L’Ucraina non ha ancora sentito tutti gli effetti del blocco del Donbass effettuato dai nazionalisti radicali. Ma solo per il momento, come avvertono gli esperti ucraini e i dirigenti delle grandi imprese. Se dal 1° marzo le autorità delle repubbliche non riconosciute manterranno le loro promesse, cioè cominceranno la nazionalizzazione delle imprese dei proprietari ucraini, cessando inoltre completamente la fornitura di carbone, allora per l’Ucraina arriveranno tempi duri. Cominceranno le interruzioni di corrente elettrica, le tariffe aumenteranno, solo a Mariupol si potranno perdere 120 mila posti di lavoro, e quest’anno nelle casse dello stato verranno a mancare circa 2 miliardi di dollari. Per un paese che si trova in una profonda crisi economica, il blocco del Donbass è un lusso proibitivo. Tuttavia, le autorità non hanno il coraggio di fermare i radicali, e questi continuano a bloccare tutte le vie di comunicazione che collegano il sud-est dell’Ucraina al resto del paese. Nei giorni scorsi, i cosiddetti battaglioni di volontari hanno iniziato a bloccare le strade in direzione di Mariupol, cioè uno dei più grandi impianti siderurgici del paese.
La situazione attuale
Le conseguenze di un mese di blocco si sentono per ora solo in alcune regioni: a Mariupol, in una parte di Dniepr, a Sumy e nelle regioni di Donetsk e Lugansk sotto controllo ucraino. Ad esempio, a causa della mancanza di carbone, la centrale termoelettrica di Pridnieprovsk, che fornisce energia e riscaldamento a Dniepr, è passata al regime di emergenza. Come ha comunicato il direttore dell’impianto Sergey Degtjarenko al canale televisivo locale “34”, dei tre generatori della centrale solo uno è in funzione, e si è già dovuto ridurre il riscaldamento ai 300 mila abitanti di Dniepr.
“Alla centrale di Kramatorsk due caldaie su tre funzionano con il gas naturale, e, di conseguenza, la tariffa per il riscaldamento e l’elettricità aumenta. Si prevede che le tariffe saranno come minimo quadruplicate. Ossia, davvero una mazzata per la loro economia. La dirigenza della centrale di Slaviansk dichiara che non può pagare gli stipendi ai dipendenti, perché senza carbone la centrale non può funzionare” – ha dichiarato Timofej Lvutin, inviato speciale di La voce della capitale nella regione di Donetsk.
“L’impianto siderurgico Azovstal di Mariupol ha perso un terzo degli ordini” – ha aggiunto il direttore dell’azienda Envar Tskitishvili, secondo cui la fabbrica non riceve più le materie prime da Avdeevka. “Oggi utilizziamo il carbone e il coke dei magazzini. A causa delle interruzioni dei rifornimenti di materie prime, l’impianto funziona a metà della sua capacità. In caso di continuazione del blocco, persiste il rischio diretto di un completo arresto dell’impianto” – ha detto il direttore dell’Azovstal. Nel corso di una riunione con il primo ministro, egli ha rivelato oggi che la società ha cominciato ad acquistare carbone in Russia e negli Stati Uniti, ma a prezzi più alti di quelli del Donbass.
Yuriy Zinchenko, direttore dell’altro gigante dell’acciaio MMK Mariupol Iljich, ha detto che dall’inizio del blocco lo stabilimento soffre una grande penuria di materie prime. “A febbraio abbiamo ricevuto circa il 35% in meno del coke, il 50% in meno del calcare, e il 60% in meno del carbone” – ha dichiarato il direttore dell’impianto metallurgico, aggiungendo che l’azienda subisce costanti perdite: la produzione del sinterizzato è calata del 16%, in media del 20% quelle di ghisa, acciaio e calce.
Il co-presidente della Fondazione per le strategie energetiche Dmitry Marunych per ora non vede una situazione critica nel settore energetico nazionale. “Tutto funziona. Soltanto i governi locali hanno ricevuto una direttiva per ridurre i consumi del 10%. Per il resto il settore energetico dell’Ucraina riesce a far fronte alla situazione. Il passaggio delle centrali di Sumy e Kramatorsk al gas non ha ancora portato ad un aumento del consumo di gas” – sostiene l’esperto.
La situazione futura
A Kiev non piace il blocco del Donbass. Oggi il Primo Ministro ucraino Vladimir Groisman l’ha definito una minaccia per l’indipendenza dell’Ucraina. Tuttavia, le autorità hanno paura di disperdere i radicali e fanno loro concessioni: il capo del governo ha promesso di approvare per domani un elenco di merci di importanza critica che si possano scambiare con le repubbliche non riconosciute. Allo stesso tempo, Kiev sta ancora cercando di fare buon viso a cattivo gioco. Ad esempio, l’Ukrenergo [agenzia ucraina per l’energia] afferma che l’antracite, che viene fornita dal Donbass, sarà sufficiente per le centrali fino al termine della stagione. Sul sito web della società si dichiara che le riserve per le cinque centrali termoelettriche sono sufficienti per un periodo dai 40 ai 101 giorni. Tuttavia le centrali che funzionano ad antracite sono sette, e l’Ukrenergo ha ufficialmente dichiarato che il carbone termico sarà sufficiente nella situazione attuale solo fino al 20 marzo. Il presidente dell’Ukrenergo Vsevolod Kovalchuk ha spiegato la differenza numerica con la riduzione del 40% nel consumo di antracite, data la situazione di emergenza.
“I problemi nel settore energetico inizieranno quando si fermerà un reattore delle centrali nucleari o quando finirà l’antracite” – afferma Dmitry Marunich. A sua detta, in quel caso gli ucraini dovrebbero prepararsi per interruzioni di energia elettrica a ventaglio.
“Il deficit sarà pari al 15% della capacità. Nelle ore di punta dei consumi, al mattino e alla sera, l’interruzione di corrente potrà durare 3-5 ore. In favore della situazione c’è l’arrivo della primavera – sostiene l’esperto – ma l’economia è un’altra cosa. A causa del blocco, gli impianti siderurgici del paese si possono davvero arrestare. Come risultato, la gente perderà il lavoro, e le casse dello stato perderanno delle entrate significative”.
Il direttore del Mariupol Ilyich Yuriy Zinchenko ha dichiarato in televisione che se il Mariupol Ilic e l’Azovstal si fermano, più di 120 mila abitanti di Mariupol possono rimanere senza reddito. “Cosa vuol dire il fermo del più grande impianto ucraino, che si trova a Mariupol? Al Mariupol Ilyich lavorano 17 mila dipendenti, circa 50 mila persone con i membri delle loro famiglie. L’impianto Azovstal ha più di 10 mila lavoratori, 30 mila persone nelle loro famiglie. Il fermo di questi stabilimenti colpirà le altre tre grandi fabbriche di Mariupol che impiegano circa 8.000 dipendenti, coinvolgendo i 24 mila membri delle loro famiglie. E, ovviamente, sarà coinvolto anche il porto. Perché oggi, il 70-80% del lavoro portuale a Mariupol è costituito dai beni che vengono esportati e dalle materie prime che vengono importate per le aziende metallurgiche. Si tratta di 4 mila dipendenti e 12 mila membri delle loro famiglie. Se tutti questi numeri si sommano, possono rimanere senza reddito da lavoro circa 120 mila persone, che ricevono uno stipendio, utilizzano i servizi, pagano le bollette” – ha sintetizzato il direttore del Mariupol Ilyich.
La principale conseguenza del blocco e dell’eventuale nazionalizzazione delle aziende del Donbass di proprietari ucraini sarebbe un duro colpo per l’economia del paese. Il presidente del Centro analitico ucraino Aleksandr Okhrimenko suppone che le perdite ammonteranno ad almeno il 2% del PIL. Sono le entrate nell’erario dalle repubbliche non riconosciute (l’anno scorso, le società dei proprietari ucraini hanno versato 1,2 miliardi di dollari di oneri fiscali), sono i guadagni in valuta estera portati dalle imprese metallurgiche.
“Non vorrei che i lettori di questa notizia sentissero un certo ottimismo per il fatto che il blocco non causa danni significativi per l’economia. Come se le perdite non fossero così grandi e anche con il blocco si potesse vivere come prima. Non è così, – ha scritto su Facebook il presidente della Federazione Metallurgica dell’Ucraina Sergey Belenky. – Le perdite del solo Metinvest sono circa 6-10 milioni di dollari al mese. Le perdite del paese stanno crescendo come una valanga con ogni treno che non viene fatto passare attraverso la linea di demarcazione. Al bilancio di quest’anno verranno a mancare 2,5-3 miliardi di grivne, il paese non avrà 2,5 miliardi di dollari di entrate, e si dovranno tagliare circa 45.000 posti di lavoro, di cui 25 mila nella zona controllata. E’ un grande disastro per l’economia, bisogna urgentemente fare qualcosa”.
Il bilancio ucraino quest’anno non potrà ricevere circa 2 miliardi di dollari. Per confronto, l’Ucraina sta lottando per ottenere la prossima tranche del Fondo Monetario Internazionale per 1 miliardo di dollari, e l’anno scorso ha preso in prestito dalla Banca Mondiale 500 milioni di dollari per l’acquisto di gas. Allo stesso tempo, secondo il presidente del comitato degli economisti ucraini Andrey Novak, il deficit di bilancio di quest’anno, anche senza il blocco del Donbass, sarà di 180 miliardi di grivne, che si dovranno trovare da qualche parte. Le perdite aggiuntive di 2 miliardi di dollari aumenteranno il buco nel bilancio di ulteriori 54 miliardi di grivne. E sono il 9% delle entrate dello scorso anno.
“Se il bilancio sarà in deficit, saranno ridotte le spese sociali. In aggiunta, si aspettano licenziamenti di massa, inflazione e un ulteriore calo del tenore di vita”, – afferma il presidente del Centro Ucraino di Analisi Aleksandr Okhrimenko.
Gli esperti suppongono che con la cessazione dei rifornimenti di carbone dal Donbass, le perdite subite dalla società Unione Industriale del Donbass, dagli uomini d’affari Renat Akhmetov e Victor Nusenkis nelle loro attività in miniere, cokerie e stabilimenti industriali, colpiranno i cittadini ucraini sul punto per loro più doloroso. A Kiev dovranno ulteriormente aumentare le tariffe elettriche, di cui dal 1 marzo era già previsto un aumento di quasi un terzo. Se l’Ucraina comprava il carbone dal Donbass a 60 dollari per tonnellata, quello russo costerebbe 80 dollari, e quello importato dagli altri paesi ben 100 dollari.
L’ultimo “successo” ucraino causato dal blocco del Donbass sarà la svalutazione della grivna. Dai tempi del Maidan questa si è deprezzata di tre volte e mezzo, e ha reso l’Europa irraggiungibile per la maggioranza degli ucraini, con o senza visto.
“Per valutare l’impatto degli effetti del blocco commerciale sul mercato valutario locale, è necessario un lasso di tempo di uno o due mesi. Se questi eventi nella parte orientale del paese continueranno, la produzione degli impianti metallurgici, che dipendono dalle forniture di carbone dai territori occupati, non potrà riprendersi e sarà addirittura ridotta, quindi si ridurranno i proventi dalle esportazioni del paese. Tutto ciò avrà sicuramente un impatto negativo sul valore della moneta nazionale” – ha dichiarato all’agenzia di informazione RIA Novosti Ucraina il direttore della tesoreria della banca VTB Stanislav Verhgradskiy. Il deputato della Rada, ex governatore della regione di Donetsk e co-proprietario della società Unione Industriale del Donbass Sergei Taruta ha previsto che la grivna sarà svalutata del 50%, a 35-40 grivne per un dollaro.
*****
Pubblicato su Eadaily il 28 febbraio 2017
Traduzione dal russo a cura di Elena per Sakeritalia.it
No comments!
There are no comments yet, but you can be first to comment this article.