Il Maidan del 2013-2014 è stato un “chi è chi” dell’elite neo-con/liberale. Gli eventi odierni sono un “chi è lui?” dell’estrema destra ucraina.
Le scorse settimane hanno mostrato scene stranamente familiari tornare all’infame Maidan al centro di Kiev. Ma mentre nell’inverno 2013-2014, troupe televisive internazionali sono giunte a Kiev per filmare e fotografare la violenza, oggi ci sono più dimostranti e agitatori accampati piuttosto che giornalisti internazionali.
Ma un giornalista anonimo che lavora col famoso giornalista indipendente Graham Phillips, il quale ha portato all’attenzione del pubblico significativi filmati dalla linea del fronte della guerra del Donbass, ha filmato il seguente reportage documentando ciò che può essere chiamato solo Maidan 2.0.
La frase, “più cose cambiano, più cose restano uguali”, viene subito in mente.
Il Maidan 2.0 è simile agli eventi del 2013-2014 nei seguenti aspetti:
- Incontri i nuovi neo-Nazisti… uguali ai vecchi neo-Nazisti
Molti, se non la maggior parte dei “Maidanisti”, sono membri perennemente arrabbiati dell’estrema destra e dei gruppi neo-nazisti che mostrano orgogliosamente la bandiera rossa e nera dell’Esercito Insurrezionale Ucraino, un gruppo collaborazionista nazista che commise atti di genocidio durante gli anni ’40.
- Anti corruzione
Nuovi e vecchi “Maidanisti” contestano un governo che vedono come corrotto e che non risponde ai loro bisogni e desideri
- L’esperienza del campeggio del Maidan
I Maidanisti hanno creato un campo con tende elaborate, strutture di preparazione del cibo, e sono venuti preparati con i loro propri scudi da rivolta e altri strumenti per la guerriglia urbana.
- Sta crescendo, e non diminuendo
Non sembra che i nuovi Maidanisti siano pronti ad andarsene, anche se richiesto dalle autorità, finché varie per quanto vaghe richieste non saranno soddisfatte.
Ad ogni modo, le differenze tra le rivolte del Maidan nel 2013-2014 e gli eventi odierni sono degne di nota:
- Non c’è Yanukovych da accusare
Nel 2013-2014, i Maidanisti contestavano un governo il quale prese una posizione aperta sia verso l’UE che la Russia.
Lungi dall’essere “pro-russo”, il governo dell’ex presidente ucraino Viktor Yanukovych tentò di avviare la discussione con l’UE riguardo ad un accordo di associazione commerciale e su un sistema senza visti. Per poi frenare all’ultimo momento, quando si rese conto che un simile accordo non sarebbe stato economicamente sostenibile.
Viktor Yanukovych è più di chiunque altro un personaggio come Ponzio Pilato, una figura totalmente non interessante lacerata tra la volontà di preservare cruciali legami economici e di sicurezza con la Russia, e allo stesso tempo dalla volontà di avvantaggiarsi di presunte opportunità da Bruxelles.
Ironicamente, il disgraziato ex capo campagna di Trump, Paul Manafort, contribuì ad incoraggiare Yanukovych ad avvicinarsi all’Europa, una decisione che si dimostrò fatale.
Infine, Yanukovych fu rimosso da un colpo di Stato neo-fascista sostenuto dagli Stati Uniti e dalla maggior parte dell’UE. Lui rispose fuggendo, quindi abbandonando il suo Paese al caos e allo spargimento di sangue.
- Militari scontenti e veri credenti
Nel regime Poroshenko, uno potrebbe pensare che apparentemente, i contestatori, appartenenti all’estrema destra e ai neo-nazisti, abbiano ottenuto ciò che volevano. Poroshenko ha distrutto le relazioni con la Russia, continua a condurre una selvaggia guerra di aggressione sulle repubbliche del Donbass, e ha firmato un accordo di regime senza visti con l’UE.
Tuttavia, Poroshenko ha distrutto l’economia ucraina, la criminalità è aumentata, la corruzione, che è stata sempre endemica in Ucraina, ora è a livelli da record mondiale, e la situazione della sicurezza si sta rapidamente deteriorando nelle aree controllate dal regime.
Mentre molti dei Maidanisti più estremisti sono sconvolti che Poroshenko non stia conducendo una guerra ancora più aggressiva contro le repubbliche del Donbass, molti dei nuovi contestatori sono ex soldati ucraini che sono stati profondamente turbati dalla mancanza di paga, nonostante abbiano combattuto una guerra d’aggressione senza un’apparente risoluzione imminente.
Il morale tra le truppe ucraine è costantemente basso, le vittime al di fuori del campo di battaglia da quando il regime fascista è giunto al potere sono 10.103. Oltre 3000 soldati sono stati uccisi lontano dal fronte da malattie mentali e atti disperati di autolesionismo, alimentati da alcool e droga, divenute le cause principali.
Le truppe demoralizzate potrebbero finire nel giocare una larga parte nel Maidan 2.0, un elemento che non era presente nelle rivolte iniziali nel Maidan del 2013-2014.
- Il letto di morte dell’economia ucraina
Anche le realtà economiche sono un fattore motivante. Molti hanno partecipato al Maidan perché l’idea di un’Ucraina che avesse standard di vita ai livelli nella media dei paesi europei, con l’aggiunta di “benefici” dal tagliare ogni collegamento con la Russia, non ha funzionato.
L’Ucraina resta ampiamente dipendente dagli investimenti russi, e più il regime di Kiev taglia questi investimenti (che è ciò che sta effettivamente facendo), meno è probabile che qualcuno possa colmare il vuoto provocato. C’è sempre meno denaro da fare in Ucraina, e anche gli attori pro-regime in Europa e nel resto dell’occidente, ne sono fin troppo consapevoli.
Dal punto di vista economico, l’UE e gli USA hanno ampiamente abbandonato il “progetto Maidan”. Questi “partners” del regime sono entusiasti di provocare la Russia, ma apparentemente meno entusiasti di dare al popolo ucraino una qualsiasi reale opportunità economica. Molti stanno già sfogando le loro frustrazioni riguardo a ciò, in questo Maidan.
- Niente dolcetti dall’Occidente
Nel 2013-2014 il Maidan era qualcosa come un “chi è chi” del movimento occidentale neo liberale-neocon-antirusso. Dagli entusiasti discorsi contro la Russia di John McCain, all’Assistente Segretario di Stato per gli affari Europei ed Euroasiatici, Victoria Nuland, celebre per la sua distribuzione di biscotti nel Maidan prima di essere segretamente registrata affermando “la UE si fotta”; l’Europa dovrebbe provare ad adottare un approccio più moderato ai cambiamenti di regime USA, eventi che furono qualcosa di simile ad un carnevale neo-con nel mezzo di un violento spettacolo di mostri.
Il Maidan di oggi è più un”chi è chi” di un’elite neo-con piuttosto che un “chi è lui?” dell’estrema destra ucraina. Si può almeno dire che il Maidan di oggi è più autentico del primo, dato che gli USA non hanno interesse nel finanziare e favorire un gruppo di manifestanti anti-russi che vogliono rovesciare un regime già anti-russo. Per l’Occidente la missione è compiuta. Tutti gli altri problemi sono ora principalmente interni e perciò altamente irrilevanti a Washington e Bruxelles.
- Il fattore Saakashvili
Mikhail Saakashvili, l’ex presidente georgiano caduto in disgrazia, che fu nominato da Poroshenko governatore della storicamente multietnica città russa di Odessa, è stato ora privato della sua cittadinanza ucraina, ma è intenzionato non solo a restare, ma a guidare l’Ucraina.
Saakashvili sta tenendo incontri con vari gruppi di persone scontente, attraverso il Paese, provando ad aumentare il sostegno alla sua offerta di scacciare Poroshenko e assumerne la carica.
Nel 2013-2014 Saakashvili fu duramente contestato in Ucraina, ma ora, dato che Poroshenko ne ha fatto una specie di martire politico (come da standard ucraini), è nel mezzo di un tentativo di creare un culto della personalità e spingere se stesso verso il potere. Ancora, anche se Saakashvili ha più agganci con le elite occidentali di Poroshenko, nessuno a Washington o Bruxelles teme particolarmente o crede nell’auto-proclamata “marcia su Kiev” di Saakashvili. Il pensiero è questo: “se riesce nella sua impresa abbiamo un nuovo burattino; se fallisce, nulla è cambiato”.
Tuttavia, siccome il passato di Saakashvili è più contaminato in Georgia che in Ucraina, in base agli standard post-Maidan, Saakashvili è qualcosa come “l’ultimo uomo sul campo” che potrebbe emergere come successore di Poroshenko, qualcosa che sembrava impensabile fino a poco tempo fa.
Conclusione:
Ataturk dichiarò la tristemente famosa frase “se ne andranno come sono venuti”, e questo potrebbe probabilmente essere il caso del regime Poroshenko, in un modo o nell’altro.
Tuttavia, ciò fornirà un cambiamento poco significativo in Ucraina, e farà ugualmente poco per far terminare la guerra di aggressione contro le repubbliche del Donbass.
Ciò che è necessario è una sorta di governo provvisorio per fermare la guerra e permettere alle repubbliche del Donbass di funzionare nel contesto di un conflitto congelato, che alla fine la Russia e altri partners internazionali dovranno risolvere. Se le circostanze saranno quelle giuste, la Russia potrebbe anche lavorare con uno stato tedesco sempre più umiliato, per arrivare a una risoluzione basata magari parzialmente sugli accordi di Minsk, i quali vengono violati da Kiev su base quasi quotidiana.
Detto ciò, il Donbass quasi certamente non rinuncerà mai alla sua indipendenza, e prima Kiev e il resto del mondo, inclusa l’elite di Mosca, se ne renderanno conto, meglio sarà. Un Donbass indipendente è una nuova realtà, e sarà più produttivo per il mondo accettarla, piuttosto che ignorarla o provare a cambiarla.
Tale governo provvisorio a Kiev lavorerebbe idealmente anche con altri, inclusa la Russia, la Bielorussia e l’Unione Europea, per sistemare l’economia distrutta.
Il problema è che virtualmente in Ucraina non ci sono tali candidati. Il panorama politico è privo di qualsiasi senso comune, pragmatismo o compassione, per cui le scelte sono in genere tra il male e il peggio.
A un certo punto, non importa realmente chi è in carica a Kiev, fintanto che gli atteggiamenti odiosi, regressivi e incompetenti della sua classe politica rimangono gli stessi.
In questo senso il nuovo Maidan è un’espressione di continua frustrazione, ma stavolta senza aiuto estero, senza il falso ottimismo dell’ultimo Maidan e senza alcuna speranza di cambiamento. L’Ucraina sta per toccare il fondo, e per come stanno le cose, i peggioramenti saranno scarsamente avvertibili nell’immediato futuro. Questa è una riflessione di come siano degenerate le cose.
*****
Articolo di Adam Garrie pubblicato su The Duran il 2 novembre 2017
Traduzione di testo e sottotitoli a cura di Luther per SakerItalia.it
No comments!
There are no comments yet, but you can be first to comment this article.