Il Donbass raccontato da due donne, testimoni e attiviste politiche: Viktoria Shilova e Anna Tuv. Hanno parlato il 30 giugno a Roma, presso il Sally Brown, in un incontro promosso da Patria Socialista e dal Partito Comunista della Federazione Russa.
Un tassello in più per ricostruire la verità su ciò che sta succedendo in Donbass :
“un appello per la resistenza contro il regime di Kiev, che – come afferma la Shilova, deputata regionale ucraina e leader del movimento “antivoinà” [anti-guerra, n.d.r.] – “ha già sulla coscienza 50.000 morti di cui un centinaio sono bambini.” Continua la Shilova: “Il Governo di Kiev non vuole rispettare gli accordi di Minks, e usa la minaccia di Putin alle frontiere come pretesto per aggredire la popolazione. Il mio movimento cerca di sensibilizzare le persone, cerca di creare un network di consapevolezza sulla reale situazione in Donbass”.
Capire – e credere – non è difficile ascoltando le parole di Anna Tuv, che porta sul corpo i segni di una privazione più grave, quella di suo marito e di sua figlia di 11 anni, morti durante un bombardamento dell’esercito ucraino. E poi ancora le foto di civili e di bambini, uccisi perché “terroristi”. Anna parla con la sua esperienza e con le foto che porta con sé: “prima che mio figlio nascesse, mio marito non mi aveva neanche mandato a votare per il referendum. Come potevano pensare che nella mia casa fossimo dei terroristi?”. Ora ha trovato ospitalità a Mosca e da lì organizza, con l’aiuto del Partito Comunista della Federazione Russa, una catena di aiuti umanitari per la popolazione del Donbass. Un impegno che è diventato anche militanza politica:
“ho aderito al Partito Comunista della Federazione Russa” spiega Anna “e ho scelto questo partito perché voglio che venga ristabilita la giustizia nel mio paese, il Donbass. E si può fare proprio con questo partito”.
Viktoria e Anna chiedono attenzione e verità, sulla destinazione dei fondi dati dalla UE al Governo di Kiev, sull’utilizzo di armi vietate anche dagli accordi di Minsk, sul trattamento dei prigionieri del Donbass nelle carceri ucraine, sulla mancata risposta da parte dell’OSCE sulle denunce dei crimini documentati. In sintesi, Anna Tuv e Viktoria Shilova sono portavoce di un appello affinché si spezzi il blocco dell’informazione sul genocidio in corso in Donbass.
Da tempo il Movimento “Anitovoinà” della Shilova è impegnato nella politica ucraina, un movimento che conta “26 formazioni: in ogni regione abbiamo circa 500 persone per un totale di circa 13.000 militanti. Non possiamo fornire più dettagli per evitare di dare informazioni al Governo di Kiev”. Continua Viktoria:
“Il prossimo anno ci saranno le elezioni in Ucraina. Noi ci presenteremo come ‘Partito Sociale dell’Ucraina – Movimento Anti Guerra’. Io stessa concorrerò alla presidenza dell’Ucraina durante le prossime elezioni. I membri del nostro movimento si proporranno invece per il Governo a livello regionale”. Conclude Viktoria “noi vinceremo… come dite voi qui? NO PASARAN!”.
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Intervista a cura di Elvia Politi per SakerItalia
Aiutate chi ha aiutato Anna Tuv http://www.aasib.org #5xMille 94025210223
Ancora un bel pezzo di giornalismo come si deve a cura di Elvia Politi che rompe l’assordante silenzio attorno ai fatti che avvengono nell’Est dell’Ucraina. In un momento storico in cui le varie testate giornalistiche ed i media in generale sembrano aver imparato a discutere di conflitti come del Risiko o, peggio, di partite di calcio dove ci si divide tra “tifosi” pro-russi ed anti-russi, Saker Italia (e la signorina Politi nello specifico di questo articolo) riportano tutti con i piedi per terra mostrandoci cosa sia davvero la guerra senza bisogno di immagini forti e strappalacrime; le storie di Anna Tuv e Viktoria Shilova raccontate da Anna Tuv e Viktoria Shilova con il giornalismo vero che raccoglie testimonianze vere senza bisogno di commentarle, infiocchettarle, arricchirle ma solo di corredarle con i dati oggettivi contestualizzanti. Un giornalismo che non è di parte, m,a è partigiano se mi si permette il gioco di parole e che lo è non per un paese, la Russia, ma per il primo dei valori del Socialismo: la Pace. In un momento storico in cui sembra che i media e gli utenti delle reti sociali siano preoccupati su quale dei contendenti di questa nuova Guerra Fredda abbia gli aerei più veloci, i carri armati più resistenti ed i missili con gittata più lunga, Elvia Politi ci fa vergognare un pochino tutti riassociando alla bandiera dell’Unione Sovietica quella volontà di Pace (che non è il “petaloso” pacifismo, ci si intenda) le storie ed i motivi per i quali essa è sempre stata simbolo di Pace e Prosperità delle vite normali spezzate, oggi come in passato, dalla barbarie delle guerre volute e scatenate dal Mondo Capitalista prima ancora che da uno stato specifico. E Dio solo sa quanto in questo momento abbiamo bisogno di provare quella vergogna.