Domenica 2 maggio il Presidente della Russia Vladimir Putin e la Cancelliera tedesca Angela Merkel hanno tenuto dei colloqui a Sochi. Le questioni in agenda includevano la situazione in Ucraina e Medio Oriente, la lotta al terrorismo, lo sviluppo di relazioni bilaterali e le relazioni Russia-UE.

Ecco una breve panoramica dei risultati delle riunioni: le relazioni fra Russia e Germania si sono deteriorate drasticamente dal 2014 a causa della controversia sul controllo geopolitico sull’Ucraina. Infatti, l’Ucraina è la questione numero uno nelle attuali relazioni Russo-Tedesche. Nel frattempo, i titoli dei media che hanno parlato della visita hanno palesemente ignorato la crisi ucraina. “I diritti dei gay ceceni: la Merkel ha chiesto a Putin di intervenire” recita il titolo di un articolo della BBC. Più avanti nel testo, l’autore ricorda che Putin e la Merkel hanno parlato della situazione in Siria, della guerra in Ucraina e delle sanzioni contro la Russia. Non sono stati previsti progressi nella soluzione di questi problemi. È stata data priorità ai diritti dei “gay”, mentre l’Ucraina e tutte le “questioni rimanenti” sono diventate insignificanti.

Ecco un titolo del New York Times: “Angela Merkel fa pressione su Vladimir Putin circa il trattamento dei gay e dei Testimoni di Geova”. Più avanti nel testo: “Martedì la Cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha approfittato di una rara visita in Russia per sollevare la questione dei diritti umani con il presidente Vladimir V. Putin, una variazione degna di nota dalle loro continue divergenze sull’Ucraina e la Siria”. Il tedesco Zeit Online scrive: “La Merkel chiede a Putin di proteggere le minoranze”. Il sottotitolo recita: “Durante la sua visita in Russia, la Merkel ha sollecitato la protezione dei diritti umani. Inoltre, Putin dovrebbe usare la sua influenza per fermare i combattimenti in Ucraina”.

A giudicare dai titoli dei principali media tradizionali mondiali, questa primavera la crisi in Ucraina è diventata insignificante. D’altra parte, le questioni relative ai diritti umani sono strumenti più efficaci per prendere di mira un paese e trasformarlo in emarginato, così come per preparare i paesi occidentali alle sanzioni e ai “bombardamenti umanitari”. La questione ucraina è scesa al terzo posto dopo i “gay della Cecenia” e la Siria, e questo fatto, anche se oggetto di ironia in Russia, fa pensare a brutte prospettive.

In preparazione della visita della Merkel in Russia, la Germania ha suggerito diverse interpretazioni delle priorità. Il portavoce della Merkel Steffen Seibert ha dichiarato: “La visita serve a preparare il vertice del G20 di quest’anno ad Amburgo. Oltre alla questione del G20, si discuterà anche di altre sfide in materia di politica estera, come il conflitto ucraino o la guerra in Siria”. Quindi il vertice del G20 è una priorità, mentre l’Ucraina e la Siria vengono dopo di esso. “Le questioni gemelle della Crimea e dell’Ucraina potrebbero bloccare qualsiasi miglioramento delle relazioni”. “Queste sono circostanze gravose di cui non si può semplicemente discutere a cuor leggero”, ha detto. Ne viene fuori che la Merkel presenta la sua visita come una fra le altre ai futuri partecipanti principali o “problematici” del vertice di Amburgo. La visita a Sochi è solo una parte del programma internazionale in vista del vertice del G20, e non si prevedono novità fondamentali.

Di conseguenza, i media europei negli altri titoli che trattano della visita della Cancelliera tedesca in Russia hanno cercato di mettere in luce la sua inutilità, dando inoltre una connotazione negativa al paese ospitante. Ecco alcuni dei titoli: “La Merkel chiarisce le divergenze con Putin” (Das Bild); “L’incontro tra la Cancelliera Merkel e il Presidente russo Vladimir Putin è sembrato abbastanza freddo” (Die Welt); “La Merkel e Putin cercano di allentare le tensioni diplomatiche a Sochi” (Deutsche Welle); “La Cancelliera in Russia: nessuna illusione” (Frankfurter Allgemeine Zeitung); “Colloqui a Sochi. Un incontro che non si suppone sarà armonioso” (Süddeutsche Zeitung); “La Merkel e Putin non riescono a mettersi d’accordo” (EUObserver).

Fredda, rigida e senza illusioni. Il linguaggio dei gesti e degli atteggiamenti conta. “Angela Merkel ascolta. Se le relazioni sono normali, spesso annuisce. Se il lavoro sta andando bene, a volte sorride addirittura. Nessuna di queste cose è accaduta a Sochi” (Süddeutsche Zeitung). “Martedì pomeriggio, alla residenza estiva di Putin, la Merkel è uscita dalla conferenza stampa congiunta con un’espressione indefinita. Nessun segno di sorriso” (Spiegel). “I giornalisti internazionali che hanno partecipato alla conferenza stampa hanno dichiarato che l’atmosfera era tesa” (Süddeutsche Zeitung). E alla fine, un solo esempio di giudizio neutrale sulla visita: “La Merkel e Putin hanno avuto molto di cui parlare” (Zeit Online).

Qualcosa di più specifico sul tema dell’Ucraina in agenda nella visita della Merkel. La crisi ucraina è un aspetto importante nei rapporti fra Germania e Russia. Alla loro ultima conferenza stampa congiunta, la Merkel e Putin non sono stati d’accordo sulle ragioni alla base della guerra nell’est dell’Ucraina. Il Presidente Putin ha insistito sul fatto che è stato il colpo di Stato a Kiev a scatenare la guerra, mentre la Merkel ha affermato che il governo dell’Ucraina è stato “eletto democraticamente”. Basta dire che l’operazione ATO [“Operazione Anti-Terrorismo”] nel Donbass è iniziata prima dell’elezione del presidente e delle elezioni parlamentari in Ucraina, che sono avvenute rispettivamente il 25 maggio e il 26 ottobre 2014. Il Cremlino ha riconosciuto la legittimità di quelle elezioni.

Alla conferenza stampa, le parti hanno dichiarato che sia Mosca che Berlino invocano un’attuazione precisa degli Accordi di Minsk. Ma quando si interpreta la sequenza di attuazione degli Accordi di Minsk-2 del febbraio 2015, bisogna comprendere come la Merkel e Putin intendono la frase “attuazione puntuale” data la consistenza delle loro divergenze. Ecco come Putin interpreta il processo di Minsk:

“Abbiamo deciso di concentrarci, tra gli altri compiti, sulla separazione delle forze e delle risorse dei partecipanti al conflitto, che dovrebbero interrompere completamente gli attacchi, stabilire un dialogo diretto tra Kiev e le repubbliche non riconosciute, formalizzare legalmente lo status speciale di queste regioni e tenere lì delle elezioni sulla base di tale legislazione”. Ovvero un cessate il fuoco e il disimpegno delle parti, colloqui diretti, emendamenti legislativi e status speciale, e solo dopo delle elezioni. Significa che il controllo delle frontiere sarà trasferito alle autorità ucraine, dopo che tutto questo sarà attuato?

Ecco come la Merkel interpreta il processo di Minsk: “Purtroppo non ci sono stati molti progressi e dobbiamo ricordare continuamente il punto di partenza degli Accordi di Minsk, la necessità di una tregua, dopo la quale inizierà il processo politico”. Secondo la Merkel, all’Ucraina deve essere consentito l’accesso ai propri confini, in primo luogo, e poi si dovrà arrivare a “dolorose concessioni” riguardo alle elezioni. Sembra che le concessioni saranno “dolorose” per Donetsk e Lugansk. Fino a che non ci saranno autorità legittime dopo le elezioni, non sono possibili colloqui diretti tra Kiev e i rappresentanti di queste regioni, secondo la Merkel.

In effetti, la Cancelliera tedesca interpreta gli accordi di Minsk dalla posizione dell’autorità nazionalista a Kiev, il che rende intrinsecamente possibile il blocco del processo. La richiesta “prima i confini” e poi tutto il resto suggerisce il controllo militare diretto di Kiev sul territorio della DPR e della LPR, tramite decisioni politiche favorevoli ad esso. Questo significa che la Russia dovrà tradire una volta e per sempre il Donbass.

Durante la sua visita in Russia, la Merkel ha confermato i cambiamenti de facto degli Accordi di Minsk-2 senza riscriverli. Ecco cosa ne pensa la Merkel di quel documento: “Tuttavia, questo non significa che possiamo semplicemente dimenticarci dell’accordo esistente e dobbiamo andare verso la conclusione di un nuovo accordo. Vale a dire, la questione non è quella di un nuovo accordo, ma attuare le disposizioni del presente accordo. Ed è questa la chiave per risolvere il problema”.

Per quanto riguarda gli interessi comuni, la Merkel ha dichiarato: “Abbiamo opinioni diverse sulle cause di questo conflitto… Nonostante questo, abbiamo accettato di continuare ad utilizzare questo formato per evitare ulteriori escalation”. In realtà, a Sochi, la Merkel e Putin hanno concordato almeno su una cosa riguardo all’Ucraina: la situazione sarebbe molto peggiore se non fosse per gli Accordi di Minsk.

Tuttavia, l’attuale situazione in Ucraina “provoca gravi preoccupazioni”, ha detto il Presidente russo. “Sono assolutamente convinto che le attuali autorità di Kiev abbiano probabilmente perso la possibilità di attuare gli Accordi di Minsk in un momento in cui avevano significative opportunità politiche interne”. Significa che le “attuali autorità ucraine” non dispongono di “opportunità politiche interne” per attuare gli Accordi di Minsk? Forse sono necessarie nuove autorità? Oppure nuove opportunità? La formula degli Accordi di Minsk non offre alcuna soluzione, ma il Formato Normandia verrà conservato. I colloqui sull’Ucraina con quel formato continueranno con nuovi partecipanti dopo le elezioni presidenziali in Francia. La Merkel ha fatto una dichiarazione intrigante che afferma: “Il programma è già sul tavolo e dobbiamo continuare a lavorare su questo programma”. Evidentemente, è giunto il momento di presentare il programma.

Alla conferenza stampa finale, Vladimir Putin ha definito la Germania un Paese “amico”. Anzi, questa è una dichiarazione piuttosto stupefacente, anche se la Merkel ha dichiarato a sua volta: “Ovviamente la guerra ibrida svolge un ruolo determinante nella dottrina militare della Russia”. La UE si prepara ad estendere le sanzioni contro la Russia ancora una volta dopo la scadenza di luglio 2017. È noto che la Merkel sostiene gli sforzi dei leader europei per mantenere le sanzioni anti-russe. A Sochi la Merkel ha riaffermato che spera che le sanzioni vengano revocate all’attuazione degli accordi di Minsk. La Merkel ha presentato a Sochi lo schema della loro attuazione.

Inoltre, la Merkel ha citato l’idea del “punto di partenza degli Accordi di Minsk”, che suggerisce il cessate il fuoco sulla linea di contatto. In questa ottica, gli Accordi di Minsk hanno un’evidente mancanza fondamentale: non hanno una condizione che richiede che l’ATO venga fermata e che l’esercito ucraino venga rimandato nelle caserme. Senza questa condizione, il “punto di partenza” degli Accordi di Minsk non può essere attuato, e, di conseguenza, il conflitto nel Donbass che cova sotto le ceneri continuerà, poiché Mosca non ha trovato una soluzione pacifica al conflitto che non richieda la cessione definitiva delle posizioni.

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Articolo di Dmitrij Semušin pubblicato il 4 maggio 2017 su Eurasia Daily.

Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.

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