“…ma nel frattempo, è indispensabile che non emerga nessuno sfidante euroasiatico capace di dominare l’Eurasia e quindi anche di sfidare l’America. La formulazione di una geostrategia eurasiatica completa e integrata è quindi l’obiettivo di questo libro.” (p. XIV)
“In questo contesto, il modo in cui l’America “gestisce” l’Eurasia è determinante ed un potere che abbia il dominio su di essa controllerebbe due delle tre regioni più avanzate ed economicamente produttive del mondo. Dando un’occhiata alla cartina si può anche immaginare che il controllo sull’Eurasia comporterebbe una subordinazione dell’Africa, il che renderebbe l’emisfero occidentale e l’Oceania (Australia) geopoliticamente periferici rispetto al continente centrale del mondo. Circa il 75% della popolazione terrestre vive in Eurasia ed anche la maggior parte delle ricchezze materiali si trova lì, sia nelle sue aziende che nel sottosuolo, e l’Eurasia possiede i tre quarti delle risorse energetiche conosciute nel mondo”. (p.31)
E:
“La spinta dello sviluppo economico dell’Asia sta già generando enormi pressioni per la ricerca e lo sfruttamento di nuove fonti di energia, e si sa che l’Asia Centrale ed il bacino del Mar Caspio contengono riserve di gas naturale e petrolio che fanno sembrare irrisorie quelle del Kuwait, del Golfo del Messico o del Mare del Nord”. (p.125)
“Il tentato golpe militare è stato intrapreso dai sostenitori del leader islamista Fethullah Gülen e del suo movimento “Khizmat”. Gülen vive in Pennsylvania, Stati Uniti, coopera con le agenzie dei servizi segreti americane, ed è conosciuto come il principale oppositore di Erdogan il quale, un tempo, era suo alleato. C’era Gülen dietro il famoso caso “Energekon”, quando migliaia di militari di alto grado furono sbattuti in galera insieme all’intera dirigenza dello Staff Generale Turco.La rete di Gülen ha agito per ordine degli USA, quando i pezzi grossi kemalisti, il cui ideologo era il noto politico Dogu Perincek, avevano sollevato la questione del radicale riavvicinamento alla Russia, all’Iran ed alla Cina e anche del ritiro dalla NATO. Solo all’ultimo momento Erdogan ha capito la pericolosità di questa setta, la cui struttura era penetrata fino ai piani più alti dei servizi di governo e dei servizi segreti, quando i Gulenisti, di nuovo su ordine degli Stati Uniti, hanno cercato di realizzare una rivoluzione colorata in Taksim Square, cercando di unire i Kemalisti, i liberali e chiunque volesse opporsi ad Erdogan. Le epurazioni seguenti comunque non hanno distrutto l’intera struttura”.
Due sono gli indicatori chiave del fatto che il colpo di Stato fosse sostenuto dall’Occidente. Innanzitutto, l’immediato tentativo dei media occidentali di dipingere l’intera operazione come una eseguita “sotto falsa bandiera” da Erdogan, il che suggerisce una manovra psicologica mirata poiché tutti i media occidentali hanno fatto contemporaneamente un’inversione di rotta rispetto alla posizione precedente secondo la quale il colpo di Stato era reale. In secondo luogo, i discorsi sulla riconciliazione con la Siria ed il riferimento ad un “secondo Israele” da trovarsi fra i Curdi. Dopo il colpo di Stato, i media occidentali hanno inoltre cercato di utilizzare il loro ristretto ritrovo, mirato alle soffiate, il motore WikiLeaks, per danneggiare Erdogan. Niente di tutto ciò vuol suggerire che Erdogan sia un santo, ma, piuttosto, che la sua posizione fra due blocchi di potere lo pone di fronte a un bivio. Andrew Korybko commenta [in inglese] così:
“Erdogan ha calcolato correttamente che l’Unione Europea non vuole avere niente a che fare col suo paese e che, dopo il referendum Brexit, la Turchia non può avere ulteriori benefici dal blocco, ha quindi ricalibrato la politica estera del suo stato per allinearsi invece con il mondo multipolare. Le recenti ultime notizie sulla Turchia l’hanno vista definire tardivamente Al Nusra come un’organizzazione terroristica e pronta ad intraprendere colloqui segreti di riconciliazione con la Siria, nonostante ripeta ancora, per “salvare la faccia”, il ritornello “Assad deve andarsene”. Inoltre, la Turchia è parte della nascente coalizione, a guida russa, di potenze regionali opposte all’ardito tentativo statunitense di ritagliare il “Kurdistan” come una “seconda Israele geopolitica”. Non solo questo, ma la Turchia e la Russia sono di nuovo in pista per mettere in opera il grande progetto del Balkan Stream, che assieme al progetto ferroviario complementare della Via della Seta Balcanica, ad alta velocità da Budapest al Pireo, è forse la più ambiziosa estensione multipolare verso l’Europa mai tentata”.
Questi fatti sono collegati anche agli attacchi terroristici, ben rappresentati sui media, in Francia e in Germania, i quali dimostrano l’esistenza di una guerra ibrida che combina gli attacchi convenzionali, il terrorismo e la guerra informatica (così come, a mio avviso, la partecipazione dell’enorme complesso mediatico di terrorismo psicologico!). Gli “attacchi” in stile “Gladio” sono fatti per causare destabilizzazione, insieme ad un aumento delle tensioni razziali e religiose, dovuto alla imposizione di un confusionario caos multiculturale. Nel frattempo, l’apparato NATO e UE chiede più potere, via via che vengono prese di mira le false minacce della Siria e ora della Turchia, la quale, sin dall’antichità, è un alleato naturale della Russia attraverso Bisanzio [in inglese], mentre l’alleanza con la NATO è decisamente innaturale. Riferendomi ad analisi [in inglese] che ho fatto in recenti interviste, questa strategia dialettica di tensione è ben spiegata qui:
“Con un numero crescente di immigrati dalle zone di conflitto che si stabiliscono in Europa, il potenziale per guerre inter-etniche fra i vari gruppi aumenterà notevolmente. Allo stesso tempo un aumento della popolazione musulmana porterà ad una radicalizzazione della popolazione locale del continente. Quindi il fallimento delle politiche liberali sull’immigrazione hanno delineato tre fronti di una guerra civile del futuro in Europa:
1. Migranti contro popolazione locale.
2. Migranti contro migranti.
3. Popolazione locale contro i migranti.
Tutte queste contraddizioni saranno usate dai nemici dell’Europa continentale, primi fra tutti gli Stati Uniti, per destabilizzare e indebolirne le nazioni. La rete occidentale, controllata dai servizi segreti, sarà utilizzata fra i nazionalisti europei, gli islamisti, i nazionalisti kurdi ed i clan mafiosi, e le basi e le strutture americane, non controllate dalle autorità nazionali, saranno usate in operazioni segrete contro l’Europa. La cui politica di migrazione, guidata dalla Germania, sta facendo di tutto per facilitare questi piani falliti”.
Dopo il Brexit, è stata chiesta la creazione di un Super-Stato UE/NATO ancora più grande, con ancora più integrazione e burocrazia, un appello fervido che viene favorito anche dagli infiniti, eterni e perenni attacchi terroristici [in inglese]. Informazioni recenti suggeriscono un coinvolgimento diretto degli USA attraverso il generale John F. Campbell. GlobalReasearch rivela [in inglese]:
“Il generale John F. Campbell è stata una delle figure chiave che ha organizzato e gestito i soldati dietro il fallito colpo di Stato in Turchia, hanno dichiarato fonti dal processo in corso ai detenuti pro golpe. Inoltre, utilizzando legami con la CIA, Campbell ha gestito più di 2 miliardi di dollari di transazioni via banca UBA in Nigeria, da distribuire fra il personale militare pro golpe in Turchia. Le indagini in corso hanno svelato che Campbell aveva fatto almeno due visite segrete in Turchia fra maggio ed il giorno del tentato golpe”.
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Articolo di Jay Dyer pubblicato da Katehon il 28 luglio 2016
Tradotto in italiano da Chiara per SakerItalia
[le note in questo formato sono del traduttore]
L’articolo appare scritto da un personaggio molto informato ,tuttavia, penso e credo che la Russia non abbia interesse a legarsi alla Turchia in un’alleanza in funzione anti-occidentale considerato il personaggio che la rappresenterà l’8 agosto al Kremlino ; di questo mio parere ,che poggia su una prassi antica di relazioni internazionali, vedremo dal risultato di tali colloqui se ci potrà essere un accordo .
La data dell’8 agosto scelta dal Kremlino dev’essere stata consigliata dalla precaria situazione politica della Turchia e dalla necessità di vedere se nel frattempo ci sarebbe stato un altro tentativo degli USA di rovesciare Erdogan.
Sono persuaso che Putin starà ad ascoltare Erdogan ricordandogli che in politica essere avventati significa perdere “la Responsabilità del Potere Politico e non semplicemente il “Potere”.
Alla Russia converrebbe una Turchia debole e spaventata dagli occidentali d’oltreoceano più che dagli europei che sono una scadente compagnia di avanspettacolo politico.
Così come stanno le cose la Turchia di Erdogan non potrà più essere un alleato fidato in seno alla Nato/Usa e questo è un enorme vantaggio che la Russia si trova a dover amministrare per la difesa del Limes a sud ovest della Russia .
il 6 ed il 9 -Agosto nel 1945 – gli USA hanno dato avvio all’era dei crimini impunibili in Jappone contro i civili e in questo mese gli USA potrebbero mettere in atto una punizione congiunta ,militare ed economica ,ai danni di Russia e Turchia che mettono in dubbio il primato geo-politico americano.
Contestualmente mi ha colpito la data dell’8agosto per l’incontro al Kremlino che coincide con l’invasione della Manciuria nel 1945 ,in funzione anti Japponese da parte degli eserciti sovietici e che costrinse gli USA ad affrettare la caduta del Jappone con due bombe atomiche prima che vi provvedesse l’URSS.