La situazione in Ucraina è più o meno calma adesso, e questo è il momento giusto per allontanarsi dal flusso quotidiano di notizie e dare un’occhiata alle correnti sotterranee, quelle più profonde. La domanda che mi voglio porre oggi è una a cui non ho risposta, lo ammetto.  Quello che voglio chiedermi è questo: è possibile che uno dei fattori chiave che motivano il desiderio occidentale, apparentemente illogico ed autodistruttivo, di confronto costante con la Russia sia il semplice revanscismo per la seconda guerra mondiale?

Qui, stiamo naturalmente parlando di sensazioni, perciò è difficile stabilire per certa qualunque cosa, ma mi domando se la vittoria di Stalin contro Hitler fu realmente percepita come tale dalle élite occidentali, o se se invece fu percepita come una vittoria contro qualcuno che Roosvelt avrebbe potuto anche chiamare “il nostro figlio di puttana“. Dopo tutto, ci sono molte conferme sul ruolo chiave giocato da Stati Uniti e Regno Unito per la salita al potere di Hitler (leggere Starikov sull’argomento) e sulla simpatia che Herr Hitler riscuoteva fra la maggior parte degli europei continentali. Quando, ovviamente e come spesso accade, Hitler si rivoltò contro i suoi padroni o, almeno, contro i suoi sostenitori, essi dovettero combatterlo. Ma non c’è niente di nuovo in questo. Questo è anche quel che è successo con Saddam, Noriega, Gheddafi, al-Qaeda  ed un sacco di altri “cattivi ragazzi” che hanno iniziato la loro carriera come “bravi ragazzi” degli Anglo-Sionisti. È così irragionevole chiedersi se le élite occidentali fossero veramente felici quando l’Unione Sovietica sconfisse la Germania nazista o se esse fossero piuttosto inorridite da quel che Stalin fece alla più potente armata occidentale del tempo, quella della Germania?

Alcuni giorni fa ho visto questa foto sul blog di Colonel Cassad:

Stalin ed i suoi ufficiali.

Stalin ed i suoi ufficiali.

Guardando quella foto, ho pensato che, per le élite occidentali, deve essere stato piuttosto spaventoso vedere questi uomini, specialmente considerando che esse dovevano sapere che il loro sforzo bellico era stato, al massimo, il 20% del necessario a sconfiggere la Germania nazista e che quelli che avevano sopportato il restante 80% erano di una ideologia diametralmente opposta al capitalismo.

C’è qualche prova di quella paura?

Io penso di sì e l’ho già menzionate in passato.

Piano Totalità (1945): destinava 20 città sovietiche alla obliterazione durante il primo attacco: Mosca, Gorki, Kuybyshev, Sverdlovsk, Novosibirsk, Omsk, Saratov, Kazan, Leningrado, Baku, Tashkent, Chelyabinsk, Nizhny Tagil, Magnitogorsk, Molotov, Tbilisi, Stalinsk, Grozny, Irkutsk, and Yaroslavl.

Operazione Impensabile (1945): supponeva un attacco a sorpresa di ben 47 divisioni americane e britanniche nell’area di Dresda, in mezzo alle linee sovietiche. Questo rappresentava circa la metà delle 100 divisioni (2,5 milioni di soldati) disponibili in quegli anni per gli stati maggiori americani, britannici e canadesi. La maggioranza delle operazioni offensive sarebbe stata a carico delle forze americane e britanniche, come pure quelle polacche e fino a 100.000 soldati della Wehrmacht tedesca.

Operazione Dropshot (1949): includeva profili di missione che avrebbero usato 300 bombe nucleari e 29.000 bombe ad alto potenziale, su 200 bersagli in 100 città fra grandi e piccole, per spazzare via con un colpo solo l’85% del potenziale industriale dell’Unione Sovietica. Fra 75 e 100 delle 300 bombe nucleari erano destinate a distruggere al suolo gli aerei da combattimento sovietici.

Ma credo che la prova conclusiva sia il fatto che nessuno di questi piani fu eseguito, nonostante che a quei tempi l’Anglosfera fosse al sicuro, dietro il suo monopolio sulle armi nucleari (e Hiroshima e Nagasaki non furono forse distrutte anche per impaurire i russi?).
E non è forse vero che gli Anglosassoni si incontrarono segretamente con emissari di Hitler in numerose occasioni? (La nozione di unire le forze contro la “minaccia sovietica” fu infatti contemplata dai funzionari nazisti e anglosassoni, ma non si riuscì a trovare un modo per renderla reale).
Perciò, non può essere che Hitler fosse, in realtà, il loro “figlio di puttana”?

Altre prove? Eccole.

Hitler non era, decisamente, un cristiano. Se fu qualcosa, lui e Himmler erano pagani con un forte legame satanico al loro culto oscuro di adorazione degli antenati (Ahnenerbe). Ma cosa si può dire degli alleati di Hitler come Petain, Franco, Pavelic, non erano forse i difensori di quello che avrebbero potuto chiamare l'”occidente cristiano”? Non è forse un fatto che, a 70 anni dalla caduta del Terzo Reich, gli ammiratori di Petain, Franco, Pavelic parlino *ancora* della necessità di difendere l'”occidente cristiano”, stavolta contro la “minaccia islamica”?
Inoltre, se il regime nazista rappresentò una minaccia esistenziale per gli ebrei europei, una veloce indagine degli articoli scritti da autori ebraici sulla stampa statunitense e britannica durante il 20° secolo, mostra chiaramente che la maggior parte degli ebrei aveva poca o punta simpatia non soltanto per la Russia prima della rivoluzione ma anche per la Unione Sovietica post-trotskysta e, nonostante che essa sostenesse appieno la creazione dello stato di Israele, molti ebrei americani ed europei, se non la maggior parte, vivevano la Unione Sovietica come una minaccia ai loro interessi.

Io credo che la rabbiosa russofobia (fobia nel senso sia di “odio” che di “paura”) dell’Impero AngloSionista non possa essere spiegata solo da ragioni pragmatiche di competizione fra grandi potenze o di lotta fra sistemi politici. La propaganda costante sulla “minaccia russa” non è soltanto uno strumento politico per istupidire le genti occidentali tenendole in un continuo stato di paura (della Russia, dell’Islam), ma è anche espressione della paura profonda percepita realmente dall’1% dei plutocrati che governano sul mondo occidentale.

La Russia vuole la guerra.

La Russia vuole la guerra.

Infine, la paura della Russia è anche la paura dei leader russi. Quando essi sono come Eltsin (un ubriacone imbecille) o come il suo ministro degli esteri Kozyrev (il classico uomo “signorsì”), i politici occidentali si sentono opportunamentee superiori. Ma ricordiamoci come fossero veramente impauriti perfino da mediocri personalità come Krushchev o Brezhnev. Quindi, nessuna meraviglia che leader forti ed intelligenti come Stalin o Putin li terrorizzino e li facciano sentire inadeguati. Il modo infantile con cui Obama ha cercato di mostrarsi più forte e più intelligente di Putin, è una chiara indicazione di quanto, faccia a faccia, si senta inferiore. Lo stesso succede ovviamente fra Kerry e Lavrov.

Tutto quel che ho scritto finora si applica altrettanto bene anche ai leader est-europei, solo con maggiore intensità. Stiamo parlando di nazioni, alcune delle quali con un passato glorioso, che durante la seconda guerra mondiale non avevano altro ruolo che quello degli arredi nella stanza in cui i due ragazzoni si scazzottavano. Peggio ancora, esse hanno tenuto più o meno lo stesso ruolo passivo durante la guerra fredda ed ora difficilmente sono diventate più importanti. In parte, direi che questo sia un loro personale fallimento; invece di fare finalmente uso della loro libertà nuovamente ritrovata per sviluppare una qualche identità politica, tutto quello che hanno saputo fare è stato di impegnarsi in una gara da leccapiedi per vedere chi fosse diventato l’animaletto preferito dello Zio Sam (unica eccezione a questo triste destino è stata l’Ungheria di Orban).

Non c’è da meravigliarsi che, quando gli americani spodestarono Yanukovich, gli europei abbiano sentito che finalmente la “loro ora era giunta” e che avrebbero mostrato a quegli irrispettosi russi chi “fosse il capo” nel Vecchio Continente. E tutte le volte che i russi hanno avvertito gli eurocretini di Bruxelles della necessità di consultazioni sui problemi legati all’Ucraina, si sono sentiti dire che “questo non è affar vostro, non c’è niente da discutere”. Naturalmente, il problema era che i leader dell’Europa occidentale avevano dimenticato di essere, nel mondo reale, soltanto gli amministratori della colonia europea degli USA e che ai leader statunitensi non fregava nulla di loro, come la signora Nuland ha espresso poeticamente in poche parole. Per quanto concerne i leader dell’Europa orientale, è semplicemente penoso osservare la loro irrilevanza, io mi sento ormai dispiaciuto per loro e per i loro ego calpestati.

La mia opinione è che, contrariamente alla narrativa ufficiale, ci siano forti argomentazioni da avanzare sul fatto che la fine della seconda guerra mondiale abbia lasciato tanta gente molto, molto infelice e che tutti quelli offesi o impauriti dalla vittoria sovietica nel 1945 si siano messi insieme per tentare di correggere gli esiti sbagliati di quella guerra. Come minimo, deve essere posta la questione della importanza del revanscismo e della russofobia.

Non ha semplicemente senso spiegare il comportamento apparentemente folle dei leader occidentali durante l’intera crisi ucraina dicendo solo che essi sono stupidi, ingenui o male informati. Quello che essi fanno può apparirci stupido, ingenuo o male informato, ma ciò non vuol dire che non ci siano ragioni profonde dietro le azioni di queste élite.

La maggior parte della gente in occidente vuole vivere in pace ed è completamente all’oscuro di queste correnti sotterranee presenti nella guerra in Ucraina. Quel che ho finora descritto è applicabile solo per vari gruppi di minoranza. Il problema è che, prese assieme ed agendo all’unisono, queste minoranze finiscono per avere un sacco di potere ed influenza. Il modo migliore per fermarle è quello di metterle in luce insieme ai loro motivi reali.

The Saker

Condivisione: