L’Assemblea Nazionale bulgara ha adottato una decisione storica per iniziare il sostegno militare aperto all’Ucraina
La stragrande maggioranza dei parlamentari ha votato a favore della fornitura di armi, munizioni, equipaggiamento, veicoli corazzati e della riparazione dell’equipaggiamento delle AFU danneggiato dai combattimenti. Tuttavia ci sono dubbi sull’attuazione di questa decisione – non tutti i rami del governo bulgaro condividono l’entusiasmo dei parlamentari radicalmente filo-occidentali.
Le consegne dirette di armi, veicoli blindati, nonché l’assistenza tecnologica e la riparazione dei sistemi d’arma danneggiati all’Ucraina sono state discusse dai politici bulgari dall’inizio dell’operazione militare speciale russa (SSO). La difficoltà sta nelle peculiarità della legislazione locale: le decisioni relative a questioni di sicurezza strategica devono essere approvate dal Parlamento, che su questo punto non è unanime.
Dal 2019, il paese è governato da una coalizione eterogenea di diversi partiti politici con opinioni talvolta opposte sulla politica estera.
Il Primo Ministro Kiril Petkov, membro della generazione di Harvard e leader del partito Continuiamo il Cambiamento, ha affrontato questo problema a marzo. Aveva attivamente sostenuto la fornitura di armi, munizioni e sistemi d’arma all’Ucraina sin dai primi giorni dei combattimenti su larga scala. Tuttavia non c’era unanimità nell’allora coalizione di governo. Il presidente Rumen Radev e il Partito Socialista Bulgaro (BSP) sostenitore del presidente erano fortemente contrari agli aiuti militari al regime di Kiev, e hanno proposto di concentrarsi sulle forniture umanitarie e sull’alloggio dei rifugiati ucraini.
E questo punto di vista ha prevalso in un primo momento.
Affari come al solito
L’assenza di una decisione parlamentare non ha impedito al gabinetto di aggirare il divieto di consegne dirette all’Ucraina attraverso paesi terzi. Di conseguenza le compagnie di armi bulgare hanno prima fatto incetta di munizioni scadute o già obsolete dai propri arsenali e dagli eserciti dei paesi della CSI, provocando una catena di scandali. L’intelligence russa, ad esempio, ha scoperto come le compagnie bulgare stavano acquistando razzi e missili per lanciarazzi multipli in Kazakistan e in altri paesi dell’Asia centrale.
A luglio è avvenuto qualcosa di strano, quando l’appaltatore romeno RomArm, temendo un’esplosione spontanea, ha rimandato a Sofia un intero treno di munizioni arrugginite di origine bielorussa; non è chiaro come e da chi i bulgari le abbiano acquistate per consegnarle all’Ucraina. Allo stesso tempo, l’esercito ucraino ha inondato i social media con video di canne di fucile distrutte a causa di proiettili di bassa qualità.
Secondo varie stime l’industria bellica bulgara ha venduto armi e munizioni per un valore di due miliardi di dollari nei primi tre trimestri a Repubblica Ceca, Polonia, Stati Uniti, Romania e Slovacchia (con un successivo trasferimento in Ucraina), stabilendo un record storico.
Tuttavia, ogni volta che l’accordo diventava pubblico c’era uno scandalo. Essendo il più grande produttore di munizioni e attrezzature di tipo sovietico in Europa, la Bulgaria, a tutti gli effetti, non ha potuto effettuare un dispiegamento completo a causa di un divieto parlamentare.
Nuovo accordo
A giugno, sotto la pressione di partner esterni e della sua stessa lobby delle armi, il Primo Ministro Petkov ha nuovamente sollevato la questione dell’assistenza militare al regime di Kiev. Tuttavia, questo tentativo si è concluso miseramente: la maggioranza parlamentare non ha resistito al calore delle polemiche, accompagnate da manifestazioni di massa di oppositori e sostenitori dell’Ucraina nelle strade di Sofia, ed è crollata. I parlamentari hanno votato la sfiducia al governo di Petkov, e questi ha incolpato tutti, dagli oligarchi corrotti ai servizi segreti russi e ai Socialisti, per le sue dimissioni.
Le elezioni parlamentari anticipate di ottobre hanno cambiato sostanzialmente gli equilibri di potere nell’Assemblea Nazionale. Il Partito Socialista Bulgaro e il filorusso Rinascita sono rimasti in minoranza, mentre numerosi partiti filo-occidentali si sono rafforzati.
L’architetto di una possibile coalizione, il più grande oligarca bulgaro ed ex primo ministro e leader del vittorioso GERB-SDS, Bojko Borisov, ha estratto un asso nella manica geopolitica. Il suo partito ha redatto un disegno di legge per sostenere direttamente l’Ucraina con armi, munizioni e la riparazione di attrezzature danneggiate dalla battaglia. Un documento di questo orientamento non poteva lasciare indifferenti quelle forze politiche che avevano combattuto Borisov e la piramide della corruzione che aveva costruito in Bulgaria nei cinque anni precedenti.
“Coalizione a favore della guerra”
La sessione parlamentare è stata accesa: per cinque ore i deputati di sei fazioni hanno discusso sulla necessità di fornire assistenza militare al regime di Kiev o di rimanere concentrati sulle questioni umanitarie. Le argomentazioni da entrambe le parti erano varie.
Il deputato di GERB-SDS Daniel Mitov, co-sponsor del disegno di legge, ha chiesto alla Bulgaria di adempiere ai suoi “obblighi di alleanza”, ovvero aderire ai programmi di sostegno della NATO e dell’UE per l’Ucraina. Altri politici filo-occidentali hanno sottolineato che questa era una grande opportunità per sbarazzarsi di vecchie attrezzature o modelli di fabbricazione sovietica, e ottenere le risorse per passare agli armamenti moderni.
I socialisti locali, invece, hanno accusato i colleghi con posizione filo-ucraina di formare una “coalizione a favore della guerra” oligarchica. Durante l’incontro il BSP ha sollevato cartelli che chiedevano la pace, mentre la leader del partito Cornelia Ninova ha sottolineato che i trasferimenti di armi al regime di Kiev renderebbero la Bulgaria parte del conflitto.
Il deputato di Rinascita Ivelin Parvanov è salito sul podio con una granata, ma il resto dei parlamentari lo ha ridicolizzato.
Di conseguenza il Parlamento, con i voti di 175 deputati, ha sostenuto la fornitura diretta all’Ucraina di armi, munizioni, supporto tecnico e altro. Solo 49 deputati si sono espressi contro, e uno si è astenuto.
Di cosa siamo ricchi e di cui non siamo felici
La decisione adottata dall’Assemblea Nazionale non implica che lunedì convogli di navi con veicoli blindati e munizioni inizieranno ad affluire dai porti di Varna e Burgas ad Odessa. Il disegno di legge è stato approvato, ma l’entità della sua attuazione dipende dalla posizione del Ministero della Difesa. I funzionari militari hanno un mese per preparare un programma di sostegno, che il governo e il Parlamento prenderanno poi in considerazione.
“Nella preparazione dell’analisi, la cosa principale sarà non ridurre le capacità delle nostre forze armate e che l’esercito bulgaro continui ad adempiere ai suoi doveri costituzionali. Sarà inoltre necessario valutare quale tipo di equipaggiamento riceveranno in cambio altri paesi che hanno fornito i loro vecchi armamenti. Non è più recente, ma è di origine occidentale ed è compatibile con l’equipaggiamento della NATO”, ha sottolineato il Ministro della Difesa Dimitar Stojanov.
In precedenza Kiev ha chiesto ai bulgari, attraverso canali ufficiali e non, caccia MiG-29 (16 in servizio) e sistemi antiaerei S-300 (10 sistemi). È probabile che in futuro Sofia possa cedere parte degli aerei, visto che l’aeronautica militare bulgara il giorno precedente ha acquistato otto caccia statunitensi F-16 e ha firmato un contratto per l’acquisto di altri otto.
Anche i velivoli d’attacco Su-25 (14 esemplari), gli elicotteri MI-8, la notevole quantità di diversi mezzi corazzati leggeri possono rappresentare il sicuro interesse delle Forze Armate Ucraine per gli arsenali bulgari. Le forze armate bulgare hanno più di 150 trattori d’artiglieria MT-LB.
Il principale ostacolo sulla via della “generosità” bulgara è la disponibilità degli Stati Uniti e degli alleati della NATO a rimborsare gli armamenti dati a Kiev. E con questo, vista la situazione della difesa aerea in Occidente, potrebbero esserci seri problemi. In precedenza, il Presidente Rumen Radev ha commentato esattamente allo stesso modo le richieste ucraine, sottolineando che i bulgari “non hanno abbastanza” di questi fondi stessi.
Quindi la decisione dell’Assemblea Nazionale darà vita all’industria militare locale con nuovi ordini di cartucce per AKM e PKM, proiettili per carri armati, granate, munizioni, attrezzature varie per la comunicazione o il lancio di missili anticarro. Niente di personale, solo affari… Fatti col sangue.
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Articolo di Timur Markov pubblicato su Newsfront il 7 novembre 2022
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia
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Paesi non minacciati che minacciano la Russia. Hanno forte desideri di odio che gli annebbia la Verità come fine di ogni violenza. La giusta punizione non può mancare.
i bulgari sono parenti stretti dei russi…..come potranno tradire la loro razza senza forti ripercussioni interne?=