A proposito del recente scontro all’interno della Chiesa Ortodossa, che ha visto contrapposti il Patriarcato di Costantinopoli e il Patriarcato di Mosca sul tema dell’autocefalia della Chiesa Ucraina, sono stati scritti diversi articoli, anche in italiano, ma tutti si sono concentrati sull’aspetto politico-ideologico della controversia: il Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli schierato su posizioni filo-occidentali e quindi interessato a dividere la Chiesa Ucraina da quella Russa, il Patriarca Kirill di Mosca fermo invece su posizioni filo-russe e quindi determinato mantenere l’Ucraina nella propria orbita amministrativa. Quasi niente però nei vari articoli è stato detto riguardo a quello che prevedono i canoni e le norme ortodosse in caso di richiesta/ottenimento dell’autocefalia di una Chiesa. Ecco una breve panoramica a riguardo.
Innanzitutto è obbligatorio chiarire qual è la situazione religiosa generale nella Repubblica di Ucraina. Fino ai primi anni ’90 vi era un’unica Chiesa Ortodossa, consistente nella Metropolia di Kiev che dipende dal Patriarcato di Mosca (l’attuale Metropolita si chiama Onufrij). Dal 1997 si è però verificato uno scisma, in quanto un vescovo, Filarete, ha proclamato l’indipendenza dalla chiesa russa creando un autoproclamato “Patriarcato di Kiev”, che non è riconosciuto da nessuna Chiesa Ortodossa nel mondo, e quindi viene considerata dai Cristiani Ortodossi come una vera e propria religione a sé stante. Accanto a questa, vi è inoltre una piccola “Chiesa Autocefala Ucraina” anch’essa non riconosciuta dagli Ortodossi canonici e comunque rappresentante una sparuta minoranza di fedeli. In Ucraina sono presenti anche altre confessioni religiose (Cattolici, Protestanti, Ebrei, Musulmani, ecc.) che non costituiscono ovviamente l’oggetto di questa discussione. In termini numerici, quale delle due principali chiese dell’Ucraina sia maggioritaria è un tema su cui esistono statistiche inficiate dall’opinione personale di chi le redige: per il governo ucraino il Patriarcato di Filarete sarebbe, sondaggi alla mano, maggioritario in termini di fedeli, mentre per la Chiesa Russa il numero di chiese e fedeli del Patriarcato di Mosca sopravanza decisamente quello delle chiese scismatiche (per esempio Mosca conta in territorio ucraino 5000 monaci contro 200 monaci filaretiani).
È prassi consolidata nella Chiesa Ortodossa concedere l’autocefalia ad un paese che abbia ottenuto politicamente l’indipendenza, e la cui Chiesa l’abbia espressamente richiesta. È così che sono nati tutti i Patriarcati che non esistevano all’epoca dell’Impero Romano: quello di Bulgaria, quello di Serbia, ecc. E l’unico che ha la facoltà di concedere l’autocefalia, sempre secondo i canoni secolari, è il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli. Quindi, da un punto di vista generale, Bartolomeo ha ragione.
Tuttavia in questo caso specifico ci troviamo di fronte ad una Chiesa, quella Ucraina, che non ha chiesto l’autocefalia. Infatti l’attuale Metropolita di Kiev Onufrij si è detto espressamente contrario all’autocefalia e, in questo momento, anche la maggioranza dei vescovi della sua metropolia paiono indirizzati sulla medesima opinione. Quindi, se non c’è richiesta della Chiesa locale, non c’è ragione di parlare di autocefalia e il Patriarca Ecumenico non ha facoltà di imporla, obtorto collo, a nessuno.
Si è ipotizzato in qualche articolo che Bartolomeo potrebbe riconoscere Filarete come capo della Chiesa Ucraina, legittimando così l’autoproclamato “Patriarcato di Kiev”. Tuttavia Filarete, all’epoca dello scisma – ormai vent’anni or sono – fu scomunicato dalla Chiesa di Mosca e sempre per i canoni secolari una scomunica di una Chiesa Ortodossa si estende automaticamente a tutte le altre Chiese Ortodosse, senza bisogno di alcun iter burocratico o approvativo. Quindi, se Bartolomeo dichiarasse Filarete come capo della Chiesa Ucraina, nel tentativo di delegittimare la Chiesa di Mosca, si metterebbe egli stesso immediatamente al di fuori della Chiesa Ortodossa, avendo considerato uno scomunicato come vescovo e metropolita. Per questo motivo, dalla maggior parte degli altri patriarcati ortodossi del mondo, dalla Georgia alla Serbia, da Gerusalemme alla Bulgaria e ad Alessandria d’Egitto, sono arrivati a Costantinopoli esortazioni alla prudenza nei migliori casi, manifestazioni di solidarietà con Mosca nei peggiori.
Assumendo le regole canoniche esposte sopra come dati di fatto, si deduce in maniera abbastanza semplice quale possa essere il destino della Chiesa nel martoriato paese dell’Europa orientale: dipende tutto da ciò che deciderà la maggioranza dei vescovi nella Metropolia ortodossa, l’unica legittimamente riconosciuta, quella facente parte del Patriarcato di Mosca, di cui Onufrij è la guida spirituale ed amministrativa. Qualora la maggior parte di questi vescovi in futuro optino per l’autocefalia, il Patriarcato di Mosca lo dovrà accettare e qualsiasi iniziativa in senso contrario risulterà illegittima, dacché la Repubblica di Ucraina, piaccia o non piaccia, è uno stato indipendente dal 1991. Ma qualora gli stessi vescovi dovessero restare fermi sulle posizioni odierne, il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli dovrà accettare l’altrettanto legittima scelta di restare in comunione con la Chiesa della Rus’, ed evitare di imporre forzate autonomie a chi non lo ha nemmeno richiesto, rivendicando tra l’altro competenze territoriali platealmente fasulle come è stato recentemente fatto da Bartolomeo. In quest’ottica, e alla luce dei canoni descritti in questo articolo, che rappresentano puri e semplici dati di fatto, la reazione della Chiesa di Mosca – che ha interrotto la commemorazione di Bartolomeo e la concelebrazione con Costantinopoli, pur restando in comunione eucaristica con essa – risulta perlomeno comprensibile, non foss’altro perché da parte del Patriarca Ecumenico si è ignorato il parere dei primi e unici che sono legittimati a decidere in merito: gli Ortodossi Ucraini.
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Articolo di Marco Trombino per Saker Italia
Articolo molto illuminante e corretto! Una sola obiezione: l’affermazione che il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli sarebbe l’unico che ha la facoltà di concedere l’autocefalia è oggetto di forte controversia, e non è solo confutata da casi recenti (Mosca ha concesso nell’ultimo secolo ben 3 autocefalie), ma anche da un esempio molto antico: l’autocefalia della Chiesa di Georgia è stata avviata nel 480 dal Patriarcato di Antiochia.
giusto, soprattutto da che, superata la prima Roma nel V secolo dopo Cristo, superata la seconda Roma nel XV secolo, adesso resta in piedi soltanto la terza Roma: Mosca