
Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj visita la regione colpita dalla guerra del Donbass nel mezzo delle tensioni con la Russia, 9 aprile 2021.
La corruzione e i presunti sforzi per ridurla sono diventati l’arma Neoconservatrice preferita con cui manovrare le chiusure dei finanziamenti agli accoliti dell’impero Neoconservatore internazionale guidato dagli Stati Uniti.
KIEV, UCRAINA – A tre mesi dall’ascesa di Joe Biden alla presidenza degli Stati Uniti, il mondo vacilla sull’orlo della guerra nucleare, sia per progetto che per incidente, poiché la Russia riferisce che gli Stati Uniti stanno esercitando una notevole pressione sull’Ucraina affinché attacchi le repubbliche indipendenti del Donbass [in inglese], alle quali la Russia fornisce supporto logistico. Il Comando Europeo degli Stati Uniti ha elevato il suo stato di allerta al livello più alto e ha avvertito di una “potenziale crisi imminente” [in inglese].
La crescente tensione è un risultato del tutto prevedibile del flusso fangoso di favole del Partito Democratico su Russia, RussiaGate, Ucraina e sicurezza nazionale degli Stati Uniti, per conto dell’Incubus, una sordida rete di industrie militari, della Difesa e della sorveglianza, accademie e think tank militarizzati e complici dei media tradizionali occidentali.
Nella sua prima telefonata con il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj, il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha affermato il fermo sostegno del suo paese alla sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina di fronte alla presunta aggressione in corso da parte della Russia nel Donbass e in Crimea. Il Segretario alla Difesa di Biden, Lloyd Austin, in una conversazione con la sua controparte ucraina, ha aggiunto le sue assicurazioni sul sostegno degli Stati Uniti alle aspirazioni euro-atlantiche dell’Ucraina (ovvero l’ambizione dell’Ucraina di acquisire la piena adesione sia alla NATO che all’UE), che, se raggiunte, aggiungerebbero altri 2400 Km al confine tra NATO e Russia [in inglese] e cementerebbero l’accerchiamento della Russia.
In tutti i mesi in cui Biden ha ricoperto la presidenza, gli Stati Uniti hanno spedito tre partite di armi in Ucraina, in aggiunta ai 2 miliardi di dollari di assistenza alla sicurezza che gli Stati Uniti hanno esteso all’Ucraina dal 2014. Gli Stati Uniti hanno schierato bombardieri B-1 con capacità nucleare in Norvegia [in inglese] per la prima volta nella storia della NATO. Le esercitazioni di guerra della NATO di quest’anno includono Rapid Trident e Sea Breeze guidate dagli Stati Uniti, Cossack Mace e Warrior Watcher britannico-ucraine, Riverine romeno-ucraina e Three Swords e Silver Saber polacco-ucraine.
Un nuovo pericoloso jolly nel mazzo è la Turchia, relativamente fresca nell’assistere la vittoria dell’Azerbaigian contro l’Armenia nel 2020, nella regione contesa del Nagorno Karabakh, che ora partecipa alle esercitazioni militari NATO-Ucraina contro la Russia. Questa mossa minaccia l’escalation delle tensioni tra Mosca e Ankara dopo l’apparente offerta della Turchia di isolare il Mar Nero dalla presenza russa con la NATO, come parte della quale l’Ucraina spera di stabilire due nuove basi militari (con l’aiuto finanziario del Regno Unito), aiutando a rubare l’importante porto navale russo di Sebastopoli in favore dell’Ucraina, e consolidare il controllo turco sui giacimenti di petrolio e gas che la Turchia rivendica. Le fregate turche si sono unite alle marine statunitensi e ucraine [in inglese] nel Mar Nero da gennaio.
Il contributo della demonizzazione del RussiaGate
C’erano molti solidi motivi per un aumento dell’allarme sia dell’establishment che del pubblico quando Donald Trump ottenne la vittoria elettorale nel 2016 e mentre rivelava la sua agenda nei quattro anni successivi. I suoi rapporti con la Russia non erano tra questi. Molto più importante e probatorio era il suo ostinato rifiuto di riconoscere le minacce del cambiamento climatico. Non solo ha rifiutato le prove che il cambiamento climatico potrebbe portare alla fine della specie umana entro una o due generazioni, ma ha attivamente annullato le deboli contromisure già in atto. Peggio ancora, ha cercato malevolmente di amplificare la minaccia, tra le altre cose incentivando gli interessi dei combustibili fossili e contrastando la transizione verso la riduzione delle emissioni di carburante da parte delle auto a benzina.
Ha esacerbato la spudorata verticalizzazione della disuguaglianza della ricchezza negli Stati Uniti, offuscandola con sordidi appelli agli istinti razzisti e fascisti della sua base in lande industriali degradate lasciate senza lavoro dall’economia globalizzata dagli Stati Uniti. Laddove il capitale si accumula nelle mani dei privati ad un livello tale da poter competere contro e corrompere la sfera pubblica e – attraverso una difesa, attività di lobbying, finanziamenti elettorali e corruzione sproporzionate e anonime – minando i tentativi di regolare il potere plutocratico e corporativo, non c’è democrazia significativa. Il comportamento di Trump verso la fine del suo mandato e l’apparente incitamento a un violento colpo di Stato, testimoniano uno sfrenato impulso oligarchico alla promozione narcisistica degli interessi personali e di classe al di sopra di tutte le considerazioni concorrenti, anche a costo dell’annientamento della specie.
Come se nessuna di queste preoccupazioni fornisse sufficienti munizioni politiche, il Partito Democratico per gran parte della presidenza Trump ha permesso a un solo meme di soffocare quasi tutto il resto: RussiaGate. Non solo questa favola ha avuto poca popolarità tra la maggior parte delle persone che vivono nel mondo reale, ma la narrativa del RussiaGate ha dimostrato di trovarsi a metà strada tra la disinformazione e l’inganno.

Una donna guarda le prime pagine in mostra nel Newseum di Washington, 23 marzo 2019.
Si fondava su almeno tre dubbie serie di argomentazioni:
- Un articolo di ricerca sull’opposizione messo insieme da un ex agente dell’MI6 e pagato dal Partito Democratico (il “dossier Steele”);
- Forse la più superficiale valutazione della comunità di intelligence mai pubblicata (l’ICA di gennaio 2016); questo pezzo di teatro ha fornito poca o nessuna prova effettiva importante, ha negato qualsiasi pretesa di accuratezza, ma ha legittimato le affermazioni di un appaltatore privato, CrowdStrike (assunto dalla Convention Democratica Nazionale ma con precedenti collegamenti con l’FBI), per il quale la compagnia ha successivamente ammesso di non avere prove che i server della Convention Nazionale Democratica fossero stati hackerati dai russi;
- Un’indagine dell’FBI, Crossfire Hurricane, che è proceduta nonostante una crescente consapevolezza del carattere problematico e profondamente partigiano del dossier Steele, che ha schierato nel processo di ricerca dei mandati Foreign Intelligence Surveillance Act per indagare su un consigliere che Trump sapeva essere un informatore della CIA (e che ha cercato di nascondere le informazioni in suo possesso).
Trump e il suo team elettorale avevano legami con i russi? Certo, alcuni di loro li avevano. Eppure un’indagine durata due anni di un ex direttore dell’FBI, che ha usufruito dell’assistenza di oltre una dozzina di agenti dell’FBI, non è stata in grado di stabilire che ci fosse stato un coordinamento tra la campagna Trump e il governo russo. Le sue accuse più significative contro i russi sono andate in pezzi quando sono state contestate. Robert Mueller è stato a malapena in grado di stabilire l’ostruzione, perché non c’era stato alcun reato fondamentale la cui indagine potesse essere ostacolata.
Coloro che ricevevano una punizione venivano accusati di reati che avevano poco o nulla a che fare con il motivo fondamentale per cui era stato nominato il consiglio speciale. Donald Trump, nella sua campagna, aveva saggiamente riconosciuto i vantaggi del costruire relazioni più positive tra Russia e Stati Uniti (disincentivando non da ultimo i legami sino-russi). Sotto la nuvola del sospetto RussiaGate, fomentato incessantemente dai Democratici e dai loro alleati mediatici, le sole misure relative alla Russia che Trump prese mentre era in carica minarono le relazioni USA-Russia, facendo precipitare incautamente il mondo verso l’abisso nucleare da un precipizio mirabilmente adatto a nessun altro che non il suo successore, il Presidente Joe Biden.
Il colpo di Stato in Ucraina del 2014
Trump era stato duramente castigato e messo sotto accusa per aver fatto pressioni sul nuovo presidente ucraino, Volodymyr Zelenskyj, perché indagasse sul probabile rivale di Trump, Joe Biden, prima delle elezioni del 2020, in cambio dell’accelerazione del sostegno con armi degli Stati Uniti all’Ucraina nella sua lotta contro le repubbliche separatiste dell’Ucraina orientale (il Donbass). Qualunque fosse la sua legalità, il comportamento di Trump non ha certo favorito la Russia. Si potrebbe sostenere che tra l’Ucraina e il Presidente Biden ci fosse un legame reale più forte di quanto sia mai esistito tra l’ex presidente Trump e la Russia. Trump non è stato in grado nemmeno di interessare Mosca o il presidente russo Vladimir Putin su una proposta per una Trump Tower a Mosca. Biden ha lasciato un’impressione molto più profonda sull’Ucraina.
Nel 2014 l’amministrazione Obama – in parte attraverso gli uffici di Victoria Nuland, Assistente Segretario di Stato per gli Affari Europei – ha sostenuto un colpo di Stato in Ucraina che, attraverso persistenti manifestazioni di piazza in cui le milizie Neo-naziste hanno svolto un ruolo chiave, ha rovesciato il presidente democraticamente eletto Viktor Janukovych. Sebbene etichettato come filo-russo dai media occidentali, il Partito delle Regioni di Janukovych, consigliato in parte nientemeno che da Paul Manafort, attore chiave del RussiaGate (in seguito e per un breve periodo nominato presidente della campagna di Trump nel 2016), si è inclinato verso l’accettazione di un accordo con l’Unione Europea che avrebbe indiscutibilmente cementato l’UE come principale protettore dell’Ucraina nella rivalità con la Russia.
Janukovych ha fatalmente cambiato orientamento dall’UE in favore della Russia all’ultimo momento (forse perché la Russia stava offrendo un accordo più attraente, meno paternalistico e, in ultima analisi, meno invasivo), provocando così le proteste del Maidan, incoraggiate da USA/UE (e Biden), e la partenza di Janukovych. I manifestanti hanno incontrato una resistenza letale [file pdf in inglese] da parte delle forze statali, ma c’erano anche cecchini della resistenza che hanno sparato ai manifestanti con l’obiettivo di infiammare ulteriormente il sostegno internazionale a loro favore.
Nelle sue deliberazioni iniziali, il regime golpista emerso dopo la fuga di Janukovych espresse una considerevole ostilità nei confronti dell’influenza della Russia, della lingua russa, dei media russi e della cultura russa in molte parti dell’Ucraina meridionale e orientale che erano prevalentemente di lingua russa (proprio come Zelenskyj sta facendo ancora una volta nel 2021). Ciò spiegherebbe e forse giustificherebbe la preoccupazione della Russia per il benessere della considerevole popolazione di lingua russa in Crimea, che è appartenuta alla Russia (o all’ex Unione Sovietica) per oltre duecento anni, e la cui economia era costruita intorno a Sebastopoli nella Penisola di Crimea. Quella città è stata a lungo un importante centro navale russo e uno dei pochi principali porti marittimi della Russia, affittato alla Russia in virtù di un trattato con l’Ucraina che consentiva la presenza di diverse migliaia di truppe russe.
Un minaccioso governo anti-russo a Kiev ha garantito che la Russia proteggesse i suoi interessi di sicurezza e gli interessi della maggior parte della popolazione della Crimea. Così è stato, ma solo dopo un referendum popolare e una successiva richiesta formale dalla Crimea alla Russia di consentire il rientro in Russia. Sondaggi affidabili sia prima che dopo il ritorno della Crimea in Russia indicano un sostegno popolare costantemente forte [in inglese] per la misura presa in Crimea.
La grande bugia
Il sostegno di Biden all’adesione dell’Ucraina alla NATO ha contravvenuto alla ferma promessa fatta nel 1990 all’ultimo presidente dell’Unione Sovietica, Mikhail Gorbaciov, da James Baker, Segretario di Stato di George H.W. Bush, secondo la quale in cambio della concessione sovietica dell’unificazione della Germania, la NATO non si sarebbe mai estesa più a est del nuovo colosso europeo (Russia Today, 2017). In qualità di vicepresidente, Biden aveva visitato l’Ucraina sei volte in sette anni. Biden aveva a lungo sostenuto che l’Ucraina, insieme ad altri stati russi post-sovietici, diventasse membro della NATO. Prima di ogni altra considerazione, questo pone le relazioni di Biden con l’attuale regime ucraino in una luce molto problematica, forse mortale per il futuro della specie umana.
La spiegazione richiede una rivisitazione del sostegno dell’amministrazione Obama e dell’allora vicepresidente Biden al colpo di Stato del 2014 a Kiev e le sue successive severe richieste, espresse anche nella stessa Rada ucraina, che il successivo regime golpista del presidente Petro Poroshenko si applicasse negli sforzi anti-corruzione. Questi sono stati in qualche modo inefficaci. In assenza di procedimenti giudiziari di alto livello, i critici hanno suggerito che la funzione più importante della campagna dell’Occidente contro la corruzione in Ucraina fosse quella di stabilire una rete di nuove istituzioni – la cui legittimità deriva dalla pressione occidentale [entrambi i link in inglese] e che mina l’esistente, anche se pesante, sistema legale del paese – fornendo al contempo spazio ai detentori del potere locali nella matrice della corruzione per il ricatto.

Il membro dello staff di Obama Victoria Nuland offre biscotti ai manifestanti filo-europeisti a Kiev, 11 dicembre 2013.
La corruzione e i presunti sforzi per ridurla sono diventati l’arma Neoconservatrice preferita con cui manovrare le chiusure dei finanziamenti agli accoliti dell’impero Neoconservatore internazionale guidato dagli Stati Uniti. Al figlio di Biden, Hunter Biden, è stata offerta una posizione redditizia nel consiglio della Burisma Holdings, una società per il gas naturale controllata da un oligarca, quasi certamente a causa dell’importanza del padre. L’oligarca in questione era Mykola Zlochevsky, ex ministro delle Risorse Naturali sotto il presunto “filorusso” Janukovych. I dati dell’amministrazione Trump hanno affermato che Joe Biden aveva spinto il governo post-golpe del presidente Poroshenko a licenziare il suo principale procuratore, Viktor Shokin, per scoraggiarlo dall’indagare su Burisma. Burisma era stata indagata per presunta acquisizione impropria di licenze (non correlata alla posizione di Hunter Biden nel consiglio d’amministrazione). Si dice che Biden e un gruppo di alleati statunitensi avessero sollecitato la cacciata di Shokin nel 2015, con la motivazione che stava chiudendo un occhio sulla corruzione. Shokin ha affermato [in inglese] che le sue azioni come procuratore generale non erano adatte agli interessi di Biden, e che Biden era motivato dal legame di suo figlio con la Burisma.
Poroshenko e Zelenskyj
I due presidenti dell’Ucraina dal colpo di Stato del 2014, Petro Poroshenko (dal 2014 al 2019) e Volodymyr Zelenskyj (dal 2019 ad oggi), hanno iniziato ciascuno con un forte sostegno che è rapidamente svanito. Il paese è a malapena migliorato. Il prodotto nazionale lordo ha raggiunto il picco nel dicembre 2013; la disoccupazione è aumentata dal 7% a oltre il 10%; L’Ucraina rimane il secondo paese più povero d’Europa pro capite.
La corruzione, la presunta forza chiave dietro il sostegno popolare alle elezioni sia di Poroshenko che di Zelenskyj, continua a dilagare. Le politiche di Kiev di stallo con la Russia sono state drammaticamente controproducenti e hanno privato l’Ucraina della Crimea e del controllo delle principali aree industriali del Donbass. Sono state uccise circa 14.000 persone, 1,4 milioni di persone sono sfollate e 3,5 milioni continuano a necessitare di assistenza umanitaria.
Con lo sviluppo del Nord Stream 2 da parte della Russia, aspramente contestato [in inglese] dagli Stati Uniti, l’Ucraina rischia di perdere 3 miliardi di dollari all’anno di tasse di transito, che con negoziati più prudenti avrebbe potuto sperare di mantenere. Le amministrazioni di Kiev non sono state disposte a portare avanti il Protocollo di Minsk, concordato nel 2015 per porre fine alla lotta nel Donbass e firmato da Ucraina, Federazione Russa, repubbliche di Donetsk e Lugansk e dall’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE). In base agli accordi, l’Ucraina era tenuta a graziare i partecipanti al conflitto, a svolgere elezioni locali e a riconoscere un’autonomia de facto della regione nella Costituzione. La Russia era obbligata a restituire le sue attrezzature e mercenari all’Ucraina, assicurarsi che le formazioni militari locali deponessero le armi e cedere all’Ucraina il controllo sul confine con la Russia.
L’Ucraina si è lamentata del fatto che, poiché la guerra è in corso, le elezioni sono difficilmente realizzabili, e che non è possibile ottenere elezioni eque prima che si assicuri il controllo del confine. La Russia insiste che l’amnistia dovrebbe essere concessa prima delle elezioni e prima che l’Ucraina riprenda il controllo del confine, mentre l’Ucraina ritiene che un’amnistia possa avvenire solo dopo questi eventi e dopo una discussione pubblica. L’amministrazione di Kiev è rimasta legata ad una visione altamente centralizzata e trova ripugnante l’idea di una maggiore autonomia regionale. Afferma che la Russia sostiene una maggiore autonomia perché ciò le conferisce un maggiore controllo sul Donbass. Sarebbe più vero dire che l’Ucraina è una comunità politica etnicamente lacerata, in cui l’etnia dominante non ha una volontà politica sufficiente per rischiare di prendere le uniche misure che possono produrre una pace duratura.

Locali visitano e loro case per raccogliere beni dopo un bombardamento vicino la linea del fronte fuori da Donetsk, 9 aprile 2021.
Qualsiasi indicazione che Poroshenko potesse muoversi in direzione di Minsk ha provocato l’opposizione paramilitare dell’estrema destra. Il suo successore, Zelenskyj, è un ex comico, un estraneo Neoconservatore che ha raggiunto il potere sulla base non delle politiche effettive ma delle politiche immaginarie del suo spettacolo satirico (in onda su un canale di proprietà dell’oligarca antirusso Igor Kolomoisky) – perfino il nome del suo partito politico, Servitore del Popolo.
Poiché Zelenskyj perde sostegno (il suo partito ha ottenuto risultati disastrosi alle elezioni locali nel novembre 2020 – non ha vinto una singola corsa alla poltrona di sindaco o anche la maggioranza in alcun parlamento regionale o consiglio comunale [in inglese]), ha intensificato l’azione delle forze armate ucraine nel Donbass (nonostante alcune nomine ministeriali apparentemente filorusse), in un apparente tentativo di stabilire una maggiore legittimità politica per il suo partito nell’Ucraina occidentale, ma a costo di un numero crescente di violazioni settimanali del cessate il fuoco. Ha continuato a collaborare ad azioni congiunte con la NATO e le forze alleate in esercitazioni militari lungo il confine russo che sembrano progettate per provocare la Russia (le cui 4.000 truppe radunate rimangono insufficienti per l’invasione, dato il numero totale stimato di 100.000 truppe NATO e ucraine che partecipano alle esercitazioni nel 2021).
Negli ultimi mesi ha introdotto misure per sanzionare i leader dell’opposizione filorussa, chiudere i media filorussi di proprietà del leader dell’opposizione Viktor Medvedchuk e limitare l’uso della lingua russa, mentre condanna i leader dell’opposizione che sostengono un accordo negoziato con Mosca.
A marzo, Zelenskyj ha firmato il decreto presidenziale n. 117/2021, dichiarando che era politica ufficiale dell’Ucraina riprendere la Crimea. Ha approvato i piani per ammettere truppe straniere alle esercitazioni militari guidate da nazioni ONU e NATO e ha chiesto alla NATO di monitorare lo spazio aereo oltre il confine con la Russia. La sua nuova strategia militare sottolinea la sottomissione di Donetsk, Lugansk e Crimea. Nel 2020, la NATO ha designato l’Ucraina come “Enhanced Opportunity Partner”, assegnandole lo stesso status di Georgia, Svezia, Finlandia, Australia e Giordania (Ritter, 2020), per promuovere l’iniziativa “partnership interoperability”, che in effetti significa che la NATO dà maggiore fiducia all’Ucraina perché esegua gli ordini e gli interessi della NATO.
L’effettiva piena adesione alla NATO è improbabile, data l’opposizione europea a questo, la spaccatura tra Russia e Ucraina sulla Crimea, la persistenza della corruzione e la disputa dell’Ucraina con l’Ungheria sui limiti ai diritti delle minoranze. Eppure l’esca è sufficiente perché Zelenskyj offra l’Ucraina alla NATO come un campo di battaglia adatto per una possibile guerra nucleare. Comprensibilmente, questo entusiasmo per la NATO non è condiviso dalla maggior parte degli ucraini [in inglese].
Zelenskyj potrebbe credere, di fronte all’opposizione europea, che favorire l’aggressione della NATO garantirà la piena adesione dell’Ucraina nell’alleanza e l’intervento della NATO nel Donbass per garantire la vittoria delle forze armate ucraine, nonostante il fatto che la frammentazione dell’Ucraina deve essere risolta prima che la piena adesione sia possibile alle condizioni che devono essere soddisfatte per l’adesione, e anche se un intervento diretto della NATO equivarrebbe ad una dichiarazione di guerra che potrebbe trasformarsi in nucleare in qualsiasi momento. Non vi è alcun vantaggio immaginabile per l’Ucraina, gli Stati Uniti o la Russia in questo scenario. Ma la folle ricerca di obiettivi idioti è un machismo di rigore tra gli aderenti all’ideologia Neoconservatrice al servizio del potere corporativo e plutocratico, così come la politica di resistenza a soluzioni significative al cambiamento climatico.
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Articolo di Oliver Boyd-Barrett pubblicato su Mint Press News il 14 aprile 2021
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.
[le note in questo formato sono del traduttore]
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–,gli USA ,hanno assolutamente bisogno d’ingaggiare un conflitto armato,prima dell’autunno 21, contro la Russia, confidando che i russi saranno sbaragliati velocemente con armi convenzionali perché indugeranno se resistere con il concorso Cinese o ricorrere a ordigni atomici prima di soccombere.
Le teste d’uovo che pensano e confezionano le teorie adatte agli scopi dei vertici politici e militari e industriali USA, sanno ,che se non vincono, spariranno per sempre dalle università, dai pensatoi che si occupano di garantire il comando perenne alle élite occidentali.
Per questi motivi il conflitto è garantito: non ci sarà alcuna resistenza dei civili contro i politici e militari che li hanno ingabbiati con un virus e vaccino al seguito, che sono sufficienti per renderli ottusi e docili ai desiderata dei loro governi.