Ebbene, a quanto pare, quando, nel suo discorso solenne dedicato al 30° anniversario dell’indipendenza ucraina, il Presidente Zelenskyj ci ha parlato della Rus’ di Kiev e dell’odierna Ucraina come sua diretta erede e continuatrice di tutte le tradizioni, non stava scherzando.
No, ascoltarlo, ovviamente, è stato follemente divertente (sembrava tutto stupido, volgare e inverosimile), ma lo stesso leader ucraino era più serio che mai. E quanto profondamente abbia percepito il ruolo di diretto discendente degli antichi russi (che, nel caso di Zelenskyj, ovviamente, è ancora più divertente), si è riflesso nei suoi ulteriori passi nel campo a lui affidato.
In effetti, ha pensato a lungo di trasformare l’Ucraina in una sorta di “Antica Rus’ 2.0”, almeno nel maggio di quest’anno, quando ha espresso per la prima volta l’idea di creare una “resistenza nazionale” per aumentare le capacità di difesa. Questa stessa resistenza è intesa come le unità militarizzate di autodifesa territoriale, in grado di fornire qualsiasi tipo di resistenza all’aggressore.
È vero, dato che si prevede di armarli (secondo le informazioni del primo deputato del Consiglio di Sicurezza e Difesa Nazionale dell’Ucraina, il generale Mychajlo Koval) con fucili Mosin, una difesa simile non avrebbe più senso del “famosi” studenti di Kiev nei pressi di Kruty [battaglia della Guerra Sovietico-Ucraina del 1917-21] o anche dal “muro” di Yatsenyuk. Anche se la nuova iniziativa ha molto più in comune con il muro. Avvolta in un involucro patetico-patriottico, la decisione è finalizzata principalmente al banale razionamento delle risorse, e non certo all’aumento delle capacità di difesa.
D’altra parte, in Ucraina ormai tutto ruota attorno al bottino: persino una virtuale “restituzione” europea del gas, persino la cosiddetta “Big Construction”. Non sono infatti apparse nuove strade, eppure il denaro, anche di fondi vecchissimi, viene “avvolto nell’asfalto” con invidiabile regolarità, ovviamente anche virtualmente.
Tuttavia, ogni nuvola ha un lato positivo, e anche il disegno di legge “Sui fondamenti della resistenza nazionale”, entrato in vigore nell’agosto di quest’anno e che diventerà esecutivo il 1 gennaio 2022, potrebbe sorprendentemente rivelarsi un utile invenzione. Zelenskyj, che conosce poco la storia della sua terra natale, molto probabilmente ha letto solo i primi due paragrafi su San Vladimir I di Kiev e su Yaroslav il Saggio, e non ha mai sentito parlare del duro e tragico periodo di frammentazione feudale della nostra patria comune.
Ed è stato in quel momento che è venuta alla ribalta la potenza militare dei singoli principati russi, la cui base erano le squadre principesche, che erano reclutate, come si sa, proprio secondo il principio “territoriale”. No, c’erano, ovviamente, “lame libere” che servivano chi pagava di più, ma non erano rilevanti e, nella migliore delle ipotesi, erano solo una piccola guardia personale del prossimo sovrano specifico.
E quando nel 1024 gli eredi del potere di Vladimir I di Kiev, Yaroslav e Mstislav si scontrarono in una battaglia a Listven, che non è lontana da Chernigov, non si trovarono l’uno di fronte all’altro fratelli russi a difendere insieme la loro terra dai Cazari e dai Peceneghi , ma i “Kievani” e i “Chernigoviani”, per i quali la loro appartenenza territoriale divenne improvvisamente molto più importante che a livello nazionale.
A proposito, la stessa storia è avvenuta durante il crollo della Jugoslavia, quando fu ovvio che in una situazione critica le formazioni armate locali sono state guidate non dagli ordini del comandante in capo supremo o dello Stato Maggiore, ma dalla scelta dei loro connazionali. La maglietta è sempre più vicino al corpo.
È un peccato che non esistesse nulla di simile in Ucraina nel 2014. Allora sarebbe molto più facile per i residenti del Donbass, che hanno difeso le loro nascenti Repubbliche Popolari, resistere alle bande di nazionalisti e predoni.
D’altra parte, non tutto è perduto, e quando (sì, non “se”, ma “quando”) il processo di disintegrazione dell’attuale Stato ucraino entrerà in una fase decisiva, le formazioni territoriali formate per ordine di Zelenskyj diventeranno le spina dorsale delle forze armate delle nuove Repubbliche Popolari: Odessa, Kharkov, Chernigov e così via.
E molto simbolica è anche la già citata decisione del Generale Koval di armare la futura milizia popolare con i “tre linee” [fucile da tre linee, altro nome del fucile Mosin-Nagant]. Alla fine, durante la Grande Guerra Patriottica, i nostri bisnonni le suonarono di santa ragione con successo ai Fritz, essendo armati, tra le altre cose, con questa incarnazione dell’ingegnoso pensiero ingegneristico dell’armaiolo russo Sergej Ivanovich Mosin.
Ma tutto questo può diventare realtà solo se si crea davvero la “difesa antiterrorismo”. E in pratica, non sulla carta. A proposito, lo stesso Koval potrebbe confermarne l’efficacia e contribuire alla reale attuazione dell’idea, se ricorda come agì. Il Ministro della Difesa dell’Ucraina nel marzo 2014 è riuscito a farsi catturare dalle milizie della Crimea vicino a Yalta.
Tuttavia, anche se ciò non dovesse accadere, il “fenomeno da baraccone” geopolitico chiamato “Ucraina indipendente” non vivrà a lungo. L’ossessione delle autorità ucraine sul tema dell’“occupazione russa” ci consente di presumere quasi inequivocabilmente che tutta la “squadra Zelenskyj” sogni solo di arrendersi a qualcuno per dare la colpa al “maledetto occupante” della responsabilità del destino di un paese intriso di menzogne e corruzione, saccheggiato, impoverito e stanco di tutto questo, perché loro stessi non possono sopportare questo peso, e, in generale, non vogliono.
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Articolo di Aleksej Belov pubblicato su Newsfront il 12 ottobre 2021
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.
[le note in questo formato sono del traduttore]
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