Visto che il “l’assalto suicida elettrico” al confine con la Crimea, ovviamente, non è riuscito (oggi la Crimea è autonoma all’ 80% dalle forniture elettriche provenienti dall’Ucraina e da maggio, con l’inaugurazione della seconda fase del ponte energetico, la quota ucraina si ridurrà a zero), mentre gli altri blocchi annunciati, quello marittimo, telefonico e quello di internet, non sono neanche iniziati, e quello commerciale è iniziato, ma in qualche modo i prodotti ucraini compaiono ancora sugli scaffali dei supermarket (ucci ucci sento odor di corruzione), i tendoni del circo itinerante si trasferiscono in Transcarpazia, dove hanno iniziato a bloccare i camion con carichi russi. Per i Pravoseki è un modo per mantenere attorno a sé l’attenzione dei media e di controllare il business del contrabbando, così come è stato in occasione del blocco di Perekop, che ha fruttato un buon gruzzoletto nella gestione dei diritti di transito, e come pure, sempre in Transcarpazia, ancora al tempo della “rivoluzione della dignità”, gli stessi pravoseki pretesero una fetta del contrabbando locale ed a tal fine ingaggiarono battaglia con le autorità locali e la polizia che non volevano dividerne i profitti (si ricorderà la storia sensazionale dello scontro di Mukachevo, in seguito al quale Yarosh si è completamente squagliato e che ha mostrato che i dirigenti dei Pravoseki sono dei cenci senza alcun valore).
Ammaestrata dalla precedente esperienza dell’ “assalto suicida elettrico”, la Russia questa volta non ha indugiato molto (lo scorso autunno la spedizione di antracite in Ucraina è continuata per un po’ dopo che i rifornimenti elettrici erano stati tagliati, mentre questa volta il transito delle merci ucraine sul territorio della Federazione Russa è stato bloccato quasi immediatamente). Nel contempo la giunta, questa volta così come la volta precedente, copre politicamente il “blocco”, i cui aspetti economici non sono importanti quanto l’impostazione di una politica sistematicamente anti russa, politica di cui l’Ucraina non è più che uno strumento. Medvedev ha definito “folli” gli organizzatori del blocco ma, a dirla tutta: che tipo di pensiero autonomo ci può essere in quelli che sono solo banali strumenti di politica anti russa? E’ come lamentarsi che il martello è impazzito ed ha colpito il dito. Il problema non è il martello, ma la mano che lo usa.
Ovviamente l’attuale “blocco” non è l’ultima azione di questo tipo: ce ne saranno altre. Il trasferimento in Transcarpazia ha a che fare con il fatto che il blocco della Crimea non è più redditizio, e quindi è necessario cercare nuove piazze in cui mettere in pratica simili azioni nell’interesse (politico e materiale) sia dei suoi organizzatori che della giunta, che in qualche modo legittima sempre questo tipo di azioni. In questo modo da parte di Kiev simili azioni saranno ripetute più e più volte senza che vi sia bisogno di giustificarle in altro modo se non con il fatto che danneggiano la Russia.
Da un punto di vista pratico il blocco di transito reciproco è un colpo peggiore per l’Ucraina che per la Russia, visto che il transito russo verso l’Europa può essere deviato verso la Bielorussia, mentre quello Ucraino, anche se passa per la Bielorussia, finisce sempre per dovere attraversare un confine con la Russia, e per i funzionari russi è sempre possibile fermare i camion ucraini al confine russo – bielorusso. Ma l’aspetto economico in questa storia è comunque secondario.
Sembra che in questo blocco, così come è successo in tutti gli “assalti suicidi” passati e come succederà in quelli futuri, avvenga che gli organizzatori accusano gli avversari di corruzione e ruberie, mentre gli avversari accusano gli organizzatori di tradire gli interessi dell’Ucraina. Quelli che per miracolo alla fine della storia non verranno accusati di “loschi traffici”, si squaglieranno e si dedicheranno all’organizzazione di un blocco spaziale della Crimea o di un blocco sotterraneo della Transnistria. Propongo sin da ora di chiamare questo tipo di processo “assalto suicida lassativo” perché è certo che l’effetto finale non potrà essere altro che quello.
Per quanto riguarda i dubbi sulla Polonia, su questo versante la contesa sul transito dei Tir continuerà fino quando si troverà un compromesso sulle quote e sulle multe, visto che, se qualcuno se lo fosse dimenticato, è stata proprio la Russia ad aprire il contenzioso inasprendo la legislazione sul transito dei camion polacchi in Russia, mossa che la lasciato il Polacchi estremamente insoddisfatti.
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articolo comparso su Colonel Cassad il 15 febbraio 2016
tradotto in Italiano da Nero per Saker Italia il 16 febbraio 2016
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