La Russia si sta preparando a un’escalation di questa guerra. Sta aumentando le sue forze al livello minimo per affrontare un’eventuale grossa offensiva della NATO. Questa decisione non è stata imposta da una significativa riduzione della forza esistente. I fatti sono chiari: le milizie di Donetsk e Lugansk rappresentano la maggioranza delle forze alleate russe che combattono nel Donbass. Le milizie sono state rafforzate da soldati a contratto del Gruppo Wagner e da combattenti ceceni, piuttosto che da forze russe regolari.
Ma la situazione sta per cambiare: il numero di soldati regolari russi che combattono in Ucraina aumenterà drasticamente. Ma i referendum negli oblast ucraini vengono prima di tutto; a questi seguirà l’accettazione dei risultati da parte del governo russo e della Duma, che approverà l’annessione di questi territori. Una volta conclusa l’operazione e assimilati i territori alla Russia, qualsiasi attacco ai nuovi territori russi sarà trattato come un atto di guerra contro la Russia. Come osserva [in inglese] l’ex diplomatico indiano MK Bhadrakumar:
L’adesione di Donbass, Kherson e Zaporozhye crea una nuova realtà politica e la parziale mobilitazione della Russia, su un binario parallelo, è destinata a fornirne la base militare..
È chiaro che noi – il mondo – ci troviamo in un momento cruciale. La “Russia collettiva” ha concluso che la precedente guerra a bassa intensità non è più praticabile.
Flussi inimmaginabili di miliardi di dollari occidentali; troppe dita della NATO nella torta ucraina; un “sentiero di Ho Chi Minh” [in inglese] troppo ampio di armamenti sempre più avanzati e a lungo raggio; e troppe “illusioni” [in inglese] che Kiev possa ancora in qualche modo vincere – hanno, di fatto, messo a repentaglio qualsiasi “soluzione fuori rotta” e fanno presagire un’inesorabile escalation.
Ebbene, la “Russia collettiva” ha deciso di “anticipare i tempi” e di portare le vicende dell’Ucraina al pettine. È un rischio; ecco perché abbiamo raggiunto un punto d’inflessione. La domanda da un milione di dollari è: quale sarà la reazione ponderata dei leader politici occidentali al discorso di Putin? Le prossime settimane saranno cruciali.
Il punto è che i leader occidentali “sostengono” che Putin stia solo bleffando, perché sta perdendo. Il clamore occidentale sta “sparando alla luna”: “Putin è nel panico; i mercati russi sono in calo; i giovani fuggono dalla leva”. Sì, beh, l’indice Moex Russia ha chiuso in rialzo giovedì; il rublo è rimasto stabile; e le grandi code sono agli uffici di reclutamento, piuttosto che agli uffici delle compagnie aeree.
Per essere chiari: la mobilitazione limitata annunciata da Putin si applica solo a coloro che prestano servizio nelle riserve russe e che hanno prestato servizio militare in precedenza. È improbabile che possa frenare l’economia.
Il ritiro tattico pre-pianificato dei russi da Kharkov – sebbene militarmente valido nella logica, dato il numero di truppe necessario per difendere un confine di mille chilometri – ha generato in tutto l’Occidente una fantasia di panico a Mosca e di forze russe in fuga da Kharkov prima dell’avanzata dell’offensiva ucraina.
Il pericolo di queste fantasie è che i leader inizino a credere alla loro stessa propaganda. Com’è stato possibile che i rapporti dell’intelligence occidentale siano diventati così distanti dalla realtà?[in inglese]. Una ragione è senza dubbio la decisione esplicita di usare informazioni d’intelligence “accuratamente selezionate” [in inglese] e deliberatamente “trapelate” come propaganda antirussa. E quale sarebbe la miglior miniera per questo materiale di propaganda? Kiev. Sembra che in larga misura i servizi d’intelligence accettino e diffondano ciò che dice Kiev, senza fare controlli incrociati per verificarne l’accuratezza.
Sì, è difficile da credere (ma non senza precedenti). I politici amano naturalmente ciò che sembra sostenere le loro narrazioni. Le valutazioni contraddittorie sono accolte da occhiatacce.
Pertanto, i leader occidentali stanno raddoppiando le promesse di continuare ad inviare denaro e armi avanzate all’Ucraina, che saranno utilizzate per attaccare – tra gli altri – i civili russi. Una nuova narrativa coordinata dall’Occidente è che mentre da parte russa un solo uomo può porre fine alla guerra, dall’altra parte, per l’Ucraina fermare la guerra significherebbe “niente Ucraina”.
I neocon, come Robert Kagan, hanno naturalmente dato il loro contributo all’operazione di guerra psicologica ufficiale, sostenendo la linea secondo la quale Putin starebbe bleffando. Kagan ha scritto [in inglese] su Foreign Affairs:
La Russia potrà anche possedere un arsenale nucleare spaventoso, ma il rischio che Mosca lo usi non è più alto ora di quanto lo sarebbe stato nel 2008 o nel 2014, se l’Occidente fosse intervenuto allora. E [il rischio nucleare] è sempre stato straordinariamente basso: Putin non avrebbe mai ottenuto i suoi obiettivi distruggendo se stesso e il suo paese, insieme a gran parte del resto del mondo..
In breve: non preoccupatevi di entrare in guerra con la Russia, Putin non userà “la bomba”. Davvero?Ancora una volta, per essere chiari, Putin nel suo discorso del 21 settembre ha detto:
Loro [i leader occidentali] hanno persino fatto ricorso al ricatto nucleare… [Mi riferisco] alle dichiarazioni di alcuni alti rappresentanti dei principali Paesi della NATO sulla possibilità e l’ammissibilità di usare armi di distruzione di massa – armi nucleari – contro la Russia.
Vorrei ricordare… che in caso di minaccia all’integrità territoriale del nostro Paese, e per difendere la Russia e il nostro popolo, faremo certamente uso di tutti i sistemi d’arma a nostra disposizione. Questo non è un bluff..
Questi neoconservatori che sostengono la “deterrenza dura” entrano ed escono dal potere, parcheggiati in luoghi come il Council on Foreign Relations o Brookings o l’American Enterprise Institute, prima di essere richiamati al governo. Sono stati i benvenuti alla Casa Bianca di Obama o Biden, così come alla Casa Bianca di Bush. Per loro la Guerra Fredda non è mai finita e il mondo rimane binario: “noi e loro, il bene e il male”.
Naturalmente, il Pentagono non crede alla tesi di Kagan. Sanno bene cosa implica una guerra nucleare. Eppure, le élite politiche dell’Unione Europea e degli Stati Uniti hanno scelto di puntare tutte le loro fiche alla roulette sull’Ucraina:
L’espressione simbolica dell’Ucraina serve ora a molteplici scopi: In primo luogo, come distrazione dai fallimenti interni – “Salvare l’Ucraina” offre una narrazione (seppur falsa) per spiegare la crisi energetica, l’inflazione alle stelle e le imprese che chiudono. È anche un’icona del quadro del “nemico interno” (i sussurratori di Putin). E serve a giustificare il regime di controllo ora in fase di elaborazione a Bruxelles. In breve, è politicamente molto utile. Forse addirittura essenziale dal punto di vista esistenziale.
La Russia ha così compiuto il primo passo verso un vero e proprio assetto di guerra. L’Occidente farà bene a riconoscere e comprendere come si è arrivati a questa situazione, piuttosto che fingere con il suo pubblico che la Russia sia sull’orlo del collasso – cosa che non è.
Com’è arrivata la “Russia collettiva” a questo punto? Come s’incastrano i pezzi?
Il primo tassello di questo puzzle è la Siria: Mosca è intervenuta con un impegno minimo: circa 25 caccia Sukhoi e non più di 5.000 uomini. Anche lì, come in Ucraina, l’operazione è stata di supporto alle forze di prima linea. In Ucraina, aiutando le milizie del Donbass a difendersi – e in Siria, offrendo all’esercito siriano supporto aereo, intelligence e mediazione con chi non dialogava con Damasco.
L’altro elemento chiave per comprendere la “postura” della Russia in Siria è che Mosca, oltre all’esercito siriano principale, poteva contare per i combattimenti di terra avanzati, su due corpi ausiliari altamente qualificati e motivati, cioè Hezbollah e l’IRGC [il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, i ‘pasdaran’ iraniani].
Nel complesso, questo intervento russo – limitato ad un ruolo di supporto – ha comunque prodotto risultati politici. La Turchia ha mediato e l’Accordo di Astana ne è risultato. Nonostante Astana non sia stato un grande successo, la sua struttura continua a vivere.
Il punto è che il dispiegamento di Mosca in Siria è stato in ultima analisi politicamente orientato verso una soluzione politica.
Torniamo velocemente in Ucraina: le milizie di Donetsk e Lugansk rappresentano la maggior parte delle forze alleate alla Russia che combattono nel Donbass. Le milizie sono rinforzate da soldati a contratto del Gruppo Wagner e da combattenti ceceni. Questo spiega perché le perdite russe di 5.800 uccisi in azione, durante l’Operazione Militare Speciale, sono “piccole”. Le forze russe sono state raramente in prima linea in questa guerra (in Siria non erano in prima linea affatto).
Quindi, lo schema per la Siria è stato effettivamente copiato e riadattato sull’Ucraina. Cosa ci dice questo? Suggerisce che in origine il Team Putin era orientato verso una soluzione negoziata in Ucraina, proprio come in Siria. Ed è quasi successo. La Turchia ha fatto di nuovo da mediatore e i colloqui di pace si sono svolti a Istanbul a fine marzo, con risultati promettenti.
Sotto un certo aspetto, tuttavia, gli eventi non hanno seguito lo schema della Siria. Boris Johnson ha immediatamente stroncato l’iniziativa d’insediamento, avvertendo Zelensky che non doveva “normalizzarsi” con Putin e che, se avesse raggiunto un accordo, non sarebbe stato riconosciuto dall’Occidente.
Dopo questo episodio, l’Operazione Militare Speciale è comunque continuata nel suo formato molto ristretto (senza alcun segno di soluzione politica all’orizzonte). Inoltre, è proseguita nonostante la crescente evidenza che l’abbattimento delle difese che la NATO aveva impiegato otto anni per erigere nel Donbass era probabilmente di là delle capacità delle milizie. In breve, l’Operazione Militare Speciale stava dimostrando i suoi limiti: ciò che aveva funzionato in Siria, non funzionava in Ucraina.
Era evidente la necessità di più forze. Ciò poteva essere fatto modificando l’Operazione Militare Speciale (che imponeva vincoli legali alle forze regolari russe in servizio in Ucraina), o si era resa necessaria una completa riorganizzazione? Il risultato è stato una mobilitazione limitata e l’esito del referendum.
Palesemente, tuttavia, la decisione di assimilare il territorio ucraino avrebbe precluso una probabile soluzione politica, ma quest’ultima possibilità si stava comunque allontanando man mano che l’Occidente si abbandonava alle sue fantasie di una vittoria completa degli ucraini e la NATO continuava l’escalation. La “guerra” stava diventando sempre meno per l’Ucraina e sempre più la guerra della NATO alla Russia.
Qualsiasi soluzione politica – per quanto a questo punto teorica – implicherebbe che Mosca si sedesse con l’Occidente collettivo. E che Kiev diventasse uno spettatore.
Ebbene, questo è stato il momento in cui altre considerazioni geopolitiche si sono aggiunte all’equazione: la Russia, sottoposta a sanzioni, deve perseguire una strategia di costruzione di una “profondità strategica” protetta che commerci in valute proprie (al di fuori dell’egemonia del dollaro). MacKinder chiamò questa sfera “Isola del Mondo”, una massa terrestre ben distanziata dalle Grandi Potenze navali.
La Russia ha bisogno del sostegno dei BRICS e della Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai come partner plausibili sia per la creazione di questa “profondità strategica commerciale”, sia per il progetto di ordine mondiale multipolare. Alcuni dei suoi leader, tuttavia, in particolare Cina e India, memori dello statuto di fondazione della Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai del 2001, potrebbero avere difficoltà a dare il loro sostegno pubblico ai piani russi per l’Ucraina.
Sì, la Cina e l’India sono sensibili agli interventi in altri stati, e il Team Putin ha lavorato sodo, informando continuamente i suoi alleati sull’Ucraina, in modo che potessero comprendere l’intero contesto del conflitto. Il vertice di Samarcanda è stato il “pezzo” finale, il briefing personale su ciò che sarebbe accaduto in Ucraina, che doveva andare al suo posto.
Come reagirà l’Occidente? Sicuramente con una pubblica dimostrazione di “furia”; tuttavia, nonostante il clamore, dovranno essere affrontate alcune realtà fondamentali: con le sue forze gravemente compromesse, l’Ucraina ha i mezzi per continuare questa guerra dopo la perdita di così tanti uomini? L’Europa è in grado di mobilitarsi per una più ampia guerra della NATO contro la Russia? Gli Stati Uniti e l’Europa conservano un inventario sufficiente di munizioni, dal momento che molte sono già passate nelle mani di Kiev?
Le prossime settimane cruciali forniranno le risposte..
*****
Articolo di Alastair Crooke pubblicato su Strategic Culture Foundation il 30 agosto 2022
Traduzione in italiano di Confab per SakerItalia
[le note in questo formato sono del traduttore]
__________
La redazione di SakerItalia ribadisce il suo impegno nella lotta anti-mainstream e la sua volontà di animare il dibattito storico e politico. Questa che leggerete è l’opinione dell’autore; se desiderate rivolgere domande o critiche purtroppo questo è il posto sbagliato per formularle. L’autore è raggiungibile sul link dell’originale presente in calce.
L’opinione dell’autore non è necessariamente la nostra. Tuttavia qualsiasi commento indecente che non riguardi l’articolo ma l’autore, sarà moderato, come dalle regole in vigore su questo sito.
pregherei Sasha e Stefano di affrontare questo argomento: quanto si sa realmente sulle scorte e sulla produzione di armi della Russia e della nato? È proprio vero che la Russia potrebbe sostenere questa guerra all’infinito? È possibile quantificare il numero delle nuove armi ipersoniche?
condivido 100% la scelta del premio Nobel x la Pace… hanno escluso Zelenski!
(non ci resta che piangere!…)
nessuna reazione alla Notizia dell’abbattimento di alcune campate su una corsia del Ponte di Krimea fatto esplodere alle 6 di stamane? Sulle TV russe poco fa non se ne parlava ma certamente ci sarà uno stato di eccitazione che dovrà essere controllato perché qualsiasi reazione dovrà essere ora Molto Vantaggiosa e punitiva sia verso gli esecutori sia verso i mandanti, sia verso la basi Nato che avessero partecipato congiuntamente all’azione.
Ore 10,20 di oggi 8/10/22
Sabato( prendiamone nota)