hanno attaccato i capisaldi sul versante est dell’autostrada.
Le alture di Dzhebely Garab, Taniyet Al-Khyelt, Maksar Nimr, Rus At Tvali, Taniet Raskin sono state prese dopo pesanti combattimenti, ora, non si è arrestata l’avanzata, è chiaro ai comandi siriani il grave momento di difficoltà e , probabilmente di confusione, che si è venuto a creare nella catena di comando e tra le truppe del Califfato e sanno bene che se ne deve trarre ogni vantaggio possibile e se ve ne fossero i presupposti, anche la vittoria piena in questa difficile battaglia.
Sono infatti segnalati scontri su alcune alture strategiche lungo la catena montuosa della zona di Mhassa, presso i capisaldi di Dzebely Mhassa e Savvanet el Mhass, che si trovano uno a sud e l’altro a nord della strada che collega la M7 alla M53, e che quindi è essenziale al controllo del territorio.
Ancora più a nord, sempre più vicino alla città, si combatte per il controllo del punto fortificato di Dzhebely Mzeble preso quello, la città sarà chiusa su tre lati, a nord le linee del fronte sono ormai a meno di un Km dalla cerchia urbana, mai dalla caduta di Qaryatayn, le forze siriane sono giunte tanto vicine all’abitato.
Proseguono i raid dell’aviazione siriana che sta martellando i punti difensivi dei terroristi per garantire appoggio agli attaccanti.
Le condizioni paiono favorevoli ai siriani, per riuscire a cogliere una importantissima vittoria.
Questo fronte non è distaccato da quello di Palmira: attraverso la rete viaria, presa Qaryatayn e muovendosi a est , il primo centro di qualche rilievo è infatti Palmira.
Per oggi mi soffermo solo su questi due importanti fronti: al prossimo aggiornamento tratteremo anche delle battaglie di Deir Ezzour.
Stefano Orsi
Non so chi sia Stefano Orsi, ma da tempo volevo esprimere gratitudine per l’impegno informativo che rompe l’assoluto silenzio della stampa italiana, e l’ammirazione per la precisione della divulgazione comprensibile delle problematiche altrimenti molto tecniche di tattica e strategia.
1) – Il silenzio è disinformazione e propaganda, basti pensare ai toni compiaciuti e soddisfatti con cui Repubblica e Corsera online hanno dato l’unica informazione militare da mesi: il deposito di armi gigantesco conquistato da Al-Nusra è di Assad !
Che giornali di ideologia liberale siano quasi dispiaciuti che cannibali immondi e selvaggi, disumani mostri contro tutto e tutti e tutte, abbiano difficoltà a vincere, la dice lunga sulla schizofrenia patologica morale di un Occidente confuso ed ebbro e felice nel demonismo della Confusione.
2) – La forma “federale o federata” salva formalmente l’unità statale siriana… ma in realtà è la sua sconfitta e fine. Come poi opporsi ad altre analoghe frammentazioni etniche e religiose?
L’atomizzazione della statualità in M.O. significherebbe solo una cosa: moltiplicazione delle occasioni e delle giusificazioni di interventismo turco, saudita, israeliano, sunnita, europeo, americano e della corrispettiva necessità russa di coinvolgimento per confermare la propria credibilità di parità politica e diplomatica con USA… l’unica cosa che veramente sta a cuore ai Russi.
Ricordate il Libano?
Per tutti gli anni ’60 e ’70 la cultura cattolica e liberale lo esaltava come esempio di pacificissima e prosperissima convivenza civile e di altissima democrazia evoluta fra etnie e religioni tanto diverse, era definito la Svizzera del M.O. (mi viene a mente Albano e Romina, portati per 30 anni dalla cultura cattolica come esempio perfetto di moderno coniugio cattolico… poi invece.).
La balcanizzazione della Siria è vittoria di USA !
3) – Scrivo ora il mio commento al ritiro (ritiro o non-ritiro?) della Russia.
Con i Sauditi la Russia ha un elemento comune di interesse che consente il dialogo: il prezzo del petrolio… con la Turchia non c’è niente.
La Russia oggi non è pronta militarmente e diplomaticamente a sostenere lo show-down.
Ha lucrato sì la riconquistata partnership alla parità di rispetto con USA, persa da un quarto di secolo, a ciò teneva Putin, ma che dai colloqui di Staffan de Mistura venga la Pace definitiva è chimerico.
e allora cosa si proponeva Putin?
Secondo me:
A) – Ricuperare la parità di rispetto con USA;
B) – rendere credibile la capacità militare russa anche in proiezione lontana dai confini con caratteri di efficienza ed efficacia;
C) – ribaltare la situazione militare sul campo in senso favorevole ai governativi;
D) – ottenere la legittimazione politica da tutti di Assad;
E) – ritardare il confronto inevitabile con la Turchia.
“Ritardare” è il concetto chiave di Putin.
Perchè “ritardare”? perchè oggi la Russia non è pronta.
Putin necessita che la Russia sia finalmente riconosciuta da USA-UE-NATO fra i paesi civili, liberali, ragionevoli, equilibrati, non imperialistici, che sì interviene militarmente a sostegno di un alleato… ma in fondo non più di tanto, giusto per non farlo affondare… e perchè?
Perchè in questo modo quando Erdogan che non può – e sottolineo e ripeto: non può ! – rinunciare al proprio folle dinamismo interventista, troverà motivo di rinfocolare il conflitto, anche pur localizzatissimo a seguito della balcanizzazione della statualità siriana, interverrà, l’intervento russo sarà ritenuto “giusto”, lo show-down sarà ritenuto inevitabile con una Turchia che avendo stancato tutti sarà abbandonata al suo destino da USA-UE-NATO.
mi prendo la libertà di mettere in dubbio che la RUSSIA ABBIA BISOGNO DI ENTRARE NEL SALOTTO BUONO OCCIDENTALE! QUESTA è UNA VISIONE OCCIDENTALE (forse anche progressista) che aggiunge nebbia a nebbia sulla questione siriana che,a mio avviso è tale perché gli USA (intendo i suoi cittadini ed istituzioni ) sono caduti in mano ad una Mafia politica ed economica allargata che non si fa mancare nessuna occasione per espandere l’impero e la sua egemonia che è un pericolo per tutto il mondo europeo( e non solo) che si crede libero e che è invece stato messo ai ceppi dagli USA.
La Russia lo sa che dovrà rispondere all’attacco alla sua sovranità e si prepara con la Cina a vincere una guerra che non dev’essere perduta perché tutto il mondo sarebbe schiavo cosa che non è mai riuscita a nessuno impero.
Perfettamente d’accordo. La Russia ha già provato a stare al gioco della Nato ma ne ha ricavato solo la consapevolezza che a quel tavolo non era salutare sedersi perché lì si giocava con un mazzo truccato. L’unico scopo era di mettere il collare al grande orso. E’ stato questo il motivo che l’ha portata a rivolgersi a oriente. L’alleanza con la Cina è una strategia di grande portata e mette l’occidente fuori dalla partita futura di un mondo multipolare. L’Europa potrebbe avere ancora una chance ma dovrebbe avere il coraggio di ribellarsi al dominio imperiale degli USA.
Non mi pare di aver scritto che la Russia abbia bisogno di entrare in alcun salotto, era riferito al mio lavoro??
Credo fosse riferito al commento di AlfaOmega.