Nel 200° giorno dall’inizio dell’operazione militare speciale della Russia, la sera dell’11 settembre, la Russia ha lanciato per la prima volta attacchi missilistici mirati contro impianti termici ed elettrici ucraini. Sotto i colpi, a giudicare dai rapporti del Ministero della Difesa, sono cadute: la TEC-5 (centrale termica) di Kharkov, la TEC di Zmiev e la TEC-3di Pavlograd. I primi due si trovano nella regione di Kharkov, l’ultimo nella regione di Dnepropetrovsk. È stato anche riferito del colpo alla centrale termica di Kremenchug nella regione di Poltava.
Degli impianti termici ed elettrici sopra elencati, al 200° giorno dall’inizio dell’operazione speciale della Russia, la TEC di Kremenchug non funzionava – ha subito danni durante l’attacco missilistico alla raffineria di petrolio di Kremenchug e ha smesso di produrre elettricità. La TEC di Zmiev è stata bombardata ad agosto, ma l’11 settembre è stata oggetto di pesanti attacchi e, forse, è stata distrutta. Si segnala anche la distruzione di tre cabine di alta tensione.
In effetti, la TEC-5 di Kharkov ha subito il danno maggiore, che, come dovrebbe essere per un impianto di generazione termica, ha gestito due picchi giornalieri di consumo di elettricità. Anche tenendo conto del consumo di elettricità notevolmente ridotto dopo l’inizio dell’operazione speciale, il sistema energetico ucraino è comunque entrato in modalità di emergenza. 40 cabine sono risultate senza energia, 2 linee aeree da 750 kV (kilovolt) e 5 linee aeree da 330 kV sono state disconnesse. Ci sono state interruzioni dell’alimentazione in cinque regioni, ma sono riuscite a superarle abbastanza rapidamente a causa del flusso di elettricità dalla parte occidentale del Paese. La mattina successiva ha mostrato, dopo un altro picco diurno, che il sistema elettrico ucraino faticava a bilanciare produzione e consumi.
La stabilità del sistema energetico ucraino è stata influenzata da molti altri fattori, oltre ai bombardamenti:
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La perdita del controllo da parte di Kiev di oltre il 35% della capacità dell’industria energetica ucraina – 15 GW di capacità – dopo il 2014.
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Interruzione di parte della produzione di energia nella parte del Donbass controllato da Kiev (Le TEC Slavyanskaya e Uglegorskaya ).
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Arresto della centrale nucleare di Zaporozhye e danni alla terza unità idraulica della centrale idroelettrica Kakhovskaya (ci vorranno 1 anno e mezzo per il ripristino).
Se non fosse stato per la chiusura della centrale nucleare e la perdita di capacità di generazione nel Donbass, l’Ucraina non avrebbe avuto problemi particolari a causa di questi attacchi. Ma la centrale è stata spenta la mattina dell’11 settembre. Il giorno prima dello stop, nella centrale era in funzione una sola unità, quindi a meno del 15% della capacità installata. Non c’erano flussi di energia nel territorio dell’Ucraina a causa di danni alle linee elettriche (gli stessi ucraini li avevano causati in precedenza sparando con artiglieria pesante contro le linee elettriche). Allo stesso tempo, il sistema di misurazione del fondo radioattivo è stato spostato dai sistemi di Energoatom a quelli di Rosatom.
Kiev, con il bombardamento sistematico della centrale nucleare di Zaporozhye, ha cercato di convincere la Russia a lasciare Energodar, per la sua successiva trasformazione in una zona smilitarizzata. Quindi ha fatto diversi tentativi per catturare la centrale.
L’obiettivo è quello di far partire tutte le sue unità di potenza, che consentirebbe non solo di superare la stagione del riscaldamento senza problemi, ma anche di guadagnare fino a 70 miliardi di grivnie all’anno dalle esportazioni di elettricità.
La Russia e i territori liberati non risentono della chiusura della centrale idroelettrica di Kachovska e della centrale nucleare di Zaporozhye. La chiusura della centrale nucleare è stata utilizzata dalla Russia per collegare nuovi territori al suo sistema energetico. Entro il 23 giugno sono state ripristinate le linee elettriche tra la Crimea e la regione di Kherson, distrutte nel 2015. E ieri la regione di Zaporozhye ha iniziato a ricevere elettricità dalla Crimea. In effetti ora la Russia può tenere offline la centrale nucleare di Zaporozhye per tutto il tempo che vuole. E dopo il completamento della posa del gasdotto da Mariupol a Berdjansk (il lavoro dovrebbe essere completato all’inizio di ottobre), nulla minaccerà la stagione del riscaldamento nel sud liberato.
Ma i problemi dell’Ucraina sono solo all’inizio.
In primo luogo, c’è una chiara carenza di capacità di manovra nel paese. Le interruzioni di corrente a Kharkiv alle 15:00 potrebbero indicare che non c’è energia sufficiente non solo per superare i picchi di consumo, ma anche in pieno giorno. Pertanto si dovranno ridurre i consumi o far funzionare le unità inattive in altre stazioni. L’ulteriore crescita del consumo di elettricità a causa delle temperature più basse e l’uso di riscaldatori elettrici diventerà un fattore serio che destabilizzerà il sistema energetico dell’Ucraina.
In secondo luogo, l’esportazione di elettricità dall’Ucraina all’UE, principalmente in Polonia, è discutibile. Il calcolo iniziale di Kiev era di catturare la centrale nucleare di Zaporozhye e portarla alla piena capacità di 6000 MW. Letteralmente il 10 settembre, Kiev e Varsavia avevano concordato l’esportazione di elettricità ucraina in Polonia dalla Centrale nucleare di Khmelnytsky dal 10 dicembre, e la fornitura di 100mila tonnellate di carbone a settembre. Non è chiaro quale fosse il calcolo per la conclusione di un simile accordo, così come se Kiev contasse sul ritorno del controllo sulla centrale nucleare di Zaporozhye.
Ora l’uso dell’Ucraina da parte dell’UE come grande fonte energetica è in discussione. In discussione anche la fornitura di carbone, che, molto probabilmente, dovrà essere bruciato nei forni delle centrali termoelettriche sopravvissute per produrre energia elettrica. Vi è il rischio che le 1,9 milioni di tonnellate di carbone accumulate all’inizio della stagione del riscaldamento inizino ad essere consumate anche prima dell’inizio delle gelate.
In terzo luogo, vi sono rischi di interruzione della stagione di riscaldamento a Kharkov e Kremenchug. La centrale termica di Kremenchug non è stata riparata nemmeno dopo il primo attacco, la centrale termica Kharkov-5, che forniva calore a metà della città, richiederà riparazioni urgenti. Se sarà possibile realizzarle è una domanda a cui l’autore non ha risposte.
Un aspetto a parte è il margine di sicurezza residuo del sistema energetico ucraino. Non si è verificato alcun blackout, ma per il sistema di alimentazione il funzionamento in tali condizioni è anomalo, e porta ad una maggiore usura delle apparecchiature.
Ancora un paio di attacchi simili e c’è il rischio di un vero e proprio blackout, dal quale l’Ucraina, il cui sistema energetico è sincronizzato con quello europeo, potrebbe uscire solo con l’aiuto della Bielorussia o della Russia. Ma questo è impossibile per ragioni politiche. L’11 settembre Ukrenergo ha richiesto un flusso di emergenza di elettricità all’operatore del sistema energetico europeo ENTSO-E, ma non ha ricevuto assistenza.
In caso di blackout l’Europa non sarà in grado di alimentare un paese così vasto, sia per la mancanza di linee elettriche sufficienti per il flusso di energia elettrica, sia per la carenza di energia elettrica, che aumenterà con l’avvicinarsi del freddo.
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Articolo di Ivan Lizan pubblicato su Newsfront il 13 settembre 2022
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.
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La redazione di Saker Italia ribadisce il suo impegno nella lotta anti-mainstream e la sua volontà di animare il dibattito storico e politico. Questa che leggerete è l’opinione dell’autore; se desiderate rivolgere domande o critiche purtroppo questo è il posto sbagliato per formularle. L’autore è raggiungibile sul link dell’originale presente in calce.
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ieri
https://www.tvsvizzera.it/tvs/ucraina–kiev–russi-ritirano-truppe-dalla-regione-di-zaporizhzhia-/47902474
15 settembre 2022 – 11:03
(Keystone-SDA)
“Gli occupanti hanno ritirato truppe ed equipaggiamenti da molti villaggi e città vicini alla linea di contatto nella regione di Zaporizhzhia”: lo ha dichiarato a Espreso tv il vice del Consiglio regionale, l’ucraino Sergiy Lyshenko.
“A Dniprorudny sono rimaste solo le forze della polizia che collabora con i russi. Soldati ed equipaggiamento sono stati trasferiti a Vasylivka, nell’Ucraina sud-orientale. I russi hanno portato via perfino apparecchiature bancarie. Ora il lavoro delle filiali delle banche russe e l’emissione di denaro è stata interrotta, di conseguenza, gli occupanti si aspettano di doversi ritirare”, ha affermato.
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corrisponde a realtà?
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in ogni caso Vasylivka è alla stessa distanza da Zaporizhzhia, solo un po’ più distante dalla centrale di Energodar ed è più grande di Dniprorudne
https://www.youtube.com/watch?v=7t5aZo-ZaBg
L’Ucraina sta vincendo la guerra? C’è poco da entusiasmarsi, ecco come e quando finirà
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Nicolai Lilin descrive le stesse identiche conclusioni di questo articolo
Controffensiva ucraina? :
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https://www.ideeazione.com/controffensiva-ucraina/
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Le due fatiche di Aleksandr Nevskij :
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https://www.geopolitika.ru/it/article/le-due-fatiche-di-aleksandr-nevskij
“…gli ucraini hanno lasciato sul terreno, oltre a innumerevoli mezzi, ben 12.000 soldati e un numero spaventoso di feriti”
ma dove li ha sognati questi numeri?
Non credo che muoiono solo soldati russi, il numero di quelli ucraini da noi è censurato.
A mio avviso ,esiste una cerchia che ha il potere di condizionare Putin nelle sue scelte politiche estere interne e militari.
Quest’ultima azione,che ha scosso un po’ l’ottimismo della Nato e della UE, sembra un’azione di disturbo e non un colpo da tramortire il suo inesperto antagonista Ze, né coloro che lo gestiscono).
Questi uomini ,che potrebbero anche non essere dei militari ma uomini influenti che controllano qualche filiera decisiva dell’economia russa , ( di cui non conosciamo i Nomi e il loro status politico ed intellettuale ),dovrebbero essere esaminati nella loro fedeltà alla Russia e alla nazione.
https://t.me/boris_rozhin/64122
In risposta all’esproprio delle filiali di Rosneft da parte dei tedeschi, Rosneft ha dichiarato di essere pronta a interrompere il pompaggio di petrolio attraverso l’oleodotto Druzhba. Niente amicizia, niente olio.
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Dunque ,vedo da una piantina che in Germania arriva solo più il gas che passa dalla Polonia e dal quello NOrd ! che è stato chiusa.
Se i russi riescono a fomentare una diatriba fra polacchi e tedeschi la frittata in casa von Der Leyen è belle che fatta.
Putin ci ha messo un po’ troppo a dire a Rosneft chiudi anche il petrolio ai tedeschi che stanno inviando a manetta armi agli Ucraina.
li, 16/9/22
si https://www.msn.com/it-it/money/storie-principali/germania-prende-controllo-raffineria-rosneft-in-risposta-a-crisi-energetica/ar-AA11TIyL
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“Ma i problemi dell’Ucraina sono solo all’inizio” dice l’articolo: mi sa che anche quelli della Germania sono all’inizio…
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anche perchè
https://www.rainews.it/articoli/2022/09/i-dirigenti-americani-dello-shale-alleuropa-non-ci-sar-nessun-salvataggio-69e6ca57-ee71-4761-bd14-a086ad298f48.html
Le aziende Usa del gas gelano l’Europa: “Non ci sarà alcun salvataggio”
com’era prevedibile
questo artocooodi Dugin di oggi 16/9/22 è assolutamente eccezionale ed è e rappresenta la consapevolezza del popolo russo/dei popoli russi che stanno subendo un attacco mortale e non si deve più indugiare.Bisogna che la Resistenza sia animata da uno spirito di Volontariato consapevole del suo significato che ha un fondamento ideologico.
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16.09.2022
Aleksandr Dugin
Negli ultimi giorni si è assistito a un significativo spostamento dell’equilibrio di potere in Ucraina. Questo deve essere compreso nella sua interezza.
I contrattacchi di Kiev sono stati generalmente infruttuosi nella regione di Kherson, ma, ahimè, efficaci nella regione di Kharkiv. È la situazione a Kharkiv e la ritirata forzata delle forze alleate a costituire il punto di svolta. Mettendo da parte gli effetti psicologici e i legittimi sentimenti dei patrioti, va registrato che nell’intera storia della SMO siamo arrivati al punto di non ritorno.
Tutti raccomandano ora misure straordinarie per ribaltare la situazione, e alcuni di questi suggerimenti sono piuttosto razionali. Non abbiamo alcuna pretesa di originalità, ma cerchiamo semplicemente di riassumere i punti e le raccomandazioni più importanti e di collocarli nel contesto geopolitico globale.
Terza guerra mondiale
Siamo sull’orlo della terza guerra mondiale, che l’Occidente sta spingendo in modo compulsivo. E questo non è più un timore o un’aspettativa, è un dato di fatto. La Russia è in guerra con l’Occidente collettivo, con la NATO e i suoi alleati (anche se non con tutti: la Turchia e la Grecia hanno una loro posizione e alcuni Paesi europei, in primo luogo ma non solo Francia e Italia, non vogliono partecipare attivamente a una guerra con la Russia). Eppure, la minaccia di una terza guerra mondiale è sempre più vicina.
Se si arriverà all’uso di armi nucleari è una questione aperta. Ma la probabilità di un Armageddon nucleare cresce di giorno in giorno. È abbastanza chiaro, e molti comandanti militari americani (come l’ex comandante americano in Europa Ben Hodges) lo dichiarano apertamente, che l’Occidente non si accontenterà nemmeno del nostro ritiro completo dal territorio dell’ex Ucraina, ci finirà sul nostro suolo, insistendo sulla “resa incondizionata” (Jens Stoltenberg), sulla “de-imperializzazione” (Ben Hodges), sullo smembramento della Russia.
Nel 1991, l’Occidente si è accontentato del crollo dell’URSS e della nostra resa ideologica, in primo luogo accettando l’ideologia liberale occidentale, il sistema politico e l’economia sotto la guida dell’Occidente. Oggi, la linea rossa per l’Occidente è l’esistenza di una Russia sovrana, anche all’interno dei confini della Federazione Russa.
Il contrattacco dell’AFU nella regione di Kharkiv è un attacco diretto dell’Occidente alla Russia. Tutti sanno che questa offensiva è stata organizzata, preparata ed equipaggiata dal comando militare degli Stati Uniti e della NATO e si è svolta sotto la loro diretta supervisione. Non si tratta solo dell’uso di equipaggiamento militare della NATO, ma anche del coinvolgimento diretto dell’intelligence aerospaziale occidentale, di mercenari e di istruttori. Agli occhi dell’Occidente, questo è l’inizio della “nostra fine”. Una volta che avremo fatto una debolezza nella difesa dei territori sotto il nostro controllo nella regione di Kharkiv, potremo essere ulteriormente sconfitti. Non si tratta di un piccolo successo della controffensiva di Kiev, ma del primo successo tangibile della Drang nach Osten delle forze NATO.
Naturalmente, si può cercare di attribuire il tutto a temporanee “difficoltà tecniche” e rimandare l’analisi sostanziale della situazione a un momento successivo. Ma questo non farebbe altro che ritardare la realizzazione del fatto compiuto e quindi non farebbe altro che deprimerci e demoralizzarci.
Vale quindi la pena di ammettere freddamente che l’Occidente ci ha dichiarato guerra e la sta già facendo. Non abbiamo scelto questa guerra, non l’abbiamo voluta. Anche nel 1941 non volevamo la guerra con la Germania nazista e ci siamo rifiutati di crederci fino all’ultimo. Ma nella situazione attuale, quando la guerra è condotta contro di noi de facto, questo non è decisivo. L’unica cosa che conta ora è vincerla difendendo il diritto della Russia di essere.
La fine della SMO
La SMO come operazione limitata per liberare il Donbass e alcuni territori della Novorossia è terminata. È gradualmente degenerata in una vera e propria guerra con l’Occidente, in cui, di fatto, lo stesso regime nazista terrorista di Kiev gioca solo un ruolo strumentale. Il tentativo di assediarla e di liberare alcuni territori ucraini controllati dai nazisti in Novorossia, mantenendo inalterato l’equilibrio geopolitico esistente nel mondo come operazione tecnica, è fallito, e fingere che stiamo semplicemente continuando la SMO – da qualche parte alla periferia dell’attenzione pubblica – è semplicemente inutile.
Al di là della nostra volontà, ora siamo in guerra e questo riguarda ogni cittadino russo: ognuno di noi è nel mirino del nemico, del terrorista, del cecchino, del DRG.
Detto questo, la situazione è tale che, tutto sommato, è impossibile riportare tutto alle condizioni iniziali – prima del 24 febbraio 2022. Ciò che è accaduto è irreversibile e non dobbiamo temere alcuna concessione o compromesso da parte nostra. Il nemico accetterà solo la nostra resa totale, la sottomissione, lo smembramento e l’occupazione. Quindi non abbiamo semplicemente scelta.
La fine della SMO significa la necessità di una profonda trasformazione dell’intero sistema politico e sociale della Russia moderna – per mettere il Paese su un piede di guerra – in politica, economia, cultura e nella sfera dell’informazione. La SMO può essere rimasta un contenuto importante, ma non l’unico, della vita sociale russa. La guerra con l’Occidente sottomette tutto.
Il fronte ideologico
La Russia si trova in uno stato di guerra ideologica. I valori difesi dall’Occidente globalista – LGBT, legalizzazione della perversione, delle droghe, fusione tra uomo e macchina, mescolanza totale attraverso la migrazione incontrollata, ecc. – sono inestricabilmente legati alla sua egemonia politico-militare e al suo sistema unipolare. Il liberalismo occidentale e il dominio politico-militare ed economico globale degli Stati Uniti e della NATO sono la stessa cosa. È assurdo combattere l’Occidente e accettare (anche solo in parte) i suoi valori, in nome dei quali sta conducendo una guerra contro di noi, una guerra di annientamento.
Una nostra ideologia a tutti gli effetti non sarebbe solo “utile” per noi oggi; se non ne abbiamo una, perderemo. L’Occidente continuerà ad attaccarci sia dall’esterno, con nazisti ucraini armati e addestrati, sia dall’interno, con la quinta colonna, sempre liberale, che corrompe abilmente le menti e le anime delle giovani generazioni. Senza una nostra ideologia, che definisca chiaramente chi è amico e chi è nemico, ci troveremmo in una situazione del genere quasi impotenti.
L’ideologia deve essere dichiarata immediatamente e la sua essenza deve essere un rifiuto totale e diretto dell’ideologia occidentale, del globalismo e del liberalismo totalitario, con tutte le sue sottospecie strumentali – compresi il neonazismo, il razzismo e l’estremismo.
Mobilitazione
La mobilitazione è inevitabile. La guerra riguarda tutti e tutto, ma mobilitazione non significa inviare con la forza i coscritti al fronte, questo può essere evitato, ad esempio, formando un movimento di volontariato a tutti gli effetti, con i benefici necessari e il sostegno dello Stato.
Occorre puntare sui veterani e sul sostegno speciale ai guerrieri della Novorossia. La Russia ne ha pochi, ma ci sono sostenitori anche all’estero. Non dovremmo essere timidi nel formare inter-brigate antinaziste e antiglobalizzazione con persone oneste dell’Est e dell’Ovest.
Ma soprattutto non dobbiamo sottovalutare i russi. Siamo una nazione di eroi. A caro prezzo, ma un nemico terribile, che abbiamo sconfitto non una o due volte nella nostra gloriosa storia. Anche questa volta saremo vittoriosi, se non altro nella guerra contro l’Occidente, e questa volta sarà una guerra di popolo. Stiamo vincendo le guerre del popolo, guerre in cui il popolo gigante si è risvegliato per combattere.
La mobilitazione implica un cambiamento completo della politica di informazione. Le norme del tempo di pace (che sono essenzialmente la copia cieca dei programmi e delle strategie di intrattenimento occidentali che non fanno altro che corrompere la società) devono essere abolite. La televisione e i media in generale dovrebbero diventare strumenti di mobilitazione patriottica in tempo di guerra. Tutti i concerti al fronte, essendo anche sul fronte interno. È già iniziata a poco a poco, ma per ora riguarda solo una piccola parte dei canali. Ma dovrebbe essere ovunque.
La cultura, l’informazione, l’educazione, l’illuminazione, la politica, la sfera sociale: tutto deve lavorare all’unanimità per la guerra, cioè per la vittoria.
Economia
Ogni Stato sovrano può emettere la quantità di moneta nazionale di cui ha bisogno. Se è veramente sovrano. La guerra con l’Occidente priva di senso continuare a giocare partite economiche secondo le sue regole. Un’economia di guerra non può che essere sovrana. Per la Vittoria si dovrebbe spendere quanto serve. Bisogna solo fare in modo che l’emissione sia concentrata in un circuito speciale destinato a scopi strategici. La corruzione in tali circostanze dovrebbe essere equiparata a un crimine di guerra.
Guerra e benessere sono incompatibili. La comodità come obiettivo, come punto di riferimento nella vita, deve essere abbandonata, solo le nazioni preparate alle difficoltà sono in grado di vincere vere e proprie guerre.
In queste situazioni c’è sempre una nuova razza di economisti il cui obiettivo è salvare lo Stato, soprattutto questo. Dogmi, scuole, metodi e approcci sono secondari.
Possiamo chiamare un’economia di questo tipo economia di mobilitazione o semplicemente economia di guerra.
I nostri alleati
In ogni guerra il ruolo degli alleati è estremamente importante. Oggi la Russia non ne ha così tanti, ma esistono. Innanzitutto, stiamo parlando di quei Paesi che rifiutano l’ordine unipolare liberale occidentale. Sono i fautori del multipolarismo come la Cina, l’Iran, la Corea del Nord, la Serbia, la Siria, la Repubblica Centrafricana, il Mali, ma anche, in una certa misura, l’India, la Turchia, alcuni Paesi islamici, africani e latinoamericani (soprattutto Cuba, Nicaragua e Venezuela).
Per affrontarli, occorre mobilitare tutte le risorse disponibili, non solo la diplomazia professionale, ma anche quella popolare e per questo è di nuovo necessaria l’ideologia. Dobbiamo convincere i nostri alleati che abbiamo deciso di rompere in modo irreversibile con il globalismo e l’egemonia occidentale e che siamo pronti ad andare fino in fondo nella costruzione di un mondo multipolare. Qui dobbiamo essere coerenti e risoluti. Il tempo dei mezzi toni e dei compromessi è finito. La guerra dell’Occidente contro la Russia sta dividendo l’umanità su diversi lati delle barricate.
Fattore spirituale
Al centro del confronto globale che è iniziato c’è l’aspetto spirituale, religioso. La Russia si trova in guerra con una civiltà antireligiosa che combatte Dio e che rovescia le fondamenta stesse dei valori spirituali e morali: Dio, la Chiesa, la famiglia, il genere, l’uomo. Con tutte le differenze tra Ortodossia, Islam tradizionale, Ebraismo, Induismo o Buddismo, tutte le religioni e le culture costruite su di esse riconoscono la verità divina, l’alta dignità spirituale e morale dell’uomo, onorando le tradizioni e le istituzioni – lo Stato, la famiglia, la comunità. L’Occidente moderno ha abolito tutto questo, sostituendolo con la realtà virtuale, l’individualismo estremo, la distruzione del genere, la sorveglianza universale, una “cultura dell’abolizione” totalitaria, una società della post-verità.
In Ucraina fioriscono il satanismo aperto e il razzismo puro e semplice e l’Occidente non fa che sostenerli.
Abbiamo a che fare con quella che gli anziani ortodossi chiamano la “civiltà dell’Anticristo”. Il ruolo della Russia è quindi quello di unire i credenti di diverse fedi in questa battaglia decisiva.
Non dovete aspettare che il nemico mondiale distrugga la vostra casa, uccida vostro marito, vostro figlio o vostra figlia… A un certo punto sarà troppo tardi. Dio non voglia che viviamo per vedere un momento simile.
L’offensiva nemica nella regione di Kharkiv è solo questo: l’inizio di una vera e propria guerra dell’Occidente contro di noi.
L’Occidente dimostra la sua intenzione di iniziare una guerra di annientamento contro di noi – la terza guerra mondiale. Dobbiamo riunire tutto il nostro più profondo potenziale nazionale per respingere questo attacco. Con tutti i mezzi: pensiero, forza militare, economia, cultura, arte, mobilitazione interna di tutte le strutture dello Stato e di ciascuno di noi.
Fonte
Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini
OPERAZIONE MILITARE SPECIALE IN UCRAINAAlexander Dugin
interessante, è tradotto dal russo?
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altro d’interessante:
https://www.ideeazione.com/luomo-piu-pericoloso-per-loccidente/
L’uomo più pericoloso per l’Occidente
https://www.youtube.com/watch?v=PEVgm1VVC8M
VIAGGIO ATTRAVERSO L’UNIVERSO DUGIN – Lorenzo Maria Pacini
non sapevo nulla di questo quasi trentenne Lorenzo Maria Pacini fondare, nel 2021, del quotidiano indipendente online Idee&Azione. Dal 2021 è Professore di Filosofia Politica presso UniDolomiti di Belluno e la Libera Accademia degli Studi– Istituto di Neuroscienze Dinamiche Erich Fromm di Bellinzona, tenendo il primo corso al mondo sulla Quarta Teoria Politica (di DUGIN) e curando anche materie di Sociologia fra cui, in particolare, il primo corso in Italia di Cratesiologia.
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https://www.youtube.com/channel/UCISNApO2DV85SxzUGfN-KSQ/videos
questo è il canale su Youtube di Idee&Azione
https://www.youtube.com/watch?v=igVTRaIMbrs
dove c’è un incontro sul Donbass con Darya (qui pronunciata Darìa con la ì accentata) Dugina che non avevo mai sentito parlare (qui parla in francese)
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https://www.youtube.com/watch?v=1kDzrkd8Mqk
“LINEA ROSSA: la controffensiva sul fronte ucraino ”
dovrebbe essere interessante questo incontro online Programmato per il giorno 19 set 2022
– La controffensiva sul fronte di Kharkov ha cambiato gli equilibri bellici sul fronte del conflitto Ucraina-Russia, spostando anche la linea rossa degli eventi geopolitici.
Ne parliamo lunedì 19 settembre, ore 21:15, con John Miller, reporter internazionale di guerra, Marco Ghisetti, politologo e analista geopolitica del CeSEM, con la moderazione e traduzione di Hanieh Tarkian e Fabio De Maio.
l’articolo di Digin è anche qui
https://www.geopolitika.ru/it/article/sullorlo-della-terza-guerra-mondiale
ma con titolo
SULL’ORLO DELLA TERZA GUERRA MONDIALE
intanto la nostra RAI insiste:
https://www.rainews.it/video/2022/09/orrori-esercito-russo-8bcb58df-c1b0-4fb4-8b9f-bcb7d96f2af5.html
Nuovi orrori dell’esercito russo, la fossa comune di Izyum
https://www.rainews.it/articoli/2022/09/il-massacro-di-izyum-oltre-400-corpi-sepolti-in-un-bosco-lonu-mander-un-team-7e6fcd7f-fdfc-42c0-87f2-eba72cd88d97.html
Il massacro di Izyum: oltre 400 corpi sepolti in un bosco. L’Onu manderà un team
Tra i primi cadaveri estratti, molti hanno corde attorno al collo e le mani legate. Volodymyr Zelensky: “La Russia deve essere riconosciuta responsabile”
L’edizione svedese Nya Dagbladet ha pubblicato estratti dal memorandum del Pentagono e della società RAND datato gennaio 2022, dove uno dei principali obiettivi della guerra scatenata dagli Stati Uniti in Ucraina è la distruzione dell’economia tedesca.
L’unica via d’uscita: “Attira entrambe le parti nella guerra in Ucraina”
( Crollo )
Il think tank RAND, che ha 1.850 dipendenti e un budget di 350 milioni di dollari, ha l’obiettivo ufficiale di “migliorare le politiche e il processo decisionale attraverso la ricerca e l’analisi”. È principalmente associato al Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ed è noto per la sua influenza sulle strategie militari e di altro tipo durante la Guerra Fredda.
Il documento RAND, sotto il titolo introduttivo “Indebolire la Germania, rafforzare gli Stati Uniti”, sostiene che esiste un “bisogno urgente” di un afflusso di risorse dall’esterno per sostenere l’economia americana nel suo insieme, ma “soprattutto per il sistema bancario .”
“Solo i paesi europei vincolati dagli impegni dell’UE e della NATO possono fornirceli senza costi militari e politici significativi”.
Secondo RAND, il più grande ostacolo a questo è la crescente indipendenza della Germania. Tra le altre cose, viene indicato che la Brexit ha dato alla Germania una maggiore indipendenza e ha reso più difficile per gli Stati Uniti influenzare le decisioni dei governi europei.
L’obiettivo chiave che permea questa strategia cinica è distruggere la cooperazione tra Germania e Russia, oltre che la Francia, in primo luogo. “Se ciò accade, l’Europa diventerà non solo un concorrente economico ma anche politico degli Stati Uniti”, afferma.
L’unica via d’uscita: “Attira entrambe le parti nella guerra in Ucraina”
Per schiacciare questa minaccia politica, viene presentato un piano strategico, che mira principalmente a distruggere l’economia tedesca.
“L’interruzione delle forniture dalla Russia potrebbe portare a una crisi sistematica che sarebbe devastante per l’economia tedesca e, indirettamente, per l’intera UE”, affermano e credono che la cosa principale sia trascinare in guerra i paesi europei.
L’unico modo possibile per convincere la Germania a rifiutare le forniture energetiche russe è trascinare entrambe le parti in un conflitto militare in Ucraina. Le nostre ulteriori azioni in questo paese porteranno inevitabilmente a una risposta militare dalla Russia. Chiaramente la Russia non lascerà la massiccia pressione dell’esercito ucraino sulle repubbliche del Donbass senza una risposta militare. Ciò consentirebbe di ritrarre la Russia come una parte aggressiva e quindi di applicare l’intero pacchetto di sanzioni che è già stato preparato”.
Il Partito dei Verdi costringerà la Germania a “cadere in una trappola”
In particolare, i partiti dei Verdi in Europa sono descritti come facilmente manipolati nel fare affari dell’imperialismo statunitense.
Un prerequisito perché la Germania cada in questa trappola è il ruolo guida dei partiti e delle ideologie verdi in Europa. Il movimento ambientalista tedesco è un movimento fortemente dogmatico, se non fanatico, il che rende abbastanza facile convincerli a ignorare gli argomenti economici “, scrive, citando l’attuale ministro degli Esteri tedesco Annalena Berbock e il ministro del clima Robert Habeck come esempi di questo tipo di politico .
Le caratteristiche personali e la mancanza di professionalità suggeriscono che è impossibile per loro ammettere i propri errori in tempo.Basterà quindi creare rapidamente un’immagine mediatica della guerra di aggressione di Putin e trasformare gli ardenti e tenaci sostenitori delle sanzioni “verdi” in un “partito di guerra”. Ciò consentirà l’irrogazione di sanzioni senza ostacoli”.
Tra le altre cose, Barbock si è fatta un nome dicendo che continuerà a chiudere il gas russo anche in inverno, non importa cosa ne pensino i suoi elettori e quali siano le conseguenze per la popolazione tedesca. Rimaniamo con l’Ucraina, il che significa che le sanzioni rimarranno, anche in inverno, anche se sarà molto difficile per i politici, ha affermato di recente in una conferenza a Praga.
Gli autori esprimono la speranza che il danno tra Germania e Russia sarà così grande da rendere impossibile in futuro il ripristino delle normali relazioni tra i paesi.
“Una riduzione delle forniture di energia dalla Russia – nella migliore delle ipotesi, un arresto completo – porterebbe a conseguenze disastrose per l’industria tedesca. La necessità di mettere da parte quantità significative di gas russo per riscaldare case ed edifici pubblici durante l’inverno aggraverà ulteriormente la carenza. Le chiusure del settore causeranno una carenza di componenti e pezzi di ricambio per la produzione, il crollo delle catene di approvvigionamento e, prima o poi, un effetto domino”.
In definitiva, un completo collasso dell’economia europea è considerato sia probabile che auspicabile.
“Non solo questo affare sarà un colpo devastante per l’economia tedesca, ma l’intera economia dell’UE crollerà inevitabilmente”.
Continuano sottolineando i vantaggi delle società statunitensi che hanno una minore concorrenza nel mercato globale, i vantaggi logistici eun deflusso di capitali dall’Europa, che, secondo le stime, potrebbe portare 7-9 trilioni di dollari all’economia statunitense. Evidenzia anche l’importante effetto che molti europei ben istruiti e giovani saranno costretti a emigrare negli Stati Uniti.
RAND nega l’origine del rapporto
https://nyadagbladet.se/utrikes/chockerande-dokumentet-sa-planerade-usa-kriget-och-energikrisen-i-europa/ – originale in svedese
Orrori inesistenti ;la foto è stata scelta malamente.
Russi non piantano le croci latine sui tumuli ma quella ortodossa; il suolo sembra quello inerbato di altre stagioni e soprattutto cumuli sono ben ordinati e non esiste una fossa comune che sarebbe la logica conclusione se fosse stato un eccidio.
Non sanno nemmeno costruire i falsi.