Nonostante i ripetuti appelli di vecchia data da parte della Russia, l’alleanza militare NATO guidata dagli Stati Uniti ha indicato l’intenzione di avvicinarsi sempre più ad ammettere l’Ucraina come nuovo membro. E’ un passo incredibilmente provocatorio verso una guerra che potrebbe degenerare in una conflagrazione nucleare. In più, grottescamente, questa sconsiderata iniziativa viene guidata da una alleanza che si proclama a sostegno della pace e della sicurezza.
Questa settimana il Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg ha ospitato [in inglese], presso il quartier generale dell’organizzazione a Bruxelles, il Primo Ministro ucraino Denys Shymhal. Alla conferenza stampa congiunta, entrambi si sono mostrati ottimisti sull’adesione dell’Ucraina alla NATO. Stoltenberg ha ammesso che è dal 2008 che l’ex repubblica sovietica viene tenuta d’occhio per l’adesione all’alleanza, un arco temporale che pone in diversa prospettiva il più recente conflitto degli ultimi quasi sette anni. Ha anche confermato che le forze della NATO stanno aumentando la loro presenza nel Mar Nero in coordinamento con le controparti ucraine. Nelle ultime settimane, tre navi da guerra americane si sono addestrate con delle navi militari ucraine al fine di contrastare ciò che Stoltenberg definisce l’“aggressione russa”.
Ufficialmente, l’Ucraina viene definita dalla NATO come “partner di maggiori opportunità”. Il che porta a chiedersi, ironicamente, che tipo di “opportunità” si stanno prendendo in considerazione.
A tutti gli effetti, l’Ucraina è già praticamente un membro della NATO. Ha partecipato ad operazioni congiunte all’estero e, come osservato, riceve aiuto, formazione militare e sostegno logistico.
Ma se l’Ucraina dovesse essere formalmente ammessa all’alleanza NATO, allora si aprirebbe una strada legale e inevitabile verso la guerra. In base alle regole dell’organizzazione, ogni singolo paese membro ha il diritto a ricorrere alla clausola della difesa generale, che obbliga gli altri membri NATO a dare supporto militare. Dal momento che le attuali autorità di governo a Kiev affermano che la Russia è un aggressore (parere condiviso dalla NATO), se l’Ucraina dovesse ufficialmente aderire all’alleanza, allora potenzialmente una guerra generalizzata contro la Russia ha un alto livello di rischio.
Senza dubbio, i leader della NATO sono consapevoli di questa catastrofe potenziale, e sono anche ben consapevoli delle grandi preoccupazioni della Russia. Il che spiegherebbe il loro cauto ritardo nell’ammissione dell’Ucraina nell’alleanza; Germania e Francia, in particolare, si devono ritenere contrarie all’ingresso nella NATO perché temono che sia una provocazione per la Russia.
E’ interessante riflettere sul perché questa settimana Stoltenberg, ex premier norvegese e capo civile nominale della NATO, è sembrato propenso a dare un nuovo impulso alle ambizioni ucraine. Potrebbe dipendere dal cambiamento dell’amministrazione degli Stati Uniti? I membri di alto livello dell’amministrazione Biden hanno dichiarato pubblicamente, durante le audizioni del Senato, la loro volontà di incrementare il sostegno militare al governo di Kiev nel conflitto con i separatisti filorussi in Ucraina orientale. Questa settimana i delegati americani ed europei presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite hanno ribadito le loro insistenti accuse contro la Russia, affermando che Mosca è responsabile del prolungarsi del conflitto in Ucraina. Il delegato russo Vassily Nebenzia ha ribattuto [in inglese] dicendo che sono il regime di Kiev e i suoi alleati a non aver dato seguito ai precedenti accordi di pace di Minsk, firmati nel 2015.
Ma anche i più irriducibili fanatici della NATO si devono sicuramente rendere conto che ammettere nei ranghi l’Ucraina sarebbe un ponte fin troppo pericoloso. Stessa cosa pure per la Georgia, un’altra ex repubblica sovietica, anch’essa in fila per entrare nell’alleanza militare. Entrambi i paesi sono già in conflitto politico con la Russia a causa dell’espansionismo della NATO, non come loro o la NATO vorrebbero, e cioè a causa dell’“aggressione russa”. La NATO ha spinto la Georgia in una breve guerra con la Russia nel 2008 per i territori contesi dell’Ossezia del Sud e dell’Abcazia. Poi nel 2014, un colpo di Stato a Kiev, sostenuto dagli Stati Uniti, ha portato alla continua guerra a bassa intensità nell’Ucraina orientale. Quel colpo di Stato ha inoltre portato la Crimea a votare in un referendum per la secessione e il congiungimento alla Federazione Russa, cosa che l’Occidente continua a chiamare in modo irrispettoso “annessione”.
Agli imbonitori professionisti e ben pagati come Jens Stoltenberg piace diffondere l’illusione che l’espansione della NATO sia un “successo” della democrazia e dello stato di diritto. Dalla fine della Guerra Fredda nel 1991 a seguito della caduta dell’Unione Sovietica, la NATO non ha fatto i bagagli e si è sciolta: nei successivi 30 anni ha raddoppiato i suoi membri, passando da 16 alle 30 nazioni attuali che la compongono, nonostante i leader americani avessero precedentemente promesso che non avrebbero permesso un allargamento della NATO al di là delle vecchie frontiere della Guerra Fredda e del Patto di Varsavia. Le più recenti ammissioni sono il Montenegro e la Macedonia; la Bosnia ed Erzegovina vengono considerate nell’ambito del Membership Action Plans [Piano d’azione per l’adesione] e, presumibilmente, l’Ucraina e la Georgia in seguito.
L’inarrestabile espansione della NATO verso i confini con la Russia, tra cui la dislocazione di sistemi missilistici, insieme alla retorica infondata e provocatoria che accusa Mosca di aggressione, stanno palesemente ponendo una minaccia esistenziale alla sicurezza russa. Tuttavia, gli apologeti della NATO parlano con spensieratezza e in modo orwelliano di promozione della sicurezza, di difesa e di stato di diritto.
Non dimentichiamoci che la Russia è arrivata – a memoria d’uomo – vicino all’annientamento a causa dell’aggressione militare della Germania nazista e dei suoi satelliti dell’Europa orientale, e circa 27 milioni di Sovietici furono uccisi nella Seconda Guerra Mondiale (1939-1945).
Le cosiddette regole della NATO vietano all’organizzazione di ammettere paesi che siano coinvolti in controversie sui confini o in conflitti interni. Il che dovrebbe ovviamente proibire l’ammissione a Ucraina e Georgia. Eppure, la NATO guidata dagli Stati Uniti sta chiudendo un occhio sulle sue stesse regole, distorcendo i suoi interventi in quei paesi e trasformandoli in azioni di difesa contro l’“aggressione russa”.
Sarebbe grottesco se non fosse una cosa così tanto seria. La NATO “giustifica” l’espansione verso l’Ucraina e la Georgia “perché” la Russia ha forze nel Mar Nero e nel Mare di Barents. Queste regioni sono parte integrante della sovranità territoriale della Russia. E tutto questo mentre gli Stato Uniti, da una distanza di 6.000 km, collocano per la prima volta nel Mare di Barents i bombardieri strategici B-1, e mandano un numero sempre crescente di navi da guerra nel Mar Nero in violazione dei trattati marittimi. E poi? La Russia verrà accusata di occupare Mosca?
I precedenti modelli storici dimostrano che il fantoccio dell’impero americano, conosciuto col nome di Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord, sia incapace di ragionare e parlare in maniera intelligente. E’ una macchina pensata per il conflitto. La Russia potrebbe quindi prendere in considerazione di utilizzare un’altra forma di linguaggio per esprimere le sue totalmente legittime preoccupazioni sulla sicurezza.
Per quanto riguarda l’attuale traiettoria, è una strada verso la perdizione.
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Articolo di Tyler Durden pubblicato su Zero Hedge il 15 febbraio 2021
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per Saker Italia.
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